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MATERA 2019: DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE!!! IN MEMORIA DI CARLO LEVI, DI ROCCO SCOTELLARO, E GIUSEPPE DI VITTORIO

LA LEZIONE DI CARLO LEVI - OGGI: LA "DITTA RENZI" (DI TORINO) AD ALIANO (MATERA). Un invito alla ri-lettura di "Cristo si è fermato ad Eboli" - di Federico La Sala

Carlo Levi: "1939 settembre-dicembre. Costretto a fuggire in Francia, è a La Baule, presso St. Nazaire in Bretagna. Qui scrive in compagnia di Vico e della Bibbia, Paura della libertà"
venerdì 1 aprile 2016
[...] egli ha ben compreso - come scrive all’editore Einaudi nel 1963 - non solo "la Lucania che è in ciascuno di noi", ma anche "tutte le Lucanie di ogni angolo della terra". Nato a Torino (29 novembre 1902) e morto a Roma (4 gennaio 1975), ora riposa nel cimitero di Aliano, nella sua Terra. A suo onore e memoria, possono valere (in un senso molto prossimo) le stesse parole del "Finnegans Wake" di Joyce[...]
STORIA D’ITALIA. INTELLETTUALI E SOCIETA’....
VICO, LA «SCUOLA» DEL GENOVESI, E (...)

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> LA "DITTA RENZI" DI TORINO, ALIANO (MATERA), E LA LEZIONE DI LEVI. --- FERRUCCIO DE BORTOLI. Editoriale durissimo: "Renzi tema soprattutto se stesso". Il Corriere affonda Renzi: puzza di massoni dietro il patto del Nazareno

giovedì 25 settembre 2014

Renzi tema soprattutto se stesso

Il nemico allo specchio

di FERRUCCIO DE BORTOLI (Corriere della Sera, 24 settembre 2014)

Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.

Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.

L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.


Patto del Nazareno, Corriere: “Odore di massoneria, siano pubblici i contenuti”

      • Nell’editoriale che inaugura il nuovo corso grafico del quotidiano di via Solferino, il direttore Ferruccio de Bortoli esprime un giudizio netto sul premier, sulla squadra di governo ("in qualche caso di una debolezza disarmante") e sull’accordo alla base delle riforme stretto con Berlusconi, che "finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria"

di Redazione (Il Fatto Quotidiano, 24 settembre 2014)

Una squadra di governo “in qualche caso di una debolezza disarmante“, in cui “la competenza appare un criterio secondario“, composta da ministri “scelti per non fare ombra al premier”. Ma sopratutto un patto del Nazareno che eleggerà il nuovo capo dello Stato e che è in “odore di massoneria“. Nel giorno in cui il Corriere della Sera lancia il restyling della versione cartacea, il direttore Ferruccio de Bortoli esprime un giudizio netto sul premier, sul suo operato e sull’accordo alla base delle riforme istituzionali stretto con Silvio Berlusconi. Il direttore affida il proprio pensiero all’editoriale che inaugura il nuovo corso grafico, un editoriale in cui l’eleganza delle espressioni non nasconde un giudizio negativo sulla scelta dei ministri e il modo in cui Matteo Renzi concepisce e affronta il proprio mandato.

La sentenza è contenuta nelle prime battute dell’articolo: “Devo essere sincero: Renzi non mi convince“, esordisce De Bortoli che ha avverte il premier: “Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso”. Perché se è vero che “una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader”, quella del presidente del Consiglio “è ipertrofica”. E non tanto questione di personalità, quanto di contenuti: la sua “muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan”. Perché “l’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa” e “un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto”. ”In Europa - avverte il direttore del Corriere - meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti”.

I tratti della personalità del presidente del Consiglio non sono il suo unico limite. Secondo il direttore del quotidiano di via Solferino, a pesare negativamente è la composizione della squadra di governo, infarcita di fedelissimi e composta in base al criterio della toscanità: “Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito - continua De Bortoli - lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato“. Una gestione applicata anche al Partito Democratico: “Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere”.

Ma “l’interrogativo più spinoso”, come lo chiama De Bortoli, sorge qualche riga dopo: “Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”. De Bortoli parla di “sospetti”, ma l’accusa è netta e il giudizio impietoso: alla vigilia dei decisivi passaggi parlamentari delle riforme costituzionali e della legge elettorale che costituiranno il nuovo architrave istituzionale dello Stato, il direttore del Corriere punta i fari contro le molte contraddizioni alla base dell’accordo tra il Partito Democratico e Forza Italia. Un termine forte “massoneria”, difficilmente usato da De Bortoli soltanto per indicare la natura segreta dell’accordo. Un patto che, è il secondo interrogativo sollevato, riguarderebbe anche la televisione pubblica, primo produttore culturale del Paese, storicamente al centro degli interessi della politica e ora oggetto di un’intesa dai contenuto opachi tra il capo del governo e quel Silvio Berlusconi già padrone incontrastato dell’offerta televisiva privata.


