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Al di là della civiltà cattolico-romana... la civilizzazione video-cristiana: "Dieci passi prima dell’eternità " (Gaetano Mirabella, 2004).

E-DEMOCRACY E CRISTIANESIMO: IL REGNO DEI "SANTI ELETTRONICI". La "virtualità" dell’etica e il web. Una nota di Derrick De Kerckhove - a cura di pfls

giovedì 17 gennaio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] ho creato un concetto nuovo: quello del santo elettronico, colui che ha l’aura elettronica, costituita da tutte le connessioni comunicative che collegano la persona al mondo e ad altre persone [...]

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venerdì 11 gennaio 2008

Cause dei santi, più rigore nella fase diocesana Nuova «Istruzione» dalla Congregazione vaticana

S’intitola «Sanctorum Mater» il documento che vuole salvaguardare la serietà delle inchieste nelle Chiese locali

di GIANNI CARDINALE (Avvenire, 10.01.2008)

Si intitola Sanctorum Mater (Madre dei Santi) la nuova «I­struzione per lo svolgimento delle inchieste diocesane e epar­chiali nelle cause dei santi». Si trat­ta di un documento di 46 pagine pubblicato all’interno del terz’ulti­mo fascicolo del bollettino ufficiale della Santa Sede, gli Acta Apostolicae Sedis, diffuso prima di Natale con la data 1° giugno 2007 (pp. 465-510). L’Istruzione, emanata dalla Congre­gazione delle cause dei santi e fir­mata dal cardinale prefetto José Sa­raiva Martins e dell’arcivescovo se­gretario Michele Di Ruberto, è stata approvata da Benedetto XVI il 22 febbraio 2007 e porta la data del 17 maggio successivo.

Il documento, pubblicato in lingua italiana, si sviluppa in una Introdu­zione seguita da 150 paragrafi e da un appendice di altri 15 articoli de­dicati alla «Ricognizione canonica delle spoglie mortali di un servo di Dio» (dove tra l’altro si descrivono le procedure da seguire per il trasferi­mento delle reliquie).

I contenuti dell’Istruzione riflettono quanto auspicato da Benedetto XVI nel suo Messaggio ai partecipanti al­la Sessione plenaria della Congrega­zione che si era tenuta nell’aprile 2006 e che aveva come primo tema all’ordine del giorno proprio un do­cumento che salvaguardasse una fe­dele applicazione delle Normae ser­vandae in inquisitionibus ab Epi­scopis faciendis in Causis Sanctorum (Norme da seguire nell’inchiesta diocesana) emanate nel 1983 dal medesimo dicastero vaticano «al fi­ne di salvaguardare la serietà delle investigazioni che si svolgono nelle inchieste diocesane sulle virtù dei Servi di Dio oppure sui casi di asse­rito martirio o sugli eventuali mira­coli ».

«Le cause - ribadì nell’occasione Be­nedetto XVI - vanno istruite e stu­diate con somma cura, cercando di­ligentemente la verità storica, attra­verso prove testimoniali e docu­mentali omnino plenae (del tutto complete, ndr), poiché esse non hanno altra finalità che la gloria di Dio e il bene spirituale della Chiesa e di quanti sono alla ricerca della ve­rità e della per­fezione evange­lica. I pastori diocesani, deci­dendo coram Deo (di fronte a Dio, ndr) quali siano le Cause meritevoli di es­sere iniziate, valuteranno anzitutto se i candidati agli onori degli altari godano realmente di una solida e diffusa fama di santità e di miracoli oppure di martirio». «Tale fama - continuava il pontefice - che il Co­dice di Diritto Canonico del 1917 vo­leva che fosse ’spontanea, non arte aut diligentia procurata, orta ab ho­nestis et gravibus personis, conti­nua, in dies aucta et vigens in prae­senti apud maiorem partem popu­li’ (can. 2050, § 2), è un segno di Dio che indica alla Chiesa coloro che meritano di essere collocati sul candelabro per fare ’luce a tutti quelli che sono nella casa’ (Mt 5,15)». «È chiaro - concludeva papa Ratzinger - che non si potrà iniziare una Cau­sa di beatificazione e canonizzazio­ne se manca una comprovata fama di santità, anche se ci si trova in pre­senza di persone che si sono distin­te per coerenza evangelica e per par­ticolari benemerenze ecclesiali e so­ciali ».

Nell’Istruzione le autorevoli indica­zioni pontificie sono state ovvia­mente puntualmente eseguite. Tan­to che il citato canone del Codice pio-benedettino è diventato quasi alla lettera il comma 2 del paragrafo 7: «La fama (di santità o di martirio, ndr) deve essere spontanea e non ar­tificiosamente procurata. Deve es­sere stabile, continua, diffusa tra per­sone degne di fede, vigente in una parte significativa del popolo di Dio». Il documento, diviso in sei parti, de­scrive minuziosamente tutti gli atti che le diocesi devono seguire per i­niziare e portare a termine la fase diocesana del processo di beatifica­zione. Nella prima parte si ricorda, come già visto, la necessità dell’esi­stenza di una autentica fama di san­tità per iniziare il processo e si spie­gano le figure dell’attore, del postu­latore e del vescovo competente del­la causa. Nella seconda parte si de­scrive la fase preliminare della cau­sa che arriva fino alla concessione del Nulla Osta della Congregazione vaticana. Nella terza si parla dell’I­struzione della causa. Nella quarta delle modalità da seguire nella rac­colta delle prove documentali e nel­la quinta di quelle ’testificali’ (in questa sezione c’è anche un capito­letto dedicato all’«utilizzo del regi­stratore e del computer»). Nella se­sta infine si indicano le procedure per gli atti conclusivi dell’inchiesta diocesana.

Nell’Introduzione alla Sanctorum Mater si spiega che tra i fini dell’i­struzione, oltre a quello di mettere a punto elementi procedurali riguar­danti le inchieste sui miracoli che negli ultimi vent’anni si sono dimo­strati «problematici nell’applicazio­ne », c’è quello di salvaguardare la «serietà delle inchieste» diocesane in genere. Esigenza che è stata con­fermata dal cardinale Saraiva Mar­tins nell’intervista concessa all’Osservatore romano di ieri lad­dove ha ribadito che nelle cause di beatificazione è «necessario proce­dere con ancor maggiore cautela e con più accuratezza». Intervista che è stata ben sintetizzata nel titolo: «Sarà chiesto più rigore nei proces­si diocesani di canonizzazione».

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