Editorialazzu rerittu

Caso Lacava: i punti oscuri della versione fornita e i silenzi in casa Pd

Nella versione fornita dal presidente del Consiglio comunale vi sono contraddizioni ancora da chiarire. Eccole
giovedì 17 novembre 2016.
 

Fino a prova del contrario, tutti sono buoni e nessuno è cattivo. Questo non c’entra nulla, però, coi fatti specifici sulla gestione del potere pubblico, che vanno chiariti in maniera dettagliata, a prescindere dalle singole opinioni.

È esattamente ciò che stiamo chiedendo da giorni al presidente del Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs), Domenico Lacava, il quale ha comunicato con 103 giorni di ritardo la sua assunzione nella scuola pubblica, per questo percependo tre mesi di indennità piena, piuttosto che al 50% come prevede la legge. Per dovere di cronaca, aggiungiamo che è in atto il recupero delle somme, come ha scritto Franco Scigliano, responsabile della Ragioneria del municipio, al consigliere comunale di opposizione Antonio Lopez.

Il presidente del Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore deve avere una certa attrazione per il brano «Anima lenta», cantato tra gli altri da Teresa De Sio. Lo dimostra il fatto che nelle sue giustificazioni pubbliche, rese tardivamente, ha precisato: «Che Domenico Lacava avesse assunto l’incarico di insegnante lo sapevano anche i muri ed al comune, in maniera informale, era già stato comunicato da tempo».

È singolare la riferita ammissione, confermata dal consigliere comunale Tonino Candalise, della locale segreteria del Pd, in un’intervista al collega Salvatore Audia, di “Prima Radio Libera”. Se, come ha scritto Lacava, «in maniera informale» al Comune «era stato comunicato da tempo», perché il Comune non ha agito allora per il recupero delle somme indebitamente percepite dal presidente del Consiglio di San Giovanni in Fiore? E «da tempo» che cosa significa, una settimana, quindici giorni, un mese, due mesi? Può precisarlo Lacava, in modo da fugare i legittimi dubbi che ad oggi permangono?

La versione di Lacava non collima con quella di Scigliano, il quale ha scritto a Lopez: «In data 12.10.2016, il Presidente del Consiglio, Domenico Lacava, ha protocollato nota con la quale comunicava l’assunzione a scuola dal 01.07.2016. L’ufficio ha provveduto, tempestivamente, ad avviare le operazioni di recupero del 50% dell’indennità, già dal mese di ottobre, non corrispondendo alcuna indennità e provvedendo ad informare verbalmente l’interessato».

Se non abbiamo problemi di interpretazione, la tempestività intesa da Scigliano è scattata, come dimostrerebbero gli importi dei bonifici da ottobre in avanti, dalla comunicazione di Lacava del 12 ottobre. Il documento firmato da Lacava riporta nell’oggetto la dicitura «Comunicazioni urgenti» ed è datato 11 ottobre. Il protocollo, invece, reca la data del giorno successivo.

In genere, chi vuol risolvere formalmente un problema simile, ormai divenuto più che urgente, ha premura di protocollare la propria dichiarazione nella stessa giornata. Ma siamo certi che Lacava abbia un motivo valido per spiegare codesto ulteriore ritardo.

Sempre nelle sue giustificazioni pubbliche, Lacava ha puntualizzato: «A tanto aggiungasi che nel mese di settembre, dopo un periodo particolare, legato ad una serie di vicende personali e lavorative che mi avevano portato, momentaneamente, fuori città, mi ero recato presso gli uffici comunali competenti per chiedere di interrompere i pagamenti delle indennità di carica, perché non dovuti interamente, e per trovare una soluzione alle mensilità di luglio ed agosto ricevute per intero».

Dunque, riassumiamo: Lacava è stato assunto a scuola dal primo luglio, non l’ha comunicato al municipio come doveva, poi è stato fuori città e a settembre ha chiesto «di interrompere i pagamenti delle indennità di carica, perché non dovuti interamente».

