Politica

Lettera aperta alla sinistra e al sindacalismo di classe - di Progetto comunista

giovedì 31 agosto 2006.
 

Il governo dell’Unione diretto da Romano Prodi procede sulla linea tracciata in campagna elettorale e nel suo programma, sia sul terreno della politica estera come sulla politica economica: una linea diretta contro gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari. La manovra finanziaria di fine giugno è solo l’anticipo della stangata che è in gestione per l’autunno. Quella di giugno è stata descritta come una "manovrina" di circa 8 miliardi di euro, che taglia 500 milioni euro per i contratti integrativi del pubblico impiego (Corriere della Sera del 1 luglio) e che combinata ai decreti leggi liberalizzanti, in linea con quanto richiesto dall’Unione Europea, colpisce alcuni settori della piccola borghesia a tutto vantaggio dei grandi gruppi economici e finanziari. Non avevamo dubbi: una volta approdato al governo, Tommaso Padoa-Schioppa ha dato incarico ad una Commissione, presieduta dal professor Riccardo Faini, con la partecipazione di rappresentanti della Ragioneria Generale dello Stato, del Dipartimento delle Politiche fiscali, del Dipartimento del Tesoro, della Banca d’Italia, dell’Isae e dell’Istat di fare il punto sui conti pubblici dello Stato. Il 6 giugno 2006 la Commissione concludeva la ricognizione sui conti pubblici “aggiornando il tendenziale deficit-pil 2006 al 4,1%, a cui potrebbero aggiungersi, peggiorando il dato, ulteriori probabili incrementi derivanti dai rischi di efficacia della Finanziaria 2006 (0,3%) e dai suoi rischi di attuazione (0,2%)". A questo deve aggiungersi il rapporto debito-pil 2006 al 108%. Il Ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ricevuto il rapporto della Commissione Faini, dava inizio ad una campagna stampa per il rientro di “disavanzo e debito entro i parametri europei”. La campagna inizia con la dichiarazione che la situazione economico finanziaria dell’Italia è “peggiore di quella degli anni ‘90”. Il riferimento è agli anni del governo Amato: la stangata da quasi 100 mila miliardi, l’abolizione retroattiva del recupero del fiscal drag, il famigerato accordo governo-sindacati-confindustria del luglio 1992 che determinava l’abolizione definitiva della scala mobile dei salari e delle pensioni, il blocco della contrattazione aziendale, a seguire l’accordo del luglio 1993 che apriva ufficialmente la fase concertativa con cui il sindacato si faceva carico degli “interessi generali” e delle “compatibilità di sistema” (in virtù di questi accordi, gli aumenti salariali dal ’93 in poi dovranno mantenersi nel quadro “dell’inflazione programmata dal governo”, sempre al di sotto di quella reale). Sono anche gli anni della riforma Dini sulle pensioni (1995). Sono stati tredici anni di perdita del potere d’acquisto dei salari, dei diritti, delle tutele nei luoghi di lavoro e nella società. Come promesso Padoa Schioppa ha tenuto fede a quanto dichiarato nell’elaborazione per il 2007-2011 del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef): risanamento finanziario dello Stato e del rilancio del capitalismo italiano nei mercati europei e internazionali. L’inflazione programmata dal governo (prevista all’1,9%) continuerà ad essere la camicia di forza che comprime il salario e le lotte dei lavoratori. I tagli strutturali previsti alla spesa pubblica nei settori del Pubblico Impiego, Sanità, Enti locali e pensioni si abbatteranno come un uragano in quel che rimane dello stato sociale, il salario indiretto sarà falciato e peggioreranno le condizioni di vita dei lavoratori e delle masse popolari. Dopo aver ulteriormente taglieggiato le pensioni pubbliche già preparano lo scippo definitivo del Tfr/Tfs. La finanziaria autunnale di 35-40 miliardi di euro ricorda effettivamente quella di Amato all’inizio degli anni ’90: e non è un bel ricordo. Il presidente confindustriale, Luca Cordero di Montezemolo, dopo aver apprezzato e definito ineludibile il risanamento dei conti pubblici attraverso “scelte coraggiose nel senso dei tagli alla spesa pubblica” e ottenuto il previsto taglio del cuneo fiscale per le imprese, e la sicura revisione dell’Irap (il contributo delle imprese per la sanità), rilancia sui nuovi modelli contrattuali. Il cuneo fiscale (la differenza tra il costo del lavoro pagato dall’impresa per salario e contributi sociali, e il salario netto per ciascun dipendente) comprende i contributi pensionistici, contributi sociali per la disoccupazione, gli assegni familiari, la cassa integrazione ordinaria, l’indennità economica di malattia e di maternità, l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Il 5% del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti corrisponde a circa 10 miliardi di euro, dicono calcoli confindustriali: quasi uguale alla manovrina di giugno. Cadono infine le ultime illusioni sull’abolizione da parte del governo delle leggi precarizzanti e contro gli immigrati (pacchetto Treu e legge 30, la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini), mentre una nuova categoria di precari si aggiungerà a quelli esistenti: i tassisti. La guerra in Afghanistan, come quella precedente in Jugoslavia, ritorna "di pace" e "umanitaria" se concertata con l’Onu, Ue e Nato. Il rifinanziamento delle missioni militari all’estero è la logica conseguenza. I maggiori sindacati, Cgil, Cisl e Uil, esprimono insoddifazione: ma è il solito gioco delle parti, infatti non parlano di sciopero e sono, nei fatti, già pronti a farsi carico del "risanamento finanziario e dello sviluppo del Paese". Progetto Comunista - Rol (la sinistra che ha scisso con Rifondazione e avviato la costituente di un nuovo partito comunista) ritiene che questa politica debba essere adeguatamente contrastata dai lavoratori e dalle masse popolari: non possiamo permetterci un altro decennio di sacrifici a senso unico. Proprio per questo ci rivolgiamo con questa lettera aperta alle organizzazioni di sinistra e del sindacalismo non concertativo a partire dalla Rete 28 aprile in Cgil, dalla Rdb-Cub, dalla Confederazione Cobas, dal Sin-Cobas, dallo Slai Cobas, per costruire un fronte unico di lotta e riprendere e rilanciare la proposta (già avanzata da altri, tra cui lo Slai Cobas e PC Rol) di indire una manifestazione nazionale contro la guerra, la finanziaria e la politica economica del governo a inizi di ottobre sulla base di una piattaforma di rivendicazioni unificanti: un forte aumento dei salari e delle pensioni; salario garantito ai disoccupati; stabilizzazione dei precari e abolizione di tutte le leggi precarizzanti; difesa e rilancio della scuola, sanità e previdenza pubblica; salvaguardia ed estensioni dei diritti e delle tutele sindacali nei posti di lavoro.

PROGETTO COMUNISTA - Rifondare l’Opposizione dei Lavoratori

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