Un’indagine sul filosofo ebraico autore de «La stella della redenzione»
Atene, Gerusalemme e il nuovo pensiero di Rosenzweig
di Daniele Di Matteo
Riforma. L’eco delle valli valdesi, Anno 146 - numero 19 - 14 maggio 2010
FRANZ Rosenzweig nel
1906, immerso negli studi
scientifici di medicina, che poi
abbandonerà per approdare
definitivamente alla filosofia,
scrive su un diario che da sempre
lo «spontaneo senso di
Dio» è «presente all’interno»
dell’essere umano. «Esso viene
paragonato metaforicamente - nota Francesco Paolo Ciglia
in un libro di grande interesse,
articolato in sei «studi»* - ad
una sostanza che è presente in
natura allo stato gassoso e che,
in questa forma, è in grado di
riempire totalmente tutti gli
spazi vuoti che sussistono
all’interno» e sulla superficie
della persona. Così né il senso
di Dio né l’essere umano vengono
minimamente alterati
dal contatto reciproco. «Le religioni
», invece, per il giovanissimo
studioso, «sarebbero sopravvenute
solo in un secondo
momento», appropriandosi del
«senso di Dio allo scopo di
manipolarlo radicalmente». Si
tratta di una polemica destinata
a riproporsi nell’elaborazione
del pensatore, pur se in maniera
più matura.
Analogamente tornerà sempre
la tensione dinamica fra
«Atene», luogo per antonomasia
della classicità greca e del
«paganesimo» antico, e «Gerusalemme
», simbolo della realtà
giudaico-cristiana. Così in
Globus. Studi sulla dottrina storico-
universale dello spazio
vengono
evocate una raffigurazione
«omerica» e mediterranea
del mondo, con un grande
«mare interno» circondato da
un anello costiero, «a sua volta
circoscritto dalla sottile striscia
acquatica del mitico fiume
Oceano», e una raffigurazione
«biblica» di esso, con un grande
blocco terrestre delimitato
«da un’enorme massa acquatica
», «la cui estensione si perde
all’infinito».
Il discorso su «Atene» e «Gerusalemme » assume poi un’originalità e una profondità eccezionali nel capolavoro filosofico di Rosenzweig, La Stella della Redenzione. La cultura greca antica era riuscita a cogliere le tre figurazioni concettuali «elementari»: Dio, il mondo, l’uomo; il Dio mitico, il cosmo plastico, l’eroe tragico.
Si tratta di tre «elementi» distinti e non riducibili l’uno all’altro. La classicità «pagana », però, li ha pensati come fra loro irrelati. Il senso della rivelazione biblica, invece, è quello di porli in relazione, pur rispettandone la differenza. Il pensatore, inoltre, mostra ciò che, nell’ottica biblica, lega i tre elementi. La relazione fra Dio e il mondo si esprime nella creazione, quella fra Dio e l’uomo nella rivelazione, quella fra l’uomo e il mondo nella redenzione.
Bastano tali cenni per rilevare come il rapporto fra «Atene» e «Gerusalemme» venga esplorato dal filosofo in maniera dissimile rispetto agli autori che, nei secoli, hanno affrontato il tema. Per comprendere Rosenzweig, però, non va dimenticato che al «nuovo pensiero», di cui è considerato il fondatore, fanno riferimento anche altri studiosi e che egli è profondamente legato a un gruppo di amici con interessi affini, ebrei e cristiani. E grande è il suo travaglio interiore riguardo alle scelte di fede: di famiglia ebraica, ma religiosamente tiepida, si avvicina al cristianesimo ed è a un passo dal battesimo nella chiesa luterana quando riscopre le proprie radici spirituali e culturali.
E qui si colloca la richiesta di «riconoscimento» rivolta agli amici cristiani, che approda alla domanda, rivolta agli interlocutori, «di cimentarsi nell’elaborazione di una vera e propria teologia cristiana dell’ebraismo», impegnandosi nel contempo «nell’elaborazione di un’appassionata ed altrettanto impegnativa rilettura del messaggio neotestamentario a partire da una chiave di lettura rigorosamente ebraica».
Da ciò Ciglia prende le mosse per proporre un modello metodologico di dialogo interculturale che coniughi il riconoscimento fra diversi, chiesto e offerto, con il tentativo di interpretare, dal proprio punto di vista ma con spirito di apertura, la cultura dell’altro, in un gioco di rimandi senza fine. Suggestive sono poi le pagine volte a evidenziare alcune non trascurabili analogie fra Rosenzweig e il pensiero postmoderno e quelle dedicate alla sua concezione estetica.
* Francesco Paolo Ciglia,
Fra
Atene e Gerusalemme - Il «nuovo
pensiero» di Franz Rosenzweig.
Milano, Marietti, pp. 256, euro
25,00.