Pubblico e operai, la Cgil in piazza
Sciopero generale dei metalmeccanici e dei lavoratori del pubblico impiego della Cgil. In una inedita alleanza Fiom e Fp incroceranno le braccia per otto ore contro la politica economica del governo per fronteggiare la recessione in atto. Un no che si allarga anche ad altri temi sulll’onda dello scontro politico di queste settimane, dalla riforma sullo sciopero abbozzata dall’esecutivo alla riforma del modello contrattuale chiusa senza la firma della Cgil, dalla politica sull’immigrazione alla difesa della Costituzione.
E domani, in piazza, sotto l’esplicito logo «unità anticrisi», sfileranno insieme, tute blu e ministeriali, in una manifestazione a Roma che per gli organizzatori si annuncia «partecipata»: la dignità del lavoro è un bene pubblico, basta precarietà, più salari, più diritti, legalità, recita lo slogan principale.
Tre i cortei che confluiranno nella storica piazza di S.Giovanni ad ascoltare il triplice comizio finale dei leader sindacali, Gianni Rinaldini, Carlo Podda e, a chiudere, il segretario generale della confederazione di Corso Italia, Guglielmo Epifani: il primo che partirà dalla stazione Tiburtina, il secondo da piazza della Repubblica, il terzo che si muoverà da piazzale dei Partigiani. La macchina organizzatrice è in moto: 16 treni e oltre mille i pullman attesi nella capitale.
E ad appoggiare la mobilitazione, che è solo la prima di una lunga lista di manifestazioni che culmineranno il 4 aprile prossimo in un grande raduno della Cgil, anche una nutrita pattuglia di politici, oltre 100, riuniti sotto un appello della sinistra del Pd, rappresentanti dell’Idv , di Rifondazione comunista ed un manipolo di nomi della cultura e dello spettacolo, da Andrea Camilleri ad Ettore Scola, da Massimo Ghini ad Irene Bignardi.
Per il sindacato, sciopero e manifestazione sono l’unico modo per cercare di cambiare la politica del governo: «sappiamo bene che ’ è un momento difficile ma per i lavoratori lo sciopero e la manifestazione sono i soli strumenti a disposizione per chiedere di riaprire la questione del lavoro e delle condizioni di vita della gente in carne e ossa», spiegava il leader della Fiom, Gianni Rinaldini nei giorni scorsi.
Non solo. È anche «una risposta al tentativo di dividere i lavoratori pubblici da quelli privati dopo l’accordo separato sul pubblico impiego, con l’espulsione dei precari ed il taglio dei salari, e di fronte alla crisi più devastante del comparto metalmeccanico per il quale risposte del governo ed il traccheggiamento sugli ammortizzatori sociali sono assolutamente inadeguati», per usare le parole di Epifani.
«Il Pd non deve dimenticare le sue radici. Bisogna essere vicini ai lavoratori. Domani io ci sarò, ci sarà molto Pd» ha detto Pierluigi Bersani, a margine della manifestazione del Pd a difesa della Costituzione, a proposito della mobilitazione di domani della Cgil.
* l’Unità, 12 febbraio 2009