Opinioni

Calabria: il silenzio del Rompipalle. Francesco Scarcelli commenta la distanza di Emiliano Morrone dalla politica nella sua terra.

martedì 28 settembre 2010.
 

(San Giovanni in Fiore, Cosenza) - L’opposizione alle amministrazioni comunali degli ultimi dieci anni è stata svolta principalmente da due esponenti della società sangiovannese. Antonio Barile senza dubbio ha rappresentato l’opposizione politico-istituzionale verso quello che lo stesso Barile definiva “il sistema”. L’altra opposizione, quella mediatica, quella forse più ostica e perfida perchè fatta sulla stampa, sulla rete Internet, sulle televisioni, è stata fatta da Emiliano Morrone. Morrone il grillino, il dipietrista, l’amico di De Magistris, il rompipalle, il Travaglio “de noi artri”. Morrone però, durante la sua azione di incosciente, lucida, più o meno condivisibile denuncia, ha fornito smisurati assist a Barile. Basta pensare solo al dossier sull’Abbazia florense, alla questione ospedale ed ai numerosi convegni e dibattiti organizzati, ai quali Barile partecipava spesso tra i relatori.

Dopo la campagna elettorale, l’elezione di Antonio a sindaco e la bella affermazione di Emiliano alle regionali, qualcosa sembra aver mutato il rapporto tra i due: Barile è partito come un treno nell’azione amministrativa, mentre Morrone si è esiliato in silenzio presso Caprera con un sacchetto di lenticchie.

Più di qualcuno si aspettava una delega di assessore nella giunta Barile per il giornalista ribelle che tanto aveva fatto per la sconfitta del centrosinistra sangiovannese.

Senza voler mettere in discussione le capacità di nessuno, forse il legittimo vice-sindaco, o assessore alla Cultura di Barile, doveva essere proprio Emiliano Morrone. Morrone doveva entrare nella giunta di Barile non tanto per come sono andate le cose negli ultimi mesi, ma per quello che è successo negli ultimi anni.

La politica però non sempre è algebrica: Barile ha dovuto tener conto di alleanze e pressioni. Non dimentichiamo anche il rapporto che lega il centrodestra sangiovannese a politici come Pino Gentile, sul conto del quale Morrone non ha risparmiato attacchi e critiche. Poteva poi Morrone far parte della stessa giunta di Salvatore Audia? Poteva l’amico del castrista Vattimo e dell’antiberlusconiana Sonia Alfano far parte del gruppo che dovrebbe destrizzare l’ex Stalingrado del Sud? E, ancora, Morrone rimane per molti inaffidabile e incoerente: pronto a dichiarazioni ed azioni inaspettate e non concordate. Un “alleato-saponetta” che sguscia, scivola, non s’inquadra, non rispetta equilibri e accordi.

Forse è proprio questa la differenza tra i Vattimo boys del 2005 e il progetto di Barile del 2010. Da una parte c’era una visione rivoluzionaria del cambiamento che non accettava accordi e mediazioni; dall’altra, c’è una prospettiva pur condivisibile della politica che mira al cambiamento tramite riforme, accordi e finanche compromessi: amministrare in maniera pragmatica e magari cedere su alcuni giusti principi pur di ottenere il risultato o parte di esso.

Francesco Scarcelli

Pubblicato sul mensile calabrese Il Quindicinale, nel numero del luglio 2010


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