A Bari, Sbilanciamoci al tempo del centrosinistra
di Paola Zanca*
Festeggia i suoi primi otto anni di vita, Sbilanciamoci!, la campagna che coinvolge oltre quaranta organizzazioni del terzo settore e che è impegnata nella promozione di altre forme di sviluppo per un’economia "giusta". E come ad ogni compleanno, dal 2003 ad oggi, dà appuntamento a studiosi, politici, economisti e cittadini attivi ad una quattro giorni di dibattito e confronto. Dopo Bagnoli, Parma e Roma, quest’anno tocca a Bari. Il capoluogo pugliese ospiterà da giovedì 31 agosto a domenica 4 settembre un’immensa tavola rotonda sulle altre prospettive con cui guardare le politiche pubbliche. Questa volta, dopo cinque anni di governo del centrodestra, con una novità: l’interlocutore istituzionale è spesso in sintonia con i temi e le parole d’ordine della conferenza.
Sì, perché l’obiettivo di Sbilanciamoci! è proprio quello di diventare una vera e propria lobby dell’altra economia, uno strumento di pressione che costringa le istituzioni all’ascolto delle cosiddette politiche dal basso. E a giudicare dal carnet di ospiti che presenzieranno al forum barese, pare che qualcuno abbia già iniziato a drizzare le orecchie: si va dal mondo della politica, tra cui ricordiamo, tra gli altri, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e il ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, alle realtà dell’associazionismo, rappresentate, solo per fare un esempio, dal presidente dell’Arci Paolo Beni, fino ad arrivare all’imprenditoria - interverrà Alessandro Laterza, dell’omonima casa editrice - e alla giustizia, con il procuratore generale antimafia, Pietro Grasso, per concludere con illustri ospiti internazionali, tra cui spicca il nome dell’economista indiana Vandana Shiva, teorica e militante dell’ecologia sociale.
Dibattiti, ma non solo. La quattro giorni di Bari sarà anche animata da una serie di workshop tematici, che vanno dalle proposte per una Finanziaria alternativa - ogni anno, in concomitanza con l’approvazione del Dpef, Sbilanciamoci! redige una controfinanziaria che in alcuni casi si è anche tradotta in veri e propri emendamenti al provvedimento del governo - a un tavolo di lavoro sulle opere pubbliche, da un seminario sui media a un gruppo di studio sulla criminalità economica. Temi che certamente non si esauriscono in questo incontro, ma che sono frutto di una lavoro di ricerca che dura tutto l’anno.
La campagna, oltre al già menzionato rapporto "Cambiamo Finanziaria. Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente", pubblica annualmente una ricerca su "Come si vive in Italia? Qualità sociale, diritti umani, ambiente, politiche pubbliche regione per regione" che classifica le regioni italiane in base a un indice di qualità della spesa pubblica. Ovvero, studia quali capitoli di spesa ogni amministrazione decide di inserire nei suoi bilanci per provare a rovesciare la piramide delle priorità dei conti, a partire da quelli locali fino ai nazionali. Anche per questo, la contro Cernobbio - come viene definito il forum, in simbolica opposizione all’incontro degli industriali sul lago di Como - è un’occasione di partecipazione e di cittadinanza attiva, la volta buona per sbilanciarsi.
* www.unita.it, Pubblicato il: 28.08.06 Modificato il: 28.08.06 alle ore 19.09
Sbilanciamoci. E ripartiamo da Mirafiori
di Paola Zanca *
La politica economica del governo Berlusconi ha già mostrato il suo volto feroce. Nei suoi primi cento giorni al governo, la compagine di governo capitanata dal ministro Tremonti ha chiarito, per chi ci avesse creduto, che di Robin Hood non sa che farsene. Il taglio dell’Ici - che è sparito solo per i più ricchi, visto che ai meno abbienti l’aveva già levato il governo Prodi - si è rivelato un boomerang per gli Enti locali, costretti a tagliare i servizi per recuperare le entrate sparite via insieme all’imposta sugli immobili. La tassa sui banche e petrolieri, non c’è stato un analista economico che l’abbia apprezzata: per i consumatori finali, sostengono gli esperti, anziché la prospettata riduzione, si determinerà un ulteriore aumento dei prezzi, visto che la trovata di Tremonti non prevede sanzioni nel caso di rincari non «adeguatamente motivati». La social card ai pensionati altro non è che un’elemosina da 400 euro l’anno. E poi tagli alla spesa sanitaria, che potrebbero costringere le Regioni a reintrodurre il ticket anche per gli esenti: i medici sono pronti allo sciopero, e persino il governatore della Lombardia Roberto Formigoni è andato su tutte le furie. Sforbiciate letali anche per scuola e Università. E tante brutte notizie per i lavoratori precari, che non possono più sperare nel posto fisso nemmeno dopo 36 mesi di flessibilità, nemmeno se un giudice gli ha detto che hanno diritto a un contratto serio.
