29/01/2008
Contratto scuola: arretrati e aumenti in busta paga a febbraio
Con la busta paga di febbraio, i lavoratori della scuola riceveranno tutti i benefici previsti dal CCNL 2006/2007, compreso il ricalcolo dei compensi già liquidati nel passato biennio, come ad esempio le ore eccedenti.
La liquidazione dei benefici riguarda anche il personale con contratto a tempo indeterminato e determinato (già pagato dal Tesoro) cessato dal servizio nel biennio 2006/2007 per qualsiasi motivo: dimissioni, pensionamenti, dispensa, scadenza del contratto, ecc.
Lo ha comunicato il Ministero dell’Economia alle Ex DPT con un messaggio interno ai propri uffici e mediante la comunicazione alle Organizzazioni sindacali. Questo messaggio, preciso e completo, si era reso quanto mai opportuno dopo la precedente nota del 15 gennaio che nulla diceva a proposito degli arretrati e che era stata prontamente contestata dai sindacati confederali della scuola.
FLC Cgil, Cisl scuola e Uil scuola hanno seguito con determinazione tutta la fase cosiddetta tecnica relativa agli aggiornamenti degli stipendi per accertarsi dell’inserimento completo in busta paga di tutti gli aumenti contrattati.
Questa decisione risponde - pur con un mese di ritardo rispetto agli impegni assunti in precedenza - alle rivendicazioni unitarie e dà finalmente certezze ai lavoratori della scuola.
Roma, 29 gennaio 2008
Contratto scuola. Referendum Cgil
Il 95% dice «no»
18 marzo sciopero (l’Unità, 24.02.2009)
La Cgil non ha sottoscritto il rinnovo del contratto della scuola. Aveva chiesto a Cisl, Uil, Snals e Gilda prima di indire un referendum tra i lavoratori. E poi, semmai, firmare. Ma nessuno delle altre organizzazioni sindacali ha voluto seguire il «consiglio» di Guglielmo Epifani, leader della Confederazione dei lavoratori.
E così ecco i risultati: il 94,65% dei votanti ha «bocciato» il contratto. Quasi 400mila i partecipanti al referendum (376.926), il 40% della categoria. E 250mila persone non erano iscritti alla Cgil. L’84% si è espresso per il «no» anche attraverso un parallelo sondaggio condotto on line. Numeri importanti. «I lavoratori della scuola - ha detto Epifani - vogliono poter decidere su quello che li riguarda».
E Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, ha aggiunto: «Non abbiamo sottoscritto l’intesa perché insufficiente a recuperare il potere di acquisto dei salari. Il contratto non propone alcuna soluzione al problema del precariato e non risponde alle attese del mondo della scuola sul versante professionale».
Immediata la replica di Raffaele Bonanni, Cisl: «Il segretario della Cgil non è nè un arbitro nè un notaio. Dico a Epifani che i problemi sono altri e farebbe bene a porseli». In occasione della conferenza stampa sull’esito del referendum, la Cgil ha anche ufficializzato la decisione di andare ad uno sciopero nazionale per il 18 marzo. A fermarsi insieme alla scuola saranno anche l’università, la ricerca e l’Alta formazione artistica e musicale (Afam). Nel giorno della mobilitazione si terranno anche 18 manifestazioni territoriali in tutta Italia.
E sempre sul fronte scuola si profila una sonora bocciatura per il maestro unico. Le iscrizioni alle prime classi si chiudono questo sabato. Da una prima ricognizione, pare che le famiglie abbiano scelto il tempo pieno invece che l’unico docente voluto dalla Gelmini. Le famiglie però conosceranno l’esito dell’assegnazione in classe solo dopo la dotazione organica. Le scuole stanno facendo salti mortali per accontentare tutti. Ma i tagli restano pesanti.
Conoscenzanews - Edizione scuola, n. 4 del 13 febbraio 2009 *
Tagli alle scuole e giochi di prestigio
Alla fine hanno dovuto ammetterlo. Ragazzi non c’è un centesimo, arrangiatevi. Questo in estrema sintesi il risultato dell’incontro con i massimi dirigenti del Miur durante il sit-in del 12 febbraio organizzato dalla FLC davanti al Ministero.
