Inviare un messaggio

In risposta a:
PACE O GUERRA? IL DIO-AMORE DELL’EVANGELISTA GIOVANNI: "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 1-8), O IL DIO-MAMMONA DEL VANGELO DI BENEDETTO XVI: "DEUS CARITAS EST"(2006)?!

ANNO 2014 d. C.!? LA "XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE" E IL "DOPPIO REGISTRO" DELLA CHIESA DI PAPA FRANCESCO. Il testo del suo messaggio - a c. di Federico La Sala

In questo mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, desidero rivolgere a tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza (...)
mercoledì 1 gennaio 2014
Una fraternità priva del riferimento ad un Padre comune, quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere:
SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO.
NATALE, MA DI QUALE GESU’?! E’ NATO IL RE, IL "FIGLIO PRIMOGENITO" DELL’AMORE ("CHARITAS") DI MARIA E GIUSEPPE ("DUE GIOVANI COLOMBI") O DELL’AMORE ("CARITAS") DI PAPA RATZINGER E DELLA (...)

In risposta a:

> LA "XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE" E IL "DOPPIO REGISTRO" --- Il papa: redistribuire la ricchezza (di R. Monteforte) - La fraternità di Francesco non è buonismo (di Maria Galluzzo) -

venerdì 13 dicembre 2013

Il papa: redistribuire la ricchezza

di Roberto Monteforte (l’Unità, 13 dicembre 2013)

Sono necessarie politiche che «servano ad attenuare una eccessiva sperequazione del reddito». Torna ad invocare giustizia sociale ed anche una «politica trasparente» e lotta alla corruzione Papa Francesco nel suo primo Messaggio per la Giornata della Pace 2014 che è stato diffuso ieri.

Nel documento, intitolato «Fraternità, fondamento e via per la pace», il pontefice denuncia «con preoccupazione la crescita di diversi tipi di disagio, di emarginazione, di solitudine e di varie forme di dipendenza patologica», e lo fa ponendo al centro la «fraternità»: una condizione da recuperare non solo a livello interpersonale, ma anche nella dimensione sociale e nel rapporto tra i popoli. È solo così, insiste, che «è possibile costruire una società giusta e una pace solida e duratura». Pace e giustizia vanno assieme. Lo sa bene l’argentino Papa Francesco che nella sua Buenos Aires si è dovuto misurare con gli effetti devastanti della crisi sociale ed economica.

Nel suo Messaggio sottolinea come la «vocazione» alla fraternità sia oggi spesso contrastata dalla «globalizzazione dell’indifferenza» che, scrive, «ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi». Del resto, osserva, alle guerre «fatte di scontri armati si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese». Ricorda la Populorum Progessio di Paolo VI e la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II per ribadire come «anche le nazioni debbono incontrarsi in uno spirito di fraternità».

L’IPOTECA SOCIALE

«La fraternità è la via maestra anche per sconfiggere la povertà» afferma auspicando «politiche efficaci che promuovono il principio della fraternità», assicurando alle persone di «accedere ai capitali» e alle risorse. Richiama l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino e l’«ipoteca sociale» in base alla quale per la Chiesa «se è lecito che l’uomo abbia la proprietà dei beni», «li possiede non solo come propri, ma anche come comuni, nel senso che possono giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri». Così Papa Bergoglio invita a riscoprire la fraternità come «premessa per sconfiggere la povertà», ma anche per dare un nuovo senso ad un’economia segnata da crisi ricorrenti.

Ne indica l’origine anche nel «progressivo allontanamento dell’uomo da Dio e dal prossimo, nella ricerca avida di beni materiali», nel «depauperamento delle relazioni interpersonali e comunitarie». Invita a ripensare «i modelli di sviluppo economico» e a «cambiare gli stili di vita», ricordando che l’uomo «è capace di qualcosa in più rispetto alla massimizzazione del proprio interesse individuale».

Insiste nella denuncia degli egoismi sociali e delle logiche che alimentano la corruzione e il crimine organizzato da contrastare, oggi «così capillarmente diffuse, sia nella formazione delle organizzazioni criminali, dai piccoli gruppi a quelli organizzati su scala globale».

Ma vi sono anche i conflitti tradizionali. Nel suo Messaggio il Papa argentino lancia un forte appello affinché «quanti seminano violenza e morte rinuncino alla via delle armi» e riscoprano «in colui che oggi considerano solo un nemico da abbattere, il loro fratello». «Fermate la mano!» è il monito di Francesco per fermare i tanti conflitti, spesso nascosti e alimentati dai tanti, troppi arsenali di armi esistenti. «Finché saranno in circolazione - torna a denunciare - si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità». Se invoca la «conversione dei cuori», vi aggiunge anche un molto concreto invito al «disarmo da parte di tutti», cominciando dagli arsenali nucleari e chimici.

Sono tanti i comportamenti contro l’uomo, la natura e contro Dio che alimentano ingiustizie e conflitti. Nel suo Messaggio Francesco denuncia anche veri e propri drammi sociali come quelli causati dalla droga, dallo sfruttamento del lavoro, dagli abusi contro i minori, dall’«abominio del traffico di essere umani». Sulla «tratta» è intervenuto anche ieri con parole di condanna durissime nel discorso di saluto ai 17 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede. L’ha definita una «vergogna», una «piaga sociale» e un «crimine contro l’umanità» che tocca spesso i più deboli.

