di Francesco Costa *
Il suo è stato l’intervento più applaudito all’assemblea dei circoli del Pd. Il video con le sue parole è stato visto migliaia di volte su internet e su Youdem è dopo soli due giorni il video più visto di tutto il mese di marzo.
Non parliamo di Dario Franceschini o di un altro dirigente nazionale del partito bensì di Debora Serracchiani, avvocato 38enne, consigliere provinciale del Pd a Udine e dirigente locale del partito.
Ha preso la parola poco prima delle conclusioni del segretario e sicuramente nessuno si aspettava che il suo intervento potesse trascinare in questo modo la platea, riuscendo a dare una rappresentazione appassionata e fedele delll’umore della base del partito dopo le polemiche e la crisi di consensi che hanno portato alle dimissioni di Walter Veltroni.
Un intervento concreto che è riuscito a riscaldare il pubblico senza cedere alle facili tentazioni della demagogia e della retorica anti-dirigenza: un elenco puntuale di critiche e osservazioni che ha toccato in modo semplice ed efficace tutti i tasti dolenti del partito - dalle indecisioni sul testamento biologico alla ricerca sfrenata di visibilità mediatica, dalla linea politica ondivaga al rapporto col partito di Di Pietro - per arrivare poi al passaggio centrale e più applaudito. «La verità è che in questi pochi mesi di vita del Partito Democratico ho avuto la netta impressione che l’appartenenza al nuovo partito fosse sentita molto di più dalla base che dai dirigenti».
Applausi a spellarsi le mani, ampi sorrisi da parte del segretario, urla di incoraggiamento di un pubblico formato esclusivamente da dirigenti locali come lei: coordinatori cittadini e di circolo, membri degli esecutivi regionali, provinciali e comunali. Persone che durante questi mesi hanno faticato per tenere in piedi il partito e che oggi guardano rinfrancate alla gestione del nuovo segretario: «Franceschini ha il compito di dare una credibilità nuova a questo partito e ci sta riuscendo alla grande».
(guarda il video dell’intervento)
La storia della politica recente ha visto diversi personaggi emergere dall’anonimato e lanciarsi verso brillanti carriere politiche grazie a discorsi particolarmente riusciti. L’esempio più noto è quello di Barack Obama, poco più che sconosciuto quando nel 2004 prese la parola durante la convention democratica e impressionò i presenti con la sua storia e la sua abilità retorica.
Un simile percorso è stato seguito da David Cameron, giovane leader dei conservatori inglesi e probabile prossimo primo ministro britannico, e da Maurizio Martina, 30enne segretario del Pd lombardo e membro dell’esecutivo di Dario Franceschini.
E’ troppo presto per dire se il discorso di Debora Serracchiani rappresenterà il suo primo passo verso una carriera politica di livello nazionale. Quello che sappiamo già è che su internet il suo discorso sta girando parecchio, incontrando un gradimento praticamente unanime: decine di link e citazioni da parte di blog e gruppi di discussione, diversi gruppi su Facebook la vogliono segretaria del Pd se non addirittura presidente del consiglio. I più numerosi oggi sono «quelli che avrebbero detto proprio le stesse cose di Debora Serracchiani». Sono tanti, e sabato nelle parole di un dirigente locale del partito si sono uniti rivolgendo alla dirigenza del partito speranze e richieste. Che si sappia: quando si parla di «radicamento sul territorio», si parla di loro.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Pd, tutti contro la Serracchiani: «Teorie ridicole, studi la storia» *
Bersani? “Uomo di apparato”. Massimo D’Alema? “E’ l’opposto del progetto del Pd”. L’attacco di Deborah Serracchiani ai vertici del Pd e la sua preferenza per Dario Franceschini (“E’ il più simpatico”), espressa in un articolo apparso oggi su La Repubblica, non potevano passare inosservati. E già nelle prime ore della mattinata si è scatenata la prima vera polemica pre-congressuale tra i sostenitori del segretario in carica e quelli dell’ex ministro. La neo-europarlamentare, diventata famosa per un intervento pronunciato a Udine durante una riunione dei circoli democratici lo scorso marzo, si è schierata con il segretario, ha polemizzato con l’ex ministro degli Esteri e ha diviso in due il partito. Franceschini è intervenuto per correggere il tiro, con parole di stima per Bersani. Anche se i fan di Debora hanno confermato il loro appoggio alla neodeputata europea: "Ha detto la verità senza peli sulla lingua"
Il primo commento è arrivato da Vasco Errani, schierato con Bersani: “Chi conosce Bersani sa che certe rappresentazioni non sono vere: se pensiamo all`apparato nell`accezione contenuta nell`intervista odierna della Serracchiani allora dico che Bersani è una cosa del tutto diversa”.