Ma già durante l’incontro del giorno prima con il Ministro Gelmini la situazione era chiara, anche se, come sempre, non sono mancati tentativi di depistaggio. La sostanza è stata che i regolamenti della Legge 133/08 non sono modificabili, tantomeno le misure economiche restrittive previste dalla stessa legge. L’unica soluzione che il Ministro è in grado di avanzare riguarda lo spostamento di risorse da un capitolo all’altro. Una sorta di cannibalismo interno alle stesse scuole. E così dal cappello è venuto fuori che per contenere qualche taglio di organico si possono utilizzare i fondi destinati all’autonomia, togliendoli cioè alla didattica e all’offerta formativa delle singole scuole. Siamo ai giochi di prestigio. A tutto ciò si aggiunge il susseguirsi di pronunciamenti negativi sui regolamenti a partire dalle Regioni fino al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI).
L’unica disponibilità di Gelmini è attivare un tavolo interministeriale per discutere con i sindacati della questione del precariato, cioè sulle stabilizzazioni e sugli ammortizzatori sociali. Ci auguriamo non si tratti dei soliti annunci ai quali questo governo ci ha abituati.
Contratto scuola e referendum
Sta ormai volgendo al termine la consultazione referendaria che la FLC Cgil ha avviato sul contratto “octroyèe” di Brunetta & co., che la FLC, contrariamente a CISL,UIL, SNALS e Gilda, non ha firmato. In neppure un mese di assemblee e votazioni la FLC è riuscita a contattare la maggioranza della categoria, con una partecipazione inaspettata, soprattutto da parte dei lavoratori iscritti ai sindacati firmatari, i quali facevano conto su una acquiescente rassegnazione dei lavoratori, accusando la FLC di... volere la trasparenza, quasi ciò fosse un delitto.
La partecipazione dei lavoratori e il senso dello stato democratico di molti dirigenti e strutture scolastiche che hanno consentito l’esercizio del voto, nonostante non siano mancati anche tentativi di limitarlo, hanno invece dimostrato che esiste un profondo bisogno di democrazia sindacale e di partecipazione. Non solo: questa iniziativa, che nelle migliaia di discussioni assembleari ha unito alle questioni contrattuali anche gli elementi della più ampia battaglia sulla scuola, è stata l’unica campagna nazionale, ma al tempo stesso articolata scuola per scuola, dalle scuole dell’infanzia fino alle secondarie superiori, in campo in un momento difficile del movimento contro le misure Gelmini, che oggi rischiava di trovarsi isolato in ogni scuola di fronte alla scadenza delle iscrizioni, altro argomento su cui la FLC non ha lesinato il suo impegno e la sua determinazione.
Nello stesso tempo ha dimostrato che anche nei momenti bui in cui tra tagli voluti e crisi economica l’attenzione si sposta su temi più complessi, nella cui complessità molti cercano pure di nascondere la propria responsabilità, i lavoratori della scuola non rinunciano a misurare e a soppesare la propria condizione economica, che inevitabilmente risulta peggiorata rispetto ai contratti precedenti.
Accordo Quadro governo-sindacati di riforma degli assetti contrattuali: le ragioni del NO della CGIL
Il sondaggio on-line della FLC Cgil sul contratto 2008/2009 per la scuola.
Fare click qui: VOTA IL TUO CONTRATTO
* Conoscenzanews - Edizione scuola, n. 4 del 13 febbraio 2009
Pubblico e operai, la Cgil in piazza. Epifani: «Non ci divideranno»
di M.P. *
Quando la piazza è ancora lungi dal riempirsi, Giorgio Gaber introduce uno dei temi del giorno. Lo fa da casse montate su un palco in Piazza San Giovanni, luogo storico di un sessantennio di democrazia e manifestazioni. "Libertà non è uno spazio libero/ libertà è partecipazione". Lo sanno bene i setetcentomila accorsi a Roma da ogni parte d’Italia. Vicenza, Pomigliano, Torino. I ragazzi avvolti nella Kefiah, i metalmeccanici della Fiom cgil, i lavoratori dell’Alfa Romeo, i precari che con la loro coperta stretta abbracciano il presente senza risposte. In una bella giornata, sotto un sole rigido, hanno invaso Roma in massa. Un oceano di persone (il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda, parla di 700.000, la questura si tiene più bassa) unite da una richiesta di futuro.