Tutto questo, è solo un assaggio. Entro dicembre verrà approvata la Finanziaria 2009 e possiamo solo aspettarci che il volto feroce delle politiche economiche di Berlusconi, si farà ancora più nero. Per questo, per ristabilire un’agenda delle priorità e per ricordare agli industriali riuniti a Cernobbio proprio in questi giorni di che cosa ha bisogno il Paese, torniamo a sbilanciarci. Questa volta, ad ospitare il Forum per un’economia diversa giunto alla sua sesta edizione, tocca a Torino, Mirafiori. Patria del lavoro, anche di quello che uccide.
E non a caso, Sbilanciamoci, apre la tre giorni dedicata all’economia sostenibile che quest’anno si intitola Un bel lavoro con un incontro con gli operai della ThyssenKrupp. In sostanza, il Forum, che animerà la Cascina Roccafranca di Torino dal 4 al 6 settembre, è dedicato ai temi del lavoro in generale ed in particolare alla sostenibilità (ambientale e sociale) di un modello di sviluppo fondato sull’automobile e sulla grande fabbrica. Insomma a tutto quello che Torino Mirafiori ha rappresentato nell’ultimo secolo.
A raccontare il lavoro di ieri, oggi e domani, ci saranno 50 organizzazioni della società civile italiana e delegati sindacali da tutto il mondo. Ma non ci saranno solo belle parole: a conclusione del Forum, la campagna Sbilanciamoci! presenterà la propria Controfinanziaria, consegnando al Governo Berlusconi le "Cento proposte" per la Finanziaria 2009, redatte da un team di analisti economici, basate su un modello di sviluppo sostenibile e di qualità.
Scarica qui il programma completo
* l’Unità, Pubblicato il: 04.09.08, Modificato il: 04.09.08 alle ore 16.37
Le ricette di “Sbilanciamoci” per una finanziaria che parli di diritti
A Bari si incontra per tre giorni l’altra-economia, quella che dal “pil” taglia il “lordo” (nucleare, morti sul lavoro e inquinamento) e cerca di mettere in evidenza i beni comuni e il valore sociale.
di Fabio Sebastiani Bari Nostro inviato (www.liberazione.it, 02.09.2006)
“Voi a Cernobbio, noi a Bari”. Mai come in questa edizione, la quarta, “Sbilanciamoci” sottolinea la “polarità” rispetto al sancta sanctorum dell’italietta neoliberista che a partire da oggi darà mostra di sé sulle rive del lago di Como.
A Bari capoluogo della Puglia già «sbilanciata», come sottolinea il presidente della Regione Nichi Vendola, va in onda l’altra-economia, quella che dal “pil” taglia il “lordo” (nucleare, morti sul lavoro e inquinamento, tanto per fare qualche esempio) e cerca di mettere in evidenza i beni comuni e il valore sociale. E “Sbilanciamoci”, dall’aula Aldo Moro della facoltà di Scienze politiche strapiena, grida con tutto il fiato che ha. A partire dalla critica alla legge finanziaria, giudicata «insoddisfacente», a causa dei troppi tagli su spesa sociale, sanità pensioni ed enti locali.
Lì a Cernobbio si discute di come piegare il nostro paese al potere dei poteri forti e delle agenzie di rating, qui di qualità dell’esistenza, di diritti, di conoscenza e di economia equosolildale; lì di come potenziare la rendita e la speculazione, qui di capitale umano e di “Res Pubblica”, lo slogan che Riccardo Petrella, neopresidente dell’acquedotto pugliese, ha adottato per sottolineare la centralità del bene comune per eccellenza, l’acqua. Quello dei beni comuni, e dell’acqua, sarà il leit motiv di questi quattro giorni di incontri, conferenze e convegni presso l’università di Bari.
