[...] Scendiamo in piazza perchè crediamo che puntare su una scuola, un’università e una ricerca pubblica significhi riconoscerne lo straordinario valore sociale, l’unica possibilità per immaginare un’uscita da tutte le crisi tesa al miglioramento delle condizioni di vita di ognuno. Scendiamo in piazza, e chiediamo a tutti i cittadini di fare lo stesso, perchè questa non può essere solo la nostra battaglia ma al contrario, è la battaglia di chi crede che un’alternativa all’Italia del declino sia possibile anzi necessaria.
Scendiamo in piazza il 17 Novembre, in occasione della giornata internazionale degli studenti e delle studentesse, non a caso. Negli anni questa è diventata una data simbolo di studenti e studentesse che hanno pagato la vita per esprimere la propria indignazione contro ogni forma di oppressione e autoritarismo. Noi ci sentiamo interpreti di questo spirito che vive in noi.
In Italia scendiamo in piazza il 17 Novembre per lanciare una nuova e pacifica battaglia di liberazione, la nostra.
per aderire all’appello
info@retedellaconoscenza.it
www.retedellaconoscenza.it [...]
Gli studenti alla società civile: “Liberiamo il sapere, tutti in piazza il 17 novembre”
Agli studenti e alle studentesse
Ai lavoratori e alle lavoratrici
Alla società civile tutta
Il 17 Novembre del 1939 gli occupanti nazisti uccisero 9 studenti all’Università di Praga e i loro insegnanti. Il 17 Novembre del 1973 un carro armato abbattè il politecnico di Atene per reprimere la rivolta studentesca contro la dittatura militare. Il 17 Novembre 1989 in Cecoslovacchia la commemorazione del ’39 divenne l’inizio della rivolta contro il regime.
17 NOVEMBRE 2010 - International day of students Appello italiano.
Il futuro della nostra generazione non è mai stato così precario. Dopo aver salvato le banche con ingenti investimenti di denaro pubblico, i Governi hanno ricominciato con la spensierata politica di deregulation e privatizzazioni che aveva generato il disastro, sottovalutando l’emergenza sociale generata dalla crisi e dall’esaurimento delle risorse energetiche. L’auspicabile inversione di tendenza basata su una libera conoscenza, su un rinnovato ruolo del pubblico in economia e sulla sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo non è mai avvenuta.
La crisi economica, al contempo, si è trasformata in alibi per nascondere il degrado sociale, politico e culturale del nostro paese, ha accelerato lo smantellamento dei servizi sociali e del sistema formativo in atto ormai da 30 anni. Quelle in cui passiamo le nostre giornate sono ormai non-scuole e non-università, svuotate di contenuti, servizi e diritti, e di cui si è smarrito non solo il funzionamento ma anche e soprattutto la funzione, la missione culturale, civile e sociale. Dietro la retorica della meritocrazia e dell’efficienza si nasconde un drammatico gioco di potere sulle spalle della nostra generazione.
I tagli alla scuola, l’università e la ricerca pubblica non sono solo correttivi di bilancio, sono un taglio al nostro futuro, sono un taglio al futuro del nostro paese. Non serve fare l’elenco di tutti i provvedimenti che hanno portato a questo disastro, siamo convinti che sia sotto gli occhi di tutti/e la progressiva condizione di dismissione in cui versano i luoghi della formazione. Una società più ignorante è una società meno libera, dove le coscienze sono ostaggio del pensiero dominante, dove le nostre vite hanno un valore solo perchè consumiamo ciò che il mercato ci impone. Questa è la logica che sta sedimentando nei nostri territori sempre più discriminazione, intolleranza, esclusione e ingiustizia sociale.
Sin dalle grandi manifestazioni dell’Onda del 2008 ci mobilitiamo per denunciare il disinteresse della politica per lo sfascio in cui versano scuole e università, nonostante il permanente stato di agitazione di migliaia di studenti e studentesse il Governo ha deciso di proseguire su una strada miope. Il nostro non è più un paese democratico, alle istanze che hanno riempito le piazze ha corrisposto una reazione che oggi si dimostra essere più feroce delle più tristi previsioni. Le sofferenze delle nuove generazioni, l’incertezza per il futuro, la condanna alla precarietà non sono più una questione pubblica, la politica verso questi temi è vuota di senso, distante, autoreferenziale, impegnata troppo spesso a difendere le proprie rendite di posizione.