Può dirci Lacava a chi l’ha chiesto, a quale struttura amministrativa, a quale dipendente del municipio e in che modo? E può chiarirci perché soltanto a ottobre, per la precisione il 12 dello stesso mese, ha - per iscritto - informato della sua situazione lavorativa il responsabile dell’ufficio Personale?

Scigliano conferma che in quella occasione, cioè all’atto della comunicazione informale, di cui Lacava non ha specificato la data, quasi fosse trascurabile, «non ci fu - riporto le parole dello stesso presidente del Consiglio comunale - la possibilità di risolvere il problema, atteso che gli stipendi di settembre erano stati già "lavorati" e, quindi, per operare nel senso richiesto bisognava aspettare il mese di ottobre?». Possiamo sapere da Scigliano quando e come vengono lavorati gli stipendi dei dipendenti e degli amministratori comunali?

E, ancora: perché Lacava ha scritto di non essere «un ladro, per come Morrone e " i forcaioli di facebbok", vogliono fare apparire», se da giorni gli chiediamo soltanto chiarezza, senza muovergli accuse?

Inoltre, è ammissibile che dalla giovanile del Pd, su ordine di qualcuno o per eroico amore di partito, sia contestualmente uscito un video in cui, senza alcun fondamento, mi viene attribuita la titolarità di un agriturismo definito come «totalmente abusivo», per cui gli autori del filmato risponderanno in sede penale e civile?

È ammissibile che, chiamato da Audia a rispondere in proposito, Candalise abbia di fatto legittimato tale bravata, inserendola in un contesto (inesistente) di contrapposizione politica?

E come mai Belcastro non spinge Lacava a fornire i chiarimenti dovuti, atteso che la versione diffusa è, come argomentato, piuttosto generica? Perché Candalise ha chiuso la pratica con la mera espressione «è una leggerezza»? Per quale ragione Lacava non si è ancora scusato con i cittadini?

Come mai Belcastro ha asserito che la sua amministrazione è vittima della macchina del fango, ignorando d’ufficio l’azione diffamatoria partita nell’ambito del Pd?

Come Belcastro giustifica il suo ricorso alla suggestione della «macchina del fango», nella recente intervista su "Il Quotidiano del Sud" rilasciata ad Antonio Mancina, se a parti invertite, quando il Pd era all’opposizione, proprio lui e Lacava attivarono una mozione consiliare per le dimissioni di Luigi Astorino dalla presidenza del Consiglio comunale?

Ricorda Belcastro che fu proprio lui a dire in consiglio comunale che, in caso di incompatibilità o altre situazioni nella sua parte politica, sarebbe stato giusto rilevarle e discuterle?

E adesso che facciamo, taciamo perché è «tuttappostu» per definizione oppure chi parla e domanda chiarezza deve essere diffamato - e intimidito - da irresponsabili iscritti al Pd?

E stavolta dove è Flavio Spadafora, il segretario della giovanile del Pd locale, che nel suo blog fa sfoggio di saggezza scrivendo che «i Greci diedero ampio spazio al tema dell’amicizia, che fu affrontato da maestri del pensiero filosofico quali Platone e Aristotele»? A quale amicizia fa riferimento Spadafora?

Non posso credere che nel Pd di San Giovanni in Fiore domini la pavidità. Non posso credere che, escluso il capogruppo consiliare Salvatore Lammirato, uscito in pubblico con una dichiarazione significativa, prevalga la linea del silenzio e della condiscendenza a oltranza, rispetto a comportamenti politici (e personali) così sbagliati. Franco Laratta e Attilio Mascaro, se ci siete, almeno voi battete un colpo.

Emiliano Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com

Profilo Facebook

Leggi anche:

Caso Lacava: "la macchina del fango", quando gli accusatori eravamo noi (del Pd)


Rispondere all'articolo

Forum