IL SOLE SI STA RISVEGLIANDO
Nasa, "tsunami solare" potrebbe colpire la Terra
La nube creata dalle eruzioni solari potrebbe dare luogo ad aurore di rara bellezza. In dubbio se creerà problemi alle telecomunicazioni *
Un anno fa gli scienziati della Nasa erano riusciti a dimostrare l’esistenza di tsunami solari, registrati attraverso un sistema chiamato Solar Terrestrial Relations Observatory (Stereo): grandi eruzioni sulla superficie solare capaci di sollevare onde di plasma rovente di proporzioni enormi, alte quanto la Terra.
L’ultima, rilevata lo scorso febbraio, aveva provocato nello spazio una nuvola di gas che la Nasa ha calcolato essere di circa un miliardo di tonnellate. Nello stesso tempo sulla superficie solare si era prodotta un’onda che il sistema Stereo è riuscito a rilevare da due angoli diversi, consentendo ai ricercatori di aver una visione senza precedenti del fenomeno.
Altri "fuochi d’artificio" solari sono stati registrati durante questo fine settimana da diversi satelliti, tra cui Stereo, che ha riportato l’immagine choc di grosse onde increspate verso l’esterno della stella. La notizia è apparsa sul quotidiano britannico Telegraph che riporta come gli astronomi di tutto il mondo sono stati testimoni dell’enorme fiammata sulla superficie solare di dimensioni pari a quelle della Terra.
L’esplosione sulla superficie solare, chiamata espulsione di massa coronale, e diretta verso la Terra, ha creato uno tsunami della velocità di 93 milioni di miglia nello spazio. Gli esperti hanno spiegato che l’ondata di gas sovralimentato potrebbe raggiungere la Terra fra questa notte e domani, quando urterà contro lo scudo magnetico naturale che protegge il nostro pianeta.
Quando una di queste eruzioni raggiunge la Terra, spiegano gli esperti, va ad interagire con le particelle del campo magnetico terrestre generando tempeste geomagnetiche e spettacolari esibizioni di luci colorate che vanno dal rosso al blu: le aurore, normalmente osservabili dalle regioni polari. Per vederle non occorre andare ai poli: questi straordinari bagliori del cielo, per la loro intensità potrebbero essere visti anche dal Nord America e Nord Europa.
L’attività solare è ciclica, dura circa undici anni, e l’ultimo massimo solare è avvenuto nel 2001, per cui secondo gli esperti questa eruzione è uno dei primi segnali che il Sole si sta svegliando e sta andando verso un altro massimo solare.
Non si sa se questo tipo di eruzione causerà problemi agli strumenti di comunicazione mondiali. Recentemente gli scienziati della Nasa avevano avvertito che tra il 2012 e il 2013 potrebbe verificarsi una tempesta geomagnetica in grado di causare il black out più grande della storia. Milioni le persone che potrebbero rimanere senza elettricità, in down tutte le infrastrutture e i servizi che dipendono dall’energia elettrica, 2 mila miliardi di dollari di danni.
* La Stampa, 03/08/2010
Per l’evento, sul tema, si cfr.:
NEFERTITI. CHE LA REGINA POSSA TORNARE A CASA E RIVEDERE IL SUO SPOSO - AKHENATON!!!
GRAZIE AI DATI RACCOLTI DA IBEX IN UN CICLO SOLARE COMPLETO
La prima mappa tridimensionale dell’eliosfera
Utilizzando i dati raccolti tra il 2010 e il 2019 dal satellite Ibex della Nasa, per la prima volta è stato mappato il confine dell’eliosfera, la regione dello spazio che circonda il Sole nella quale la densità del vento solare è maggiore di quella della materia interstellare. Per fare questa misurazione, gli scienziati hanno usato una tecnica simile a quella impiegata dai pipistrelli per “vedere” le pareti di una grotta. Tutti i dettagli su ApJ
di Maura Sandri *
Un diagramma della nostra eliosfera. Per la prima volta, gli scienziati hanno mappato l’eliopausa, che è il confine tra l’eliosfera (marrone) e lo spazio interstellare (blu scuro). Crediti: Nasa/Ibex/Adler Planetarium
Per la prima volta è stato mappato il confine dell’eliosfera, una “bolla” creata dal vento solare che si estende dal Sole fino allo spazio interstellare e protegge la Terra dalle radiazioni interstellari pericolose. La misura ha permesso agli scienziati di comprendere meglio come interagiscono il vento solare e quello interstellare. «Per anni, i modelli fisici hanno teorizzato questo confine», spiega Dan Reisenfeld del Los Alamos National Laboratory, primo autore dell’articolo pubblicato su Astrophysical Journal. «Questa è la prima volta che siamo stati in grado di misurarlo e crearne una mappa tridimensionale».
Reisenfeld e altri scienziati hanno utilizzato i dati del satellite Interstellar Boundary Explorer (Ibex) della Nasa, in orbita attorno alla Terra, che rileva le particelle che provengono dall’elioguaina, lo strato limite tra il Sistema solare e lo spazio interstellare. Il team è stato in grado di mappare il confine di questa zona, chiamata eliopausa. Qui, il vento solare che “soffia” verso lo spazio interstellare, si scontra con il vento interstellare che “soffia” verso il Sole.
Per fare questa misurazione, hanno usato una tecnica simile a quella utilizzata dai pipistrelli per “vedere” le pareti di una grotta. «Proprio come i pipistrelli inviano impulsi sonar in ogni direzione e usano il segnale di ritorno per creare una mappa mentale di ciò che li circonda, abbiamo usato il vento solare, che esce dal Sole in tutte le direzioni, per creare una mappa dell’eliosfera», spiega Reisenfeld.
Lo hanno fatto utilizzando la misurazione del satellite Ibex degli atomi neutri energetici (Ena) che risultano dalle collisioni tra le particelle del vento solare e quelle del vento interstellare. L’intensità di tale segnale dipende dall’intensità del vento solare che colpisce l’elioguaina. Quando un’onda colpisce il confine, il conteggio degli Ena aumenta e Ibex è in grado di rilevarlo. «Il segnale del vento solare inviato dal Sole varia in intensità, dando origine a un pattern unico», ha spiegato Reisenfeld. «Ibex vedrà lo stesso pattern nel segnale Ena di ritorno, da due a sei anni dopo, a seconda dell’energia degli atomi neutri energetici e della direzione in cui sta guardando, attraverso l’eliosfera. Questa differenza di tempo ci permette di calcolare la distanza dalla regione di origine degli Ena, in un direzione particolare». Gli scienziati hanno quindi applicato questo metodo per costruire la mappa tridimensionale, utilizzando i dati raccolti durante un ciclo solare completo, dal 2009 al 2019.
Il motivo per cui ci vuole così tanto tempo prima che il segnale ritorni allo strumento Ibex dipende dalle grandi distanze coinvolte. Le distanze nel Sistema solare sono misurate in unità astronomiche (Au), dove 1 Au è la distanza dalla Terra al Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri. La mappa di Reisenfeld mostra che la distanza minima dal Sole all’eliopausa è di circa 120 Au nella direzione rivolta verso il vento interstellare, mentre nella direzione opposta si estende fino ad almeno 350 Au, che è il limite di distanza della tecnica di rilevamento (come termine di paragone, l’orbita di Nettuno ha un diametro di circa 60 Au).
Per saperne di più:
* Fonte: Media Inaf, 16/06/2021 (ripresa parziale).
Le tempeste solari più violente del previsto
Le prove nei ghiacci della Groenlandia
di Redazione Ansa *
Le tempeste solari potrebbero essere molto più violente di quella che nel 1859 è passata alla storia per aver prodotto gravissimi danni sulla Terra e aurore boreali visibili anche a Roma. Lo dimostra lo studio delle impronte dell’attività solare lasciate nelle carote di ghiaccio. La ricerca, pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) dall’Università svedese di Lund, accende un nuovo campanello di allarme sulla sorveglianza del meteo solare.
I ricercatori, coordinato da Raimund Muscheler, hanno analizzato campioni di ghiaccio della Groenlandia, che raccontano la storia degli ultimi 100.000 anni del pianeta e hanno trovato in alcuni radionuclidi le impronte di una tempesta solare molto potente avvenuta nel 660 a.C.
“Grazie allo studio di radionuclidi come il berillio-10 e il cloro-36, riusciamo a vedere eventi più lontani e dieci volte più violenti rispetto alle osservazioni dirette con le sonde solari”, ha spiegato all’ANSA il glaciologo Carlo Barbante, dell’Università di Venezia e dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Idpa). “I carotaggi dei ghiacci sono fondamentali per trovare correlazioni tra la storia terrestre e l’attività solare”, rileva Barbante, coordinatore del progetto europeo per il carotaggio di ghiaccio nell’Antartide ‘Beyond Epica’ (European Project for Ice Coring in Antarctica), che dal prossimo giugno perforerà i ghiacci del Polo Sud fino a 2.600 metri a caccia di testimonianze di 1,5 milioni di anni fa.
Le tempeste solari sono rappresentate da una pioggia di particelle a elevata energia scatenata da violente esplosioni sulla superficie della nostra stella e proiettate nello spazio dal vento solare. “L’analisi delle carote di ghiaccio permette di estenderne lo studio a periodi molto più lunghi degli ultimi 70 anni, e di avere così un’idea più precisa della loro frequenza”, ha spiegato all’ANSA il fisico Luciano Anselmo, dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del Cnr (Isti).
“La ricerca in Groenlandia - ha aggiunto - ha permesso, in particolare, di studiare un aspetto delle tempeste solari, quelle che liberano protoni. Particelle - ha concluso Anselmo - che possono danneggiare i satelliti, soprattutto i loro pannelli solari e i componenti elettronici. Nelle missioni sulla Luna, dove ci si spinge all’esterno del guscio protettivo dato dal campo magnetico terrestre, potrebbero rappresentare un pericolo non solo per le sonde lunari, ma per eventuali astronauti a bordo”.
Il Sole vicino all’attività minima, lo rivela la sua ’musica’
Generata dai suoi terremoti interni
di Redazione *
La ’musica’ del Sole prodotta dai terremoti interni alla nostra stella indica che si avvicina il periodo minimo della sua attività (fonte: SOHO, NASA) © Ansa FOTO
L’attivita’ del Sole sta diventando sempre piu’ debole in vista del nuovo periodo ’silenzioso’, che potrebbe arrivare nell’arco di due anni, secondo il tipico alternarsi dei cicli di attivita’ della nostra stella: lo indica la speciale ’musica’, prodotta dai terremoti che avvengono all’interno della nostra stella. Dalla ricerca pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society emerge che le ’note’ indicano che lo strato in cui avviene buona parte dell’attivita’ magnetica solare e’ piu’ sottile. Coordinata da Yvonne Elsworth, dall’universita’ britannica di Birmingham, la ricerca viene presentato il 4 luglio nella Conferenza Nazionale sull’Astronomia organizzata nel Regno Unito.
"Il Sole e’ molto simile a uno strumento musicale, tranne per il fatto che le sue note sono a una frequenza molto bassa, circa 100.000 volte piu’ bassa della nota ’do’", ha spiegato Elsworth. "Studiare le onde sonore con una tecnica chiamata eliosismologia, o sismologia del Sole, ci permette - ha aggiunto - di scoprire quello che succede al suo interno".
Per fare questo i ricercatori si sono avvalsi del Birmingham Solar Oscillations Network (Bison), una rete di sei telescopi dislocati in altrettanti Paesi, in funzione dal 1986 e gestita dalla stessa universita’. In questo periodo la rete ha raccolto i dati di tre cicli di attivita’ del Sole, ognuno durato circa 10-11 anni, osservando i cambiamenti nella quantita’ di particelle energetiche create dall’interazione tra il campo magnetico e la superficie incandescente.