Sarebbe infantile, oggi, illudersi che sia sufficiente difendere i luoghi della formazione così come li conosciamo, non vogliamo costruire “scuole e università d’oro in un mondo di merda”. Noi esigiamo un reale cambiamento ma allo stesso tempo siamo convinti che sia arrivato il momento di praticare l’alternativa nei luoghi reali in cui la nostra società si compone. Non possiamo più delegare all’attuale classe politica un così arduo compito, è arrivato il momento per ognuno di noi di fare la nostra parte.
Ciò che è rimasto di scuola e università è la loro natura di luoghi collettivi, in grado nonostante tutto di offrire la possibilità di un’esperienza quotidiana condivisa a milioni di persone; proprio nei luoghi della formazione siamo convinti si possa sperimentare e condividere quelle pratiche di comunità, solidarietà e mutualismo che si contrappongono in maniera radicale alla frammentazione e alla competizione che la precarietà ci impone. Questa opportunità, resa manifesta dalle mobilitazioni di queste settimane, unita alla debolezza del Governo costretto a rinviare il ddl Gelmini, va colta senza esitazioni. In queste settimane siamo attivamente impegnati nel percorso di costruzione di un’AltraRiforma delle scuole e dell’università, un percorso partecipato teso alla costruzione di un vero cambiamento che parta da chi questi luoghi li vive quotidianamente.
Ma questo lavoro, perché abbia senso, dev’essere un tassello di un percorso più ampio. Abbiamo partecipato in massa alla manifestazione del 16 ottobre indetta dagli operai della Fiom perchè siamo convinti della necessità di rilanciare una grande battaglia generale di trasformazione di un’Italia ridotta in frantumi. Vogliamo rispondere all’attacco ai nostri diritti che vede nel collegato lavoro, approvato poche settimane fa, solo l’ultima rappresentazione legislativa. Vogliamo che ci vengano restituiti i fondi per il diritto allo studio, furto perpetrato negli anni dalle ultime finanziarie, ma non solo. Vogliamo contrapporre alla guerra tra poveri un nuovo vissuto di solidarietà e cooperazione. Vogliamo che la battaglia in difesa del sapere intraprenda una strada nuova: quello della Ripubblicizzazione.
Così come l’acqua e il lavoro anche la conoscenza è vittima dello sfruttamento del mercato. Per questo la nostra idea di ripubblicizzazione passa attraverso un reale protagonismo dei cittadini a tutti i livelli decisionali. Solo così si può parlare di vera democrazia e di liberazione dei beni comuni. Vogliamo essere protagonisti del nostro tempo, liberi dai condizionamenti sociali e familiari, perciò rivendichiamo un nuovo welfare universale che ci liberi dalla precarietà e dalla schiavitù, un reddito di formazione e di cittadinanza che tramite servizi pubblici e forme di sostegno, ci sappia garantire l’autonomia che meritiamo nelle nostre scelte e nella determinazione dei nostri percorsi di vita. Chiediamo di entrare davvero in Europa. Con i nostri fratelli e coetanei francesi, che proprio in questi giorni si stanno mobilitando, più che la moneta unica condividiamo proprio l’incertezza per il nostro futuro messo a rischio dalle politiche neoliberiste e reazionarie dei governi del mondo, incapaci di dare una risposta reale alla crisi da loro provocata.
Scendiamo in piazza il 17 Novembre, in Italia come in tutto il mondo, perchè siamo convinti che la conoscenza sia uno straordinario strumento di liberazione di tutti e tutte. Scendiamo in piazza perchè crediamo che puntare su una scuola, un’università e una ricerca pubblica significhi riconoscerne lo straordinario valore sociale, l’unica possibilità per immaginare un’uscita da tutte le crisi tesa al miglioramento delle condizioni di vita di ognuno. Scendiamo in piazza, e chiediamo a tutti i cittadini di fare lo stesso, perchè questa non può essere solo la nostra battaglia ma al contrario, è la battaglia di chi crede che un’alternativa all’Italia del declino sia possibile anzi necessaria.