«Oltre il libero mercato, un’economia di beni comuni non può che produrre più sicurezza e meno disuguaglianze - sottolinea Giulio Marcon, che ha introdotto i lavori della prima giornata dei lavori, collegando la nuova legge finanziaria al forum di Bari - più responsabilità comune e meno competizione. Chiediamo perciò al governo di sentirsi gestore non di una società per azioni ma titolare e mandatario della Res Pubblica». Insomma, se non ora quando?
“Sbilanciamoci” propone innanzitutto di spalmare la legge di bilancio nell’arco dei due anni e poi di cominciare a dare dei segnali importanti, come quella dell’aumento della tassazione degli scaglioni di reddito più alti, «reintroducendo la tassa di successione, per esempio, per i patrimoni di almeno un milione di euro. Nella proposta di “Sbilanciamoci” c’è anche posto per alcune tasse di scopo, come la carbon tax e la Tobin tax, e una minimum tax per oltre 300mila imprese che continuano a tenersi debitamente lontani dalla portata del fisco, «chiudendo così il bilancio sempre in pareggio». La finanziaria di “Sbilanciamoci” vale quindi circa 15 mld, perché a queste misure che ne danno circa 10 vanno aggiunti i 5 di tagli alle spese militari.
Il tema del “se non ora quando” nelle parole di Nichi Vendola diventa la prosa del programma necessario e dell’agire. Anche se Alex Zanotelli non gli perdona di non aver ancora tolto l’acronimo infernale S. p. a., società per azioni, dalla gestione dell’acquedotto, il presidente della Regione Puglia fa capire che a Sud di Roma non si scherza. Il paniere dei beni comuni qui non si ferma all’Acqua ma comprende anche il Lavoro e l’Ambiente. Proprio ieri Vendola ha scritto una lunga lettera all’indirizzo della proprietà dell’Ilva, pubblicata in prima pagina della Gazzetta del Mezzogiorno, in cui chiama l’azienda alle sue responsabilità su questi due temi. «Ma è davvero così ovvio che la precarietà aggiunge un vantaggio competitivo all’impresa?», chiede. La Puglia di cui “narra” Vendola è una Puglia che rischia l’impopolarità dell’opinione pubblica per la «convocazione delle ruspe», e contemporaneamente dice no al rigassificatore di Brindisi come ostacolo a quella “identità dell’acqua” che qui è un progetto in stato di attuazione avanzata e un passaggio obbligato per un Mediterraneo di pace e di sviluppo. Una battaglia non facile, certo. Anche perché, come sottolinea lo stesso Vendola, «nel centrosinistra ci sono culture che sono estranee all’idea del bene comune». «La democrazia non si può fermare - conclude - al ciclo dei rifiuti, dell’acqua, dell’ambiente e dell’energia».
Del resto, come mette bene in evidenza Rosario Lembo, portavoce del Contratto mondiale dell’acqua, è proprio sul terreno degli Enti locali, delle realtà territoriali, che si gioca la partita del mantenimento dei beni comuni. E per un semplice e banale motivo: in quella scala di misura le popolazioni sono più ricattabili dai poteri forti che si muovono a livello globale. Le cifre le dà, con l’enfasi dell’evidenza, Alex Zanotelli: l’acqua potabile disponibile è il 3% a livello mondiale, ma circa il 2,7% viene trattato nel ciclo industriale. Ergo, più di un miliardo e quattrocentomila persone sono a rischio. E’ questa la verità di una economia che, come dice anche Riccardo Petrella, «non tutela più la vita». Petrella è uno di quelli che si è “sporcato le mani” accettando un anno fa la proposta di diventare presidente dell’ente che gestisce l’acquedotto pugliese. «Non sono tanto contento di questa esperienza», dice onestamente. Ma non sembra proprio sul punto di mollare, anzi. Dice chiaramente che quell’incarico avrà un senso se andrà contro le regole dell’economia del capitale e se dimostrerà con i fatti che non solo l’acqua è un bene pubblico ma che i cittadini hanno diritto a decidere su questo bene.
