CONTRO LA FINANZIARIA - E NON SOLO!

SCIOPERO GENERALE. La Cgil in piazza da sola. Gli organizzatori: «Tutti dovranno fare attenzione a un consenso che cresce». Note di Flavia Amabile e Ilvo Diamanti - a c. di Federico La Sala

UN PAESE senza governo e senza guida. Nel mezzo di una crisi di sfiducia politica e istituzionale, che evoca quella dei primi anni Novanta. Con l’aggravante che non si vedono sbocchi e scarseggia la speranza.
martedì 6 settembre 2011.
 

[...] Un vero crollo. Prodotto dal disorientamento suscitato dalla manovra finanziaria, non solo dolorosa, ma soprattutto confusa - riveduta e corretta di giorno in giorno. Un crollo. Accentuato dal discredito sollevato dallo scandalo che ha coinvolto il suo sottosegretario Milanese. Di cui era "inquilino" (in nero). Da ciò la perdita di legittimazione "personale" sui mercati e presso le istituzioni internazionali. Ma anche nell’opinione pubblica nazionale. Maggioranza e governo appaiono, così, senza guide e riferimenti [...]

-  RIFARE UNO STATO?! BASTA UN NOTAIO, UN FUNZIONIARIO DEL MINISTERO DELL’INTERNO E LA REGISTRAZIONE DI UN SIMBOLO DI PARTITO CON IL NOME DEL POPOLO!

-  "PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!!


-  La Cgil in piazza da sola sfida gli altri sindacati
-  Domani sciopero generale contro la Finanziaria
-  Gli organizzatori: «Tutti dovranno fare attenzione a un consenso che cresce»

di Flavia Amabile (La Stampa, 05.09.2011)

Non è solo uno sciopero generale. Per Susanna Camusso, leader della Cgil, quello di domani è una scommessa da vincere. La sua scelta di decidere subito dopo l’incontro del 10 agosto con il governo uno strappo forte come risposta alla manovra del governo ha fin dall’inizio provocato divisioni e polemiche. Innanzitutto con Cisl e Uil che hanno subito preso le distanze dallo sciopero generale. Gelo con governo e forze politiche della maggioranza. Secco, il giudizio del ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Chiunque può fare ciò che vuole se rispetta la legge, non sono contro lo sciopero ma credo che sia inutile». Scarso l’entusiasmo anche da parte di partiti dell’opposizione come l’Udc di Casini. Imbarazzo e divisione persino nel Pd dove in pochi vedono di buon occhio la rottura tra i tre sindacati confederali.

Susanna Camusso non nasconde la sua tensione ma non ha dubbi sul risultato. «Quando c’è uno sciopero, c’è sempre un grandissimo timore. In una situazione così difficile è un dovere avere timore. Ma sentiamo un crescente clima di condivisione e credo che tutti dovranno fare attenzione a un consenso che cresce. Credo che avremo un risultato importante, poi il 7 ci sarà la solita polemica», avverte.

Nessuno li definisce tradimenti, ma alcuni segnali di un consenso più diffuso di quanto non appaia a giudicare dalle dichiarazioni dei vertici in effetti ci sono. A scioperare sarà ad esempio anche la FimCisl che ha preso le distanze dal suo segretario generale Raffaele Bonanni e ha indetto uno sciopero di otto ore proprio domani chiedendo al leader confederale di evitare «iniziative separate che sono controproducenti e di scarsa efficacia».

E il segretario della Cgil Lombardia Nino Baseotto racconta di notizie «sempre più numerose di strutture o gruppi di delegati sindacali di altre organizzazioni che hanno deciso di promuovere iniziative di sciopero e di mobilitazione per chiedere il cambiamento della manovra economica».

Che cosa sta accadendo? Secondo Susanna Camusso gli italiani colpiti dalla manovra vogliono lo sciopero: «Girando nel Paese sentiamo che i lavoratori, i pensionati e i dipendenti sono in linea con le nostre rivendicazioni, che vogliono tutelare le fasce deboli e il lavoro». Parole che condividono in pieno partiti di opposizione come l’Italia dei Valori o Sinistra e Libertà. Di Pietro ha aderito fin dall’inizio allo sciopero e domani sarà in piazza con i suoi accanto alla Cgil.