I risultati indicano che il Sole sta entrando in una fase di attivita’ particolarmente debole: negli ultimi anni il suo campo magnetico si e’ assottigliato ed e’ rallentata la velocita’ di rotazione degli strati piu’ esterni ad alcune latitudini. "Non siamo ancora sicuri di quali saranno le conseguenze, ma - hanno concluso i ricercatori- e’ evidente che ci troviamo in periodo insolito. In ogni caso, possiamo affermare che arriveremo al minimo di attivita’ solare tra circa due anni".
Il segreto delle eruzioni solari
Ora è possibile prevedere quelle pericolose*
Diventa possibile capire se un’eruzione solare, uno degli eventi più temuti dell’astrofisica perchè potenzialmente pericoloso per la Terra e le missioni spaziali, avrà luogo veramente creando possibili problemi o se finirà invece in un semplice ’falso allarme’. Il metodo che lo permette, pubblicato sulla rivista Nature, è stato scoperto dal Laboratorio di fisica del plasma di Princeton, del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.
Le eruzioni solari, massicce esplosioni che scagliano nello spazio sciami di particelle, possono essere molto pericolose per gli astronauti impegnati nelle missioni spaziali e dannose per la Terra, perchè possono provocare tempeste geomagnetiche di diversa intensità, le più potenti delle quali possono daneggiare i satelliti per le telecomunicazioni e reti elettriche.
Per questo è importante sapere quando è in arrivo un’eruzione e quando quella che sembra l’inizio di un’esplosione è in realtà un falso allarme. I ricercatori american, coordinati da Clayton Myers, hanno identificato un meccanismo che permette di capire la portata delle eruzioni prima che ’lascino’ il Sole, distinguendo tra l’inizio di esplosioni e accumuli che non portano a niente.
Le eruzioni violente hanno origine da un improvviso rilascio di energia magnetica immagazzinato nello srati più esterno dell’atmosfera del Sole, la corona solare. Il rilascio di energia avviene in corrispondenza delle strutture chiamate corde di flusso magnetico, che si sviluppano sulla superficie del Sole in modo irregolare e che sono molto instabili: possono esplodere o collassare.
Gli esperimenti condotti a Pinceton hanno permesso di scoprire che i collassi avvengono quando il campo magnetico è forte abbastanza da evitare che la corda si attorcigli e destabilizzi, generando un’eruzione.
Torna la super macchia solare
In Italia nasce la rete di sorveglianza del ’meteo spaziale’*
È tornata la più grande macchia solare degli ultimi 25 anni. Chiamata AR12192, la macchia è di nuovo visibile, anche se la sua attività appare più moderata rispetto alla sua prima comparsa, a metà ottobre, quando aveva generato intense eruzioni.
Prevedere gli effetti delle eruzioni solari
Il punto ’’non è tanto prevedere se ci sarà o meno un’eruzione solare, quanto riuscire a comprendere quali siano le caratteristiche che permettono di stabilire subito se l’eruzione avrà un impatto sulla Terra’’, spiega Vincenzo Carbone, presidente del primo gruppo di lavoro italiano dedicato alla meteorologia spaziale, lo Swico (Space Weather Italian Community) e docente di Fisica dei sistemi complessi nell’università della Calabria. Fra gli obiettivi dello Swico c’è la realizzazione entro il 2016 del primo servizio di ’meteo spaziale’ in Italia.
Allerta rapida
Compito di iniziative come questa è riuscire a dare in tempo utile l’allerta nel caso in cui le particelle liberate dall’attività solare possano colpire la Terra, causando tempeste geomagnetiche capaci di danneggiare i satelliti per le telecomunicazioni o di provocare blackout elettrici. Oltre a tenere d’occhio il Sole, obiettivo del servizio sarà controllare le possibili minacce che potrebbero arrivare da detriti spaziali e asteroidi che rischiano di incrociare l’orbita della Terra.
Limitare i danni delle tempeste solari
’’Siamo una società molto dipendente dalla tecnologia spaziale’’ sottolinea Carbone. Basti pensare, aggiunge, che l’intensa tempesta geomagnetica accaduta nel 1859 causò solo spettacolari aurore e problemi ai telegrafi ma oggi, solo negli Stati Uniti, provocherebbe danni per 2.000 miliardi di dollari, fra guasti alla rete elettrica e ai satelliti per le telecomunicazioni. ’’Sapendo in anticipo che sta per arrivare una tempesta geomagnetica, per non subire danni - rivela l’esperto - basta spegnere i dispositivi interessati’’.