Un avvenire che suoni meno incerto da affrontare. "Si è cercato di dividere tra Cipputi e travet ma i lavoratori non si fanno dividere e questa è la risposta". Così Il leader della Cgil Epifani sintetizza il senso dello sciopero generale di Fiom e Funzione pubblica. I lavoratori dell’Alfa Romeo di Pomigliano, alla testa del corteo, sono tra i più arrabbiati. C’è un diverbio senza conseguenze con qualche dirigente della Polizia (presenza comunque discreta) e la rabbia per una congiuntura che rischia di spazzare via i sacrifici di una vita. Tra i cinquemila della fabbrica e i ventimila dell’indotto, rischia di verificarsi una mattanza silenziosa. Nel dramma non sono soli. Tra le bandiere di Rifondazione e quelle del sindacato, nel corteo si scorge qualche volto del Pd. " A titolo personale", dicono. Rosy Bindi, Cesare Damiano, Piero fassino: "Il Pd è qui per lavorare affinchè il sindacato ritrovi lla propria unione. Non è incoerente essere qui e al tempo stesso lavorare perché si ritrovi una piena unità di intenti tra Cgil, Cisl e Uil. L’unità sindacale è un bene prezioso". In effetti, i convitati di pietra, le altre sigle assenti in piazza, rappresentano una ferita le cui piaghe si trascinano tra i volti stanchi in marcia non silenziosa. I commenti verso Raffaele Bonanni sono irriferibili.
Lui, il segretario generale della Cisl, non si scompone. Da Piacenza, a margine di un’iniziativa Cisl tuona: è categorico: la rottura del fronte sindacale l’ha voluta solo la Cgil. "Non si deve parlare genericamente di frattura del sindacato. E’ la Cgil che sta costruendo fratture rispetto agli altri: ha abbandonato il convoglio unitario per ragioni politiche pochi mesi dopo che avevamo raggiunto, tutti assieme, un accordo storico. La Cgil punta a una ristrutturazione della sinistra più che a una ristrutturazione del sindacato". Guidizi che provocano la reazione di Epifani: " "Bonanni ogni giorno dice cose non vere invece di riconoscere la nostra iniziativa per quella che è: una spinta al governo per fargli affrontare la crisi. Gli chiedo di misurarsi su questo più che buttarla in politica. Lo sciopero è un sacrificio, una perdita di salario, ci vuole un po’ di rispetto per le scelte altrui". Essere in piazza, in due settimane non coperte dalla cassa integrazione, ha un costo.
Non è "la gita" più volte evocata da Berlusconi ma un taglio nella carne.E se il ministro del Welfare sacconi non perde tempo a bollare la manifestazione come "un errore" che costringe il più importante sindacato italiano in una posizione di "isolamento", qualcun altro, Fausto Bertinotti, preferisce prendersela con il Pd. "Una cosa è evidente: qui Il sindacato c’è, il Pd no". Solletica un nervo scoperto. C’è qualche cartello irridente, "Avete visto Veltroni?" e più in generale, un rosario di rivendicazioni. La richiesta di maggiore vicinanza del principale partito dell’opposizione è nelle voci del corteo. Veltroni in effetti non c’è. E’ in Sardegna per la chiusura della campagna elettorale. Per Claudio Fava di Sd, non fa differenza. "Allo sciopero non si dà solidarietà. O si partecipa o si sta a casa. Prendo atto che il segretario del Pd ancora una volta ha scelto di stare a casa".
E a difendere Veltroni deve pensare il collega di partito Bersani, l’assenza spiega è : "Per tutelare l’unità di tutti i lavoratori". Veltroni si fa comunque sentire. "E’ una manifestazione che nasce da problemi reali da affrontare. Bisogna creare le condizioni per ascoltare i lavoratori e lavorare per unire il mondo del lavoro".una crisi così accentuata richiede una mobilitazione di tutte le forze sociali, bisogna recuperare questa frattura perché il governo vuole dividere scientificamente i sindacati".La lettera di Veltroni "esprime una sostanziale vicinanza alle ragioni dello sciopero". A dirlo è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nel giorno dello sciopero dei metalmeccanici e degli statali del sindacato. "E’ un passo avanti - ha aggiunto - rispetto alla mobilitazione del 12 dicembre".
E se Berlusconi fa trapelare una generica inquietudine per una crisi "preoccupante perchè senza confini definiti", i suoi sodali attaccano a testa bassa. Inizia Italo Bocchino: Bocchino, critico verso la "confusione" del Pd e la "partigianeria" della Cgil, continua, alzando le ottavev dello scontro, Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: "L’accordo raggiunto tra governo e regioni sugli ammortizzatori sociali è di notevole rilevanza. E’ un evidente successo del governo mentre la sinistra massimalista, con lo sciopero indetto oggi dalla Cgil, cerca irresponsabilmente lo scontro sociale".