Per Mirko Lombardi, responsabile per il Prc sui temi dei beni comuni, «dalla periferia di Bari arriva un messaggio preciso per mettere al centro il tema dei beni comuni nell’agenda politica. Da questo convegno interessante escono temi e spunti che spero vengano accolti nel dibattito sulla finanziaria».
Tra gli altri è intervenuta anche Susan Gorge, che ha sottolineato l’importanza di mettere in rete le varie esperienze locali, anche perché la crescita dell’economia parla di uno sviluppo al ritmo del 20% per i profitti delle multinazionali e una disoccupazione ormai strutturale per ogni area del mondo esclusa la Cina.
Ferrero a Sbilanciamoci! : «No a Finanziarie "virili"» di Paola Zanca *
Tra Bari e Cernobbio continua il confronto a distanza tra visioni diverse, all’interno dello stesso Governo, di quello che dovrà essere la prossima Finanziaria. A lanciare l’ultimo attacco ai conti di Padoa-Schioppa è il ministro per la Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero. Intervenendo al IV Forum di Sbilanciamoci!, il ministro di Rifondazione Comunista usa parole chiare per descrivere l’atteggiamento di via XX Settembre: «L’idea che si possa approvare "virilmente" una Finanziaria contro Cgil, Cisl e Uil è una follia».
Il dissenso di Paolo Ferrero parte da una questione di metodo. Ferrero non dimentica che i primi passi del governo Prodi hanno segnato una forte discontinuità con il governo Berlusconi, ma tiene a ricordare che «l’Unione non è solo una coalizione di partiti, ma è soprattutto un programma e un processo di partecipazione: l’esperienza delle primarie - prosegue il ministro della Solidarietà Sociale - va salvaguardata: la discussione sulla Finanziaria non può risolversi tutta dentro un consiglio dei ministri». Una posizione scomoda, che ha suscitato, come ovvio, la piena soddisfazione del portavoce della campagna Sbilanciamoci!, Giulio Marcon: «Ci conforta che Ferrero riconosca che non si può approvare senza discussioni questa Finanziaria, che non piace alla società civile, ma neppure ai sindacati, agli enti locali e a parte della stessa maggioranza, e che è in contrasto con il programma su cui l’Unione ha raccolto i voti degli elettori. Se questo avvenisse verrebbe a mancare quella spinta dal basso che ha consentito al centro-sinistra di sconfiggere Berlusconi».
Ed è lo stesso Ferrero a dirsi preoccupato della delusione degli elettori, «la cosa che più temo - ha dichiarato il ministro - è che gli elettori dicano che "alla fine sono tutti uguali"». Per questo, al di là delle polemiche, Ferrero raccoglie dalla tavola rotonda di Bari alcune indicazioni pratiche: primo, far pervenire a tutti i ministri il documento della contro-finanziaria di Sbilanciamoci!, «un punto di elaborazione alto su cui orientare le politiche pubbliche». Un documento, la cui versione definitiva verrà presentata domenica nella giornata conclusiva del forum, che attraverso dieci aree tematiche - giustizia fiscale, imprese, disarmo, welfare, ambiente, solidarietà i internazionale, altra economia, Mezzogiorno, beni comuni, istruzione e ricerca - disegna le linee generali di una politica economica alternativa. Un documento che, a detta dell’altro esponente di governo presente al dibattito, il sottosegretario all’Economia Paolo Cento, «presenta una fattibilità tecnica» che farebbe impallidire gli industriali riuniti a Cernobbio.
Il secondo impegno di Ferrero, su richiesta della campagna, sarà quello di redigere annualmente un Bilancio Sociale, in concomitanza con il rapporto sullo stato dell’economia presentato da Bankitalia, per «accendere i riflettori sulla situazione del Paese, sul suo grado di civiltà reale». In conclusione dell’intervento del ministro, un pizzico di sano realismo: «Se vi dicessi che le vostre proposte possono passare - ha ammesso Ferrero - vi direi una bugia. Ma se mi chiedete di credere e lottare per far attuare quello che c’è scritto nel programma dell’Unione, allora posso dirvi che ci proverò».