Deborah è finita sotto tiro anche per la motivazione della sua preferenza per Franceschini: “Anche Totò e Tina Pica erano simpatici - ha commentato ironico Nicola Zingaretti - sarebbero stati un ticket straordinario”. Sulla stessa linea anche Marco Follini: "Ho letto una densa e pensosa intervista di Deborah Serracchiani che annuncia che voterà Franceschini ’perché’ è più simpatico. Ora finalmente so a cosa serve il rinnovamento: a sbaragliare gli antipatici".
"Il Pd - ha sottolineato Gianni Pittella, responsabile organizzazione mozione Bersani - nasce dall’incontro di milioni di cittadine e cittadini che hanno creduto in un progetto nuovo che affonda le sue radici nella storia delle grandi famiglie riformiste italiane. Negare questa storia, rimuoverla con sprezzante disinvoltura, negare il ruolo di chi ne è stato e ne è protagonista, è come recidere le proprie radici e buttarsi nel vuoto".
Critico anche Roberto Giachetti: “Leggere che qualcuno si arroga il diritto di stabilire chi è del Partito democratico e chi no fa pensare. Ancor più se ad usare metodi molto, ma molto vecchi, sono persone che dovrebbero rappresentare il nuovo. Sento la necessità di esprimere pubblicamente tutta la mia stima nei confronti di Massimo D`Alema anche in ragione del contributo sincero che ha dato alla costruzione del Pd”.
Secondo Anna Maria Carloni e Franca Chiaromonte, “dire che da una parte c’è il progetto del Pd con Franceschini e dall’altra c’è D’Alema è semplicemente ridicolo”, mentre Barbara Pollastrini ha replicato: “Potrei rispondere ’sapete perché preferisco Bersani? Perché sa cantare...’. Ma per favore, non scherziamo! Cerchiamo di rispettarci di più e di saperci ascoltare”.
E così, alle 11.20 di questa mattina, Deborah ha ritenuto di dover replicare al fuoco di fila con un post pubblicato sulla sua bacheca di Facebook. Innanzitutto con una ricca retromarcia sulla dichiarazione di simpatia per Franceschini: “Ho scelto Dario Franceschini, non certo per la simpatia, ma perché vuole assumersi la responsabilità di creare una squadra, di crescere una classe dirigente che diventi la classe di governo di un partito non più votato alla sola resistenza. Dovrà aprire il partito al rinnovamento, chiamare gente nuova, pescare fra le straordinarie risorse dell’Italia. Sia chiaro: non intendo fare sconti a nessuno, neppure a lui e non ho firmato assegni in bianco, in cambio di un posto per il quale non ho mai contrattato”.
