La nuvola tossica
Rischiano in più di due miliardi per la nube che scioglie l’Himalaya *
La chiamano «Asian brown cloud». È un’immensa nube di smog che copre i cieli di intere aree dell’Asia meridionale. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista britannica "Nature", la nube sta accelerando in maniera considerevole lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya.
Le sostanze tossiche di cui è composto questo cumulo scuro - la cui formazione è stata provocata dall’industrializzazione selvaggia della regione - imprigionano infatti il calore prodotto dal Sole, contribuendo così ad aumentare la temperatura dell’atmosfera. E minacciando, di fatto, la sopravvivenza di oltre due miliardi di persone, dall’India al Bangladesh alla Cina.
* Avvenire, 04.08.2007
CONTINENTE IN GINOCCHIO
Asia, venti milioni in fuga dalle alluvioni
Da Bangkok (Avvenire, 04.08.2007)
L’intero Subcontinente indiano sembra essere sommerso dalle acque. Piogge violente non insolite in questa stagione dei monsoni, ma che hanno la caratteristica di una insolita continuità flagellano da due settimane ampie regioni del Pakistan, dell’India, del Bangladesh e del Nepal. Una pioggia costante che si riversa su territori in buona parte già saturi per le abbondanti precipitazioni di giugno. Un primo effetto è la massa di quanti devono lasciare le zone di residenza abituale, in parte in fuga per l’innalzamento minaccioso dei corsi d’acqua, in parte costretti a lasciare le abitazioni allagate o, ancora, perché private dei necessari mezzi di sussistenza.
Si calcola che complessivamente siano quasi 20 milioni le persone costrette a sfollare per gli effetti delle piogge. Almeno 186 nell’ultima settimana le vittime comunicate ieri ufficialmente, di cui 132 in India, decedute per annegamento, nei crolli degli edifici, per scariche elettriche o per i morsi di serpenti velenosi, come loro in fuga dalle acque.
Una popolazione disperata che contende il poco cibo ai tanti che già vivono nell’indigenza e nella disperazione e a una popolazione di scimmie affamata e aggressiva. I soccorsi faticano a raggiungere molte delle aree colpite per lo smottamento delle strade e i crollo dei ponti e si intensificano gli episodi di saccheggio di depositi di generi alimentari.
Ieri nuove ed estese aree del Bihar e dell’Assam, Stati dell’India nordorientale, sono state inondate. Nel Bihar colpiti dalle inondazioni sono almeno 7 dei 90 milioni di abitanti: nell’Assam e su 27 milioni. Qui in particolare la popolazione ha inscenato proteste violente chiedendo cibo, rifugi provvisori e medicinali. Numerosi i feriti negli scontri e la polizia ha dovuto sparare in aria per disperdere la folla. Tuttavia un bambino di dieci anni è stato colpito da un proiettile sparato dalla polizia.
Se possibile ancora più grave la situazione nel confinante Bangladesh, dove metà del territorio (all’incirca una superficie grande come un terzo dell’Italia) è di fatto alluvionato e milioni di persone sono in fuga davanti all’avanzare inarrestabile delle acque congiunte dei grandi fiumi e del mare. I mille campi profughi allestiti nelle aree faticano ad accogliere gli alluvionati, di cui molti trovano rifugio sulle massicciate delle strade e delle ferrovie, le uniche aree sopraelevata di un Paese che, se si escludono alcune aree settentrionali e il tratto collinare che segna il confine con la Birmania è a livello del mare. La maggiore arteria stradale del paese, che collega la capitale Dhaka con altri centri maggiori è inagibile per diversi tratti. Diarrea e infezioni stanno già colpendo la popolazione alluvionata. Sono ben 230 i corsi d’acqua che attraversano il Paese, una rete benefica che nella stagione monsonica diventa una trappola per milioni di contadini e pescatori. In India il numero di coloro che costretti ad allontanarsi dalle proprie case era arrivato ieri, secondo i dati ufficiali, a 12 milioni. A Bombay, centro economico e finanziario, gli abitanti sono costretti ad avanzare con l’acqua alle ginocchia; nello stato più popoloso, l’Uttar Pradesh, 500 villaggi sono stati evacuati solo ieri dall’esercito, ma sono almeno 12 le vittime accertate; 28 i morti nel naufragio di una imbarcazione che cercava di evacuare alluvionati dal loro villaggio allagato.
I monsoni sono una costante climatica per il Subcontinente indiano, essenziali alla vita di una popolazione in gran parte agricola o dipendente dai prodotti dell’agricoltura. Sono tuttavia eventi imprevedibili, aggravati per certi aspetti e in particolare in alcune regioni, dai mutamenti climatici globali i corso. Lo scorso anno, caratterizzato come questo da piogge devastanti, i morti erano stati un migliaio e immensi i danni.