Dal mito alla realtà
"Il vero labirinto non era a Cnosso"
Ladri avevano piazzato esplosivi sotto terra per far affiorare la "stanza del tesoro"
di Enrico Franceschini (la Repubblica, 17.10.2009)
Londra. Ci siamo perduti, per qualche millennio, nel labirinto sbagliato. Quello originale non era a Cnosso, sede del palazzo mitologico di re Minosse, bensì a Gortyna, una trentina di chilometri più a sud, la capitale dell’isola di Creta durante la dominazione romana.
È la tesi di una spedizione archeologica anglo-greca, che scavando in un complesso di caverne nella nuova località ha scoperto una rete di tunnel, stanze e complicati passaggi sotterranei e lo ha identificato come il più probabile sito del labirinto.
Le 600mila persone che ogni anno visitano Cnosso immaginando di trovarsi nel luogo del mito, afferma il professor Nicholas Howart, geografo della Oxford University, potrebbero essersi recate dunque nel posto sbagliato.
L’esistenza delle caverne di Gortyna era nota da secoli. Sono quasi quattro chilometri di tunnel sotterranei, evidentemente frutto di un lavoro umano, collegati da stanze, cunicoli, passaggi. Fin dal Medioevo giungevano visitatori interessati a esplorarle. Ma poi, tra il 1900 e il 1935, un ricco archeologo britannico, sir Arthur Evans, diresse un’imponente ricerca a Cnosso, annunciando al mondo di avere ritrovato il labirinto in cui Minosse aveva rinchiuso il Minotauro, lo spaventoso mostro metà uomo e metà toro. Da allora, per gli storici come il turismo di massa, non ci sono stati dubbi su dove fosse il labirinto di Cnosso: a Cnosso, per l’appunto. Ossia nel luogo menzionato da Omero.
«Il problema è che oggi la gente va a Cnosso per soddisfare il romantico desiderio di connettersi con l’era degli eroi della mitologia», dice il professor Howart, «senza domandarsi abbastanza se quello sia davvero il labirinto di Minosse. E così facendo si escludono altre ipotesi che sono altrettanto o più credibili. Un’altra possibilità indagata dagli studiosi, per esempio, è che il labirinto fosse a Skotino, dove è stata scoperta un’altra serie di caverne collegate tra loro. E questa estate noi abbiamo approfondito per la prima volta le ricerche a Gortyna, che dai nostri studi risulta forse la sede più probabile».
Gli archeologi anglo-greci hanno trovato tracce della presenza di ladri, che avevano piazzato perfino esplosivi sotto terra nella speranza di aprire una breccia nel labirinto e fare affiorare una presunta "stanza del tesoro" di Minosse. «È un luogo pericoloso», avverte il ricercatore, e del resto fu proprio lì che i nazisti nascosero un deposito di munizioni durante la seconda guerra mondiale, che secondo alcuni non fu completamente rimosso dopo la fine del conflitto.
Non tutti gli specialisti della materia sono convinti dall’annuncio del docente di Oxford, naturalmente. «La tradizione classica indica Cnosso come il sito originale del labirinto», osserva Andrew Shapland, curatore dell’era del bronzo greca al British Museum, «ed è lecito supporre che il labirinto originale, quello che ispirò il mito, fosse lì. Ammesso che sia mai esistito».
Lo stesso scopritore del nuovo labirinto, il professor Howart, precisa che secondo lui il labirinto era a Gortyna, «se il mito era davvero basato su un labirinto reale». Il rebus del labirinto, predice il curatore del British Museum, «è destinato a continuare». Bisognerebbe trovare il filo di Arianna, per risolverlo.
Sul tema, e sul piano politico-filosofico, nel sito, si cfr.:
Il viaggio psichedelico che comincia da un filo
Maurizio Bettini e Silvia Romani dipanano gli intrecci secolari che dal tessuto mitologico della storia di Arianna generano infinite varianti
di Nadia Fusini (la Repubblica, 28.06.2015)
Anni fa mi innamorai di Fedra, la tragica protagonista dell’ Ippolito di Euripide. Scrissi un libro, La Luminosa , dove investigavo la funesta genealogia che la stringeva alla figlia del Sole Pasifae, sua madre, e alla sorella Arianna; lei, Fedra, la terza della famiglia a fare l’esperienza dell’amore infelice, o meglio sconveniente. Adultero. Incestuoso. Niente, a ben guardare, in confronto alla madre, che s’era innamorata del toro, e s’era fatta costruire da Dedalo la macchina erotica per copulare con l’affascinante animale. Quanto alla sorella, Arianna, anche lei sventurata, per Teseo aveva tradito l’isola patria, e poi dall’eroe libertino era stata abbandonata durante una sosta del viaggio verso Atene...
Ora torno a innamorarmi di quest’ultima, leggendo Il mito di Arianna, che Maurizio Bettini e Silvia Romani firmano insieme per Einaudi. E scopro che aveva assolutamente ragione Karl Kerényi - il tessuto mitologico è privo di orli, si tira un filo e mille altri vengono al pettine. Nel caso di Arianna, il filo è proprio ciò che la nostra eroina tiene in mano, con il filo salva Teseo dal labirinto. Ma non ne avrà la ricompensa dell’amore eterno. Sarà piuttosto piantata in (n)asso, e lì avrà inizio l’erratica avventura del personaggio che l’affabile ricercatrice in Mitologia Classica, Silvia Romani, ricostruisce con acribia filologica e in stile brioso e avvincente, collezionando immagini e racconti dalla Grecia ad oggi. Mentre a mo’ di certificato doc, Maurizio Bettini, illustre accademico studioso del mondo antico, in questo caso in veste di narratore, decora il prezioso artefatto con un suo racconto. A conferma della lampante verità secondo la quale a simbolo risponde simbolo. In effetti, da che mondo è mondo questo è il funzionamento del mito: il mito produce altro mito. Il che ne spiega le infinite varianti.
Nel caso in questione le varianti tutte si dipanano intorno al modo in cui giocano oggetti concreti, quali il gomitolo e il filo, ipnotici attributi della femminilità, e figure astratte come il labirinto, che sono rimaste confitte nel nostro immaginario, producendo altre immagini ancora; servendo, appunto, da filo d’avvio per tramare altre storie; sì che l’isola di Creta ci appare come uno dei grembi meravigliosi ed eterni da cui viene partorito un corpus di favole che popolano a tutt’oggi il nostro mondo interiore.
Con inesausta e contagiosa passione Silvia Romani viaggia da Creta all’Europa, dall’isola di Shakespeare fino alla Russia della Cvetaeva, per rintracciare altre, ulteriori e nuove versioni delle gesta mirabili della principessa cretese, e regina, e dea, e signora del labirinto, in un trip incalzante di peregrinazioni fantastiche, che il lettore non può che seguire incantato, e che alla fine si configurano come un vero e proprio viaggio psichedelico.