CALABRIA. Rinascimento della filosofia e della scienza...

V CENTENARIO DELLA NASCITA DI BERNARDINO TELESIO (Cosenza, 1509 - 1588). Un’occasione imperdibile, da non sciupare. Una nota di Franco Crispini - a cura di Federico La Sala

venerdì 27 marzo 2009.
 

-  I cinquecento anni di Bernardino Telesio
-  Come e perché celebrare la sua opera

Un’occasione imperdibile per rileggere il filosofo cosentino alla luce della "rivoluzione scientifica"

di Franco Crispini (il Riformista, 27.03.2009)

In questo V Centenario della nascita (1509) di Bernardino Telesio, che non è una gloria locale (Cosenza gli ha dato i natali) bensì un filosofo di rilievo, è persino sprecato dirlo, nella storia della cultura moderna, italiana ed europea, nessuno dubiterebbe che l’occasione celebrativa non debba andare sprecata in riti di parole altisonanti, e che le risorse finanziarie impiegate (se ve ne saranno) non debbano andare a finire in mano ai soliti, inaffidabili organizzatori di eventi culturali.

Si spera che le manifestazioni siano sobrie, efficaci e servano soprattutto a far diventare per un momento la Città di Telesio un grande teatro di dibattiti culturali e scientifici molto seri; si avrebbero ricadute di evidente utilità.

Si spera anche che finalmente si costituisca un Comitato organizzativo per le varie iniziative, soprattutto quelle scientifiche, del quale facciano parte studiosi dell’area filosofica dell’università calabrese e ed esperti di altre sedi universitarie (da Firenze a Napoli, a Padova), conoscitori di primo piano dell’epoca rinascimentale e del pensiero telesiano.

In questi ultimi anni, su tutta l’opera di Telesio (il De Rerum Natura (1586), i "libelli" su specifici temi naturalistici) ha lavorato proprio uno studioso cosentino, Luigi De Franco, con acribia e buona cura filologica, ricostituendo un imponente corpus testuale e dandone anche la traduzione italiana dal difficile latino adoperato dal filosofo.

Anche la storiografia erudita ha lavorato con buoni risultati ad una documentata ricostruzione delle vicende personali di Telesio, della sua formazione, della composizione della sua opera (manoscritti, autografi, epistolari, diffusione delle sue idee, prime polemiche ed obiezioni).

Per parte sua, la storiografia critico-filosofica, dai primi giudizi di Francesco Bacone agli studi del Fiorentino, a Giovanni Gentile, a Nicola Abbagnano, per restare ai maggiori (abbiamo avuto modo di scrivere un po’ più minutamente di tutta la vicenda critica quale si presenta nella storiografia telesiana otto-novecentesca), non ha mancato di proporre letture stimolanti, talune troppo attualizzanti, talaltre affidate a forzature spesso eccessive delle idee di Telesio.

Quanto alla epoca di quest’ultimo, il ‘500, dall’indimenticato Eugenio Garin, a Vasoli, a Paolo Rossi, a Michele Cliberto (il maggiore studioso italiano ed europeo di Giordano Bruno), è venuta tutta una ricchezza di indagine critica che non resta da fare moltissimo.

Ci si può aspettare dalla ricorrenza centenaria altri passi in avanti (già ne sono stati compiuti di interessanti nel 1988, anno Centenario della morte) in una ricerca che riguardi l’insieme delle questioni telesiane sulle quali ancora sussistano lacunosità e perplessità proprie della critica filosofica?

C’è da augurarsi che almeno su due punti si aprano nuovi spiragli: all’origine di quella che è stata chiamata la "rivoluzione scientifica" moderna, quale idea di scienza si ritrova e viene praticata in Telesio? Quale immagine di indagatore naturalista incontriamo percorrendo le fitte trame del De Rerum natura?

È per questa via che ci si può formare una idea di come il contributo telesiano resti iscritto negli sviluppi e negli avanzamenti delle conoscenze e dei saperi. E dunque anche a questo dovrà servire tutto il lavoro celebrativo che si farà per dare, soprattutto alle nuove generazioni, un profilo meno stantio e logoro dell’opera di Telesio.


SCHEDA

BERNARDINO TELESIO, BIOGRAFIA (Centro Internazionale di Studi Telesiani Bruniani Campanelliani)


TELESIO:

"[...] Telesio è detto da Bacone il primo degli uomini nuovi. Ma la novità era già antica di un secolo, e Telesio che avea fatto i suoi studii a Padova, a Milano, a Roma, professato a Napoli, quando, stanco di lotte e di persecuzioni, deliberò di ritrarsi nella nativa Cosenza, vi portò il motto del pensiero italiano, la filosofia naturale, fondata sull’esperienza e sull’osservazione. Il suo merito è di avere esercitata una seria influenza intellettuale tra’ suoi concittadini e di aver fondato sotto nome di accademia una vera scuola filosofica.
-  Come Machiavelli, così egli non segue altro che l’osservazione e la natura: poichè la sapienza umana è arrivata alla più alta cima che possa afferrare, se ha osservato quello che si presenta ai sensi, e ciò che può esser dedotto per analogia dalle percezioni sensibili.