Gli risponde Massimo D’Alema: "Credo che sia importante essere vicini ai lavoratori a disagio per l’assenza di una politica efficace e in grado di affrontare questa grave crisi. E’ urgente - ha aggiunto garantire chi perde il posto di lavoro e quindi occorre una riforma degli ammortizzatori sociali che sia in grado di proteggere anche i lavoratori precari e a tempo determinato".In piazza, sotto il palco, tremano soprattutto loro.
* l’Unità, 13 febbraio 2009
Roma, Cgil in piazza contro la crisi
"Subito interventi di emergenza"
Si muovono i cortei di tute blu e lavoratori pubblici verso piazza San Giovanni per lo sciopero generale organizzato da Fiom e FP. L’allarme di Rinaldini: "Dilagano cassa integrazione e chiusura delle fabbriche, aumenta la disperazione". Alla mobilitazione anche gli studenti universitari. Bettini: "Il Pd è con i lavoratori"
10:21 Cremaschi: "Partecipazione è alta" E’ presto per dare cifre, ma Giorgio Cremaschi, Fiom, dice: "La partecipazione è alta, anche più di quel che ci aspettavamo". A Roma questa mattina sono attesi manifestanti da tutta Italia: mille pullman e 15 treni, alcuni dei quali però hanno subito dei ritardi. "Serve un intervento del governo e un atteggiamento di Confindustria per estendere gli ammortizzatori sociali a tutti", prosegue giudicando "positivo ma non sufficiente" l’accordo di questa notte tra governo e regioni.
10:08 Rinaldini: "Emergenza sociale, governo intervenga" Sono necessari "interventi di emergenza sociale perché dilagano la cassa integrazione, la chiusura delle fabbriche e aumentano la disperazione e l’esasperazione". A chiederlo con forza è il leader dei metalmeccanici della Cgil (Fiom), Gianni Rinaldini, che si trova nel corteo partito da piazza della Repubblica. "Serve un intervento del governo e un atteggiamento di Confindustria per estendere gli ammortizzatori sociali a tutti", prosegue Rinaldini, giudicando "positivo ma non sufficiente" l’accordo di questa notte tra governo e regioni. "Non è sufficiente perchè utilizza il Fondo sociale europeo, non ci sono cioè risorse in più per coprire un intervento esteso. Sono sempre i soliti soldi. E’ una partita di giro", afferma.
10:00 Bettini: "Il Pd è accanto ai lavoratori" Goffredo Bettini è tra i manifestanti che si stanno muovendo da piazza della Repubblica. "E’ giusto partecipare alla protesta, questa crisi colpisce soprattutto i redditi da lavoro. Al governo chiediamo una politica anticrisi, che permetta una vita dignitosa". Ai giornalisti che gli chiedono come mai Enrico Letta non partecipi, Bettini risponde: "La posizione di Letta non è quella del Pd. Io sono il coordinatore del Pd e sono qui. Ci sono anche Bersani e D’Alema, il Pd è accanto ai lavoratori".
09:57 Alla manifestazione anche forze politiche e studenti universitari Allo stop indetto dalla Cgil hanno assicurato il loro sostegno molte forze politiche, da diversi esponenti del Pd alla sinistra radicale ai Verdi all’Italia dei Valori. Oggi sono in strada anche i dipendenti della scuola, per la protesta indetta da Unicobas. Ci sono anche gli studenti universitari. "Sarà una grande mobilitazione di lavoratori e studenti quella che stamattina sfilerà tra le strade di Roma", ha annunciato l’Unione degli Universitari. "Non sulla nostra pelle", è lo slogan che gli studenti hanno portato in piazza.
09:50 Tre cortei verso piazza San Giovanni Oltre al corteo che parte da piazza della Repubblica, ci sono quelli che si muovono dal piazzale della stazione Tiburtina e da piazzale dei Partigiani. Tutti confluiranno in piazza San Giovanni. La manifestazione vuole attirare l’attenzione sui costi della crisi che stanno ricadendo sui lavoratori dipendenti, metalmeccanici ma anche dipendenti pubblici. La protesta non è solo a sostegno di misure anticrisi, ma anche contro l’intesa sulla riforma dei contratti non siglata da Corso Italia e in difesa della costituzione.
