PROTESTIAMO PER L’INCONTRO TRA IL CARDINALE BERNARD LAW E I DUE PRESIDENTI DELLE COMUNITÀ EBRAICHE ITALIANE E ROMANA
di Gherush92 (2010-04-22)
Protestiamo per l’incontro tra il cardinale Bernard Law, in odore di antisemitismo e coinvolto negli scandali di pedofilia, e i due presidenti delle comunità ebraiche italiane e romana. Questi non rappresentano il pensiero di tutti gli ebrei e sarebbe tempo che si mettessero da parte.
CARDINAL BERNARD LAW SAYS JEWS NEED BAPTISM TO JOIN THE ’CHOSEN PEOPLE’
COLLOQUIO IN NUNZIATURA PER ANNIVERSARIO PAPA
IL CARDINALE LAW: PEDOFILI? NON RICORDO
CHE FINE FANNO I DIFENSORI DEI PEDOFILI?
In questi giorni, Bersani, Fassino, rappresentanti delle comunità ebraiche e diversi maggiorenti della segreteria di Stato vaticana, fra i quali il cardinale Bernard Law - arcivescovo di Boston costretto a dimettersi e a scappare in Italia in seguito agli scandali di pedofilia in cui è stato coinvolto - si sono incontrati in Nunziatura per esprimere auguri e solidarietà al papa. Numerose personalità di governo e del Vaticano hanno partecipato a questo incontro. Ma cosa si saranno detti? E dov’è la solidarietà verso le vittime della pedofilia?
Continuano a giungere da tutto il mondo auguri e manifestazioni di affetto e solidarietà per il pontefice. Molte voci, da destra, sinistra, università, media, si affannano ad esprimere sostegno al papa per la sua sofferenza per la pedofilia. Dove sono i processi, i processati e i condannati per aver commesso il crimine, e dov’è la richiesta di indagini per crimini contro l’umanità?
L’assenza della legalità e di una legge condivisa ed esercitata è forse il principale difetto del cristianesimo, difetto che ritroviamo anche nel mondo laico, accademico, dei media. In questi giorni se ne vedono le conseguenze nel problema della pedofilia.
Sul tema della legge e della sua osservanza il mondo cristiano ha espresso sempre ambiguità e pregiudizio. Jeshu, Paolo, e i loro seguaci, aboliscono il codice dell’identità ebraica, e così facendo gettano le fondamenta dell’antisemitismo. Sono numerosi i casi riportati nel vangelo nei quali Jeshu, volutamente, disprezza e trasgredisce la legge. Con Paolo i precetti ebraici non solo sono trasgrediti, ma sono definitivamente cancellati. Con il cristianesimo, dunque, la legge viene sostituita dalla morale, o peggio dal moralismo - ovvero la presunta capacità di discernere tra il Bene e il Male - mascherato da misericordia,. Ora, questa presunta abilità è solo abuso di potere.
Con il cristianesimo, il moralismo ha prevalso sulla giustizia, sul diritto e sulla diversità culturale. Esercitare il proprio potere imponendo agli altri la verità e la morale universale, fino alla follia del deicidio, all’ingiustizia dell’evangelizzazione, all’omertà sui crimini della pedofilia, alla violenza del razzismo e dell’antisemitismo, è il sistema più dispotico e distruttivo.
Moralismo, opportunismo, perbenismo, non devono prevalere sul diritto e sulla diversità culturale. Il cristianesimo non è padrone del Bene e del Male, della verità religiosa, della morale universale. Afflizione, contrizione, gesti di solidarietà, non proteggono le vittime del cristianesimo, le vittime degli abusi sessuali, le vittime dell’evangelizzazione. Pentimento e lacrime suadenti non fanno altro che consolidare il potere del cristianesimo con la sua gestione industriale (e relativi guadagni) sulle sofferenze dell’umanità. Sofferenze che lo stesso cristianesimo e occidente hanno provocato e continuano a provocare.
La legge e le regole tradizionali definiscono l’identità del popolo ebraico. L’abolizione di tali regole, sostituite dal moralismo, determina, invece, la distruzione dell’identità. La morale universale, peggio il moralismo, determina degrado e, dunque, omertà, prevaricazione, violenza, opportunismo.
Basta con opportunismo e demagogia. Seguite la legge: arrestate i preti pedofili, così come avviene per tutti gli altri pedofili. Aprite un’inchiesta per crimini contro l’umanità.
