CHIESA + CRISTIANA ANTICA + CATTOLICA e + APOSTOLICA
Diocesi Cattolica Ortodossa di Monza e Milano per l’ITALIA
MILANO, 11 Gennaio 2009
LE PAROLE DEL PAPA AL CORPO DIPLOMATICO PRESSO LA SANTA SEDE CI INDICANO TUTTA L’ARRETRATEZZA DELLA TEOLOGIA CATTOLICA ROMANA IN TEMA DI DIRITTI UMANI E DI CONOSCENZA SCIENTIFICA: IL PAPA LEGGE I TESTI BIBLICI COME UN TESTIMONE DI GEOVA E UMILIA TUTTA L’ESEGESI TEOLOGICA BIBLICA DI MEZZO SECOLO.... UN DISASTRO SOTTO OGNI PROFILO SIA TEOLOGICO ECCLESIALE CHE ECUMENICO....
Queste le parole pronunciate da Benedetto XVI in merito alle coppie omosessuali:
«Le creature sono differenti le une dalle altre - ha detto il Papa - e possono essere protette, o, al contrario, messe in pericolo, in modi diversi, come ci mostra l’esperienza quotidiana. Uno di tali attacchi proviene da leggi o progetti, che, in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi». «Mi riferisco, per esempio - ha aggiunto il Pontefice - ad alcuni Paesi europei o del Continente americano». «La libertà - ha spiegato - non può essere assoluta, perchè l’Uomo non è Dio, ma immagine di Dio, sua creatura. Per l’uomo, il cammino da seguire non può quindi essere l’arbitrio, o il desiderio, ma deve consistere, piuttosto, nel corrispondere alla struttura voluta dal Creatore».
(testo della Sala Stampa vaticana del 11 gennaio 2009 al Corpo Diplomatico)
Dispiace dover osservare che l’attuale Pontefice non ha capito niente delle ricerche scientifiche sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale, nè ha compreso la portata fondamentale della ricerca sia psicologica che biologica riguardo la sessualità umana....
La sua impostazione tomistica sull’uomo e sulla natura gli impedisce totalmente di aprirsi al sapere delle scienze umane e delle scienze più in generale: vi è in lui una chiusura, una sfiducia, un pessimismo e un sospetto contro la scienza di oggi che immobilizza tutta quanta la Chiesa cattolica romana.
Le persone omosessuali, oggi indicate dalla scienza moderna come una naturale variante del processo naturale e biologico sessuale, vengono definite una minaccia al "fondamento biologico della differenza fra i sessi "... (sic!) niente di meno!
Per farlo Ratzinger si affida al sapere biblico, privo però della moderna esegesi più accreditata dal mondo esegetico internazionale, e legge i testi sacri come li legge un Testimone di Geova...
Tutto ciò è un’involuzione tremenda della conoscenza biblica e della teologia contemporanea, che da tempo aveva smesso di indicare "vittime" traendole dalle pagine della Bibbia (ultime vittime storiche furono le donne e gli ebrei ...).
Il Papa ritiene che la "libertà dell’uomo non può essere assoluta, perchè l’uomo non è Dio".... ma a proposito della persona omosessuale questo discorso non si capisce che significato può avere, dato che l’orientamento sessuale gli è stato dato dalla natura stessa e quindi, per chi ha fede, proprio da Dio...
Il Papa dunque non riesce a vedere o non può sopportare (chissà perchè?) un omosessuale che è a "immagne e somiglianza di Dio", e cioè che Dio ha in sè anche i caratteri dell’omosessualità come dell’eterosessualità o della stessa transessualità, poichè li trascende tutti. No, l’immagine biblica di Dio, quella che è cara a Ratzinger e ai suoi teologi curiali, è statica ed è ridotta alla visione di un Dio maschio, virile, molto poco propenso alla comprensione, più propriamente misogino, come un super ego castrante, omofobo, nemico dei gay e della stessa libertà di coscienza che i cristiani dovrebbero vivere secondo il Vangelo, con responsabilità e autenticità.
L’omosessuale in fondo vive secondo quanto sente, nessuno crea il proprio sentire interiore se non a partire da una propria struttura originaria che è già data....
Il Papa tedesco parla infine di "struttura voluta dal Creatore", in merito appunto all’adesione dell’uomo al progetto di Dio:
come dovrebbe vivere una persona omosessuale chiediamo al Papa?...
reprimendo e negando tutta quanta la propria natura interiore?
Trovare Dio nella negazione?
