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TEORIA E STORIA DELLA STORIOGRAFIA. IL PROBLEMA GIAMBATTISTA VICO E IL PROBLEMA DELLA COSTITUZIONE

CROCE “CRISTIANO” , VICO “ATEO”, E L’UOMO DELLA PROVVIDENZA. Una nota - di Federico La Sala

Come con Dante, l’abbaglio e la cecità di Croce è grande: incapace di essere pio, mostra di non essere affatto saggio e, al contempo, di non essere affatto giusto nei confronti né del cristiano né del filosofo Giambattista Vico (...)
martedì 11 marzo 2014
Il testo, qui ripreso, senza le note, è il proseguimento di un lavoro su Vico: vedi (nel sito) IL PROBLEMA GIAMBATTISTA VICO. CROCE IN INGHILTERRA E SHAFTESBURY IN ITALIA. La punta di un iceberg.

PROBLEMA VICO: La diatriba che ha impegnato molti interpreti si è sostanzialmente imperniata sull’alternativa tra ortodossia cattolica e immanentismo laico di stampo moderno. Noi però ci chiediamo: e se esistesse una terza via? Se il (...)

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> CROCE “CRISTIANO” , VICO “ATEO”, E L’UOMO DELLA PROVVIDENZA. --- Anno 1933: Heidegger, Barth, e il "timor Dei" (di Benedetto Croce).

domenica 21 ottobre 2018

BENEDETTO CROCE, Recensione 1934*:

      • MARTIN HEIDEGGER. -Die Selbstbehauptung der deutschen Universitaten. Rede gehalten bei der feierlichen Uebernahme des Rektorats der Universitat Freiburg i. E. anl 27.5.1933 - Breslau, Korn, 1933 (8.o, pp. 22).

      • KARL BARTH. - Theologische Existenz heute! - Munchen, Kaiser, 1933 (8.o, PP. 40).

Il prof. Heidegger non vuole che la filosofia e la scienza siano altro, per i tedeschi, che un affare tedesco, a vantaggio del popolo tedesco. Gli studenti tedeschi, a suo dire, hanno tre «Bindungen», tre obblighi, il primo e fondamentale dei quali è la «Volksgemeinschaft», il nazionalismo. Ma se egli si ripiegasse davvero sulla sua coscienza morale (l’ha ogni uomo e l’avrà anche lui), direbbe piuttosto che il primo obbligo, di studenti e di professori, è il timor Dei, come sta scritto sul frontone della Sapienza di Roma.

Scrittore di generiche sottigliezze, arieggiante a un Proust cattedratico, egli che nei suoi libri non ha dato mai segno di prendere alcun interesse o di avere alcuna conoscenza della storia, dell’etica, della politica, della poesia, dell’arte, della concreta vita spirituale nelle sue varie forme - quale decadenza a fronte dei filosofi, veri filosofi, tedeschi di un tempo, dei Kant, degli Schelling, degli Hegel! -, oggi si sprofonda di colpo nel gorgo del più falso storicismo, in quello, che la storia nega, per il quale il moto deila storia viene rozzamente e materialisticamente concepito come asserzione di etnicismi e di razzismi, come celebrazione delle gesta di lupi e volpi, leoni e sciacalli, assente l’unico e vero attore, l’umanità.

Scrive nel bello stile che ci è già noto dai suoi libri filosofici: «Der Wille zum Wesen der deutschen Universitat ist der Wille zur Wissenschaft als Wille zum geschichtlichen geistigen Auftrag des deutschen Volkes als eines in seinem Staat sich selbst wissende Volkces. Wissenschaft und deutsche. Schicksal mussen zumal in Wesenswillen zur Macht kommen» (p. 7). E così si appresta o si offre a rendere servigi filosofico-politici: che è certamente un modo di prostituire la filosofia, senza con ciò recare nessun sussidio alla soda politica, e, anzi, credo, neppure a quella non soda, che di cotesto ibrido scolasticume non sa che cosa farsi, reggendosi e operando per mezzo di altre forze, che le son proprie.

Ben diverso atteggiamento è quello del teologo Karl Barth, che dice il fatto loro ai «Deutschen Christen», ai tedesco-cristiani, pronti a gridare che la chiesa evangelica deve servire alla fortuna del popolo tedesco e del terzo Impero, a richiedere un capo, una sorta cli papa, che fermamente li governi nella nuova vita cominciata con la primavera del 1933, e ad escludere, per intanto, dal loro seno i cristiani di sangue giudaico o a trattarli come cristiani di second’ordine, e via per simili turpitudini.

«Noi - scrive il Barth - abbiamo l’ufficio di portare al popolo tedesco la parola di Dio; e pecchiamo non solo verso Dio, ma anche verso questo popolo stesso se perseguiamo altri ideali e fini, che non sono cominessi a noi. Nella natura del nostro ufficio è che esso non possa essere subordinato o coordinato ad alcun’altra istanza; e di nuovo peccheremmo verso Dio e verso il nostro popolo, se lasciassirilo scuotere anche solo menomamente quest’ordine gerarchico!».

Il Barth degnamente tutela l’indipendenza della teologia, mentre il prof. Heidegger si è affrettato a far getto di quella della filosofia.

B. C.

* «La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce», 32, 1934.
-  © 2007 per l’edizione digitale: CSI Biblioteca di Filosofia. Università di Roma “La Sapienza” - Fondazione “Biblioteca Benedetto Croce” - Tutti i diritti riservati


Sul tema, nel sito, si cfr.:

CROCE “CRISTIANO” , VICO “ATEO”, E L’UOMO DELLA PROVVIDENZA.

VENI, CREATOR SPIRITUS: LO SPIRITO DELLA VERITA’. Lo Spirito "costituzionale" di Benedetto Croce, lo spirito cattolico-romano di Giacomo Biffi, e la testimonianza di venti cristiani danesi (ricerca scientifica)

HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI.

Federico La Sala


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