EVOLUZIONISMO VS CREAZIONISMO? DOPO PARMENIDE, DOPO DANTE, DOPO GALILEI, DOPO PASCAL, E DOPO KANT, ANCORA NELLA TRAPPOLA DEL MENTITORE PLATONICO-RATZINGERIANA ....

FEDE ("FOLLIA") E SCIENZA ("RAGIONE"), AL DI QUA’ DELLO SPECCHIO. Umberto Galimberti si tiene fermo alla "differenza", ma continua a non pensare l’"identità". Una sua risposta a Emanuele Canobbio - a cura di Federico La Sala

Mistagogia ateo-devota: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia” (Paolo, 1 Corinzi, 13.12)
lunedì 8 febbraio 2010.
 

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Evoluzionismo VS Creazionismo

Non confondiamo la religione con la scienza. Le parole dell’una e dell’altra rispondono a esigenze diverse.

Risponde Umberto Galimberti *

Richard Dawkins, biologo evolutivo e famoso divulgatore scientifico, così scriveva nell’incipit del suo il gene egoista, pubblicato per la prima volta nel 1976: "La vita intelligente su di un pianeta diventa tale quando, per la prima volta, elabora una ragione della propria esistenza. Se delle creature superiori provenienti dallo spazio mai visiteranno la Terra, la prima cosa che domanderanno per stabilire il nostro livello di civilizzazione, sarà: hanno già scoperto l’evoluzione?".

Cito questo passaggio in relazione al dibattito in corso nella comunità scientifica, innescato dal vice presidente del CNR Roberto de Mattei e dalle sue posizioni che possono essere riassunte nel titolo degli atti di un convegno che lo vedono come curatore: Evoluzionismo, il tramonto di un’ipotesi.

De Mattei sostiene che "la creazione, che è produzione di una realtà secondo tutta la sua sostanza, senza alcun presupposto, creato da altri, o increato che sia, si impone a chi voglia esercitare la ragione, come una "realtà scientifica" o, se si preferisce, come una verità razionale radicalmente incompatibile con la fantasia evoluzionista".

Mi chiedo: è giusto contribuire con denari pubblici, destinati alla ricerca scientifica, alla pubblicazione e quindi alla diffusione delle idee di un signore che mette in discussione la teoria dell’evoluzione e che allo stesso tempo sostiene che "Adamo ed Eva sono personaggi storici e sono i progenitori dell’umanità"?

-  Emanuele Canobbio, Rho
-  emanuelecanobbio@libero.it

Non mi hanno mai appassionato i conflitti tra scienza e fede perché, contrariamente a quanto si è soliti pensare, né l’una né l’altra hanno davvero a che fare con la "verità". La scienza lo sa da tempo, e su questo non si è mai ingannata, per cui è sempre disposta a invalidare le sue ipotesi ogni volta che ne trova di migliori. La fede pensa di attingere a una verità superiore a quella razionale, ma contro questa pretesa già Paolo di Tarso e Tommaso d’Aquino la mettevano opportunamente in guardia.

La scienza non ha rapporti con la verità, perché ciò che essa produce sono solo proposizioni "esatte", cioè "ottenute da (ex actu)" le premesse che sono state anticipate in via ipotetica. Che poi l’ipotesi sia confermata dall’esperimento dice solo che noi conosciamo la validità operativa di quell’ipotesi, non la natura della cosa indagata con quell’ipotesi, perché, interrogata, la cosa non mostra il suo volto, ma semplicemente risponde all’ipotesi anticipata.

La fede, a sua volta, non ha a che fare con la verità perché, lo dice Tommaso d’Aquino commentando Paolo di Tarso, la fede, a differenza della scientia espressa dalla ragione umana, conduce in captivitatem omnem intellectum, cioè rende l’intelletto prigioniero di un contenuto che non è evidente, e che quindi gli è estraneo (alienus), sicché l’intelletto è inquieto (nondum est quietatus) di fronte alla fede, nei cui riguardi si sente in infirmitate et timore et tremore multo. La fede, inoltre "crede" proprio perché non "sa".

Io non credo che due più due faccia quattro perché lo so. Posso invece credere nell’immortalità dell’anima, proprio perché non lo so. E allora tra scienza e fede non c’è conflitto, perché la scienza risponde all’esigenza di una "spiegazione" del mondo, mentre la fede risponde all’esigenza di reperire un "senso" alla nostra vita e al nostro essere nel mondo.

La fede infatti, ce lo ricorda Pascal, non saprebbe cosa farsene di un Dio raggiungibile con gli strumenti della sola ragione, perché ciò di cui va alla ricerca è, nella versione della fede cristiana, "il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe". Quindi un Dio che parla al cuore umano nei termini di uno sguardo accogliente, di una protezione che ci rassicuri nella precarietà dell’esistenza, nella speranza di sopravvivenza e di salvezza. Di tutto questo la scienza non si occupa, perché il suo scopo non è quello di reperire un senso per la nostra esistenza, ma di pervenire alla conoscenza sempre più approfondita del mondo.

Se i riferimenti della fede e della scienza sono così diversi e tra loro distanti, non c’è un piano su cui possono confliggere, se non per coloro che vogliono affidare all’una o all’altra entrambi i compiti: quello di spiegare il mondo e di reperire un senso. Questa pretesa, nel caso della scienza, si chiama, come scrive Jaspers, "superstizione scientifica" e nel caso della fede "negazione della ragione".

* La Repubblica/D, 6.02.2010


Sul tema, nel sito, si cfr.:

DIO E’ VALORE ("CARITAS") E LA LEGGE DEL LAVORO, "NELLA VIGNA DEL SIGNORE", E’ QUESTA!!! RASSEGNARSI (?)!!! L’apologetica risposta di U. Galimberti a Luciano Ferrari

PER GALIMBERTI, QUEL CHE RESTA DI FREUD E’ LA RASSEGNAZIONE: SAREMO SEMPRE NEVROTICI. L’apologia del presente continua

IL REGNO DEL MENTITORE. L’ITALIA SOTTO L’EFFETTO LUCIFERO. Il contributo di Philip Zimbardo (recensione di Umberto Galimberti) per capire

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FOUCAULT, HADOT, PROSPERI, VATTIMO. L’ "addio alla verità" degli antichi e la coraggiosa proposta della carità ("charitas"), oggi. Materiali sul tema


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