Corriere della Sera 7.7.08
Girotondi, duello sulla piazza «Filmate i provocatori»
Con Di Pietro anche il figlio di Bachelet. La Bindi: fa bene
In piazza Navona Flores d’Arcais e Sabina Guzzanti. La manifestazione sarà chiusa da Furio Colombo
di Alessandro Trocino
ROMA - Domani sul palco di piazza Navona saranno in sedici, salvo sorprese. Da Antonio Di Pietro a Paolo Flores d’Arcais, da Ascanio Celestini a Sabina Guzzanti. Tutti insieme appassionatamente contro le «leggi- canaglia» di Silvio Berlusconi e in difesa «della democrazia in pericolo». Una squadra variegata di attori, politici e intellettuali che saranno in scena dalle 18. Anche se gli occhi di molti, e in particolare dello stato maggiore del Pd, saranno puntati più probabilmente sul megaschermo. Qui spunterà, in collegamento video, Beppe Grillo, il comico diventato blogger e fustigatore di costumi. Sullo stesso video potrebbe comparire un’altra barba celebre, quella di Umberto Eco, impossibilitato a partecipare di persona, per il quale si sta verificando la possibilità tecnica di un collegamento. Walter Veltroni, si sa, non ha dato l’adesione personale e del partito alla manifestazione. E, anzi, sponsorizza una linea di opposizione parlamentare dura ma che non scada in posizioni «estremiste», magari censorie verso il capo dello Stato. Come a qualcuno nel Pd pare possa diventare l’evento. Tanto che Giorgio Merlo lo ha definito un «caravanserraglio forcaiolo, moralista e populista».
Ma c’è chi non condivide, come il prodiano Franco Monaco, che invita «a non esasperare le divisioni». E chi aderisce, come Giovanni Bachelet, figlio del vicepresidente del Csm ucciso dalle Br, nonché membro della direzione nazionale del Pd. Il suo è un «sì meditato», che spera in uno stile «sobrio, civile e unitario». Il professore invita il Pd a guardare con simpatia alla manifestazione: «Non ci saranno estremisti, solo gente affezionata all’idea che la giustizia debba essere uguale per tutti». Rosy Bindi, nelle cui liste si è candidato Bachelet alle primarie, non sarà in piazza, dopo le critiche a Veltroni e al capo dello Stato. Ma apprezza la scelta: «È un girotondino vero, è giusto e sono contenta che aderisca. Noi siamo un gruppo plurale. E poi la piazza va ascoltata».
Bachelet vorrebbe «una manifestazione senza bandiere» e «un palco senza politici professionisti ». Non sarà accontentato: il Prc promette di partecipare con i propri simboli. E sul palco sfileranno Antonio Di Pietro e altri parlamentari. Non avranno diritto di parola, invece, i leader di Prc e Pdci, che lo avrebbero molto desiderato. «Non vogliamo che diventi una passerella politica. Ma sono sicuro che capiranno», assicura Pancho Pardi.
A chiudere l’evento Furio Colombo, giornalista e deputato Pd: «Il mio intervento sarà tutto concentrato contro la vergognosa idea delle impronte digitali. In piazza mi hanno assicurato la loro presenza molti rom con i bambini». Colombo non teme il «grillismo»: «Certamente la nostra non sarà una manifestazione antipolitica. Non siamo né indifferenti né sprezzanti». Quanto al Pd, «ce ne sarà più di quello che si immagina. Io poi sono tra i fondatori: non è chiaro come questa possa essere interpretata come una manifestazione contro il mio partito».
Che un po’ di tensione ci sia, lo dimostra la «precauzione» chiesta da Pardi: «Siccome si sentono voci di disordini e di provocazioni, lanciamo un invito a tutti: portate i telefonini e filmate. Sarà una forma spontanea di controllo». Un «piccolo fratello democratico». Che nulla potrà, però, contro la mina vagante Grillo. Qualcuno teme possa scagliare un j’accuse anche al Pd. Quasi una replica del Nanni Moretti di piazza Navona 2002: «Con questi dirigenti non vinceremo mai».
Il procuratore di Torino «Non sono questioni che riguardano la magistratura, ma tutti i cittadini»
Caselli: problemi gravi, il corteo è legittimo di Mario Porqueddu
Se la giustizia funziona sempre peggio, il risultato è che la sicurezza e i diritti non sono tutelati Che la politica parli così tanto di sicurezza, per poi non realizzare le condizioni necessarie a garantirla, direi che è per lo meno contraddittorio
MILANO - Nel merito dei singoli provvedimenti non vuole entrare. Sull’immunità per le più alte cariche dello Stato preferisce non dire nulla: «Sono temi sui quali si è già espressa l’Associazione nazionale magistrati. Che, per altro, è in stato di agitazione». In compenso, circa l’opportunità di organizzare una manifestazione sulla giustizia non ha dubbi: «A me sembra più che legittimo».
Asciutto, lapidario, il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli, uno dei magistrati che hanno impersonato la lotta alla mafia in Italia, parla alla vigilia della protesta dei girotondini contro i provvedimenti del governo in tema di giustizia, etichettati (non da lui, ma da chi animerà il corteo) come «leggi canaglia». L’appuntamento ha diviso il centrosinistra: Di Pietro e l’Italia dei valori saranno in piazza, il Partito democratico no. Sia Veltroni che D’Alema hanno dichiarato di non condividere l’iniziativa.
Caselli la pensa diversamente. «In questo momento - dice - i problemi della giustizia sono tanti e molto gravi». Non solo: «Le soluzioni prospettate, dal cosiddetto "blocca-processi", a certi profili in tema di intercettazioni, fino ai tagli pesantissimi al bilancio della giustizia che si ritrovano nella Finanziaria, invece di risolvere la crisi sono destinate ad aggravarla ». Conclusione: «Di fronte a tutto questo, a me sembra legittimo prendere posizione. A patto che lo si faccia sempre in modo civile e dialettico».
Secondo il procuratore torinese, il fatto che su questi problemi, «che sono gravissimi», l’opinione pubblica faccia sentire la sua voce non è solo legittimo. In qualche modo è naturale che i cittadini si preoccupino di quello che succede alla giustizia. «Perché non si tratta di guai "della magistratura" - spiega Caselli -, ma di problemi del Paese: di tutti gli italiani. Se la giustizia funziona sempre peggio, il risultato è che la sicurezza e i diritti delle persone non sono tutelati a dovere ». Quindi chiude, con parole che illustrano quello che a chi lavora nei palazzi di giustizia appare come un corto circuito: «Che la politica parli così tanto di sicurezza, per poi non realizzare le condizioni necessarie a garantirla, direi che è per lo meno contradditorio».