IL DRAMMA DELLE CARCERI

Alle periferie esistenziali dove la dignità umana è più ferita Papa Francesco è particolarmente attento. Nel suo messaggio ha richiamato le «condizioni inumane di tante carceri, dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato nella sua dignità di uomo». L’ultimo paragrafo del suo Messaggio per la giornata della Pace 2014 è dedicato alla «custodia della Natura». Anche in questo caso invoca «fraternità» per superare quell’avidità, quella superbia del dominare che spesso guida i comportamenti. Invita a considerare la Natura «come un dono gratuito» da «mettere a servizio dei fratelli», anche a quelli che «verranno». Insiste sullo scandalo «della fame nel mondo». «È un dovere cogente - afferma - che si utilizzino le risorse della terra in modo che tutti siano liberi dalla fame».

Il Papa chiama in causa anche la responsabilità della comunità politica. «Deve agire in modo trasparente e responsabile - afferma - per generare la “pace sociale”». «I cittadini - continua - devono sentirsi rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà». La realtà, osserva con amarezza, appare diversa e «spesso tra cittadino e istituzioni, si incuneano interessi di parte che deformano una tale relazione, propiziando la creazione di un clima perenne di conflitto»


La fraternità di Francesco non è buonismo

di Maria Galluzzo (Europa, 13 dicembre 2013)

Farà sobbalzare più di un grande della Terra e gli ideologi del turbocapitalismo il primo messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace. E forse sarà altrettanto urticante come lo fu quarantasette anni fa la storica Populorum progressio di Paolo VI, che all’epoca alcuni commentatori etichettarono come «enciclica comunista» o irrisero come « Populorum progressio, Ecclesiae regressio ». Uno dei documenti manifestamente più “politici” della Chiesa, istituiti proprio da papa Montini nel 1967 per consegnare alle nazioni e ai popoli all’inizio di ogni nuovo anno una riflessione sui temi della pace, con papa Francesco rigenera un incredibile senso di continuità del magistero ma anche di come sono andate le cose nel mondo. Due papi, con storia, linguaggio e temperamento così diversi, a distanza di quasi cinquant’anni, ci richiamano sullo stesso tema: perché essere fratelli?

Perché è necessario riscoprire la fraternità? Paolo VI proprio all’inizio della Populorum Progressio parla dei suoi due viaggi in America Latina (1960) e in Africa (1962), intrapresi prima di diventare papa, e spiega che l’aver toccato con mano i «laceranti problemi che attanagliano continenti pieni di vita e di speranza» gli ha fatto rafforzare l’idea che «i popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza» e che lo «sviluppo» era il «nuovo nome della pace». Allora, appunto, il mondo era diviso in due blocchi, c’erano i muri, anche tra Nord e Sud, e chi stava sopra aveva molte certezze. La ricetta di Paolo VI rimase inascoltata. E si è visto dove siamo arrivati. Oggi un pontefice che viene da un paese dove c’è povertà e fame ha di fronte un mondo senza frontiere e con un Nord che per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale ha paura dell’indigenza: la consapevolezza della «condivisione di un comune destino» è «palpabile».

Nel suo messaggio “Fraternità, fondamento e via per la pace” papa Bergoglio ripercorre molti temi dell’enciclica di papa Montini, li attualizza, li carica della sua cifra e della sua forza comunicativa. In una decina di pagine condensa tutto il suo magistero. Partendo dalla vicenda biblica di Caino e Abele, dal pensiero dei suoi predecessori e dalla «sorgente» di ogni fraternità che è la famiglia, si concentra su poveri, pace e creato letti nella chiave della fraternità.

E fraternità non è superficiale buonismo, ma un ragionare su come stanno le cose e su quale direzione scegliere. Due capitoli del messaggio sono infatti dedicati all’economia con l’indicazione di rimedi contro la povertà, dalla lotta alla corruzione alle politiche sociali, dagli stili di vita ai modelli economici. Un altro capitolo suggerisce come spegnere con l’arma della fraternità le guerre di ogni tipo. Potenti le parole di papa Francesco quando si sofferma su corruzione e crimine organizzato come forze che avversano la fraternità. Al riguardo parla di mafie, traffico di esseri umani, flussi illeciti di denaro legato alla speculazione finanziaria, droga, prostituzione, inquinamento ambientale. Ma parla anche di diritti, come nel caso delle «condizioni inumane» di tante carceri.

Tutto si gioca sull’equilibrio fra libertà e giustizia: «La fraternità - scrive papa Bergoglio - genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune». E una comunità politica responsabile e trasparente deve favorire questo metodo, anche in campo economico, evitando però, sottolinea il papa, che il «necessario realismo» si riduca a un «tecnicismo privo di idealità».

Il passaggio di testimone tra due pontefici così lontani e così vicini si traduce in una sorta di ultimo avviso ai naviganti: reagite alla «globalizzazione dell’indifferenza», alla «cultura dello scarto», all’egoismo, all’odio. Ma attenti, la fraternità non è «automatica» e dunque sforzatevi «ad accettare le legittime differenze che caratterizzano i fratelli e le sorelle», è l’unica via della pace e del superamento della grande crisi.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: