San Giovanni in Fiore. Ballottaggio comunale.

Il commento di Marco Militerno, consigliere comunale uscente della lista "Vattimo per la città"

"La vittoria di Antonio Barile è la vittoria della gente che ha visto in lui, svestendosi dei panni di false ideologie e di fedeli servitori, il rinnovamento, l’attenzione per una terra che non ha mai smesso di amare e incoraggiare"
domenica 18 aprile 2010.
 

A San Giovanni cade finalmente il muro, il muro del ricatto e della paura. Il ricatto di votare come vuole il padrone, la paura di non opporsi contro il padrone perchè oppressivo e vendicativo.

La vittoria di Antonio Barile è la vittoria della gente che ha visto in lui, svestendosi dei panni di false ideologie e di fedeli servitori, il rinnovamento, l’attenzione per una terra che non ha mai smesso di amare e incoraggiare.

In questi cinque anni di mandato consiliare, appena conclusi, ho trascorso con lui momenti di tensioni emotive e di condivisione di denunce che spesso ci hanno animato in consiglio, seppure con toni e contenuti differenti.

In altre occasioni l’ho visto distante, assente, perchè preso, forse troppo, dalle giuste istanze di un vasto popolo di senzalavoro. In lui ho visto l’unico oppositore, nonchè sostenitore delle mie denunce, contro un sistema politico corrotto e in rapida decomposizione sociale e culturale.

La sua rabbia, delle volte inopportuna ma comprensiva se si considera la spocchia con cui alcuni padroncini della maggiornaza interagivano con lui, ha investito come un ciclone una rete partitico-lobbistica che ha gettato la città in una palude di immobilismo e decadenza.

In tanti momenti abbiamo interpretato un modo di opporsi a tale sistema senza essere strumentali e faziosi. Fu proprio nell’ultimo consiglio sulle vicende dell’Abbazia che invocai uno scatto d’orgoglio da parte della cittadinanza, affinchè riuscisse a discernere nelle imminenti elezioni un’operato politico saggio e attento da altri sciagurati e dannosi.

La denuncia sulla conduzione dei lavori dell’Abbazia penso che riassuma bene come si possa essere idealmente vicini nonostante le diverse radici politiche. E questo lo hanno capito bene Salvatore Audia e i suoi amici che con estremo coraggio e amor patrio - esiste ancora questa espressione? - hanno alzato il capo in nome di un autentico rinnovamento, vera linfa vitale per la democrazia.

Spero lo capiscano bene anche i neoeletti del centrosinistra che innanzi alla cittadinanza dovranno rendere conto di un eventuale opposizione strumentale e manovrata. Anzi credo che, all’interno di tale gruppo, ci siano le risorse giovani e libere idonee per sostenere anche dall’esterno Barile nella sua opera, alquanto ardua, di ricostruzione sociale ed economica. Si allontanerebbe così lo spettro di un potenziale commissariamento che in realtà si sarebbe dovuto porre in essere in ben altre legislature non ultima quella uscente.

Tuttavia, il 12 aprile deve essere ricordato come il giorno della rivoluzione anche all’interno di un centrosinistra che da anni ormai ha smarrito la retta via della giustizia sociale e del rinnovamento politico e culturale. Un centro sinistra troppo attento alla cultura del profitto politico, degli affari e delle clientele che spesso ricorda una brutta copia della vecchia democrazia cristiana della peggiore prima repubblica.

Un centro sinistra arrogante e autoreferenziale sempre! Anche innanzi ad opere di innovazione politica come le primarie aperte le quali, da questa Caporetto di centrosinistra, dovranno riprendere più slancio e vigore. Un modello di primarie inclusivo e vero e non come quelle celebrate in fretta e in furia per investire nuovamente il responsabile di cinque anni di rovine amministrative.

La notte dei lunghi coltelli, però, all’interno del centro sinistra era già iniziata alla viglia di quelle primarie poiché dal cilindro è uscita una candidatura diversa e destabilizzante. Una notte lunga che ha terminato di affondare i suoi coltelli la notte del 12 aprile dove a furor di popolo, da destra a sinistra, San Giovanni ha fatto pagare il conto di anni di sconcertante oblìo.

Se Barile e il popolo di San Giovanni risultano vincitori da questa tornata elettorale, Oliverio e Laratta ne escono sconfitti rovinosamente: l’uno per non aver mai consentito da laeder di partito di favorire quella voglia di cambiamento che proveniva dal basso preferendo trincerarsi dietro una cortina di gente servile e senza idee; l’altro per non aver osato di più sulla via di un cambiamento che pure inizialmente aveva sposato mediante l’accordo sulle primarie aperte siglato proprio con Barile.

Onore anche a Vattimo che cinque anni fa sdoganò in un affollato incontro al Polifunzionale la figura di Barile aprendo nelle coscienze dei sangiovannesi una breccia nella direzione del cambiamento e contro un centro sinistra smarrito e mutato sempre più in forza di affari piuttosto che di popolo.

Onore ad Emiliano che con la sua toccante affermazione elettorale ha segnato un’esperienza di autentica passione civica dove il coraggio e l’onesta hanno fatto di più che del sostegno di un partito che in realtà non c’è stato.

Onore a tutti coloro che con questo voto a Barile intenderanno pensare ad una nuova San Giovanni dove l’unica cosa da far emigrare, da qui in avanti, siano l’arroganza e l’arrivismo politico male estremo di un sud tutto da ricostruire.

Marco Militerno


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