Scendiamo in piazza il 17 Novembre, in occasione della giornata internazionale degli studenti e delle studentesse, non a caso. Negli anni questa è diventata una data simbolo di studenti e studentesse che hanno pagato la vita per esprimere la propria indignazione contro ogni forma di oppressione e autoritarismo. Noi ci sentiamo interpreti di questo spirito che vive in noi.
In Italia scendiamo in piazza il 17 Novembre per lanciare una nuova e pacifica battaglia di liberazione, la nostra.
per aderire all’appello
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Sul tema, nel sito, si cfr.:
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!!
IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
LE SCUOLE CATTOLICHE E "LA DIZIONE CORRETTA", SECONDO IL MAGISTERO DEL "LATINORUM" VATICANO.
"INTERNATIONAL STUDENT’S DAY"
Studenti e Cobas in piazza in 60 città Scontri a Milano e Palermo, due feriti
ROMA Ci sono stati anche scontri nell’"l’International Students’ Day" che ha portato in piazza gli studenti in 60 città. La tensione è salita soprattutto ai cortei di Milano e Palermo, dove ci sono stati due feriti. A Milano i manifestanti hanno lanciato fumogeni contro le forze dell’ordine, che hanno reagito con alcune cariche. Gli incidenti si sono verificati quando la Polizia ha impedito al corteo di dirigersi verso l’Università Bocconi. Un tentativo che s’è ripetuto, con più episodi di scontro. Ferito il cameraman de «Il Fatto quotidiano», colpito da un fumogeno all’occhio. Uno studente è rimasto ferito a Palermo durante gli scontri avvenuti in via Roma mentre un gruppo di giovani ha tentato di occupare la filiale di una banca.
Le ragioni dei cortei di oggi sono in una nota della Rete degli Studenti e dell’Unione degli Universitari: «Gioiamo della fine del governo Berlusconi, ma vogliamo indicare al nuovo ministro Francesco Profumo e al governo le priorità per l’Istruzione e il generale il Paese» «Denunciamo la drammatica situazione in cui versa l’istruzione e siamo in piazza per tutta la rabbia di una generazione a cui è stato distrutto il presente e a cui è stata negata ogni prospettiva di futuro. Chiediamo di investire sull’istruzione, chiudere l’era dei tagli, rimettere al centro i saperi». Gli studenti in 24 città sono in piazza insieme ai Cobas e alla Cub: «Opporremo i nostri book block ad ogni divieto - annunciano gli organizzatori del corteo della Sapienza di Roma - raggiungeremo Mario Monti perché del suo governo tecnico non ci fidiamo». Una serie di scioperi incrociati mettearnno a rischio bus, tram e metro, specie nella capitale.
Quanto agli studenti,«Take the streets, take the future» è lo slogan che accompagna la giornata. Le radio universitarie del network Ustation.it ( www.ustation.it ), raccontano la protesta con una diretta fino alle 13, coordinata da Unica Radio dell’Università di Cagliari ( www.unicaradio.it ), con collegamenti da Bruxelles, Madrid e dalle principali piazze italiane. L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’associazione degli operatori dei media universitari RadUni (www.raduni.org). L’evento sarà ripreso anche da Facebook, Twitter, Google+.
Una data non casuale quella del 17 Novembre. Correva infatti il 17 Novembre 1939 quando un gruppo di 9 studenti cecoslovacchi fu vittima di un eccidio che aveva l’intento di reprimere le mobilitazioni contro la guerra. Sempre il 17 Novembre, ma nel 1973, l’occupazione del Politecnico di Atene ad opera di studenti universitari venne sgomberata dai carri armati dei Colonnelli e sempre i carri armati furono lo strumento di repressione per gli studenti cecoslovacchi nel 1989, durante la commemorazione dell’eccidio del ‘39.
In piazza la protesta degli studenti
scontri e cariche in centro a Milano
Il corteo dei collettivi studenteschi, in concomitanza con lo sciopero proclamato da Cub e Cobas, si è aperto con una rissa. Cori contro il nuovo governo Monti e lanci di uova *
11.39 Uova e fumogeni contro la Cattolica
Prosegue con lanci di uova e fumogeni la protesta degli studenti. Aa essere presa di mira è anche la sede distaccata dell’Università Cattolica in via Carducci 30 al grido di "scuola pubblica". I fumogeni sono stati lanciati nel cortile interno dell’ateneo.