09:41 Parte il corteo da piazza della Repubblica Sta partendo da piazza della Repubblica, a Roma, uno dei tre cortei che confluiranno a piazza San Giovanni per la manifestazione organizzata dalla Fiom e dalla Funzione pubblica della Cgil. In testa al corteo i leader di Fiom e Fp Cgil, Gianni Rinaldini e Carlo Podda. La maggioranza dei manifestanti che si muovono da qui viene dalle province del Lazio, ma ci sono anche le rappresentanze di Calabria e Campania. "La dignità del lavoro è un bene pubblico. Più diritti, più salario, legalità", recita lo striscione in testa al corteo. Qua e là altri cartelli, firmati dalla Sinistra critica, dalla Sinistra democratica e anche da Emergency. Un po’ ovunque sciarpe, cappelli e striscioni rossi. Il corteo si muove al suono di "Bella ciao".
* la Repubblica, 13.02.2009 - per aggiornamenti, cliccare sul rosso.
Pubblico e operai, la Cgil in piazza
Sciopero generale dei metalmeccanici e dei lavoratori del pubblico impiego della Cgil. In una inedita alleanza Fiom e Fp incroceranno le braccia per otto ore contro la politica economica del governo per fronteggiare la recessione in atto. Un no che si allarga anche ad altri temi sulll’onda dello scontro politico di queste settimane, dalla riforma sullo sciopero abbozzata dall’esecutivo alla riforma del modello contrattuale chiusa senza la firma della Cgil, dalla politica sull’immigrazione alla difesa della Costituzione.
E domani, in piazza, sotto l’esplicito logo «unità anticrisi», sfileranno insieme, tute blu e ministeriali, in una manifestazione a Roma che per gli organizzatori si annuncia «partecipata»: la dignità del lavoro è un bene pubblico, basta precarietà, più salari, più diritti, legalità, recita lo slogan principale.
Tre i cortei che confluiranno nella storica piazza di S.Giovanni ad ascoltare il triplice comizio finale dei leader sindacali, Gianni Rinaldini, Carlo Podda e, a chiudere, il segretario generale della confederazione di Corso Italia, Guglielmo Epifani: il primo che partirà dalla stazione Tiburtina, il secondo da piazza della Repubblica, il terzo che si muoverà da piazzale dei Partigiani. La macchina organizzatrice è in moto: 16 treni e oltre mille i pullman attesi nella capitale.
E ad appoggiare la mobilitazione, che è solo la prima di una lunga lista di manifestazioni che culmineranno il 4 aprile prossimo in un grande raduno della Cgil, anche una nutrita pattuglia di politici, oltre 100, riuniti sotto un appello della sinistra del Pd, rappresentanti dell’Idv , di Rifondazione comunista ed un manipolo di nomi della cultura e dello spettacolo, da Andrea Camilleri ad Ettore Scola, da Massimo Ghini ad Irene Bignardi.
Per il sindacato, sciopero e manifestazione sono l’unico modo per cercare di cambiare la politica del governo: «sappiamo bene che ’ è un momento difficile ma per i lavoratori lo sciopero e la manifestazione sono i soli strumenti a disposizione per chiedere di riaprire la questione del lavoro e delle condizioni di vita della gente in carne e ossa», spiegava il leader della Fiom, Gianni Rinaldini nei giorni scorsi.
Non solo. È anche «una risposta al tentativo di dividere i lavoratori pubblici da quelli privati dopo l’accordo separato sul pubblico impiego, con l’espulsione dei precari ed il taglio dei salari, e di fronte alla crisi più devastante del comparto metalmeccanico per il quale risposte del governo ed il traccheggiamento sugli ammortizzatori sociali sono assolutamente inadeguati», per usare le parole di Epifani.
«Il Pd non deve dimenticare le sue radici. Bisogna essere vicini ai lavoratori. Domani io ci sarò, ci sarà molto Pd» ha detto Pierluigi Bersani, a margine della manifestazione del Pd a difesa della Costituzione, a proposito della mobilitazione di domani della Cgil.
* l’Unità, 12 febbraio 2009
Ansa» 2009-01-23 13:51
STATALI, OK A CONTRATTI MINISTERI E SCUOLA
ROMA - Via libera definitivo al contratto dei ministeri e della scuola, per il biennio economico 2008-2009. La stipula, dopo l’ok del governo e della Corte dei Conti, e’ avvenuta stamattina all’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle P.A. I contratti, per entrambi i comparti, non sono stati sottoscritti dalla Cgil. Per quanto riguarda il contratto relativo al personale dei ministeri anche Rdb-Cub e Cse non hanno firmato.