Studiare le spie degli eventi più pericolosi
Ovviamente non si può spegnere una centrale elettrica ogni volta che c’è il rischio di una tempesta geomagnetica ma, aggiunge, ’’possiamo concentrarci solo sugli eventi potenzialmente più dannosi e monitorali’’. Inoltre, aggiunge, la rete di esperti italiani che fa parte di Swico, intende intensificare gli studi sui fenomeni solari, come eruzioni e l’emissione di bolle di gas dalla corona, attualmente imprevedibili, per comprendere se ci siano ’spie’ che possano annunciarli
* ANSA, 14 novembre 2014 (ripresa parziale, senza foto).
Ciclo solare 24 : il Sole ha completato l’inversione dei poli magnetici
Il campo magnetico solare ha completamente invertito la sua polarità, segnando la metà del ciclo solare 24, che si chiuderà fra 11 anni.
La Nasa ha confermato che il sole si è “invertito” con il suo polo nord e polo sud che hanno raggiunto la metà del ciclo solare 24. Adesso i campi magnetici ricominceranno a muoversi nelle direzioni opposte, per completare il lungo processo di 22 anni che raggiungerà l’apice con una nuova inversione dei poli. “Un’inversione dei poli magnetici è, letteralmente, un grande evento - ha commentato lo scienziato della Nasa Tony Philips - La regione nello spazio sotto l’influenza magnetica del Sole (conosciuta come eliosfera) si estende su miliardi di chilometri oltre il pianeta Plutone. I cambiamenti della polarità magnetica si ripercuotono in tutto questo spazio sino alle sonde Voyager, alle porte dello spazio interstellare.”
Il ’mostro’ solare si prepara
La macchia AR1476 è così grande da essere visibile a occhio nudo *
Il ’mostro’ si sta preparando. La grande macchia solare AR 1476, definita dagli esperti Nasa come un vero e proprio mostro per le sue dimensioni, in questi giorni sta crepitando con una serie di eruzioni solari di media entita’ che stanno gia’ facendo registrare i primi blackout nelle comunicazioni radio. Al suo interno, pero’, cova una enorme quantita’ di energia che a breve potrebbe dare vita alle piu’ potenti eruzioni solari, quelle di classe X, con effetti ben piu’ pesanti anche sul nostro pianeta, che in queste ore sta entrando nella linea di fuoco.
La macchia AR 1476, individuata dal Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa, si estende per quasi 160.000 chilometri ed e’ visibile anche senza l’ausilio di telescopi solari, soprattutto durante l’alba e il tramonto. Diversi gli astrofili che in queste ore si stanno divertendo a fotografarla, come il torinese Stefano De Rosa, dell’Unione Astrofili Italiani (Uai), che durante l’alba sopra la basilica di Superga ha immortalato il ’mostro solare’ in una fotografia che sta facendo il giro del web.
In questi giorni la grande macchia sta scaldando i motori con una serie di eruzioni solari di classe M, fenomeni di entita’ media la cui influenza si risente soprattutto nelle regioni polari e puo’ provocare sia problemi nelle comunicazioni radio sia spettacolari aurore. L’ultima, di classe M5, e’ stata registrata giovedi’ 10 maggio e ha liberato un bagliore di raggi ultravioletti prontamente registrato dal Solar Dynamics Observatory.
L’Agenzia americana per gli oceani e l’atmosfera (Noaa) segnala gia’ i primi occasionali blackout nelle comunicazioni radio, e prevede che nelle prossime 24 ore ci sara’ una probabilita’ pari al 75% di avere altre eruzioni di media entita’, e una probabilita’ del 20% di avere eruzioni di classe X, le piu’ intense, in grado di scatenare tempeste magnetiche capaci di provocare il blackout nelle comunicazioni radio in tutto il pianeta. L’allerta si fa ancora piu’ importante dal momento che la macchia si sta muovendo attraverso la superficie solare, e fra poco mettera’ la Terra nel suo ’mirino’.