11.21 Ferito un operatore televisivo
Nuovo tentativo di sfondare il cordone delle forze dell’ordine, all’angolo tra corso di Porta Romana e via Santa Sofia, da parte degli studenti in corteo. Gli agenti hanno risposto con una seconda carica. Un operatore del Fatto quotidiano è stato colpito al volto da un fumogeno lanciato dagli studenti. L’operatore si è accasciato a terra perdendo sangue dalla testa. Sono stati chiamati i soccorsi. Il corteo è ripartito.
11.07 Il corteo riparte dopo la trattativa
Dopo una prima fase di spintoni, con il lancio di uova e fumogeni verso gli agenti, le forze dell’ordine hanno replicato con una breve carica a colpi di manganello che ha respinto il tentativo di sfondare. Dopo lunghi minuti di trattativa, al corteo è stato permesso di svoltare in via Santa Sofia. La testa del serpentone prosegue invece nel suo tragitto autorizzato verso piazza Cadorna.
10.54 La polizia carica i manifestanti
Tensione all’angolo tra corso Italia e via Molino delle armi. Un gruppo di studenti, alcuni con scudi di plastica e caschi in testa, hanno avanzato nel tentativo di raggiungere l’Università
Bocconi nonostante l’accesso alla via fosse chiuso da uno schieramento delle forze dell’ordine. Gli agenti hanno risposto con una carica e manganellate. Lo spezzone ha poi proseguito la marcia girando in via Santa Sofia.
10.46 Lanci di uova contro Unicredit
Uova sono state lanciate sulla filiale Unicredit in corso Italia. Sulle vetrine della filiale sono state disegnate le ’V’ che simboleggiano lo slogan ’V per Vendetta’ utilizzato dal movimento per esprimere la contrarietà alle politiche del governo e la speculazione dei mercati.
10.09 Corteo al via, scontri fra manifestanti
Il corteo dei collettivi studenteschi di Milano, organizzato nella Giornata mondiale dello studente e in concomitanza con lo sciopero di Cub e Cobas, è partito da largo Cairoli in un clima acceso tra i diversi gruppi che animano la manifestazione, tanto da arrivare a una rissa che ha coinvolto numerosi ragazzi. Cominciato a pugni e calci, lo scontro ha registrato anche il lancio reciproco tra i collettivi di fumogeni accesi ad altezza uomo. Nel frattempo il serpentone si è incamminato lungo via Cusani e più avanti, lungo il percorso, è prevista una scissione di una parte del corteo che è intenzionata a raggiungere l’università Bocconi per esprimere la sua contrarietà al "governo dei banchieri" guidato dal professore bocconiano Mario Monti.
L’INIZIATIVA
Cortei e proteste in tutta Italia nel giorno del diritto allo studio
In occasione delle celebrazioni mondiali in favore dell’istruzione pubblica, il 17 novembre gli studenti italiani tornano a mobilitarsi contro la riforma Gelmini: oltre cento cortei in 50 comuni, da Torino a Palermo. Tutte le iniziative
di GIULIA CERINO *
E’ LA GIORNATA mondiale per il diritto allo studio. Il 17 novembre di 71 anni fa le proteste dei giovani cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono messe a tacere dalla violenza nazista. E nello stesso giorno d’autunno del 1973 la stessa sorte toccò agli studenti greci massacrati dai carri armati del regime. Quest’anno poi, il 17 novembre dei giovani italiani arriva dopo un anno di proteste contro la riforma Gelmini e i tagli alla scuola pubblica.
Il 17 novembre italiano. Da Torino a Palermo, sarà una nuova occasione per farsi sentire. Ma per fare arrivare il messaggio bisogna mettercela tutta. Ci vorrebbero almeno 100 cortei. Tanti quanti quelli che domani sono effettivamente stati organizzati in oltre 50 comuni per celebrare la giornata internazionale del diritto allo studio. Per dire che "il ministro - spiegano dalla Rete degli studenti medi - continua a voler propinare al paese un progetto riformatore fatto di 5 in condotta, di prestiti d’onore, di limite di assenze, di didattica e ricerca indirizzati da privati, di rimandati e bocciature, che, oltre gli spot, sta letteralmente portando al collasso i nostri atenei e le nostre scuole, eliminando tutte le risorse, cancellando di fatto l’istruzione pubblica dal nostro Paese".