Quindi, facendo appello al “lavoro di squadra” già auspicato a Torino qualche giorno fa: “So che tra di voi ci sono diverse persone che avrebbero voluto che la mia decisione fosse diversa - ha scritto la Serracchiani - ma ora vi chiedo, come ho già fatto quando accettai la candidatura, di darmi fiducia e di impegnarvi, con me, alla costruzione del Partito Democratico. Un lavoro di squadra in cui ognuno di noi, dal circolo alla segreteria nazionale, faccia il proprio dovere. Senza aspettare o sperare nel leader salvifico o “semplicemente nuovo” che guidi il PD. No, noi ora abbiamo bisogno di un lavoro collettivo, di medio e lungo periodo, fatto di fiducia e di tenacia, in cui la generosità ed il sacrificio ci permettano di costruire e consolidare quell’idea di partecipazione politica e di Paese che più ci sta a cuore.
Non manca, nella replica, un giudizio negativo sul primo anno di vita del partito: “Mentre il Paese attraversava una delle crisi più difficili con un governo impegnato in una politica fatta di spot senza nessuna efficacia reale, il Pd era spesso occupato a dirimere i ’propri’ conflitti tra chi aveva come unico obiettivo il logoramento del leader di turno. Ed io so, da elettrice come voi, quanto questo ci abbia dato fastidio e ci abbia a tratti allontanati dalla politica e dal nostro partito”.
Le polemiche non si arrestano. L’attacco pomeridiano di Velina Rossa, alias il dalemiano Pasquale Laurito, recita addirittura: «Abbiamo l’impressione che questa signora, o signorina, abbia avuto un’indigestione provocata dalle troppe mele mangiate insieme alla troppa grappa friulana». Siamo all’insulto, come risposta all’anti-dalemismo: «Come fa a dire che D’Alema sarebbe vecchio quando lei per prima si è avvalsa dell’apparato per arrivare a strasburgo? ma sa quello che dice?», si scalda Laurito. Che poi arriva a dare un consiglio a metà tra l’avverimento e l’offesa: «Si accontenti dello stipendio a vita assicuratele proprio da quel vecchio apparato di partito».
* l’Unita, 01 luglio 2009
Il 2 luglio incontro con Veltroni e Serracchiani
La corsa non è ancora cominciata, il gong sarà suonato nella direzione del 26 giugno quando i big del Pd convocheranno il congresso, alzando il sipario su un dibattito che si annuncia infuocato. Ma tra candidature annunciate da tempo e discese in campo maturate più sull’onda dell’emotività che di vere piattaforme, la gara per la leadership del Partito Democratico si presenta affollato già quattro mesi prima dell’appuntamento congressuale.
Due anni dopo il discorso del Lingotto, con cui si era candidato alla guida del Pd, e a cinque mesi dalle dimissioni da segretario, Walter Veltroni torna in campo con un’iniziativa pubblica, il 2 luglio pomeriggio al Centro Congressi Capranica. Il perché lo spiega lo stesso primo segretario Democratico con un intervento che pubblica su Facebook: il progetto del Pd, afferma, è messo in discussione, tornano «richiami antici» e «aumentano le tensioni»; e lui vuole mettere in chiaro che «di tutto abbiamo bisogno, tranne che di ritorni ad un passato che ha poco da dire». Veltroni assicura che non sarà una riunione «correntizia» e sottolinea che in questi mesi ha evitato ogni «recriminazione» o «intervista malevola», assicurando «a Dario Franceschini, al suo sforzo intelligente, un sostegno leale e sincero». All’incontro promosso da Veltroni parteciperanno Francesca Barracciu, Tito Boeri, Sergio Chiamparino, Paolo Gentiloni, Pietro Ichino, Andrea Martella, David Sassoli, Aldo Schiavone, Debora Serracchiani. Lo presiederà Luigi Zanda.
