Non me ne voglia lo stimato Paolo Flores D’Arcais. Su "la Voce di Fiore", ieri ho pubblicato un pezzo del caro Marco Travaglio, già sulle pagine web di Micromega.
L’ho fatto perché con Marco e Paolo condividiamo una battaglia per la democrazia e la legalità che ci ha visti insieme per diverse cause, non ultima la difesa popolare in piazza del procuratore Luigi Apicella. A Roma.
Ho partecipato da comunissimo cittadino alla manifestazione dello scorso 19 luglio, con cui la società civile, riunita a Palermo da Salvatore Borsellino, ha chiesto verità e giustizia sulla strage di via d’Amelio, gridando all’Italia che il giudice Borsellino vive. Lo stesso giorno, in Italia ci sono state iniziative gemelle.
Inserito l’articolo di Travaglio sul nostro sito, dopo qualche minuto è pervenuto un commento di Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica italiana.
L’accaduto mi ha sorpreso, per una ragione semplice. Non pensavo che il presidente Cossiga fosse così pratico di Internet, così dentro ai meccanismi della rete.
In proposito, mi sono fatto due idee: o avrà trovato il testo via Google, dal momento che "la Voce di Fiore" ha un’ottima indicizzazione, oppure ci legge abitualmente.
Ho acquisito qualche nozione tecnica sul web, grazie all’amico e collega Saverio Alessio, esperto. Io valgo poco, in tutti i sensi. Conoscendo, dunque, il funzionamento dei motori di ricerca, propenderei per la seconda ipotesi: il presidente Cossiga ci segue con una certa frequenza.
Posso presumerlo anche sulla base d’un fatto: nel primo pomeriggio, il presidente Cossiga ha inviato la sua breve nota giusto a "la Voce di Fiore"; soltanto dopo le 21 ha replicato su Micromega, rispondendo in modo più articolato a Travaglio.
Poiché il presidente Cossiga è dotato d’intelligenza molto rara, non ritengo affatto che si sia confuso. Ha invece perfettamente inteso che il nostro piccolo giornale-laboratorio ha ripubblicato, citandone la fonte originaria ed evidenziandone il link, la critica di Marco Travaglio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Se ho visto bene, ma può darsi che sia in errore, approfitto dell’occasione per porre al presidente Cossiga alcune questioni; in ogni caso ringraziandolo molto per averci scritto e ricambiando la sua cordialità.
Tenterò di essere semplice e sintetico. Rivolgerò al presidente Cossiga diciassette domande, iniziando da Palermo, sicuro che ci risponderà.
Presidente Cossiga, stavolta in via D’Amelio i vertici dello Stato non si sono presentati. Qual è la sua lettura in proposito?
Commentando il pezzo di Travaglio ha parlato di "evoluzione in senso ’presidenziale’ delle funzioni del Capo dello Stato". Non crede che questo implichi una discrezionalità di intervento del Presidente della Repubblica e quindi un suo atteggiamento in qualche modo - uso il termine nell’accezione complessiva del filosofo del diritto Luigi Lombardi Vallauri - politico?
Qual è il Suo giudizio, tecnico e politico, sul caso Why not, i procedimenti nei confronti dell’ex pm Luigi De Magistris, l’operato della Procura di Catanzaro verso la Procura di Salerno e le decisioni assunte nel merito dal Csm e dalla Cassazione?
Direbbe a un Suo collaboratore - come l’ex governatore della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, ha detto alla sua segretaria, Giovanna Raffaelli - che vorrebbe la fine di un magistrato della Repubblica o che lo coprirebbe di cause civili, affidandone la gestione alla camorra?
Non di rado, soprattutto oggi, si parla di massoneria e massoneria deviata. Cattolico liberale, Lei ha avuto sempre considerazione per "i nobili princìpi della massoneria", difendendola da accuse e pregiudizi. Che cosa può dirci in ordine alla predetta distinzione?
Lei concluse in anticipo il Suo mandato presidenziale, anche, forse, per un particolare clima nazionale, successivo all’inchiesta del procuratore Agostino Cordova su logge massoniche, avviata in Calabria e poi archiviata a Roma. Se non sbaglio, la Corte europea dei diritti dell’uomo La condannò a risarcire il magistrato, per avergli riservato corrispondenze sarcastiche. Al di là della vicenda, mi interessa sapere se, data la Sua esperienza e conoscenza di uomo di Stato e giurista, può affermare che, in una regione dominata dalla ’ndrangheta come la Calabria, intravede degli spazi di annidamento di poteri altri, interessati al perseguimento di fini non legittimi.
Circa le "novità" sulla Strage di via D’Amelio, come valuta la linea del vicepresidente del Csm Nicola Mancino e come considera le dichiarazioni di giornalisti - penso a Lino Jannuzzi - o magistrati - per esempio Michele Barillaro - sostanzialmente convergenti nell’attribuire all’assassinio di Paolo Borsellino e degli uomini della scorta una matrice meramente mafiosa?
Qual è la Sua opinione sul ruolo della società civile, che negli ultimi tempi si sta facendo sempre più sentire, nelle piazze reali e virtuali, atteso che delle proteste studentesche dell’autunno 2008 conosciamo il Suo parere?
Tornando a quanto ha espresso sull’azione di quegli studenti, non pensa che, per la Sua storia personale, sarebbe meglio suggerire pubblicamente la ricerca di un dialogo da parte delle istituzioni di governo, teso, se possibile, al superamento effettivo della distanza tra eletti ed elettori?