SCUOLA: CONTRATTO: 70 EURO L’AUMENTO MEDIO IN BUSTA PAGA
Il contratto della scuola (biennio economico 2008-2009), stipulato definitivamente stamani all’Aran, consente di mettere subito nella busta paga del personale 70 euro medi a dipendente (corrispondenti all’inflazione programmata dal Governo per il 2008 e 2009, cioé pari al 3,2%). In una nota allegata Aran e sindacati convengono sulla "necessità di rivedere, nel prossimo rinnovo contrattuale, l’attuale struttura della retribuzione allo scopo di semplificarne il contenuto anche in relazione ai diversi ambiti di intervento della contrattazione nazionale finalizzata alla definizione delle componenti fisse della retribuzione e della contrattazione integrativa volta a definire il salario accessorio per la valorizzazione della qualità della prestazione lavorativa".
Con gli incrementi concordati, gli stipendi annui vanno dai 14.904 euro per un collaboratore scolastico neo assunto (diventano 19.423 con 35 anni di anzianità) ai 19.324 di un docente di scuola dell’infanzia o primaria (28.291 a fine carriera). Un insegnante di scuola media avrà una retribuzione che varia dai 20.973 ai 31.352 euro a seconda dell’anzianità mentre un professore di liceo troverà in busta paga dai 20.973 euro ai 32.912 euro in base agli anni di anzianità.
La Flc-Cgil, che non ha sottoscritto l’intesa, ha firmato una ’Dichiarazione a verbale’ nella quale spiega il perché del suo "no". L’accordo - dice - "non adegua gli stipendi all’inflazione reale, riduce il Fondo di istituto per le scuole, non rispetta nessuno degli impegni assunti con il contratto di lavoro precedente (personale precario, personale Ata transitato dagli enti locali ecc...) e lascia aperte tutte le sequenze contrattuali (personale estero, educazione degli adulti, compensi ore eccedenti l’insegnamento e aree a rischio)".
Il segretario confederale Agostino Megale a Domenica In:
"Noi non avremmo mai firmato un’intesa sulle regole senza Cisl e Uil"
Contratti, simulazione della Cgil
"In 4 anni si perderebbero 1.352€" *
ROMA - La Cgil non retrocede sul proprio no al nuovo accordo sui contratti, e ne denuncia le conseguenze devastanti per le tasche dei lavoratori. Simulando l’applicazione della riforma del modello contrattuale ai contratti nazionali degli ultimi quattro anni, tra il 2004 e il 2008, "i lavoratori avrebbero perso in media 1.352 euro, mentre per il sistema delle imprese ci sarebbe stato un guadagno di 15-16 miliardi". A calcolarlo è Agostino Megale, segretario confederale della Cgil.
"Il nostro no - ha spiegato Megale intervistato a Domenica in - parte dal presupposto che vogliamo difendere e tutelare i lavoratori". Megale ha poi confermato la richiesta di un referendum tra i lavoratori: "Se il voto sarà favorevole, noi ci adegueremo, sennò gli altri dovranno riflettere".
L’accordo-quadro per la riforma del modello contrattuale, valido sia per il settore privato che per quello pubblico, è stato firmato il 22 da Cisl e Uil. Tra le novità previste dal nuovo modello di contratto la durata triennale, tanto per la parte economica che normativa, e la scomparsa dell’inflazione programmata che verrà sostituita dall’Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L’elaborazione della previsione sarà affidata ad un soggetto terzo.
"Noi non avremmo mai sottoscritto un’intesa sulle regole senza Cisl e Uil: - ha detto ancora Megale - la crisi spinge ad agire insieme. E non sembri paradossale, perché in un contesto in cui tutti firmano e noi diciamo no sembra che vogliamo assumere una posizione negativa. Invece no, il Paese ha bisogno di mettere insieme le energie migliori".
Pertanto, ha proseguito, "noi non avremmo mai sottoscritto un’intesa sulle regole senza Cisl e Uil. Come può Confindustria non immaginare la necessità della ricerca paziente di un compromesso?: giovedì per 4 ore abbiamo lanciato proposte sull’inflazione e sul diritto di sciopero, ma abbiamo trovato chiuse porte e finestre".
Megale ha poi spiegato che la Cgil "valuterà nei prossimi giorni nei propri organismi le iniziative da assumere, perché non si può produrre un fatto del genere senza che abbia delle conseguenze", ferma restando la disponibilità a riaprire il dialogo su quei punti che hanno impedito la firma da parte del sindacato di Guglielmo Epifani
* la Repubblica, 25 gennaio 2009
Epifani conferma al direttivo la linea della confederazione e punta a una grande campagna per informare i lavoratori. «Non si entra mai nel merito delle questioni, noi non siamo conservatori».