-  Sincero, modesto, d’ingegno non grande, ma di grandissima giustezza di mente e di sano criterio, fu benemerito meno per le sue dottrine, che per il metodo ed il linguaggio. E in verità la grande e utile novità era allora il metodo.

Il suo maggiore elogio lo ha fatto Campanella in queste parole: Telesius in scribendo stylum vere philosophicum solus servat, juxta verum naturam sermones significantes condens, facitque hominem potius sapientem quam loquacem.
-  L’obbiettivo era sciogliere il pensiero dalla servitù di Aristotile, tiranno degl’ingegni, e metterlo in diretta comunicazione con la natura, rifarlo libero, ciò che con una precisione uguale alla concisione dice Campanella nel suo famoso sonetto a Telesio:

-  Telesio, il telo della tua faretra
-  Uccide de’ Sofisti in mezzo al campo
-  Degl’ingegni il Tiranno senza scampo:
-  Libertà dolce alla verità impetra.

L’impresa non era lieve. Resistevano tutte le dotte mediocrità, tutto quel complesso di uomini e d’istituzioni che l’Aretino chiamava la pedanteria, i Polinnii di Bruno spalleggiati da francescani, domenicani e gesuiti, e spesso l’ultimo argomento era il rogo, il carcere, l’esilio. Dir cose nuove era delitto non solo alla Chiesa, ma a’ principi venuti in sospetto di ogni novità nelle scuole: pure la fede di un rinnovamento era universale, e "Renovabitur" fu il motto del Montano, discepolo di Telesio, nel compendio che scrisse della sua dottrina.
-  Si era fino allora pensato col capo d’altri. Gli uomini volevano ora pensare col capo loro. Questo era il movimento. E fu così irresistibile, che la novità usciva anche da’ segreti del Convento. Fu là che si formò ne’ forti studii libera e ribelle l’anima di Bruno. E là, in un piccolo convento di Calabria, si educava a libertà l’ingegno di Tommaso Campanella. Assai presto oltrepassò gli studii delle scuole, e, fatto maestro di sè, lesse avidamente e disordinatamente tutti que’ libri che gli vennero alle mani. Nella solitudine si fa presto ad esser dotto. Ivi il giovine raccolse immensi materiali in tutto lo scibile. Il suo idolo era Telesio, il gran novatore; il suo odio era Aristotile con tutto il suo seguito, e, come Bruno, preferiva gli antichi filosofi greci, massime Pitagora. Venuto in Cosenza, i suoi frati, che già conoscevano l’uomo, non vollero permettergli di udire, nè di veder Telesio ciò che infiammò il desiderio e l’amore. Il giorno che Telesio morì, fu visto in chiesa accanto alla bara il giovine frate, che dovea continuarlo.
-  I Cosentini, sentendolo nelle dispute, dicevano che in lui era passato lo spirito di Telesio. La scuola Telesiana o riformatrice, come era detta, gli fu tutta intorno, il Bombino, il Montano, il Gaieta, da lui celebrati insieme col maestro. Il suo primo lavoro fu una difesa di Telesio contro il napoletano Marta.
-  Venuto a Napoli per la stampa dell’opera, attirò l’attenzione per il suo ardore nelle dispute, per l’agilità e la presenza dello spirito, per la franchezza delle opinioni, o per l’immenso sapere. E gl’invidiosi dicevano: come sa di lettere costui, che mai non le imparò? E recavano a magia, a cabala, a scienza occulta ciò che era frutto di studii solitarii. Le opinioni telesiane poco attecchivano in Napoli, onde il buon Telesio avea dovuto andar via per le molte inimicizie. Anche il Porta ci stava a disagio, e dovea con le commedie far perdonare alla sua filosofia. -Naturalmente, si strinse un legame tra Campanella e l’autore della Magia naturale e della Fisonomia. Disputavano, leggevano, conferivano i loro lavori. Frutto di questa dimestichezza fu il libro De sensu rerum, a cui successe l’altro: De investigatione. Ivi si stabilisce per qual via si giunga a ragionare col solo senso e colle cose che si conoscono pe’ sensi: ciò che è il metodo sperimentale, base della filosofia naturale. Ci si vede l’influenza di Telesio, di Porta e di tutta la scuola riformatrice. [...]


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