Come si dovrebbe riformare la magistratura?
Come disciplinerebbe le intercettazioni e il diritto di cronaca (giudiziaria)?
C’è una sproporzione tra immunità parlamentare e totale esposizione dei giornalisti?
Come si dovrebbero eleggere i parlamentari?
Quali sono le epoche della storia repubblicana italiana?
C’è, in Italia, un pluralismo dell’informazione e dell’editoria?
Le pare giusto limitare la libertà di opinione e informazione su Internet?
Come vede le nuove generazioni e le culture a cui le stesse si riferiscono, sostanzialmente, ritengo, di disinteresse per il farsi della politica e di attivazione di forme partecipative e propositive dal basso, spesso al di fuori dei partiti?
Nel ringraziarla anticipatamente per la Sua attenzione e le Sue risposte, le porgo i miei cordiali saluti.
23 luglio 2009
Emiliano Morrone, direttore responsabile di "la Voce di Fiore"
gentilissimo Sig. Morrone, prendo atto di una nuova circostanza nella quale Lei cita il mio nome ed il mio punto di vista sulla strage di via d’Amelio. Mi sento dunque investito, dato il protrarsi di interpretazioni altrui del mio pensiero, di inviarle un piccolo chiarimento del tutto - mi creda - privo di polemiche nonostante la sua lettera a Salvatore Borsellino del marzo scorso (ed il commentio di quest’ultimo) siano invece ricche di gratuite accuse infamanti nei miei confronti. Non ci conosciamo di persona ma, forse, se ci conoscessimo, si pentirebbe di aver utilizzato espressioni di tal fatta nei miei riguardi. Ho trascorso un anno ad occuparmi solo del procedimento per la strage. Quattordici giorni di mcamera di consiglio. Ho depositato la sentenza in 88 giorni (lo sa che è L’UNICA sentenza sulle stragi italiane di qualsiasi matrice depositata in termini?). Quella sentenza è stata confermata praticamente in toto dalla Cassazione. Ho passato il resto del mio tempo a leggere e studiare altri incartamenti (a titolo personale) su quei fatti, ad andare per scuole, università e circoli privati per portare il messaggio di Paolo Borsellino. Ho dedicato alla sua memoria tre congressi nazionali di diritto penale interamente da me organizzati ed altrettante pubblicazioni edite da Giuffrè. In uno di essi ho avuto il privilegio della presenza della signora Agnese.
Ma lasciamo i meriti (solo presunti) e veniamo al merito. Da giudice estensore della sentenza resa nel proc. a carico di Agate mariano + 27 (cd "via d’Amelio ter") credo di poter dire cosa penso sul punto - a sentenza ormai definitiva. Per quanto mi consta e soprattutto per quanto emerso in quel procedimento, le uniche certezze sull’attentato sono risalenti a Cosa Nostra. tanto affermo e ribadisco con forza. E’ del tutto evidente però, che tale affermazione non esclude altri fatti, altre circostanze e coinvolgimenti possibili ma ahime, fino ad oggi, non provati. Sarei il primo a rallegrarmi se qualche elemento di certezza o anche solo di mera probabilità portasse ulteriore luce su una vicenda tanto drammatica, grave e tormentata nel suo iter (basti pensare ai tre processi, dicasi tre, celebratisi sulla strage). Ritengo però assai pericoloso vivere nel perenne sospetto e, soprattutto, avallare mediaticamente dichiarazioni di personaggi a dir poco inquietanti come Riina, Ciancimino jr. e lo stesso Spatuzza. I miei validissimi Colleghi che indagano sapranno capire se nelle loro parole può esserci qualcosa di fondato e riscontrabile oppure no. lasciamoli lavorare. Questo è unicamente il mio pensiero. Non intendo assolutamente affermare che non vi possono essere fatti gravissimi dietro quella strage. Si rilegga la mia sentenza sul punto e capirà, credo, quanto invece abbia lasciato intendere io stesso con le mie parole su tali corresponsabilità!! Ho iniziato la mia relazione ad un convegno sui maxiprocessi del giugno scorso ricordando come palo Borsellino ebbe 52 voti alla elezione del presidente della Repubblica del giugno 1992. Lo ricordava? Vuole che non desse fastidio a tanti anche a livello istituzionale? Vuole che la sua morte non abbia rasserenato tanti? Non so fino a che punto lo Stato vuole davvero occuparsene: ho proposto la mia candidatura (mi pareva importante in questo momento per le mie conoscenze) come consulente della Commissione Antimafia. Non mi hanno neppure preso in considerazione. Ho saputo anzi che hanno nominato alcuni giudici civili....Vuole che sia contento di questo Stato? Vuole che sia lieto di essere considerato da molti Colleghi un guastafeste (anche qui a Firenze nella mia nuova sede) solo perchè mediamente scrivo circa 4/500 sentenze all’anno, tutte tempestivamente depositate? Forse, o senza forse, sono più incazzato di lei. Continuo però a lavorare ed a giudicare con le prove che ho. Solo con quelle. perchè la notte voglio essere tranquillo di aver condannato o assolto SOLO sulla base delle prove. E’ il mio unico tormento. impariamo tutti a ragionare per prove e non per dogmi e/o sospetti e la vita ci apparirà più trasparente. Mi creda. Sono a Sua disposizione per qualunque iniziativa, mi contatti pure. (michele.barillarogiustizia.it)