E quindi domani sarà sciopero generale, il quinto dall’insediamento del governo Berlusconi e il secondo da quando Susanna Camusso è diventata leader della Cgil. La protesta durerà otto ore per ogni turno di lavoro e per tutte le categorie di lavoratori, con oltre 100 manifestazioni in altrettante piazze d’Italia e con la Camusso che concluderà la manifestazione a Roma verso le ore 11 con un comizio nei pressi del Colosseo.

Si fermeranno anche i trasporti. Piloti, assistenti di volo e personale di terra degli aeroporti scioperano dalle 10 alle 18. Dalle 9 alle 17 lo stop nel trasporto ferroviario e nelle attività di supporto di pulizia delle vetture, di ristorazione a bordo e di accompagnamento notte. Ma le Ferrovie rassicurano, precisando che circolerà regolarmente oltre il 94% dei convogli previsti in orario. Regolare il servizio delle Frecce, sulla rete dell’Alta Velocità. Per quanto riguarda i treni locali, lo sciopero - continuano le Fs non inciderà sulle fasce a maggiore mobilità pendolare.

Bus, metro, tram e ferrovie concesse si fermeranno per 8 ore secondo modalità stabilite localmente e nel rispetto delle fasce di garanzia. A Roma e a Napoli dalle 9 alle 17; a Milano dalle 18 a fine turno; a Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18; a Bologna dalle 19.30 a fine turno; a Firenze dalle 16 a fine turno ed a Palermo dalle 8.30 alle 17.30. Navi e traghetti ritarderanno di 8 ore le partenze e gli autisti di camion si fermeranno per tutto l’arco della giornata come il personale dell’Anas.


-  Un Paese senza guida che non riesce a vedere gli interpreti del futuro

-  Due italiani su tre pensano che nessuno, da destra a sinistra, possa rivendicare una "diversità" etica
-  Viviamo un’epoca di sfide speciali. Citando Machiavelli e Pareto, in giro non si vedono né volpi né leoni

di Ilvo Diamanti (la Repubblica, 05.09.2011)

UN PAESE senza governo e senza guida. Nel mezzo di una crisi di sfiducia politica e istituzionale, che evoca quella dei primi anni Novanta. Con l’aggravante che non si vedono sbocchi e scarseggia la speranza. È l’immagine senza luce che emerge dal sondaggio dell’Atlante Politico di Demos condotto nei giorni scorsi su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

1. Un Paese senza governo. Le stime elettorali confermano il declino dei partiti di maggioranza. Il PdL scende al 25,5%. Ma, rispetto a giugno, cala anche la Lega (sotto il 10%), che non riesce più a fare l’opposizione di governo. Insieme, PdL e Lega, secondo le stime di Demos, raggiungerebbero poco più del 35%. Meno di quanto ottenne da solo il PdL nel 2008. Nove punti percentuali meno dell’asse di Centrosinistra: PD-IdV-SEL. D’altra parte, circa metà degli elettori prevede che una coalizione di Centrosinistra guidata dal PD di Bersani vincerebbe le elezioni. Quasi il doppio di chi, invece, scommette sul successo del Centrodestra guidato da Berlusconi. Il declino del berlusconismo sembra ormai di "senso comune".

2. Un Paese senza guida. E senza "guide". La Seconda Repubblica, ispirata da Berlusconi, è fondata sui "partiti personali" - e comunque, personalizzati. Ma le "persone" che "guidano" i partiti di governo - e il governo - dimostrano un serio deficit di consenso. Anzitutto i Capi. Berlusconi e Bossi, entrambi in fondo alla graduatoria dei leader, compilata in base al giudizio degli elettori. Poco più del 20% degli italiani (compresi nel campione) attribuisce loro la sufficienza. Alfano, segretario del PdL per volontà di Berlusconi, raggiunge il 30%, ma cala di tre punti e mezzo rispetto a due mesi fa. Resta Tremonti, cardine del governo e guida dell’economia nazionale, ma anche il vero "oppositore" interno di Berlusconi. Oggi ottiene la fiducia di circa il 38% degli elettori, cioè: circa 17 punti meno di due mesi fa.

Un vero crollo. Prodotto dal disorientamento suscitato dalla manovra finanziaria, non solo dolorosa, ma soprattutto confusa - riveduta e corretta di giorno in giorno. Un crollo. Accentuato dal discredito sollevato dallo scandalo che ha coinvolto il suo sottosegretario Milanese. Di cui era "inquilino" (in nero). Da ciò la perdita di legittimazione "personale" sui mercati e presso le istituzioni internazionali. Ma anche nell’opinione pubblica nazionale. Maggioranza e governo appaiono, così, senza guide e riferimenti.

