Editoriale

Caro Scopelliti, devi potenziare la Cardiologia di San Giovanni in Fiore (Cs)

Ennesima azione del sindaco ombra
sabato 7 settembre 2013.
 

Il confine tra la vita e la morte è sottile. Basta un nulla per andarsene. Ieri mattina un signore di San Giovanni in Fiore (Cosenza) stava bene. All’improvviso ha accusato dolori forti, crescenti. In pochi minuti è accaduto l’imprevedibile: corsa in ospedale, diagnosi d’infarto e soccorso della cardiologa, Roberta Vencia. Poi l’uomo è stato trasportato a Cosenza, in elicottero. La vicenda è finita bene, capitata nelle sei ore di attività del servizio locale di Cardiologia. Diversamente, il paziente sarebbe stato trattato e trasferito dai medici di pronto soccorso, senza consulenza specialistica.

La politica dice da un bel po’ che migliorerà la struttura, la quale dovrebbe funzionare per almeno dodici ore. San Giovanni in Fiore è un comune di montagna in cui il maltempo rende difficili i collegamenti con Cosenza o Crotone, almeno a un’ora di viaggio. Eppure nulla si è ancora mosso. Tutto è rimasto fermo, come nel teatro di Finale di partita. Pare che la gente del posto debba espiare antiche, sconosciute colpe; che debba essere sempre l’ultima, per non essere mai prima.

Ieri il corridoio di Cardiologia sembrava quello di un ospedale di guerra: silenzio, folla, attese insondabili e la pazienza collettiva delle dame d’una volta. Ci sono capitato per caso, come un viandante in cerca di immagini, suggestioni, umanità. La cardiologa era impegnata nell’emergenza; le infermiere agivano con quella discrezione, a evitare il panico, che solo le donne meridionali possiedono.

Nel silenzio generale, questa sorta di ambulatorio cardiologico esegue 8000 prestazioni all’anno: cura 6000 pazienti, con una dottoressa eroica e tre signore infermiere. Quindici ore settimanali le fa un cardiologo che va pure in altri centri della provincia di Cosenza; alla faccia della razionalizzazione e in nome di un risparmio pubblico che toglie soldi ai soliti lavoratori.

Oggi la baracca di Cardiologia si mantiene grazie all’intraprendenza e alla resistenza di quattro donne, che sovente subiscono l’ingolfamento fisiologico dell’ospedale civile, privato di troppe risorse. È impensabile, però, che la situazione debba mantenersi tale. E se la cardiologa va in ferie, che cosa succede?

Ricordo benissimo che in passato c’erano due cardiologi, che fornivano una maggiore copertura, davvero preziosa. Il paradosso attuale, invece, è il risultato di processi aziendali che si definiscono moderni, ma levano alle periferie dell’Impero normalità e diritti. Per l’interno della regione, specie per San Giovanni in Fiore - che resiste a 1000 metri superando i 10mila abitanti - occorrono altri parametri rispetto ai discutibilissimi standard ministeriali o dell’Ue, spesso irreali o solo teorici.

Il governatore Scopelliti ripete sempre che «la Calabria ha bisogno di risposte». Una può darla da subito alla Cardiologia del luogo, che funziona e produce.

Lì, fra medici e paramedici, hanno sempre fatto i miracoli. Magari assistiti da “san” Gioacchino da Fiore. Nell’immediato serve portare il servizio da 6 a 12, possibilmente 24 ore. E poi ci vuole un altro cardiologo a tempo pieno: a 38 ore. Perché l’infarto non avvisa, non concede respiro, non guarda al portafogli di nessuno. E perché l’abbandono di un servizio così essenziale, lasciato esclusivamente alla responsabilità degli addetti, ha un peso enorme nello spopolamento della città, i cui costi sono molto più alti del potenziamento indicato.

già su Il Quotidiano della Calabria del 7 settembre 2013, pag. 15

Emiliano Morrone (Su FACEBOOK)

-   sindaco ombra di San Giovanni in Fiore, Cosenza

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