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MATERA 2019: DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE!!! IN MEMORIA DI CARLO LEVI, DI ROCCO SCOTELLARO, E GIUSEPPE DI VITTORIO

LA LEZIONE DI CARLO LEVI - OGGI: LA "DITTA RENZI" (DI TORINO) AD ALIANO (MATERA). Un invito alla ri-lettura di "Cristo si è fermato ad Eboli" - di Federico La Sala

Carlo Levi: "1939 settembre-dicembre. Costretto a fuggire in Francia, è a La Baule, presso St. Nazaire in Bretagna. Qui scrive in compagnia di Vico e della Bibbia, Paura della libertà"
venerdì 1 aprile 2016
[...] egli ha ben compreso - come scrive all’editore Einaudi nel 1963 - non solo "la Lucania che è in ciascuno di noi", ma anche "tutte le Lucanie di ogni angolo della terra". Nato a Torino (29 novembre 1902) e morto a Roma (4 gennaio 1975), ora riposa nel cimitero di Aliano, nella sua Terra. A suo onore e memoria, possono valere (in un senso molto prossimo) le stesse parole del "Finnegans Wake" di Joyce[...]
STORIA D’ITALIA. INTELLETTUALI E SOCIETA’....
VICO, LA «SCUOLA» DEL GENOVESI, E (...)

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> LA LEZIONE DI CARLO LEVI - OGGI: LA "DITTA RENZI" (DI TORINO) AD ALIANO (MATERA). --- Un mondo di cose più che di persone. «Oltre Eboli»: tre saggi di de Martino. Un mondo di cose più che di persone e "il problema della fine del mondo"

domenica 4 aprile 2021

OLTRE EBOLI. Tre saggi...

      • A).

Un mondo di cose più che di persone: saggi di de Martino

Antropologia. Ideata da Goffredo Fofi per e/o, la Piccola Biblioteca Morale ripropone tre saggi di Ernesto de Martino, scritti rispettivamente nel ’49, nel ’50 e nel ‘64: «Oltre Eboli», a cura di Stefano De Matteis

di Alfonso M. Iacono (il manifesto, Alias, 04.04.2021).

Nella Piccola Biblioteca Morale, ideata per e/o, Goffredo Fofi ripropone tre saggi di Ernesto de Martino, scritti rispettivamente nel ’49, nel ’50 e nel ‘64: Oltre Eboli (a cura di Stefano De Matteis, pp. 97, € 8,00). Ricercatore sul campo, teorico e, al contempo militante e dirigente politico, Ernesto de Martino (come Raniero Panzieri, per non parlare di Gramsci) sarebbe oggi un intellettuale tanto auspicabile quanto impensabile.
-  Richiamandosi al libro di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, de Martino osserva come sia intrinseco al carattere della società borghese che «Cristo non vada ‘oltre Eboli’». Cosa c’era, meglio: cosa c’è oltre Eboli? «Il mondo popolare subalterno, egli scrive, costituisce, per la società borghese un mondo di cose più che di persone, un mondo naturale che si confonde con la natura dominabile e sfruttabile.... tale mondo, per la società borghese, forma problema quasi esclusivamente (e in ogni caso fondamentalmente) per conquistatori, agenti commerciali e funzionari coloniali, per prefetti e questori».
-  L’oltre Eboli c’era ancora dopo la Liberazione. E oggi? La pubblicità di una nota azienda di supermercati (quanto si sarà arricchita con la pandemia?) suona, come è noto, così: «persone oltre le cose». L’oltre Eboli di oggi è tutta qui. L’umanità a buon mercato. Ciò che de Martino individuava nelle cosiddette classi subalterne, in particolare del Sud di allora, oggi si trova ovunque. Persone ridotte a cose, ma spesso attentamente truccate e esteticamente ben messe.

Nel secondo saggio, Note lucane, de Martino parla di un mondo perduto eppure incredibilmente attuale, e prova un senso di colpa, vergogna e collera di fronte a uomini trattati come bestie: «se la democrazia borghese ha permesso a me di non essere come loro, ma di nutrirmi e di vestirmi relativamente a mio agio, e di fruire delle libertà costituzionali, questo ha un’importanza trascurabile: perché non si tratta di me, del sordido me gonfio di orgoglio, ma del me concretamente vivente, che insieme a tutti nella storia sta e insieme a tutti nella storia cade...provo vergogna di aver io consentito che questa concessione immonda mi fosse fatta, di aver lasciato per lungo tempo che la società esercitasse su di me tutte le sue arti per rendermi ‘libero’ a questo prezzo, e di aver tanto poco visto l’inganno da mostrare persino di gradirlo».

L’oltre Eboli è sempre più al Sud del mondo e si è mostrato con virulenza in questa pandemia, ma il neoliberismo è riuscito a spazzare via il senso di colpa, la vergogna e la collera, al punto che la morte dei più deboli appare inevitabile mentre la logica del profitto nega la socializzazione dei brevetti dei vaccini e la vita delle persone conta meno della macabra, libera negoziazione di mercato.