Studenti, sindacati, ricercatori, genitori e lavoratori protesteranno, canteranno, rifletteranno. Collaboreranno per il comune obiettivo di riformare davvero l’istruzione pubblica italiana, rilanciare la ricerca, produrre idee positive e ribadire che "senza investire sulla conoscenza il lavoro di domani non esiste". Denunceranno la precarietà "come unica risposta alla disoccupazione" e sfileranno per le strade "per un mondo più giusto, meno orientato ai consumi sfrenati, più rispettoso verso l’ambiente".
Al Nord. Dalle "tradizionali" parate agli "aperitivi della conoscenza", dagli spettacoli alle letture in piazza. La protesta avrà forme e modalità diverse. Ma ad aprire il valzer studentesco internazionale, in Italia, saranno le classiche manifestazioni di piazza: oltre 100 cortei organizzati in più di 50 comuni diversi. E tutti rigorosamente "mattutini": tra le 8.30 e le 14. Da Piacenza il corteo studentesco aprirà le danze alle 9,00. I manifestanti di Ravenna saranno in piazza Speyeralle insieme a quelli di Cesena e Ferrara. Bologna "la rossa" si concentrerà a piazza San Francesco dalle 10 del mattino, con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia nazionale. In Friuli, tre cortei partiranno da Trieste, Udine e Gorizia.
In Lombardia, Milano farà da capo popolo. L’Assemblea regionale di tutti gli atenei e gli enti di ricerca della Lombardia comincerà nel primo pomeriggio ma il corteo studentesco partirà poco dopo l’alba da largo Cairoli, in concomitanza con quello di Brescia, Crema, Lodi e Pavia. In Liguria, la città d’Imperia scenderà in piazza dalle 9 mentre a Genova il corteo è previsto per le 15, in partenza da piazza Caricamento. Per il Veneto, Padova sarà l’unica città a ingrossare le fila della mobilitazione nazionale. Lasciati soli, i padovani hanno fatto le cose in grande. Come i colleghi piemontesi. Per il 17, a Torino, è in programma un’unica grande manifestazione. Ma sono 4 i concentramenti previsti: per gli studenti medi ed i "lavoratori della conoscenza" (i ricercatori) l’appuntamento è in piazza Arbarello. Gli universitari invece potranno scegliere se riunirsi al Palazzo Nuovo o nei pressi della facoltà di Fisica.
Al Sud. Il corteo studentesco romano si radunerà, come tradizione vuole, in piazza della Repubblica alle 9,30 ma per gli universitari l’appuntamento è poco prima: alle 9 in punto in piazzale Aldo Moro, a due passi da la Sapienza. Anche Viterbo, Cassino e Sora si uniranno in corteo a quell’ora mentre Latina e Rieti rimarranno sedute, con un sit-in di protesta organizzato nelle piazze centrali dei due comuni laziali. La Basilicata è sponsorizzata dagli studenti di Matera che partiranno da Piazza Matteotti mentre i calabresi di Cosenza manifesteranno a Piazza Loreto, in perfetta sincronia con i colleghi di Reggio Calabria in marcia da Piazza De Nava. Poi sarà il momento dei napoletani che sfileranno da piazza Garibaldi a partire dalle 9,30, insieme a Nocera, Salerno ed ai casertani in marcia, alla stessa ora, da Piazza Ferrovia. A Benevento, piazza Risorgimento si trasformerà in un cimitero. Il "Corteo funebre della Conoscenza" concluderà le "esequie" sotto l’Arco di Traiano. In Puglia, Taranto, Foggia, Lecce e Brindisi faranno gli onori di casa. Il corteo barese sfilerà da piazza Umberto, e, a suon di tamburi, coordinerà anche la marcia delle altre parate pugliesi organizzate nei piccoli comuni di Gravina, Altamura, Monopoli, Ostuni e San Vito.