Il Corriere affonda Renzi: puzza di massoni dietro il patto con B.

Editoriale durissimo del direttore De Bortoli che denuncia l’arroganza del premier e la debolezza dei ministri

di Stefano Feltri (il Fatto, 25.09.2014)

Perché il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli attacca così frontalmente il premier Matteo Renzi? Perché evoca la troika, i segreti del patto del Nazareno e, a questo proposito, sente lo “stantio odore della massoneria”? Spiegazione giornalistica: ieri il Corriere ha cambiato formato e grafica, ci voleva un editoriale del direttore e De Bortoli è riuscito a scriverne uno che ha reso imperdibile la lettura del giornale.

Ma il Corriere è anche il giornale dei poteri (un tempo) forti, quello che la loggia P2 comprò con i soldi del banco Ambrosiano di Roberto Calvi e nel cui azionariato tormentato tuttora si scontrano gli ultimi frequentatori dei salotti della finanza, Diego Della Valle contro Giovanni Bazoli di Intesa e la Fiat di Sergio Marchionne e John Elkann. E se il Corriere sfiducia il governo - a cui non ha mai riconosciuto grandi meriti - nei palazzi romani si passa la giornata a cercare il mandante o almeno un’interpretazione.

DE BORTOLI PARLA di “muscolarità che tradisce debolezza” e di una squadra di ministri “di una debolezza disarmante” (tranne Pier Carlo Padoan all’Economia), uomini e donne scelti in base alla fedeltà invece che alla competenza. Osservazioni molto condivise in quei settori di impresa e finanza che hanno accolto con entusiasmo Renzi ma ora non vedono alcun miracolo.

Basta leggere il Sole 24 Ore di Confindustria o gli editoriali di Wolfgang Munchau sul Financial Times. Soltanto Sergio Marchionne, che si prepara ad accogliere Renzi alla Chrysler a Detroit e invoca la riforma dell’articolo 18, rimane decisamente renziano: “L’editoriale del Corriere? Normalmente non lo leggo”. Parole che evocano quelle che usò Silvio Berlusconi nel 2008 quando suggerì a Giulio Anselmi della Stampa e a Paolo Mieli del Corriere di “cambiare mestiere”. I due direttori furono cacciati. De Bortoli non corre lo stesso rischio perché è già stato licenziato, se ne andrà in primavera come da accordi con l’azienda, dopo ripetuti scontri con l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. Per lunghi mesi, quindi, De Bortoli sarà al comando ma libero - più del solito - di dire quello che vuole.

E allora avanti con le suggestioni, a metà tra fantapolitica e analisi. Renzi aveva attaccato in Parlamento, con toni intimidatori, proprio il Corriere, reo di aver dato notizia dell’indagine per corruzione internazionale su Claudio Descalzi, il manager scelto dal governo per la guida dell’Eni. E il premier, il 16 settembre, alla Camera attacca: “Non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali o a uno scoop di cambiare la politica industriale nazionale”. E allora, zac, De Bortoli risponde alle minacce con l’editoriale “Il nemico allo specchio”. Il sito Dagospia riferisce anche che il premier avrebbe protestato perché da via Solferino avevano mandato un inviato nell’albergo delle vacanze presidenziali a Forte dei Marmi.

Ma queste sono minuzie che non appassionano chi preferisce vedere disegni più vasti dietro l’attacco del Corriere. Tipo: Mario Draghi ha ormai deciso di lasciare la Bce l’anno prossimo per andare al Quirinale, dove Renzi non lo vuole perché si troverebbe commissariato, De Bortoli supporta Draghi e asseconda quei poteri che sarebbero rassicurati dal vedere il banchiere centrale al vertice della politica italiana (peccato che non è affatto detto che Draghi voglia e possa andarsene da Francoforte senza destabilizzare i mercati mondiali). Infine l’ipotesi più ardita: il direttore del Corriere pensa alla politica, ma non come sindaco di Milano (ipotesi di cui si discute da anni), bensì come portabandiera di uno schieramento alternativo al Pd renziano. I salotti non hanno più un loro uomo, visto che l’ambizioso Corrado Passera convince poco.

FANTAPOLITICA a parte, resta quel riferimento sorprendente alla massoneria. Forse De Bortoli ha indiscrezioni su indagini fiorentine? Siti e personaggi dalla discutibile attendibilità sostengono che ci siano legami tra Tiziano Renzi, il papà, Denis Verdini (Forza Italia) e logge toscane. Illazioni mai dimostrate. Dall’America Renzi commenta solo così: “Auguri al Corriere per la nuova grafica”. In privato si limita a dire: “Se c’è una cosa che è lontana da me e da mio padre è la massoneria”. Vedremo se De Bortoli e i suoi cronisti produrranno elementi per smentirlo.


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