PIER LUIGI BERSANI L’ex ministro e responsabile economico del Pd è al momento l’unico candidato ufficiale con un annuncio che risale ancora ai tempi della segreteria Veltroni. Anche se Bersani rinunciò a candidarsi dopo le dimissioni del primo segretario del Pd in nome di un accordo di vertice che preferì la soluzione-ponte di Dario Franceschini piuttosto che un congresso anticipato. Ora però l’ex ministro diessino non ha intenzione di fare altri passi indietro ed è contrario anche ad intese che impediscano «un dibattito vero» e una scelta chiara da parte di militanti e popolo delle primarie. Al suo fianco si è schierato da tempo Massimo D’Alema, che confina una sua candidatura alla «extrema ratio» e, nei giorni scorsi, Enrico Letta, che però esclude ticket con Bersani come Veltroni fece con Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI Il segretario del Pd ha sempre detto che il suo lavoro finisce ad ottobre, sviando alla domanda se si sarebbe candidato alla leadership. Ma da più parti ci sono sollecitazioni perchè l’esponente ex Ppi continui il suo lavoro da segretario. Tra i sostenitori di Franceschini, sia pure in modo non ancora ufficiale, c’è Piero Fassino mentre Walter Veltroni, che scelse il suo vice quando a marzo si dimise, ha respinto come «polpette avvelenate» le voci circa suoi ’giochì precongressuali, ovvero l’ipotesi di un ticket Franceschini-Debora Serracchiani, pur vedendo «un’intera classe di giovani dirigenti» pronti per la guida del partito.
IGNAZIO MARINO - Il senatore del Pd, salito agli onori della cronaca soprattutto per la battaglia laica sul testamento biologico, viene accreditato come «il terzo uomo», espressione più della società civile che della politica. In realtà sul chirurgo, candidato due legislature fa da Fassino e D’Alema, c’è un pressing a candidarsi dall’area che fa capo a Goffredo Bettini, ex braccio destro di Veltroni, che ha rotto con Franceschini.
PAOLA BINETTI La deputata teodem ha annunciato la sua discesa in campo «per la guida morale del partito» contro l’ipotesi di una candidatura di Ignazio Marino. Al centro della sua decisione, la difesa dei «valori cattolici» nella convinzione che «se il partito non diventa un serio interlocutore del mondo cattolico, non si schioda dal 25%».
ERMETE REALACCI L’ex presidente di Legambiente e ex Dl si è detto pronto a correre, convinto che al centro del dibattito del Pd ci debba essere la questione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile e per schierarsi contro assi «tra ex comunisti ed ex democristiani». Priorità condivisa da Francesco Rutelli, molto critico sulla scelta del Pd di entrare nell’Alleanza dei socialisti e democratici (Asde) al Parlamento europeo, al punto da annunciare il voto contrario in direzione.
I GIOVANI ANCORA DIVISI La nuova guardia del Pd coltiva da tempo ambizioni di leadership ma al momento i cosiddetti ’quarantenni’ del partito, per lo più dirigenti e parlamentari, si presentano divisi. Da un lato, c’è il gruppo promotore del documento ’Indietro non si torna’, composta da parlamentari come Andrea Orlando, Andrea Martina, Francesco Boccia, e da segretari locali come il segretario lombardo Maurizio Martina. Da loro è partita la richiesta a NICOLA ZINGARETTI di candidarsi al congresso ma il presidente della Provincia di Roma ha declinato l’offerta. Ora il 2 luglio si riuniranno a Roma alla ricerca di un nuovo aspirante leader. Dall’altro lato, c’è un secondo gruppo di ’quarantenni’, composto da Matteo Renzi, Sandro Gozi, Paola Concia e Ivan Scalfarotto, che si sono dati appuntamento al Lingotto di Torino il 27 giugno per lanciare una piattaforma congressuale in attesa di trovare il loro candidato.
* l’Unità, 15 giugno 2009
NOTA:
"ENCEFALITE LETARGICA": CROLLO DELLA MENTE - NEL "PD".
PD, SVEGLIA!!! ALTRO CHE "SCOSSE": E’ LA CATASTROFE DELL’ITALIA.
LA CORRUZIONE, LA FONDAZIONE di "un partito che non era più una parte ma il tutto": "Forza Italia", E IL CONSENSO !!! ...
"E’ il linguaggio del leader a svelare che il regime che giorno dopo giorno avanza nel nostro paese tende a riproporre qualcosa che l’Italia ha già conosciuto"(Adriano Prosperi).....