Che tipo di teologia della persona e di Dio si può costruire a partire dalla negazione, dal disconoscimento, come pure dalla repressione?
Le leggi a favore delle convivenze di omosessuali vengono definite immorali...
...dunque le coppie omosessuali devono vivere senza diritti in una società spesso ostile e discriminatoria?
Una cattiva teologia diventa sempre una cattiva antropologia.
Il Papa parlando di "biologia minacciata" riprende le parole del Terzo Reich e del nazismo a proposito degli omosessuali: e questo ci inquieta poichè sono le stesse parole di Himmler e di Mengele, come di Hitler stesso in merito all’omosessualità (si legga il Manifesto della Razza che il nazismo pubblicava negli anni trenta).
La lettura biblica di Ratzinger e dei teologi del Vaticano portano nella modernità un pericoloso vulnus che è quello della discriminazione in nome di Dio, che pretendono far dipendere dalla volontà stessa del Creatore, in realtà si tratta di una lettura biblica priva di serietà e di approfondimento esegetico ed ermeneutico (l’applicazione del testo al contesto storico) che ingenera equivoci tragici e che umilia e avvilisce sia l’uomo che il suo artefice che è Dio stesso, e spinge la Chiesa di oggi su una china devastante di cieco ed ideologico razzismo.
I TEOLOGI del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
Mons. + Giovanni Climaco Mapelli Arcivescovo Primate
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CHIESA dei SANTI CIRILLO e METODIO in MILANO
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MILANO
Complimenti! Invece di verificare le parole dette, saggiamente lette da dei passi della Bibbia , siete sempre a giudicare correggere e criticare le persone che una volta tanto fanno qualcosa di corretto.
Il messaggio del Papa stà a sottolineare cio’ che la Bibbia insegna e che una persona che si ritiene Cristiana crede fermamente e si adopera per questo. Inoltre non condanna la persona fisica, ma il gesto che viene compiuto è che è contronatura. Dio ama le persone, altrimento non avrebbe mandato suo figlio a morire per ognuno di noi, dandondoci la possibilità di riscattarci attraverso il suo sacrificio. Dio odia il peccato,ognuno di noi ha la tendenza a peccare, ed è per questo che Dio è stato così amorevole dandoci la possibilità di essere assolti, se solo lo chiediamo.
Credo che il miglior libro, il piu’ completo e accurato sia la Bibbia. Grazie.
di "contro natura" con tutto il suo carico di violento disprezzo e cattiveria c’è soltanto la sua lettura dei fatti... la sua e quella del suo ottuagenario tedesco pontefice... complimenti e auguri per il futuro! Tanto la storia va avanti... non dubiti...! Riguardo a Cristo che perdona, cominci a farsi perdonare Lei la sua superbia di voler far pentire gli altri di peccati inesistenti... (l’omosessualità come l’eterosessualità è un fatto naturale, semplicemente... e per chi crede sono orientamenti voluti entrambi da Dio,nonostante voi sbraitiate da anni per dire il contrario e cercate in tutti i modi di obbligare lo Stato laico a sostenere le vostre deliranti e antiscientifiche tesi sui gay... semmai è il modo di viverlo questo orientamento, se responsabilmente o meno, che costituisce un discrimine...) saluti
CST -Milano
di Aldo Maria Valli (Europa, 12 gennaio 2010)
Quando il papa si rivolge agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede (che sono diventati 178, numero record) tocca moltissimi temi perché getta uno sguardo sull’intera situazione internazionale, ma quest’anno c’è stato un filo conduttore preciso.
Secondo Benedetto XVI il vero cancro che sta all’origine di tanti drammi è l’egoismo umano, che nasce dalla negazione di Dio e si manifesta soprattutto sotto forma di uno sfruttamento cieco e autodistruttivo, tanto verso l’ambiente naturale quanto nei confronti di altri esseri umani. Riprendendo i temi al centro del messaggio per la giornata mondiale della pace il papa sostiene che dopo il sostanziale fallimento della conferenza di Copenhagen il mondo deve interrogarsi sui motivi profondi del degrado ambientale.
La salvaguardia del creato non nasce da un’esigenza estetica, ma da un bisogno morale, «perché la natura esprime un disegno d’amore e di verità che ci precede e che viene da Dio». E se non rispetta questo disegno tutto viene compromesso.