3. Oggi, d’altronde, quasi otto italiani su dieci affermano che il governo non ha mantenuto le promesse. Lo pensa anche la maggioranza dei leghisti e quasi metà degli elettori del PdL. Sette elettori su dieci, inoltre, considerano la manovra finanziaria negativamente. Iniqua, a spese soprattutto dei pensionati e dei dipendenti pubblici. Mentre metà degli italiani la giudica un ostacolo all’attuazione del federalismo.

4. Un Paese senza governo e senza guida. Che, tuttavia, non sembra disporre di alternative credibili. Certo, se si votasse oggi, secondo le stime di Demos, il Centrosinistra prevarrebbe nettamente. Ma il giudizio degli elettori sull’operato dell’opposizione risulta anche peggiore di quello verso il governo. Quanto ai leader, il consenso nei confronti di Bersani e Vendola appare in calo, negli ultimi mesi. Il segretario del PD è danneggiato dalle inchieste sulla corruzione che hanno coinvolto Penati, ma anche Tedesco. Figure importanti nell’ambito del partito. Non solo a livello locale.

5. L’opposizione sociale, interpretata dallo sciopero generale di domani promosso dalla CGIL, in effetti, divide il Paese. Circa metà degli italiani non è d’accordo. Ma il 45% si dice a favore. Nel centrosinistra, comunque, il consenso appare ampio. Sei italiani su dieci, peraltro, sostengono che non parteciperebbero a una manifestazione contro le politiche economiche del governo. Nonostante non le condividano. Per timore, presumibilmente, di drammatizzare la situazione del Paese. Il che conferma la difficoltà di fare opposizione senza un governo di fronte, in questi tempi di crisi.

6. Non è un caso che il solo leader che abbia visto crescere la fiducia personale, negli ultimi mesi, sia Antonio Di Pietro. Oggi risulta il più "stimato" dagli elettori e il suo partito sembra averne beneficiato notevolmente. Due le ragioni principali del favore per Di Pietro. A) È ritenuto fra i protagonisti del successo del Centrosinistra alle amministrative dello scorso maggio e del grande risultato ottenuto dai referendum di giugno. B) La sua identità richiama la stagione di Tangentopoli, di cui è stato e resta la "figura simbolo".

7. L’analogia con gli anni di Tangentopoli appare, infatti, molto stretta agli occhi degli italiani. Quasi metà degli intervistati ritiene che oggi la corruzione politica sia altrettanto diffusa rispetto ad allora. Un ulteriore 36% la considera perfino cresciuta. Due italiani su tre, peraltro, ritengono che nessuno, da destra a sinistra, possa rivendicare una "diversità" etica.

Da ciò la profonda differenza rispetto alla stagione di Tangentopoli. Allora, mentre crollava il Muro, insieme alla Prima Repubblica, era diffusa la convinzione che ci attendeva un futuro migliore. Che il cambiamento avrebbe fatto bene al nostro sistema politico malato e alle nostre istituzioni, inadeguate. Inoltre, in quegli anni erano presenti soggetti e riferimenti importanti - nuovi e meno nuovi. La Lega, Berlusconi, i magistrati. In seguito l’Ulivo di Prodi. Oggi non è così. Dietro alla crisi si stenta a vedere la luce.

Il Movimento invisibile e reticolare, emerso nei mesi scorsi, ha espresso una domanda di cambiamento, fin qui ancora in attesa di rappresentanza. Mi pare difficile che possa venire soddisfatta dai nomi che circolano in questi tempi. Largamente esterni alla società civile. Banchieri, finanzieri e capitani di industria. Lo stesso Montezemolo, molto presente nelle cronache politiche di questa fase, secondo i dati dell’Osservatorio Politico di Demos è fermo al 38% dei consensi. Tre punti in meno di giugno, ma oltre dieci in meno rispetto a febbraio. Il fatto è che viviamo un’epoca di sfide speciali. Richiedono persone e soggetti politici speciali. Sarà la mia miopia, ma, echeggiando Machiavelli e Pareto, in giro io non vedo né volpi né leoni.


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