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www.unita.it, Pubblicato il: 02.09.06 Modificato il: 02.09.06 alle ore 18.14
«Sbilanciamo» l’economia per le periferie dimenticate di Paola Zanca *
È partita dalle periferie la quattro giorni di Bari dedicata a «l’impresa di un’economia diversa». Il IV forum organizzato dalla campagna Sbilanciamoci! giovedì mattina ha scelto di iniziare il suo giro di incontri e dibattiti dai luoghi lontani dal centro cittadino. Quindici chilometri, non molti, ma quanto basta per aprire gli occhi sui problemi di una città e di una regione che stanno sperimentando con difficoltà la sfida di un nuovo rapporto con la legalità, con lo sviluppo, con i diritti e con l’ambiente. I temi, insomma, che il forum vuole mettere sotto la lente d’ingrandimento.
I quindici chilometri che separano il centro di Bari da Enziteto, quartiere tristemente noto per una vicenda di cronaca accaduta un anno fa, quella della morte per fame, freddo e incuria di una bambina di sedici mesi, Eleonora. Proprio dalla drammatica fine di questa neonata è partita la riqualificazione territoriale e sociale di questa periferia abbandonata. Una periferia che non ha nulla di più di una scuola elementare, un piccola bottega, una macelleria, un bar. E cinquemila abitanti, quasi tutti senza lavoro. È anche a questo disagio che vuole provare a rispondere il forum di Bari, che si svolge in concomitanza con l’incontro degli industriali di Cernobbio, a questi «esempi di quel mezzogiorno, di quelle periferie, dei luoghi ormai "non luoghi" - secondo Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci! - che per l’establishment di Cernobbio sono solo degli "effetti collaterali" dello sviluppo economico».
E per parlare di questa regione, la Puglia, che ha iniziato a "sbilanciarsi", arriva al forum il presidente Niki Vendola. Dalle periferie alla facoltà di Scienze politiche, dove hanno sede i dibattiti del forum, per parlare del tema giorno, i beni comuni: Vendola non ha voluto discutere solo di acqua, di energia, di ambiente - e quindi, nel caso pugliese, soprattutto di rigassificatori, di abusivismo edilizio, di lotta alla privatizzazione delle coste - ma soprattutto ha voluto parlare dei beni comuni più a rischio mercificazione: il lavoro e la cittadinanza. Dunque, spiega Vendola, la tutela dei beni comuni è innanzitutto tutela della vita: le morti nelle fabbriche e nei cantieri, i diritti negati dell’infanzia. L’Ilva ed Enziteto, purtroppo, insegnano.
Ma ad animare la discussione del tavolo d’incontro, sono anche i temi legati alle scelte economiche del governo Prodi. Un governo "amico" certamente, ma a cui la campagna Sbilanciamoci! non ha mancato di tirare le orecchie: «Il Dpef presenta luci ed ombre - dicono da Bari - particolarmente pesanti sono quelle dei previsti tagli al sociale, alla sanità, agli enti locali». La ricetta alternativa proposta dal forum è un nuovo piano di giustizia fiscale, «da un aumento dell’imposizione sulle rendite e sugli scaglioni più alti di reddito, alla reintroduzione della tassa di successione per i grandi patrimoni». L’economia diversa che dà il titolo al convegno, insomma, non chiede cose così rivoluzionarie: chiede un fisco giusto e un mercato sano, dove, per usare le parole di Alex Zanotelli, missionario comboniano intervenuto al convegno «non possa esistere che solo un quarto dell’attività finanziaria è reale, mentre il resto dei soldi sono solo fantasia». O dove, come ha spiegato Riccardo Petrella, presidente dell’acquedotto pugliese, «l’acqua non sia considerata solo un bene economico ma venga riconosciuta la sua natura di bene sociale comune».
* www.unita.it, Pubblicato il: 31.08.06 Modificato il: 31.08.06 alle ore 21.11
Sbilanciamoci con la Cgil: no ai tagli senza riforme di Paola Zanca*
Grasso: «Colpire le tasche dei mafiosi»
La seconda giornata del forum promosso da Sbilanciamoci! torna a parlare di diritti e solidarietà. E, proprio nelle ore calde della discussione sulla manovra economica che il governo si appresta a varare, non mancano le critiche ad alcune ipotesi ventilate dal ministro Tommaso Padoa-Schioppa.