L’esempio concreto, dice Benedetto, è fornito dai regimi comunisti. Dopo la caduta del muro di Berlino, quando il materialismo ateo si sgretolò, si vide che un sistema privo di riferimenti fondati sulla verità dell’uomo distrugge non solo la dignità e la libertà delle persone ma anche la natura, attraverso l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria. Verso gli appuntamenti di Bonn e di Città del Messico, quando i temi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale saranno di nuovo affrontati dalla comunità internazionale, è importante tener conto di questo livello morale del problema. La necessità urgente è quella di adottare scelte politiche ed economiche in grado di assicurare forme di produzione rispettose dell’ordine della creazione e motivate da obiettivi di giustizia sociale. Lo si vede bene in Africa, dove gli squilibri determinati dalla lotta per l’accesso alle risorse naturali sono causa di conflitti le cui conseguenze sono devastanti per le fasce più deboli delle popolazioni. Nella visione del papa la difesa dell’ambiente non è mai separabile da quella della vita umana, e a questo proposito Benedetto ribadisce il no alle politiche demografiche che prevedono la limitazione delle nascite, anche attraverso l’aborto. Il senso di responsabilità verso il creato si manifesta prima di tutto nel rispetto che la persona umana nutre verso se stessa.
Tra le tante sfide elencate dal papa, in primo piano la necessità di invertire la tendenza nella corsa agli armamenti e allo sviluppo degli arsenali nucleari. Nel prossimo maggio a New York è in programma la conferenza per l’esame del trattato di non proliferazione, e il papa chiede «decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo, che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari». E qui la denuncia di Benedetto è senza mezzi termini quando, con lo sguardo rivolto in particolare a Somalia, Darfur e Repubblica democratica del Congo, parla di «incapacità delle parti» nel sottrarsi alla spirale della violenza ma anche di «impotenza» degli altri paesi e delle organizzazioni internazionali e di «indifferenza quasi rassegnata» dell’opinione pubblica mondiale.
Identica concretezza caratterizza l’appello per il Medio Oriente, con la richiesta di dialogo «sia a livello nazionale che sul piano internazionale» nell’affrontare la questione iraniana e la riproposizione della linea sempre seguita dalla diplomazia vaticana nei rapporti fra israeliani e palestinesi: diritto dello stato di Israele di esistere nella pace e nella sicurezza entro confini riconosciuti, ma uguale riconoscimento del diritto del popolo palestinese a una patria sovrana e indipendente, con la garanzia di una vita dignitosa e della libertà di spostamento.
Dopo l’intervento di domenica scorsa, il papa torna sulla questione immigrazione chiedendo alle autorità di seguire «la via della giustizia, della solidarietà e della lungimiranza», e ribadisce il netto no al riconoscimento legale di unioni omosessuali e matrimoni gay denunciando «leggi e progetti che, in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi». La libertà non può essere assoluta, «perché l’uomo non è Dio» e il cammino da seguire non può quindi essere l’arbitrio o il desiderio.
Vibrante, infine, la denuncia di quello che Benedetto definisce «un sentimento di scarsa considerazione e talvolta di ostilità, per non dire di disprezzo, verso la religione, in particolare quella cristiana». Di fronte a questo atteggiamento, che secondo il papa è diffuso soprattutto in Occidente e in particolare nei mass media, è urgente arrivare alla definizione di una «laicità positiva e aperta» che riconosca il ruolo pubblico della comunità dei credenti.
Davanti agli ambasciatori, molte dei quali nei suggestivi abiti tradizionali, una vera summa del pensiero ratzingeriano, ma anche numerose sollecitazioni operative per un mondo che appare sempre più incapace di darsi un nuovo ordine.
Le domande che i ragazzi rivolgono a Gesù
di Vito Mancuso (la Repubblica, 12 gennaio 2010)
Il Sermig di Torino, movimento cattolico fondato da Ernesto Olivero, ha sottoposto un esteso questionario a migliaia di giovani sulla figura di Gesù. Alla domanda numero 7, che chiedeva «Cosa diresti a Gesù se potessi parlare con lui oggi?», le principali risposte dei giovani furono le seguenti: Perché si deve morire? Che senso ha la mia vita? Perché esiste il male? Perché muoiono tanti giovani? Cosa mi aspetta dopo la morte? Perché mi hai creato?
Queste domande dei giovani a Gesù (ipotetiche quanto alla possibilità di raggiungere il destinatario, ma assolutamente reali quanto a valore esistenziale) mostrano un intenso bisogno di significato, si potrebbe dire di filosofia. Più che a Gesù quale singolo personaggio storico, le interpellanze dei giovani si rivolgono al Cristo, al Figlio di Dio in quanto Dio, a Dio, all’Assoluto. Sono tre infatti le questioni capitali: 1) chi sono io e perché sono qui; 2) perché questo mondo è colmo di ingiustizia; 3) che cosa ne sarà di me dopo la morte.
