LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL "GIOCO" DEL "MENTITORE" ISTITUZIONALIZZATO CHE CONTINUA: "FORZA ITALIA", FORZA "POPOLO DELLA LIBERTA’". Avanti tutta, fino alla castrofe ...

ELEZIONI REGIONALI: LE LISTE DEL PDL NEL CAOS E IL RISPETTO DELLE REGOLE E DELLA DIGNITA’ DEL POPOLO ITALIANO NEL FANGO. Gianfranco Rotondi, il ministro per l’Attuazione del programma: "Comunque abbiamo sbagliato" - a cura di Federico La Sala

Liste escluse, il Cavaliere studia una leggina. Bersani: "Noi non siamo d’accordo". Ed è ancora scontro tra An e Forza Italia.
sabato 6 marzo 2010.
 

[...] Che qualcosa, però, non vada come dovrebbe nel Pdl lo confermano le parole del ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi: "Sono il primo a criticare i dirigenti del Pdl che hanno presentato le liste a poche ore della chiusura. Nel Pdl saranno presi provvedimenti in merito, bisogna avviarsi verso una regolamentazione giuridica dei partiti" [...]


-  La candidata del centrodestra per la Regione: "I cittadini possono scegliermi e votare i partiti che mi sostengono"
-  La Russa: "Anche in Lombardia la burocrazia cedera’ alla liberta’ di voto". Rotondi: "Comunque abbiamo sbagliato"

-  Caos liste Pdl, attesa per il ricorso
-  Polverini: "Per il Lazio resto fiduciosa"
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ROMA - "Oggi ci potrebbe essere il secondo giudizio in merito alla lista del Pdl, sono fiduciosa, cosi’ come lo sono in generale per la mia campagna elettorale". Nonostante lo stop (in attesa della pronuncia del Tar) alla lista del Pdl, la candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio ostenta ottimismo. "Non c’e’ uno scenario peggiore - dice la sindacalista prestata alla politica - io sono candidata, ci sono altre liste ad iniziare dalla mia lista civica. I cittadini possono scegliere il presidente e le liste che sostengono la coalizione e, ne sono sicura, ci sara’ anche quella del Pdl".

"Noi continuiamo a richiamare l’attenzione, - continua la Polverini - con questa maratona oratoria di tutti i cittadini che ieri hanno chiesto di superare la burocrazia per dare a tutti la possibilita’ di trovare il proprio simbolo, quindi anche quello del Pdl. Noi continuiamo a prescindere". Senza ripetere l’invito, accolto con freddezza dal Colle, che chiedeva a Napolitano di intervenire: "’Giustamente si e’ detto molto preoccupato. Credo che questo possa e debba avere un peso".

Ottimista anche Ignazio La Russa che mette sullo stesso piano lo stop alla lista del Pdl nel Lazio e la situazione lombarda dove la lista del governatore uscente Roberto Formigoni non e’ stata ammessa perche’ nelle tradizionali verifiche d’ufficio sono state invalidate 514 firme. "Sono convintissimo che nell’uno e nell’altro caso la burocrazia cedera’ alla liberta’ di voto - dice il ministro della Difesa ad Affaritaliani.It - E’ giusto far rispettare le regole, ma a Milano si tratta di formalismi e a Roma di un’interpretazione sbagliata’’.

Che qualcosa, però, non vada come dovrebbe nel Pdl lo confermano le parole del ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi: "Sono il primo a criticare i dirigenti del Pdl che hanno presentato le liste a poche ore della chiusura. Nel Pdl saranno presi provvedimenti in merito, bisogna avviarsi verso una regolamentazione giuridica dei partiti".

* la Repubblica, 02 marzo 2010


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  ALLARME COSTITUZIONALE, LOGICO E LINGUISTICO. L’ITALIA DELL’INDECENZA: IL NOME E L’IDENTITA’ DI TUTTO IL PAESE NELLE MANI DI UN PRIVATO E DI UN PARTITO!!!
-  PER LE EUROPEE, 93 SIMBOLI DI PARTITI. Per tutelare il ’copyright’ ed evitare atti di pirateria, anche il contrassegno di "Forza Italia" (già registrato nel ’94).
-  ANCORA?!! Il sonno della ragione a quanto pare è proprio lungo

-  CHE LE ISTITUZIONI DEL NOSTRO PAESE ABBIANO PERMESSO UN PARTITO CON IL NOME DI "FORZA ITALIA" PRIMA, E CON IL "POPOLO DELLA LIBERTA’" POI, SIGNIFICA CHE E’ GIA MORTO!!! Un Paese sull’orlo del Baratro - di Nadia Urbinati

-  "APRITE, APRITE": IL GOLPISMO DEL LUPO, LA PAROLA "ITALIA" CONSEGNATA A UN PARTITO (1994-2010), E I SETTE CAPRETTI.

-  Che il Presidente della Repubblica svegli Berlusconi (e i suoi amici) dal ’sogno’ di essere il presidente d’Italia, con il suo partito "Forza Italia", con il suo partito "Popolo della libertà"!!!