Intanto gli astronomi amatoriali stanno trovando diversi modi per ingannare l’attesa. Per esempio Thomas Ashcraft, che vive in New Mexico, ha provato a catturare la ’voce’ della macchia solare registrando le forti onde radio corte provenienti dall’esplosione.
Risveglio tempestoso per il Sole: attesa per il 2013 l’apocalisse. Magnetica.
L’attività del Sole non accenna a placarsi: sono sempre più intense e violente le eruzioni registrate sulla stella madre del sistema solare. Ad affermarlo è la Nasa che teme una tempesta magnetica destinata a mandare in tilt tutti i sistemi di comunicazione satellitare *
Un lungo sonno ha caratterizzato l’esistenza del Sole negli ultimi anni. Il periodo di letargica inattività del ciclo solare (che ha una durata media di undici anni), è terminato con le prime, spettacolari eruzioni avvenute lo scorso agosto. E il risveglio presenta agli occhi degli astronomi una stella particolarmente tumultuosa ed esuberante.
Sulla superficie del Sole continuano a essere osservate eruzioni con plasma (ovvero particelle cariche elettricamente) che viene scagliato nello spazio interplanetario. Ma se l’eccezionale nube di particelle emessa dal Sole, facendo rotta sulla Terra, può creare al momento dell’impatto con la nostra atmosfera aurore di rara bellezza, le conseguenze di un’attività particolarmente vivace stanno destando non poche preoccupazioni.
Secondo un gruppo di esperti, riuniti a Washington per approfondire un rapporto della National Academy of Sciences, nel 2013 potrebbe infatti verificarsi la temuta ’’apocalisse magnetica’’, ovvero un’eruzione solare destinata a mandare in tilt tutti i sistemi di comunicazione satellitare. Scienziati sono già al lavoro per cercare di ovviare ad un possibile black-out di servizi legati alle comunicazioni militari e finanziarie, al trasporto aereo e ai Gps. La Nasa, infatti, sta utilizzando decine di satelliti, tra cui il Solar Dynamics Observatory, per studiare e scongiurare la minaccia.
La mega-eruzione solare, fenomeno scientificamente conosciuto come brillamento solare o stellare, coinciderà con una fase di intensificazione dell’energia solare. Per il 2013 è atteso il prossimo picco che, secondo gli esperti statunitensi, sprigionerà una potenza pari a 100 bombe a idrogeno e provocherà per l’economia Usa danni economici venti volte maggiori di quelli dell’uragano Katrina. Anche le autorità militari sono preoccupate: il ministro della Difesa britannico Liam Fox ha annunciato lo studio di misure per la protezione delle reti di comunicazione che potrebbero prestare il fianco all’attacco del terrorismo globale.
* VIRGILIO notizie, Pubblicato il 24/09/10 in Scienze e tecnologie
E la scienza ammise: la data di nascita influenza il carattere
I test americani sui topolini di laboratorio svolti in diversi mesi dell’anno
L’oroscopo della scienza
"Carattere deciso dal sole"
di Elena Dusi (la Repubblica, o6.12.2010
IL MESE di nascita influenza il carattere. Era ovvio per l’astrologia, ora lo è anche per la scienza. Ma lungi dal dare il suo avallo alla lettura degli astri, la ricerca della Vanderbilt University ottiene l’effetto contrario. In uno studio su Nature Neuroscience i ricercatori dimostrano che la quantità di luce assorbita nelle prime settimane di vita produce effetti indelebili sui neuroni ancora vergini dei bebè.
La lunghezza delle giornate che è diversa in estate e in inverno si imprime sul cervello dei bambini appena nati, influenzando per sempre il loro ritmo circadiano e producendo effetti futuri - deboli ma misurabili - su umore, propensione alla depressione e alla schizofrenia.