Contratti, la Cgil chiede il referendum
Quattro ore di sciopero sul territorio
Direttivo La decisione di assemblee subito e poi la mobilitazione a livello locale Veltroni «Meno male che io ed Epifani non ci parliamo sui giornali, ci vedremo presto»
di Felicia Masocco (l’Unità, 30.01.2009)
Assemblee da subito con il voto dei lavoratori, quattro ore di sciopero da gestire localmente e, soprattutto, la difesa convinta della propria scelta. La Cgil è in conclave, ieri il direttivo ha discusso dell’accordo separato che riforma la struttura della contrattazione e di come attrezzarsi per affrontare la fase che si è aperta. La priorità è informare i lavoratori, a questo serviranno le assemblee che si concluderanno con un voto «su documenti articolati che spieghino le nostre proposte, cioè quelle della piattaforma unitaria», ha detto Guglielmo Epifani nella relazione.
L’ABIURA
La piattaforma cui si riferisce è quella che Cgil, Cisl e Uil presentarono in primavera dopo mesi e mesi di discussione, limature, mediazioni. Cisl e Uil l’hanno di fatto abiurata ed è diventata carta straccia. Non è dunque un referendum in senso stretto, un sì o un no al testo uscito da Palazzo Chigi, ma una consultazione che farà il paio con una campagna capillare anche tra i pensionati e, più in generale, tra i cittadini. Le assemblee partiranno a breve e saranno accompagnate dalle iniziative di mobilitazione già decise: lo sciopero dei metalmeccanici e dei lavoratori pubblici del 13 febbraio, la manifestazione dei pensionati a Roma il 5 marzo, lo sciopero della scuola a fine marzo e due iniziative in Puglia e in Sicilia sul Mezzogiorno. Il calendario è chiuso dalla manifestazione, già annunciata, del 4 aprile. Di nuovo c’è un pacchetto di 4 ore di sciopero a livello territoriale.
Epifani ha insistito sull’autonomia della Cgil e sul rifiuto di etichette che la vorrebbero «un’organizzazione conservatrice». Il passaggio è dedicato a quanti si sono adoperati a far passare una campagna di informazione di questo tipo, e sono stati citati anche i partiti di opposizione. «Non si discute mai del merito - torna ad accusare il segretario Cgil - non si dice se i contenuti siano giusti o sbagliati e se abbiamo torto o ragione nel dire, per esempio, che il nuovo modello strutturalmente non consentirà mai il recupero dell’inflazione nella contrattazione di primo livello e se questo sia un bene o un male per i lavoratori». Di autonomia ha parlato ieri anche il segretario Pd Walter Veltroni, smentendo le tensioni con l’amico Epifani. «Per fortuna - ha detto - io ed Epifani non ci parliamo attraverso i giornali e ci vedremo nei prossimi giorni», «non c’è nessuna ragione di tensione e di conflitto ma due punti di vista autonomi che si rispettano reciprocamente». Il sindacalista insiste però sul referendum. Bando alle «lacrime di coccodrillo» di chi a cose fatte lo rivorrebbe al tavolo, «davanti alle voci discordi su cifre, aumenti e quant’altro» Epifani reclama «una sede per dire ognuno la propria verità ai lavoratori».
Perché l’accordo firmato vale per tutti non solo per gli iscritti a Cisl e Uil. Così nel corso di un’intervista al Tg3. Al direttivo, invece, il riferimento è ai «soggetti firmatari che non dicono la verità sui contenuti», ma in ogni caso la Cgil non può venir meno al principio della consultazione democratica. Tanto più che in ballo ci sono le regole e che come hanno affermato Carlo Azeglio Ciampi e Pierre Carniti, sulle regole non si possono fare accordi separati. Concorda su questo Massimo D’Alema, senza la firma del sindacato più grosso «il rischio - dice - è di avere una riforma ineffettuale e non un nuovo sistema che genera effetti positivi». Cioè un «manifesto ideologico».
CHI ROMPE
Durissimo con Confindustria «che non capisce che l’accordo non può reggere se manca uno dei pilastri della rappresentanza», Epifani accusa il governo, il regista che «ha fatto precipitare la situazione con l’intento di arrivare alla rottura sindacale». «Un ministro (Brunetta, ndr) definisce la Cgil “nemica” e nessuno nel governo si indigna» e, assurdamente «siamo noi ad essere accusati di troppa ideologia».