Al Centro e nelle isole. Pescara comincerà la protesta con il sorgere del sole. E gli studenti dell’Aquila scenderanno in piazza a più di un anno dal sisma del 2009. Per loro la protesta assume il valore della denuncia: "Del disagio, dell’assenza di borse di studio, servizi, mense, e del caro-affitti seguito al disastroso terremoto". Gli "scapigliati" di Ancona partiranno da piazza d’Armi alle 10. In Toscana, a Firenze, i manifestanti si concentreranno in Piazza San Marco, alle 9,30. Mentre da Siena, Arezzo e Pisa il corteo partirà alle 9. La Sardegna ha scelto di fare le cose in grande. A Cagliari l’appuntamento di studenti e ricercatori è a piazza Garibaldi. Direzione piazza del Carmine. Nuoro partirà da piazza Sardegna, Sassari - come buon auspicio - ha scelto di convogliare i manifestanti proprio a piazza Università. Infine, la Sicilia. Che - a sorpresa - è la regione dove si contano più cortei in assoluto. Le città in movimento sono otto: Trapani, Enna, Catania, Messina, Patti (Me), Ragusa, Siracusa e Palermo dove le parate saranno due.
Diretta radiofonica a reti unificate. La giornata di mobilitazione verrà mandata in onda sulle radio universitarie in una maratona multimediale alla quale parteciperanno 20 radio d’ateneo in collegamento dalle 10 alle 12 1 dalle rispettive piazze cittadine e che si incroceranno su Radio Bue. La diretta sul web sarà rilanciata da Repubblica.it.
Mobilitazione continua. Nel pomeriggio la protesta andrà avanti. E si tingerà di altri colori. A Roma, in piazza Navona dalle 16,30 alle 20,30, sarà il momento dell’arte con il gruppo "La casa del vento", uno spettacolo con l’attore e regista Ulderico Pesce, un dibattito con Paolo de Nardis (sociologo), Paolo Leon (economista) e Lidia Ravera (scrittrice), e la proiezione di parti del film "La scuola è finita". A Padova, fino alle 13, il Centro culturale Altinate aprirà le porte ad un incontro pubblico sul tema "La conoscenza motore dello sviluppo del paese" con la partecipazione di Susanna Camusso, segretaria generale Cgil e Domenico Pantaleo, Segretario generale Flc Cgil. Avellino ha organizzato un’assemblea dal titolo eloquente: "Essere studenti oggi".
La Statale di Milano sciopererà. La mobilitazione dei comparti dell’Università e Ricerca prevede infatti che tutto il personale getti la spugna per le ultime 4 ore di servizio. Stessa cosa a Torino e a Ferrara. Il black out è previsto per l’intera giornata del 17. A Messina, dalle 16, nel cortile del rettorato dell’università si terrà lo spettacolo teatrale "Pane e Divina Commedia", in risposta alla ironica battuta di Tremonti sul "panino alla cultura". Gli studenti di Alessandria, invece, ci berranno su con un "aperitivo" della conoscenza offerto dalla Camera del Lavoro al personale della scuola, a studenti e genitori. Ad Ancona, il Comitato degli iscritti Flc-Cgil della Politecnica delle Marche distribuirà davanti a tutte le facoltà mele con lo slogan: "Emergenza università: siamo alla frutta!". Da Pesaro ad Urbino gli studenti faranno una "passeggiata per i diritti" durante la quale i "maratoneti" incontreranno lavoratori in cassa integrazione e docenti precari. A Cesena si studierà nei Giardini Pubblici dove si terranno "lezioni/azioni" di docenti e ricercatori.
Le richieste. Da Nord a Sud, il leitmotiv della protesta non cambia. "Vogliamo investimenti per l’edilizia scolastica, una legge nazionale sul diritto allo studio, innovazione nei metodi didattici, maggiore democrazia e partecipazione nei processi decisionali nelle scuole, ma soprattutto, vogliamo un modello radicalmente alternativo di scuola e università che già stiamo praticando dal basso nei centri del sapere in mobilitazione e che rivendichiamo in maniera organica nel progetto di Altrariforma". Il messaggio arriva dall’Unione degli Studenti ma quello lanciato dalle altre realtà in mobilitazione gli assomiglia. Non poco. Link, Coordinamento degli studenti universitari, per esempio, dopo aver "smascherato il taglio dei fondi sul diritto allo studio che lascerà a casa 150.000 borsisti" manifesta per evitare che "si vada alla discussione in Parlamento del ddl Gelmini, che rappresenta l’atto finale di distruzione delle nostre università".