Gli esperimenti americani sono stati condotti sui topolini in laboratorio, regolando la durata dell’illuminazione artificiale. Ma il fatto che le prove siano state ripetute in diversi mesi dell’anno, e che test simili sull’uomo in passato si siano svolti contemporaneamente nell’emisfero nord e in quello sud (dove agli stessi mesi corrisponde un livello di illuminazione capovolto), dimostrano che è la quantità di luce, non la data di nascita a influenzare il carattere. E che l’unico astro la cui posizione in cielo conti per il nostro futuro è il Sole.
«Ci teniamo a dirlo, anche se il nostro lavoro assomiglia all’astrologia, non lo è affatto. Si tratta di biologia stagionale» precisa Doug McMahon che ha condotto lo studio. La ricerca Usa si è concentrata sugli effetti della luce su una piccola area del cervello ribattezzata "orologio biologico". È questo grappolo di neuroni situato dietro agli occhi a dettare all’organismo i ritmi circadiani, regolando sonno, veglia, appetito, pressione sanguigna, voglia di quiete, movimento e molto altro. Nei topolini vissuti per le prime 4 settimane a un ritmo di 16 ore di luce per 8 di buio, l’orologio biologico si è tarato sul regime estivo, e su questo è rimasto tutta la vita. Il contrario è accaduto ai topolini tenuti al buio per 16 ore al giorno. «Questi ultimi - spiega McMahon - hanno dimostrato di risentire molto dei cambiamenti stagionali. Questo spiega come mai gli uomini nati in inverno siano più spesso affetti da depressione invernale», causata dalla riduzione delle ore di luce.
Gli effetti di questo imprinting riguardano ritmi circadiani e tono dell’umore, ma non solo. «Il mese di nascita influenza anche la tendenza a diventare gufi o allodole» spiega Vincenzo Natale, docente di ritmi del comportamento e ciclo veglia-sonno all’università di Bologna, che da anni si dedica a questo campo di studi. «Per chi è nato in estate le giornate non finirebbero mai. Ecco da dove nasce la tendenza a diventare gufi. I nati in inverno sono invece mattutini doc. Ovviamente si tratta di statistiche e all’interno dei vari gruppi le differenze sono grandi». Nessun risultato invece è stato mai ottenuto dai ricercatori che si sono sforzati di legare data di nascita a tratti della personalità più complessi, come estroversione, socievolezza o addirittura livello di intelligenza.
Il Cicap e le stelle "L’astrologia? Un fallimento a contare è il sole"
Ma non sono gli astri ad essere determinanti, piuttosto la quantità di luce assorbita dai neuroni del neonato Secondo una ricerca su "Nature Neuroscience" la diversa lunghezza delle giornate condiziona il cervello
di E. D. (la Repubblica, 06.12.2010)
ROMA - «La luce ha sicuramente un effetto sul cervello e sulla personalità, ed è interessante che la scienza indaghi il loro rapporto. Ma questo cosa c’entra con l’influenza che possono avere gli astri in cielo?». Secondo Massimo Polidoro, segretario del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), uno studio come quello di Nature Neuroscience non aggiunge proprio nulla alla validità dell’astrologia.
Lasciamo stare l’oroscopo del giorno. Ma forse l’astrologia ha qualcosa da dire nella descrizione della personalità dei segni zodiacali?
«Se prendiamo due persone nate nel nord Europa e in un paese del Mediterraneo notiamo la differenza. Tant’è che per gli individui allegri ed espansivi abbiamo coniato la definizione di "carattere solare". Questo vuol dire che è soprattutto l’esposizione alla luce ad avere importanza, non la posizione degli astri al momento della nascita».
Può darsi che l’astrologia avesse colto per via indiretta delle intuizioni che oggi la scienza riesce a confermare.
«Molti test sono stati condotti su questa ipotesi. Agli astrologi è stato chiesto di definire i tratti della personalità di un individuo senza avere nulla a disposizione se non la data di nascita. I risultati sono stati sempre fallimentari. Mai nessuno è riuscito a confermare la validità delle conclusioni dell’astrologia. Teniamo distinta la scienza da questa disciplina». (e.d.)