D’ALEMA, VELTRONI, SERRACCHIANI (!?), BERSANI, REALACCI, MARINO, BINETTI, SVEGLIA!!! E’ ELEMENTARE!!! BERLUSCONI E’ GIA’ CON UN PIEDE SUL COLLE (DAL ’94), CON LA FONDAZIONE DEL SUO PARTITO "ITALIANO" (D.O.C.), CON IL SUO "POPOLO DELLA LIBERTA’" (D.O.C.)!!!
Che si continui a ’dormire’: il cavaliere continua ad avere IL COPYRIGHT sul Nome e sull’Identità di tutti e di tutte e il "Pd", ormai, è solo una scatola vuota e un morto vivente - con tutta la nostra democrazia!!! AVANTI TUTTA, COSI’ .... E LE "SCOSSE" - nel "Pd" - saranno fortissime!!! ... ViVA IL "POPOLO DELLA LIBERTA’"!!!
Federico La Sala
La Stampa, 8/6/2009 (14:45)
La Serracchiani batte Berlusconi
La giovane candidata Pd fa il pieno di preferenze nel Nord-Est, meglio del Cavaliere. "E’ un dato esaltante"
ROMA. Debora Serracchiani, la giovane segretaria di un circolo del Pd diventata l’astro nascente del Pd dopo il suo intervento ad un’assemblea del partito, batte in Friuli Venezia Giulia Silvio Berlusconi con 73.910 preferenze contro le 64.286 raccolte dal presidente del Consiglio. «Mi sveglio, un occhio ai dati e ... in Friuli Venezia Giulia Debora batte "papi" 73.910 a 64.286». Così Debora Serracchiani commenta su Facebook il suo personale successo in Friuli, dove è riuscita a ottenere più preferenze del premier .
«Una giornata memorabile: merita di essere vissuta se non altro perchè in Friuli Venezia Giulia ho battuto Berlusconi»: così Debora Serracchiani, la candidata del Pd alle europee nella circoscrizione del Nordest ha commentato il risultato elettorale che sta per portarla al Parlamento europeo. «Un risultato straordinario che mai avrei potuto immaginare. Un risultato costruito dal partito e dal web. Battere Berlusconi - ha concluso con un sorriso - mi dà una gioia immensa».
«Le forze fresche - osserva il deputato Pd Ettore Rosato - con cui affrontare le prossime sfide non mancano come ci dimostra ad esempio il risultato di Debora Serracchiani che, raccogliendo uno straordinario consenso in tutto il Nordest, ottiene anche più preferenze di Berlusconi in Friuli Venezia Giulia». Serracchiani, 39 anni, aveva avuto il suo exploit nel Pd durante un’assemblea dei circoli del partito, quando, davanti al segretario Dario Franceschini, aveva esposto senza peli sulla lingua le sue critiche ai vertici del partito. Una franchezza premiata da Franceschini che l’ha candidata come numero tre nella circoscrizione nord-ovest e che oggi può vantare non solo di aver battuto il premier ma anche di essere la più votata del Pd nella circoscrizione con 101.151 voti contro i 31.983 raccolti dal capolista Luigi Berlinguer.
«Debora Serracchiani sarà sicuramente tra i primi candidati eletti nella circoscrizione Nord orientale». Così il segretario del Pd del Friuli Venezia Giulia, Bruno Zvech commenta i risultati finora conseguiti dalla Serracchiani quando si è ancora in attesa dei dati definitivi del Veneto e dell’Emilia Romagna. «Il dato è eclatante in sè perchè -aggiunge Zvech- pur avendo 40mila voti in meno di lista rispetto il Pdl, Serracchiani prende 11mila voti più di Berlusconi e il doppio di Giovanni Collino. Per cui è un risultato di proporzioni straordinarie». Il grande successo della Serracchiani, che criticò aspramente i vertici del Pd durante un’assemblea dei delegati del partito, è così commentato dal segretario Zvech: «Quando il rinnovamento si lega alla competenza, alla passione civile, culturale e politica, i risultati si vedono».
