Consulta degli emigrati

La verità sulla Consulta: era stata occultata nello statuto comunale

sabato 15 gennaio 2005.
 
Per ricostruire esattamente la vicenda, basta andare alla vecchia versione dell’articolo 33 dello Statuto, laddove è prescritto: “Il comune riconosce, come forma di partecipazione, la consultazione dei cittadini che può avvenire nelle forme e secondo le modalità previste dai regolamenti comunali in materia”. Non c’è più altro. La dottrina giuridica, da Berti a Barbera, da Carli a Picchi, da Sorrentino a Prisco, in presenza di formule con cui si riconosce qualcosa, specifica che il riconoscimento è una presa d’atto e, dunque, ciò che è riconosciuto esiste a prescindere dalla volontà pubblica. Nell’espressione “il comune riconosce (...) la consultazione dei cittadini”, c’è precisamente quanto s’è appena detto. A seguire, la disposizione “(...) che può avvenire nelle forme e secondo le modalità previste dai regolamenti comunali in materia” prescrive un obbligo, già disciplinato o di futura definizione. In sintesi, ciò non significa che, sul piano politico, viene dato un peso alla componente degli emigrati. Sul piano tecnico, poi, la stessa è espressamente taciuta. Il nuovo articolo 33, al numero 3, recita: “La consulta ha il fine di offrire agli emigranti la possibilità di partecipazione diretta ed attiva alle linee di sviluppo del paese e nello stesso tempo di mantenere forti i legami con la propria storia e tradizioni”. Soprattutto, in apertura, è scritto dell’istituzione della consulta degli emigrati. A parte l’errore di genere, “emigranti” al posto di “emigrati”, il cambiamento, rispetto al precedente articolo 33, è significativo e indicativo di responsabilità. Non si capisce perché solo dopo tre anni si sia arrivati a questa modifica. Non si capisce perché parte dell’opposizione s’è vista lungamente impotente, in quanto convinta che per cambiare lo statuto si dovesse aspettare il prossimo verdetto elettorale. Non si capisce perché non c’è stato un seguito, sulla Consulta, rispetto a quanto sollevato nei seguenti articoli sul Crotonese: Storie mai scritte d’emigrazione, 30 novembre-3 dicembre 2001, n. 95, pag. 26 e 27, Consulta per l’emigrazione. L’incompiuta che fa rabbia, 3-6 maggio 2002, n. 34, pag. 26, Negare l’emigrazione non basta a rimuovere palesi responsabilità, 20-23 settembre 2002, n. 73, pag. 22, È mancato il coraggio della realtà, 5-7 novembre 2002, n. 86, pag. 17. In questi articoli, è tenuta aperta la questione della consulta ed è riportata tutta la protesta degli emigrati. In questi articoli sono poste delle domande che non hanno mai trovato risposta da parte dei rappresentanti politici.

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