«Scioperiamo, non si può scaricare la crisi sui lavoratori»
Referendum, Oggi e domani seggi aperti negli uffici pubblici per la consultazione sui contratti del comparto firmati da Cisl e Uil. Se tra i lavoratori, iscritti e non, passasse il sì anche la Cgil si adeguerà.
intervista a Carlo Podda di Felicia Masocco l’Unità 9.2.09
Le misure varate dal governo contro la crisi «sono quelle di questa estate». «Non siamo in presenza di una sottovalutazione del momento - sostiene il leader di Fp-Cgil Carlo Podda -. Il governo ha deciso di affrontarlo attraverso una riduzione della spesa sociale, dell’occupazione, scaricando il costo sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati». Inoltre «sta cogliendo questa occasione per dare un colpo definitivo al mondo del lavoro e alla sua rappresentanza. È una scelta, non un caso». Per questo venerdì Fp e Fiom Cgil scioperano e manifestano a Roma.
Non le sembra un paradosso uno sciopero con questa crisi?
«È una domanda che nasconde il tentativo di mostrare la crisi come una calamità naturale, indipendente dall’agire dei governi e delle forze economiche: quasi si aspetta che passi o che si risolva da sola. Non è possibile. Il governo francese, per avendo varato misure per 20 miliardi, si è preso il più grande sciopero generale unitario degli ultimi 20 anni. Vale anche per gli inglesi che hanno annunciato sciopero e manifestazione a Londra. In Germania hanno già scioperato in vari settori. Non mi pare marginale l’idea che bisogna lottare per ottenere un cambio di indirizzo nella politica economica. Semmai l’eccezione è l’Italia».
L’alleanza tra i lavoratori pubblici e quelli dell’industria è inedita, che cosa li unisce?
«Lo sciopero ha due parole d’ordine recuperate dalla piattaforma Cgil che ci sono sembrate le più unificanti non solo tra pubblico e privato, ma tra lavoro precario e non. La continuità del rapporto del lavoro, innanzitutto: chiediamo di non licenziare i precari e chiediamo ammortizzatori sociali per tutti, che l’indennità di cassa integrazione venga riportata all’80% della retribuzione sapendo che per molti anni questa voce del bilancio Inps è stata lautamente in attivo e ha finanziato altre spese dello Stato. E chiediamo una reale misura di sostegno al reddito, con interventi fiscali sul salario nazionale, aumento delle detrazioni e restituzione del fiscal drag. Peraltro due misure che un anno fa portarono Cgil, Cisl e Uil a dichiarare uno sciopero al governo Prodi. Sono indispensabili ora come allora».
E allora non c’era il disagio sociale che si avverte ora...
«Peraltro... comunque questo non è solo uno sciopero contro, un incrociare il malcontento che pure crescerà. Diamo voce al dissenso, ma lo sciopero è molto sindacale, con una piattaforma moderata volta ad ottenere risultati. Le risorse si possono trovare».
E i nuovi contratti? A detta dei firmatari, daranno grandi risposte al lavoro e al Paese. Voi cosa vedete?
«Due aspetti inquietanti: il primo è il passaggio dallo stato sociale allo stato bilaterale che vuol dire riprodurre un sistema corporativo e diseguale tra realtà lavorative. Per la sanità ad esempio, le aziende più ricche, faranno forme più ricche di sanità e quelle più povere se le faranno più povere. E sotto c’è un’idea di sindacato sempre meno contrattuale e sempre più gestore di servizi. Secondo, la questione della democrazia, con la beffa che si vuole limitare il diritto di sciopero. Si vuole introdurre una soglia del 50% di rappresentatività, mentre per poter validare un contratto non c’è nessuna maggioranza di cui tener conto. Curioso no?».
Eppure anche il Pd fa fatica a starvi dietro e si è diviso. Lei lo ha votato e sostenuto. Che cosa gli chiede?
«Vorrei che avesse un proprio progetto e che decidesse di volta in volta sulla base di quello. Il non averlo li costringe a fare una scelta che è comunque di schieramento: quando si decide di non andare a una manifestazione non è che si è equidistanti, si è d’accordo con quelli che a quella manifestazione non vanno. Penso che il Pd debba cambiare rotta. Lo dico da elettore: non sono affatto soddisfatto di come affronta i temi del lavoro».