La Rete della Conoscenza (www. retedellaconoscenza. it) invece ha deciso di approfittare della giornata di mobilitazione internazionale e fare del 17 un’occasione per "affiancare le nostre iniziative a quelle di tanti studenti in Europa che si faranno sentire per veder garantito e ampliato il diritto allo studio per tutti".
* la Repubblica, 16 novembre 2010
17 novembre: uno sciopero per non abbassare la guardia
Devono saperlo i nostri governanti che non si può smantellare l’istruzione e la ricerca pubblica impunemente, senza che i cittadini e i lavoratori non si ribellino e continuino a ribellarsi. Devono saperlo che non si possono spacciare tagli finanziari per riforme. Devono saperlo che le riforme necessarie sono quelle vere e condivise. Non siamo rassegnati né stanchi.
Scuola, università, ricerca, afam, formazione professionale saranno ancora una volta in piazza, il 17 novembre, per gridare che la conoscenza è il motore dello sviluppo e della modernità. Per superare il precariato che uccide i nostri settori, per il rinnovo dei contratti, per avere stipendi come nel resto dell’Europa. E ancora per il diritto allo studio, per la qualità del nostro sistema formativo dalla scuola d’infanzia all’università, per rilanciare la ricerca...
Insieme ai lavoratori ci saranno gli studenti, i giovani che sono i più penalizzati dalle politiche dell’ignoranza, le famiglie sulle cui finanze pesano i tagli alla conoscenza.
La gente non ci sta. Dimostriamolo anche il 17 novembre.
Le modalità dello sciopero
L’astensione dal lavoro il 17 novembre è articolata per settori e per territorio.
Le università e gli enti di ricerca sciopereranno per 4 ore o per l’intera giornata. Le scuole, le accademie, i conservatori, la formazione professionale sciopereranno per 1 ora: la prima o l’ultima ora di lezione.
17 novembre: uno sciopero, tante iniziative
Manifestazioni, dibattiti, assemblee si terranno in tantissime città italiane. Sarà l’occasione non solo per spiegare le ragioni dello sciopero ai cittadini, ma anche per informarli su quanto sta succedendo in settori fondamentali per la vita della comunità, coinvolgendoli, se possibile, nella discussione.
A Roma in piazza Navona dalle 16,30 alle 20,30 ci sarà un presidio della FLC e delle associazioni degli studenti, spettacoli e musica e una tavola rotonda a cui parteciperanno Paolo de Nardis (sociologo), Paolo Leon (economista), Lidia Ravera (scrittrice). La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, sarà a Padova insieme al segretario generale della FLC, Pantaleo. Informazioni sulle manifestazioni si trovano sul sito, ma a chi fosse interessato a partecipare consigliamo di mettersi in contatto con la FLC della propria città.
* PER AGGIORNAMENTI E APPROFONDIMENTI: www.flcgil.it
«Gelmini sei ’na sola». Studenti in piazza in oltre 100 città
di ma.ier. *
Fianco al fianco. Con due striscioni distinti: «Vediamo chi cade...», «La loro in-stabilità. Solo macerie per l’Università». Provocazioni al governo dagli studenti delle superiori e dagli Atenei. Due ore di attesa per chi studia nelle scuole romane, sotto il vento pungente di piazza della Repubblica. Poi finalmente arriva l’Onda universitaria e la manifestazione mondiale - (in contemporanea in 100 città di italia e in altrettante metropoli del mondo - per la difesa del diritto allo studio, può finalmente partire.
«ASSEDIO A MONTECITORIO» Per la scuola pubblica, restano i tagli pesanti e dolorosi per tutti: docenti, precari e bidelli. I fondi freschi sono solo ed esclusivamente per l’istruzione privata. Idem per gli Atenei sempre più agguerriti contro la rifoma. E sui cartelli la Gelmini è presa di mira: questo ministro «è ’na sola!!» - si legge -. Accanto al più eloquente: «Gelmini you’re breaking my eggs....!». I cori si mischiano agli slogan tra i rimbombi dei fumogeni e dei petardi. Il corteo è allegro, combattivo. La polizia vigila a distanza. Gli studenti hanno un obiettivo: puntare su Montecitorio, dove la riforma dell’Università rischia di non essere calendarizzata per via di quel «bunga bunga» che ha accellerato la crisi di governo. E gli studenti la fanno da padrona. Riescono ad arrivare sotto le finestre del Palazzo: indossano caschi, cappucci, sciarpe... Le forze dell’ordine alla fine si arrendono, li fanno passare. Mentre il corteo si spacca: una parte dei manifestanti punta in Piazza Navona, dove nel pomeriggio la Flc-Cgil ha organizzato un dibattito con Paolo de Nardis (sociologo), Paolo Leon (economista), Lidia Ravera (scrittrice), Angelo Melone (giornalista ) e verrà anche proiettato il film: «La scuola è finita».
