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FRIENDS EveryOnGroeup OF PEGAH EMAMBAKHSH Campaign. Risultati: una rappresentanza legale e politica efficiente e un’atmosfera serena, improntata al rispetto della sua dignità. Ma necessario vigilare e continuare la mobilitazione... - a cura di pfls

lunedì 10 settembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] In seguito a un incontro con il Pubblico Ministero che si occupa della
signora Pegah Emambakhsh avvenuto ieri mattina, 28 agosto 2007, e alla
presentazione del caso alla Border and Immigration Agency da parte del
team legale che la rappresenta a tutt’oggi, dichiariamo di essere
pienamente soddisfatti della rappresentanza legale e politica, che ora sono
pienamente efficienti. [...]
__ PEGAH E’ LIBERA!!!__

FRIENDS EveryOnGroeup
OF PEGAH
CAMPAIGN
EveryOne Group (...)

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> FRIENDS EveryOnGroeup OF PEGAH EMAMBAKHSH Campaign. Risultati: una rappresentanza legale e politica efficiente e un’atmosfera serena, improntata al rispetto della sua dignità ... Il caso Pegah Emambakhsh e le nuove frontiere dei Diritti Umani di Roberto Malini - EveryOne Group.

sabato 1 settembre 2007

Il caso Pegah Emambakhsh e le nuove frontiere dei Diritti Umani

di Roberto Malini - EveryOne Group*

La vasta campagna internazionale a favore della vita di Pegah Emambakhsh, che ha coinvolto istituzioni governative, organizzazioni per i diritti umani, gruppi di attivisti GLBT, intellettuali, esperti di diritto internazionale e milioni di persone che hanno imparato ad amare Pegah, è servita a ottenere il massimo risultato. Ora Pegah è serena, è seguita da uno studio legale di altissimo livello, dall’associazione "Friends of Pegah Campaign" (di cui con orgoglio il Gruppo EveryOne fa parte) e ha ottenuto la garanzia di un riesame obiettivo della sua pratica.

L’incontro fra i legali e il PM è stato estremamente soddisfacente e positivo. Il volto di Pegah e la sua storia commovente hanno fatto il giro del mondo e sollevano una nuova priorità: lavorare tutti insieme per assicurarci che il diritto internazionale che protegge i rifugiati e assicura asilo a coloro che sono perseguitati in patria venga riconosciuto dalle istituzioni governative e giuridiche e, infine, rispettato.

Vi sono dichiarazioni, convenzioni, protocolli, appendici, disposizioni internazionali e locali che regolano questa delicata materia, ma la norma principale è semplicissima e l’hanno sottoscritta tutti i paesi civili: "Se un essere umano rischia nel proprio paese, a causa della discriminazione, di subire maltrattamenti fisici o psicologici, limitazioni alla libertà di espressione, torture, detenzione o l’estrema barbarie della pena capitale, deve essere protetto dal Paese in cui si rifugia, non deve essere detenuto e nei tempi più brevi possibili deve ricevere asilo politico".

Così facile, così difficile per chi non vuol capire! Un’altra norma importante, che esiste, ma è poco nota ai governi, è la seguente: "Qualsiasi Paese in grado di garantire libertà e una vita dignitosa a un profugo, deve essere in grado di proporre asilo a quella persona qualora esso fosse negato dal paese cui il profugo si è rivolto in prima istanza".

La letteratura giuridica sullo stato di rifugiato e sul diritto di asilo comprende migliaia di pagine, eppure sarebbe così semplice applicare almeno questi due principi fondamentali. Quante ingiustizie, quante vittime in meno ci sarebbero!

Ora è il momento di riflettere e mantenersi sereni.

Il caso di Pegah può diventare emblematico e aiutare tutti i governi a fare chiarezza su questa delicata priorità, basilare per la minima tutela dei diritti umani. Gli orrori della Storia, i genocidi e gli olocausti nascono lentamente e si sviluppano quando regna l’indifferenza e quando i diritti umani vengono dimenticati o aggirati dalle autorità.

Tutti noi siamo garanti del rispetto dei diritti umani e ognuno di noi - come scrisse Mark Twain - è un patriota e rappresenta il proprio Paese quando si batte per il rispetto di ciò che ritiene giusto, anche se fosse l’ultima persona, nella nazione in cui vive, capace di vedere dove siano verità e giustizia. Se difendiamo i deboli e aiutiamo i nostri governi a non perdere la via dei diritti umani, allora saremo patrioti, allora saremo - con orgoglio - rappresentanti del nostro Paese e nessuno, neanche i re, neanche i presidenti, potrà imporci un pensiero lontano dalla verità e dalla giustizia.

Adesso manteniamoci attenti agli sviluppi del caso di Pegah, ma con fiducia e serenità, perché la legalità e la verità sono state ripristinate. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ha ricevuto dal Gruppo Everyone un fascicolo riguardante il caso di Pegah Emambakhsh, vigilerà insieme a noi sul procedimento d’appello. Un clima sereno aiuterà i legali e i magistrati a svolgere con cocienza il loro lavoro. Non dubitate che avremo presto buone notizie.

Il caso della donna iraniana la cui vita e la cui felicità ci stanno così a cuore sarà utile perché casi analoghi, in Germania, Olanda, Giappone, Italia e altri Paesi si risolvano secondo giustizia, nel rispetto dei diritti umani. Il Gruppo EveryOne sarà costantemente in contatto con l’ambiente di Pegah, con l’associazione "Friends of Pegah Campaign", e contribuirà a mantenere un clima tranquillo e costruttivo, fornendo informazioni e aggiornamenti quando si presenteranno novità.

Intanto, siamo già attivi su altri casi che riguardano i diritti dei più deboli. Contattateci, restateci vicini, lavorate insieme a noi. Viviamo in un mondo perseguitato, dove chi è povero, chi è diverso, chi soffre viene spesso scacciato, tormentato, annientato. Siamo certi che ognuno di voi desidera contribuire al cambiamento.

Per il Gruppo EveryOne,

-  Roberto Malini, Matteo Pegoraro,
-  Dario Picciau, Ahmad Rafat,
-  Arsham Parsi, Fabio Patronelli.

* ANNE’S DOOR. LA CULTURA A DIFESA DELLA VITA


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