IL RETROSCENA.

-  L’incarico di sondare l’opposizione affidato al ministro Maroni
-  Bersani: "Noi non siamo d’accordo". Ed è ancoa scontro tra An e Forza Italia

-  Liste escluse, il Cavaliere studia una leggina
-  "Ma serve il consenso del Partito democratico"

di CARMELO LO PAPA *

ROMA - Preoccupato, incredulo, allibito. I ministri si sbizzarriscono nel definire l’umore del "Presidente", nel momento in cui a metà giornata, appena finito il consiglio dei ministri, plana su Palazzo Chigi la notizia dell’esclusione anche della lista di sostegno a Roberto Formigoni, in Lombardia. Di complotti, di attacco alla democrazia, per adesso il premier Berlusconi preferisce non parlare: ci sono i ricorsi amministrativi in ballo, troppo delicato il momento per lasciarsi andare a nuovi j’accuse contro i magistrati e i responsabili delle corti d’appello.

Certo, ora che una regione che il Pdl riteneva già in cassaforte come il Lazio finisce in bilico, complica tutto. I nervi sono a fior di pelle. L’atmosfera in consiglio dei ministri è tesissima, racconta chi vi ha preso parte. Anche per questo, per non dare la stura alle recriminazioni reciproche, del caso Polverini non si parla nel plenum di Palazzo Chigi. Un Berlusconi accigliato si chiude subito dopo in disparte per affrontare l’affaire con il sindaco di Roma Alemanno, col ministro dell’Interno Maroni, alla Difesa La Russa, alle Politiche comunitarie Andrea Ronchi, col sottosegretario Gianni Letta. "Fatemi capire come stanno le cose" chiede in prima istanza il premier. Lo stato maggiore degli ex An spiega, racconta. "Ma se le cose stanno così come mi dite, allora ci sono ancora margini per spuntarla coi ricorsi" avrebbe commentato quindi Berlusconi.

Ma nulla è scontato. Ecco allora farsi strada nel caminetto ristretto l’idea del decreto o della "leggina" ad hoc. Idea appena abbozzata e per ora congelata, il premier non è per niente convinto. Anche perché una norma per sanare quel pasticcio romano, data la delicatezza della materia elettorale e l’imminenza del voto, richiederebbe un’intesa preventiva col Pd e il resto dell’opposizione. "Si tratterebbe di un accordo tra gentiluomini per giocare alla pari nel Lazio" spiega il primo sponsor di questa soluzione, il ministro Gianfranco Rotondi. Berlusconi vede una prospettiva del genere come "ultima spiaggia", qualora anche i ricorsi all’Ufficio elettorale centrale e poi al Tar dovessero fallire.

L’incarico di sondare le disponibilità dell’opposizione verrebbe affidato in quel caso al ministro dell’Interno Maroni. Con chance di riuscita già pressoché nulle. Come spiegano nell’entourage del segretario Pd, Bersani stroncherebbe sul nascere una richiesta del genere: "Non siamo d’accordo". Come pure sembra preclusa, agli occhi del Cavaliere, la via di un decreto per rinviare il voto nel solo Lazio. Sull’una come sull’altra soluzione graverebbero le perplessità, se non la netta avversione, del Quirinale. Il "non decido io", pronunciato ieri dal presidente Napolitano, è stato accolto come una doccia gelata a Palazzo Chigi.

Sullo sfondo, il caso liste moltiplica gli effetti dello scontro tra berlusconiani e finiani, dentro il Pdl. L’ultimo spettro è alimentato dall’eventualità di un successo della Polverini nonostante l’esclusione della lista di partito. "Ci auguriamo venga accolto il ricorso, ma se così non fosse e lei vincesse, potremmo sentirci dire che la vittoria è merito dell’area finiana e dell’Udc e non sarebbe gradevole" racconta l’ex forzista Osvaldo Napoli dando voce agli ultimi boatos di Via dell’Umiltà. Anche perché una vittoria con handicap (senza la lista Pdl) finirebbe col rafforzare l’asse Casini-Fini, vissuto da Berlusconi sempre più come un bastone tra le ruote del suo governo. L’ultima prova del "complotto" in atto, per la cerchia ristretta del premier, è stato il pranzo di giovedì scorso tra il presidente della Camera, il leader Udc e Beppe Pisanu, anche lui sempre più critico sulla gestione del partito. L’attacco sferrato dal coordinatore Sandro Bondi e pubblicato ieri dal "Giornale" rende bene l’idea di cosa pensi il presidente del Consiglio dei tre: poco più che degli ingrati. "Solo grazie allo scudo Berlusconi - scrive il ministro - esponenti della Dc come Casini e Pisanu possono continuare a svolgere un ruolo di primo piano e un leader come Fini ha potuto traghettare un partito dal post-fascismo verso la piena legittimità democratica".

* © la Repubblica, 02 marzo 2010


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