PER IL DIALOGO E LA PACE, LA VIA MAESTRA: ""L’Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali" - LA COSTITUZIONE (Art. 11). Un editoriale di Giovanni Sarubbi, direttore della rivista "Il Dialogo" e del sito - www.ildialogo.org.
Cinque anni di guerra, e non è ancora finita
di Giovanni Sarubbi (www.ildialogo.org/editoriali/editoriale11092006.htm)
L’11 settembre 2001 eravamo come tanti nel mondo intenti alle nostre attività. Nessuno immaginava cosa stesse per accadere e chi lo sapeva si guardò bene dal farlo trapelare. Con il senno di poi e rileggendo alcune dichiarazioni di famosi personaggi della politica e dell’economia immediatamente precedenti l’11 settembre, c’è più di un sospetto che ciò che accadde quel giorno fosse già noto a chi deteneva e continua a detenere il potere reale, quello economico. Dichiarazioni che delineano senza ombra di dubbio quella che qualcuno ha definito "una cupola", cioè un ristretto gruppo di persone, che decide le sorti dell’intera umanità.
Immediatamente avemmo la percezione che il mondo era piombato in una nuova e terribile guerra mondiale. Immediatamente, quella stessa sera dell’11 settembre, scrivemmo il titolo della pagina che ancora oggi esiste sul nostro sito: "Terza guerra mondiale? No grazie!" e come sottotitolo scrivemmo l’art. 11 della nostra Costituzione: "L’Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali".
Usammo l’espressione "Terza guerra mondiale" per dire con chiarezza di fronte a quale situazione l’umanità si trovava e per richiamare alla mente di chi la seconda guerra mondiale ha vissuto, i drammi e le mostruosità che sarebbero cominciate se non si fosse agito con decisione per impedire che da quegli attentati prendessero l’avvio azioni militari in grande stile, come purtroppo poi avvenne. Negli ultimi cinque anni quasi nessuno ha usato questa espressione. I più forse lo hanno fatto per esorcizzare il pericolo che sentivano sempre più forte. Altri, quelli che vengono definiti “gruppi dirigenti”, lo hanno fatto per coprire le proprie politiche di collaborazione e di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti. Solo oggi c’è chi, fra questi “gruppi dirigenti”, si arrischia a parlare di "inizio della terza guerra mondiale" in relazione al possibile attacco all’Iran da parte degli USA, che scatenerebbe l’intervento di grandi potenze come la Cina, la Russia o l’India, che finora sono stati a guardare ciò che gli USA stanno facendo in mezzo mondo. Ma l’umanità è già in piena "guerra mondiale", e lo è da quel tragico 11 settembre di cinque anni fa. Certo a guardare la storia degli ultimi 60 anni probabilmente bisognerebbe dire che la "seconda guerra mondiale" in realtà non è mai finita, e quello che viene considerato dagli storici come l’evento che pose fine a quella immane carneficina, cioè il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, in realtà segnò solo l’inizio di una "guerra globale continua" di cui oggi stiamo vivendo una fase molto acuta e particolarmente pericolosa per i destini dell’umanità.
Le guerre si sostengono con le bugie, con l’invenzione di mostri da combattere, con l’occultamento e la mistificazione della realtà, o con l’invenzione di “casus belli” mai accaduti. Altro elemento che caratterizza qualsiasi guerra, dagli albori della storia ai giorni nostri, è il sostegno di una religione, qualsiasi essa sia. E chi vuole la guerra è disponibile persino ad inventarsela la religione a proprio sostegno, come sta accadendo oggi negli USA con i cosiddetti “born again” ed il “sionismo cristiano”.
E’ difficile dire come evolverà la situazione. Una cosa è certa ed è che per fermare la guerra è necessario opporsi sia alle falsità che vengono diffuse quotidianamente dai mezzi di comunicazione, sia alle ideologie e alle religioni che la guerra sostengono. E per opporsi alla guerra non bisogna basarsi sulla paura, che è l’arma dei guerrafondai. Occorre suscitare speranza, fare appello alla voglia di pace e di gioia di ogni essere umano. E bisogna legare la speranza alla pace e non alla guerra, alla gioia e non al dolore dei lutti che la guerra provoca perché la guerra è violenza, omicidio, distruzione dell’ambiente e dei rapporti sociali, mancanza di libertà e democrazia, significa fascismo e razzismo.
Ma per sconfiggere la guerra bisogna dare anche il massimo sostegno al movimento pacifista degli Stati Uniti, il paese che è il promotore della guerra, e la cui industria degli armamenti trae maggiori profitti dai conflitti in corso. E negli Stati Uniti cresce il numero degli americani che non credono affatto nelle versioni ufficiali fornite dal presidente Bush su ciò che è avvenuto l’11 settembre. L’agenzia MISNA ci informa che “il 36 % degli americani, secondo un sondaggio effettuato dall’Università dell’Ohio, crede che il suo governo abbia favorito in qualche modo l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York; uno su sei ritiene addirittura che le Torri siano crollate per cariche esplosive nascoste all’interno dei grattacieli, una tesi sostenuta anche da un lungo filmato sonoro del crollo, disponibile in rete”. Sono segnali di speranza che non dobbiamo trascurare e che ci stimolano a non fermarci nel nostro "impegno per la pace".
E’ ora che il movimento pacifista italiano superi le sue difficoltà, le sue molte anime in conflitto fra loro e rimetta al centro della propria iniziativa il bisogno di pace e di una vita serena e senza violenza che, crediamo, sarà l’unica cosa a salvare l’umanità.