Le parole più dure arrivano da Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, che, seppur sottolineando i toni ancora pacati della polemica, non rinuncia a dire che «di fronte alla scelta tra la governabilità e le persone, il sindacato sceglierà le seconde». Racconta di una «strana commedia» Nerozzi, quella messa in scena dai ministri del centrosinistra che avanzano proposte assolutamente conformi alle richieste del sindacato senza però trovare poi riscontro nei conti del titolare dell’Economia: «Pensiamo che nel programma dell’Unione ci siano ottime proposte - ha ribadito il sindacalista che si occupa delle politiche di coesione economica e sociale della Cgil - ma il nodo sta tutto nel come sostenerle». Appunto, la distanza fra proposte e cifre: «La logica del risparmio può reggere solo se è legata a politiche serie di riforme - prosegue Nerozzi - Ma dov’è l’ipotesi riformatrice? E come si combacia con il lavoro del Ministero del Tesoro? La politica fiscale è importante, non solo per i risultati strutturali, ma anche per l’elemento di equità che porta con sé, per il suo valore pedagogico: pagare le tasse è un dovere, è un elemento di cittadinanza, di senso dello Stato. Ma da sola non basta».
Parole dure, che hanno avuto pure il sostegno dell’unico esponente di governo presente alla mattinata del forum, il sottosegretario al ministero per lo Sviluppo Economico, Alfonso Gianni di Rifondazione: «I casi sono due: o si destinano le risorse al ripianamento del debito, e allora siamo nella linea di Padoa-Schioppa, oppure destiniamo le risorse per rilanciare i consumi popolari e le imprese che fanno produzione anziché speculazione finanziaria. Solo così esiste la possibilità di ripresa sociale ed economica insieme del nostro paese».
Più serena, nel pomeriggio, la discussione su un tema che raccoglie consensi trasversali: la legalità. Ospite d’eccezione, il procuratore generale antimafia Pietro Grasso, chiamato a discutere, insieme a molti altri ospiti, del rapporto tra sviluppo e mafie. Ovvero del perverso intreccio tra imprenditoria, politica e criminalità organizzata, la pietra tombale per l’economia di qualità che vuole promuovere Sbilanciamoci!. Perché è ormai dato per acquisito il fatto che le mafie - al plurale, tengono a precisare tutti i relatori - non sono solo quelle delle stragi, ma sono un vero e proprio sistema che ha agganci politico-istituzionali, che ha diramazioni economico-finanziarie, che ha un vero e proprio ruolo di ammortizzatore sociale. Sì, perché il rapporto tra potenza delle mafie e diritti è inversamente proporzionale: all’aumentare della prima, diminuiscono i secondi.
Ciò che più inquieta, nel racconto dei relatori, sono le nuove forme di rappresentazione diretta di cui le mafie si servono, imponendo fornitori, prezzi, assunzioni. E il clima di impunità che ha caratterizzato gli ultimi anni, spiegano, non ha certo aiutato la lotta alla criminalità: dalla depenalizzazione del falso in bilancio, al rientro dei capitali all’estero, agli innumerevoli condoni. Per questo la «discesa in campo della mafia», come l’ha chiamata l’onorevole Ds Giuseppe Lumia, già presidente della commissione antimafia, non si combatte solo con gli strumenti penali, ma con «punizioni etiche ed economiche». Etica perché è da combattere innanzitutto, spiega don Tonio Dall’Olio di Libera, l’associazione che promuove il riuso sociale dei beni confiscati alla mafia, l’idea che la mafia, malgrado tutto «faccia girare l’economia». Quella più difficile da sconfiggere è proprio la «mafia dalla faccia pulita», prosegue Dall’Olio, quella che sta nei settori della distribuzione, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, del turismo. Perché è questa mafia che è anche la più potente forza di mantenimento del sottosviluppo del Mezzogiorno, quella che, ha spiegato Pietro Grasso «mortifica le imprese che si muovono sul libero mercato, perché distorce le regole della concorrenza, intimida, minaccia, abusa». «Colpire le tasche dei mafiosi», questo il senso di questo pomeriggio barese, è l’unica via per sconfiggere il vizio che allontana lo sviluppo dall’economia di qualità.
* www.unita.it, Pubblicato il: 02.09.06 Modificato il: 02.09.06 alle ore 10.14