Gherush92
Comitato per i Diritti Umani
La mappa dei condannati di San Pietro
Dalle dimissioni alla cacciata, tutti gli uomini di chiesa che hanno pagato per gli abusi
di Andrea Gagliarducci (il Fatto, 24.04.2010)
Non è possibile tracciare una mappa attendibile e precisa di quanti sono i sacerdoti che hanno effettivamente pagato per i aver effettuato o coperto i casi di pedofilia. L’unico modo è intrecciare articoli di giornale, archivi diocesani, sentenze di processi. E anche lì, qualcosa resta oscuro: che fine fanno i sacerdoti curati, dimessi dall’incarico o addirittura dimessi dallo stato laicale? A quel punto, è molto difficile seguirne le tracce.
SACERDOTI COSTRETTI ALLE DIMISSIONI
Il caso principe è quello di Francis Law, arcivescovo di Boston, che oggi è arciprete a Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Travolto dallo scandalo (che dimostrò come il cardinale americano avesse coperto centinaia di casi di abusi, al limite trasferendo il sacerdote in un’altra diocesi), Law fu praticamente costretto a dare le dimissioni. Così come l’arcivescovo di Vienna Hermann Groer: accusato di molestie, è costretto a dimettersi nel 2005, ma solo tre anni dopo viene allontanato dalla diocesi di Vienna. Contro di lui, come contro Law, non si aprirà mai un processo canonico.
E sarebbero stati oltre 100 i sacerdoti costretti alle dimissioni negli Stati Uniti tra il 2002 e il 2003, dopo che era scoppiato lo scandalo pedofilia. La notizia venne riportata dal New York Times, ma è probabilmente parziale: l’inchiesta riguardava solo una quarantina di diocesi negli Usa, mentre in totale sono 194, quasi cinque volte in più di quelle prese in considerazione dal Nyt.
Ci sono anche casi di battaglie portate avanti direttamente dai vescovi: quello di Pittsburgh, Donald Wuerl, ne imbastì una contro Anthony Cipolla, sacerdote pedofilo: il vescovo lo sospese nell’88, il Vaticano lo ripristinò, e soltanto nel ’95, dopo il ricorso di Wuerl, ne avallò la sospensione.
SACERDOTI CHE SI SONO DIMESSI PER LORO VOLONTÀ
James Moriarty è il terzo vescovo d’Irlanda ad essersi dimesso spontaneamente dopo che erano state chiarite le sue responsabilità nel commettere abusi. Prima di lui, John Magee, vescovo di Cloyne, segretario di tre Papi, aveva per più di un anno usufruito di una strana soluzione: non amministrava la sua diocesi, ma ne era comunque il vescovo. Anche lui si è dimesso. E prima ancora si è dimesso Donal Murray, vescovo di Limerick. Fa parte dell’operazione purificazione voluta da Ratzinger il fatto che i vescovi si prendano le loro responsabilità. Non è sempre stato così: un’inchiesta del Dallas Morning Views, che ha monitorato un campione di 109 vescovi, ha stabilito che solo 11 si sono dimessi, mentre sono 41 quelli che sono semplicemente andati in pensione. Pochi di meno (39) stanno ancora gestendo la stessa diocesi.
DIMISSIONI ALLO STATO LAICALE
È la massima punizione prevista dalla Chiesa. Un calcolo approssimativo stabilisce che - tra il 2001 e il 2010 - sono stati 600 i sacerdoti dimessi allo stato laicale, metà per decreto papale e metà per loro richiesta personale. È, quest’ultimo, il caso di Stephen Kiesle, che - dopo aver passato tre anni in libertà vigilata per molestie a minori - nel 1985 chiese alla Congregazione della Dottrina della Fede (allora guidata da Ratzinger) le dimissioni allo stato laicale. Una richiesta sostenuta dalla diocesi. Dovette aspettare di compiere quarant’anni perché gli fosse concessa, secondo una consuetudine interna vaticana. Interessante notare come più della metà (325) dei sacerdoti accusati dimessi allo stato laicale siano statunitensi. L’ultimo caso di laicizzazione per abusi è quello di Dale J. Fushek, nella diocesi di Phoenix: il decreto è stato reso noto il 16 febbraio 2010. Si è trattata di una decisione - si legge nel comunicato della diocesi - presa direttamente da Papa Benedetto XVI.
PROCESSO CIVILE
Ancora più difficile stabilire quanti casi di sacerdoti pedofili vadano effettivamente a processo. Le organizzazioni di vittime statunitensi (le più precise) hanno riferito di 37 casi arrivati a un processo civile: l’ultimo (marzo 2009) è quello a monsignor Herdigan, di Fresno (California). Il processo ha visto salire sul banco dei testimoni anche Mahony, ex vescovo di Los Angeles.