      • B)

De Martino vede nell’apocalisse un mondo nuovo

di Alessandro Zaccuri (Avvenire, 18 febbraio 2021)

Dove sarà adesso il campanile di Marcellinara? Non sarà che qualcos’altro ha preso il suo posto? Oppure non sappiamo più che farcene di punti di riferimento, di bussole e rose dei venti, di piccole patrie dalle quali è preferibile non allontanarsi? Quanto fosse importante il campanile del paese in provincia di Catanzaro lo racconta Ernesto de Martino in uno dei tre saggi ora riuniti in Oltre Eboli (e/o, pagine 100, euro 8,00). Curato da Stefano De Matteis per la “Collana di pensiero radicale” diretta da Goffredo Fofi, il volume vale da introduzione essenziale alla figura e all’opera di colui che, a buon diritto, viene considerato il principale innovatore degli storici antropologici in Italia.

Quella di de Martino (nato a Napoli nel 1909 e morto a Roma nel 1965) rimane una figura complessa, ma proprio per questo tanto più interessante per l’indagine sulla dimensione storica dell’esperienza religiosa. Crociano di formazione e militante del Partito comunista per scelta, collaborò con Cesare Pavese all’allestimento della “Collana viola” tramite la quale la casa editrice Einaudi rese disponibili nel nostro Paese testi fondamentali come Il ramo d’oro di James Frazer, il Trattato di storia delle religioni di Mircea Eliade, e poi gli scritti di Carl Gustav Jung, di Vladimír Propp, di Károly Kerényi.
-  A inaugurare la “Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici” (questa la dicitura ufficiale) era stato nel 1948 Il mondo magico dello stesso de Martino, manifesto di un metodo nel quale, da lì in poi, confluiscono ricerca sul campo, elaborazione teorica e impegno politico. Distaccandosi dall’ortodossia marxista, che considera la religione alla stregua di una sovrastruttura della quale l’umanità è destinata a disfarsi, de Martino riconosce alle pratiche del sacro una potenziale forza di liberazione, in virtù della quale il «mondo popolare subalterno» acquisisce il diritto a intervenire nei processi storici, fino a modificarne il corso.

È questa l’ipotesi (sostenuta con rimandi all’etnologia sovietica decisamente troppo generosi e forse addirittura interessati) che de Martino formula nel primo dei saggi scelti da De Matteis, risalente al 1949 e incentrato sulla necessità di superare l’immagine, fissata dal celebre libro di Carlo Levi, di una civiltà che si sarebbe arrestata al simbolico «confine di Eboli». De Martino, al contrario, è persuaso che l’apparente «imbarbarimento» - causato dall’irrompere di «abitudini culturali» nelle quali rientra anche una «ingenua fede millenaristica» - possa aiutare a comprendere non solo «“lato oscuro” del genere umano», ma anche il «“lato oscuro” della nostra stessa anima di “occidentali” e di “moderni”». Lo conferma il secondo testo presentato in Oltre Eboli, le Note lucane del 1950 che documentano la complessità di una religiosità contadina vissuta come elemento di rivendicazione sociale.

Ma è nel terzo contributo, datato 1964 e dedicato al Problema della fine del mondo da cui furono occupati gli ultimi anni della vita di de Martino, che raggiungiamo finalmente Marcellinara. Siamo nell’entroterra calabrese, lo studioso non riesce a trovare la strada, chiede a un anziano pastore di accompagnarlo per un tratto, tanto poi sarà lui stesso a riportarlo indietro in auto. L’uomo accetta, ma appena perde di vista il campanile è preso dal panico: «per tale scomparsa - scrive de Martino - esperiva angosciosamente il crollo della sua angustissima patria culturale con l’abituale paesaggio che faceva da scenario quotidiano ai suoi spostamenti col gregge». La sua è una condizione per certi aspetti simile a quella del paranoico «contadino di Brema» sul quale, nello stesso periodo, de Martino si sofferma durante la stesura dell’incompiuto La fine del mondo, del quale è uscita nel 2019 da Einaudi una nuova edizione critica. -All’interno del medesimo progetto di articolata ripubblicazione delle opere di de Martino si aggiunge ora, sempre per Einaudi, l’imprescindibile Morte e pianto rituale (a cura di Marcello Massenzio, pagine LXXVIII+372, euro 29,00), il saggio del 1958 nel quale si stabilisce la continuità tra le forme primitive del lutto e le successive liturgie funebri per il tramite della lamentazione della Vergine ai piedi della Croce. A tratti polemico verso la Chiesa del suo tempo, de Martino ha comunque saputo cogliere un aspetto essenziale del cristianesimo, che è la consapevolezza per cui «la fine di un mondo non significherà la fine del mondo, ma, semplicemente, il mondo di domani». Oppure, come potrebbe dire un credente «il mondo che verrà» come annunciato nel Credo.


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