«Benito mi ha lasciata col bambino»
Ida Dalser chiese aiuto a Luigi Albertini per il figlio avuto da Mussolini
di Dino Messina (Corriere della Sera, 16.12.2010)
«Giovane Dottoressa. Vedova, con piccino, cerca posto presso distintissima, buona ricca persona. Non esige stipendio purché volessero accettarla col pargoletto. Offre serietà, documenti, ottime cure a persona sofferente» . Il 16 gennaio 1916 un allibito Luigi Albertini riceve questa richiesta di inserzione assieme a una lettera firmata da Ida Dalser, in realtà non una dottoressa ma una massaggiatrice, che spiega al direttore del «Corriere della Sera» l’origine dei suoi guai: la relazione con Benito Mussolini che dopo averla «lasciata in mezzo alla strada prima di dare alla luce il suo piccino, oggi è partito nuovamente per il fronte» , lasciandola sola, «vestita d’estate col conto da pagare dell’Albergo, il piccino mezzo nudo» .
Comincia così una corrispondenza a senso unico che durerà sino al 1925. Albertini non risponderà mai alla donna anche se le farà scrivere dal fratello Alberto o dal segretario di redazione Andrea Marchiori cui darà l’incarico di aiutarla con piccole somme di danaro.
Quelle lettere, custodite in parte presso l’Archivio storico del «Corriere della Sera» , in parte presso il Fondo Albertini dell’Archivio di Stato a Roma, sono state ora raccolte a cura di Lorenzo Benadusi nel volume edito dalla Fondazione Corriere della Sera con il titolo Mussolini ha deciso di internarmi col piccino (pagine 141, e 10). È un capitolo inedito del dramma che già milioni di italiani conoscono grazie al documentario di Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli trasmesso su Rai Tre il 14 gennaio 2005 (Il segreto di Mussolini) e al bel film di Marco Bellocchio, Vincere. Ida Dalser conobbe Mussolini nel 1909, ne divenne l’amante e forse lo sposò in chiesa, ma di questo non si sono trovate prove. Di certo ebbe da lui un figlio, Benito Albino, nato l’ 11 novembre 1915, che Mussolini riconobbe solo per poter esercitare la patria potestà e inviarlo in un brefotrofio.
Mussolini il 16 dicembre del ’ 15 si sposò civilmente con Rachele Guidi da cui aveva avuto nel 1910 Edda. Ida chiese per tutta la vita di vedere riconosciuti i suoi diritti. Una lotta impari che si concluse con l’internamento di madre e figlio in due manicomi diversi e con la morte nel 1937 della donna e nel 1942 del ventisettenne Albino. Cosa aggiunge di nuovo questa testimonianza a quello che si sa già e che è stato scritto in molti libri, a cominciare dai saggi di Alfredo Pieroni, Il figlio segreto del duce (Garzanti), e di Sergio Luzzatto, «La demente Dalser» inserito nel volume Sangue d’Italia (manifestolibri)? Come spiega Benadusi nell’introduzione, queste lettere oltre a restituirci la voce di una donna coraggiosa e moderna, pur se fragile e con tratti maniacali, ci aiutano a leggere la biografia di Mussolini e la nascita del suo mito, la dialettica fra sesso e potere, i costumi di inizio Novecento e i rapporti che uomini come Albertini e lo stesso Francesco Saverio Nitti tenevano con l’astro nascente della nuova politica. I testi della Dalser ci dicono innanzitutto che il mito dell’uomo Mussolini, la fronte ampia, il collo taurino, il fisico forte, le labbra sensuali, nasce ben prima della conquista del potere. Benito M. è il prototipo della nuova bellezza, nervosa e spregiudicata, e la povera Ida ne sarà una delle prime vittime.
Il fatto poi che Albertini non abbia risposto mai all’ex amante di Mussolini ci dice non soltanto che forse non credeva alla sua promessa di documenti scottanti sui finanziamenti francesi al «Popolo d’Italia» e di altre prove contro l’ex socialista interventista, ma anche che il direttore del «Corriere» , uno dei maggiori promotori dell’intervento nella prima guerra mondiale, non voleva inimicarsi l’uomo espulso dal Partito socialista proprio per il suo interventismo. Così più avanti il presidente del Consiglio Nitti avrebbe chiuso un occhio sui peccati privati del politico rampante per guadagnare un atteggiamento meno aggressivo in parlamento. Una volta al potere il capo del fascismo riesce letteralmente a seppellire le prove del suo scomodo passato privato. Ida sente la morsa e il 14 agosto 1925 nell’ultima lettera ad Albertini scrive: «Mani unghiate mi opprimono mi soffocano (...). Le mie lettere sono intercettate mandatemi vostre nuove a mezzo persone fidate» . Sembra un delirio, era la realtà.