CENTO CORTEI La Rete degli studenti , l’Unione degli universitari, L’Unione degli studenti e Link, la Fds, hanno infatti organizzato cortei in più di 100 città per la giornata mondiale di mobilitazione per il diritto allo studio che arriva dopo una mobilitazione che dura da settimane: assemblee, sit-in, cortei ma soprattutto occupazioni, autogestioni e cogestioni di scuole ed università sono le parole d’ordine dell’ultimo mese. In poche settimane in tutta Italia, prosegue il «blocco della didattica tradizionale», si punta a «riconquistare il presente, riappropriandosi dei propri spazi e del proprio futuro», sottolineano i movimenti studenteschi. «Dopo l’ultimo, sconcertante, aumento dei fondi alle scuole private - prosegue la Rete degli Studenti - approvato nel maxiemendamento ultimo colpo di coda di questo governo, ci sembra palese che la scelta di tagliare sulla scuola pubblica non sia una necessità, ma nasconde un’intenzione ben precisa: eliminare l’alternativa culturale e il pensiero critico nel nostro paese, consegnarci un futuro fatto di precarietà, assenza di diritti, crisi». Si schiera con gli studenti anche il Partito Democratico. «Condividiamo e sosteniamo le ragioni del mondo dei saperi e della conoscenza - spiegano Francesca Puglisi, responsabile Scuola, e Marco Meloni, responsabile Università della Segreteria Pd - Rivendicare il diritto allo studio in Italia significa rivendicare il diritto al futuro».
TORINO Dopo aver occupato i binari della stazione di porta Nuova, nuovo blitz degli studenti che hanno da poco occupato Palazzo Campana, sede della facoltà di matematica e luogo da cui ebbero inizio le proteste nella città nel ’68. Assemblea nel cortile del palazzo.
LE OCCUPAZIONI Occupate anche le facoltà di Lettere e Lingue Catania. "Le occupazioni iniziate oggi solo il segnale del forte disagio che viviamo" - dichiara Link-Coordinamento universitario - "Protestiamo contro i tagli all’università e alle borse di studio, che rischiano di lascere a casa 150.000 studenti il prossimo anno". Anche la scuola è mobilitata contro i tagli. Occupati i licei romani Virgilio e Mamiani. Il Tasso ha scelto per ora l’autogestione.
PADOVA Gli studenti chiediono alla Regione la copertura totale delle borse per l’Anno Accademico 2010/2011, l’Istituzione di un fondo per l’edilizia universitaria, la Cancellazione del limite del 3% per le Borse per gli studenti immigrati. Accesso a internet per le residenze universitarie e apertura estiva delle residenze per i fuori sede. Una delegazione studentesca ha raggiunto l’assemblea della Fl-Cgil. A Mimmo Pantaleo e a Susanna Camusso ribadiscono che il movimento è pronto per lo sciopero generale.
BARI Con un grande striscione in testa: «Hanno distrutto il nostro futuro, creiamo un mondo nuovo» circa duemila studenti stanno pacificamente sfilando in corteo per le vie del centro di Bari, scandendo slogan contro il ministro Gelmini ed i tagli alla scuola, all’Università, alla Ricerca e alla Cultura. La manifestazione, alla quale partecipano anche gli assessori regionali al Diritto allo Studio, Alba Sasso, e allo Sport, Maria Campese, e l’assessore comunale alle Politiche Educative, Fabio Losito, cominciata con il concentramento degli stuudenti in piazza Umberto, si concluderà in piazza della Libertà, davanti a Palazzo di Città.
* l’Unità, 17 novembre 2010