Oggi la teologia e la predicazione della Chiesa sono concentrate sul Gesù storico, sulla sua esistenza, la sua predicazione, il suo messaggio, la sua morte e la sua risurrezione. I corsi biblici organizzati dalle parrocchie non si contano più. Ma queste domande mostrano chiaramente che l’interesse degli uomini d’oggi non è per una storia lontana, destinata ogni anno a divenire sempre più lontana, ma per il senso di questa vita qui e ora.
Gesù non interessa come singolo personaggio storico a cui accadono delle cose speciali (emblematico che nessuno tra i giovani gli avrebbe chiesto lumi sul suo concepimento verginale, sulla veridicità dei suoi miracoli, sui responsabili della sua morte, sulla realtà della sua risurrezione) ma interessa come il maestro a cui chiedere spiegazioni su questa vita e sui suoi conti che faticano a tornare. Una risposta di un ragazzo di quindici anni metteva addirittura in crisi il sacrificio espiatorio di Gesù, o meglio la teologia tradizionale che interpreta Gesù quale «vittima immolata per la nostra redenzione» (come viene definito da alcune parole del canone della Messa).
Che cosa appare allora da queste domande dei giovani? Appare quello che già Hegel vedeva come il limite della coscienza cristiana tradizionale, cioè l’essere una «coscienza infelice». Da questi giovani emerge chiaramente un disorientamento sulla loro identità di uomini, segno dell’inefficacia delle risposte tradizionali della fede ascoltate nelle lezioni di catechismo. A differenza di quanto avveniva al tempo di sant’Agostino e di san Tommaso d’Aquino, dalla fede cristiana di oggi non emerge più una veritiera e affidabile visione del mondo. Da qui il senso diffuso di infelicità, da qui il disagio rispetto al proprio essere al mondo. I credenti adulti suppliscono questa incertezza teoretica con il ricorso al principio di autorità (è così perché è stato sempre insegnato che è così), ma con i giovani questo principio (se purtroppo o se per fortuna, non lo so) non funziona.
C’è un detto medievale che dice: «Vengo non so da dove; sono non so chi; muoio non so quando; vado non so dove; mi stupisco di essere lieto». Il filosofo Karl Jaspers, che lo cita all’inizio del libro La fede filosofica di fronte alla rivelazione, dice che per questa unione di ignoranza e di gioia tale detto non può essere cristiano. E poi aggiunge un affondo terribile, affermando che, al contrario, la coscienza cristiana ha sì le risposte a tutte le questioni perché sa da dove viene, perché sa chi è, perché sa che morirà quando lo deciderà Dio (non prima e non dopo), perché sa dove andrà, ma, sapendo tutto ciò, non è per nulla lieta, per nulla serena, ma è immersa nella macerazione e in una continua tensione con il mondo con cui non riesce a riconciliarsi. A mio avviso ha ragione: la coscienza cristiana troppo spesso appare come una coscienza infelice, a tratti risulta persino aggressiva, soprattutto in coloro che coltivano sopra ogni cosa l’adesione alla dottrina stabilita dalle gerarchie ecclesiastiche e che coniugano il verbo "credere" sempre accanto a "obbedire e combattere".
Da dove nascono invece quell’essere lieti in profondità, quella gioia inestirpabile verso la vita, quella quiete dello spirito e della mente, che sono il contrassegno di una autentica esperienza spirituale e che sole possono dare risposte convincenti alle inquietudini dei giovani? Nascono dal sapere di essere a casa in questo mondo di Dio, dal senso di intima comunione con l’essere e con la natura che portò Francesco d’Assisi a scrivere il "Cantico delle creature", e dalla certezza che l’incarnazione di Dio non riguarda solo un giorno lontano di tanti anni fa ma è la dinamica che si avvera ogni giorno, in tutti gli uomini che amano il bene e la giustizia. Gesù è l’uomo che cessa di fare di se stesso il centro del mondo e si pone al servizio di una realtà più importante di sé. Anche la Chiesa deve cessare di fare di se stessa il centro del mondo e si deve porre al servizio di qualcosa di più grande di sé, del bene comune e di ogni singolo individuo di questa nostra società, credente o non credente, bianco o nero, etero o omosessuale.