«Debora batte Papi di 10mila voti» *
Debora Serracchiani, candidata del Pd alle europee nel nord est, ha ottenuto in Friuli Venezia Giulia più preferenze del premier Silvio Berlusconi. «Mi sveglio, un occhio ai dati e ... in Friuli Venezia Giulia Debora batte Papi 73.910 a 64.286», ha esultato la trentanovenne avvocatessa romana, trapiantata a Udine, scrivendo il suo ’status’ su Facebook.
«Una giornata memorabile: merita di essere vissuta se non altro perchè in Friuli Venezia Giulia ho battuto Berlusconi»: così Debora Serracchiani, la candidata del Pd alle europee nella circoscrizione del Nordest ha commentato il risultato elettorale che sta per portarla al Parlamento europeo. «Un risultato straordinario - ha detto - che mai avrei potuto immaginare. Un risultato costruito dal partito e dal web. Battere Berlusconi - ha concluso con un sorriso - mi dà una gioia immensa».
* l’Unità, 08 giugno 2009
«Consultare la base. E a Strasburgo vada chi ha competenze»
di Simone Collini *
Come ogni ciclone che si rispetti, quello che si è abbattuto sul Pd ha un nome femminile: Debora. Viene da Udine e sabato ha investito bene o male tutto il gruppo dirigente del partito, tra gli applausi dei tremila segretari di circolo arrivati a Roma. Ieri poi, mentre la Direzione approvava il regolamento per le candidature delle europee, il video del suo intervento è stato visto oltre 10 mila volte sul sito web di Youdem, un centinaio di blogger lo ha linkato nell’home page e su Facebook è stato creato un gruppo in cui in un paio d’ore si sono iscritti in 530. Titolo: «Quelli che avrebbero detto le stesse cose di Debora Serracchiani». Magari il ciclone Debora passerà senza lasciare tracce, però intanto ha portato una ventata d’aria nuova.
Se l’aspettava questo successo? «Assolutamente no».
Ma come, e tutti quegli applausi?«Posso dire che ho detto delle cose ovvie?».
Che finora altri non avevano saputo dire?«Io le ho solo dette in modo forse più semplice».
Tipo, si ascolti la base per decidere chi candidare alle europee? «Certo».
La Direzione ha appena deciso che i capilista siano scelti dalla segreteria e che le candidature rappresentative del territorio siano indicate dai livelli regionale e provinciale. «Mi auguro che arrivino a una rosa di nomi dopo aver consultato anche i circoli».
E le primarie, per scegliere i candidati, come le vede? «C’è il pericolo di un uso distorto dello strumento, anche perché alle europee si vota con le preferenze e il rischio della concentrazione dei personalismi, della pura ricerca della visibilità, è alto».
I vertici vogliono candidare personalità che portino voti. «Mi auguro che siano anche personalità che abbiano competenze spendibili in Europa. E non si può pensare che a Strasburgo vada chi vuole svernare all’estero».
Si augura anche un ricambio generazionale? «Certo, anche se il rinnovamento non è solo una questione anagrafica. Bisogna avere la mentalità adatta».
La vede diffusa, questa mentalità?«La vedo nella base, quando giro per i circoli e non sento mai fare discorsi sulla provenienza, su chi deve parlare prima e chi dopo, eccetera. Poi appena arrivi ai livelli superiori iniziano questi discorsi».
Lo ha detto anche Franceschini. «E ne sono contenta».
Anche Veltroni lo ha detto più volte. «Il problema non era Veltroni e se non c’era lui non c’era neanche il Pd. Però le sue dimissioni sono state la soluzione, perché ha messo di fronte al fatto compiuto alcune persone che pensavano di poter fare tutto quello che volevano all’interno del partito. A quel punto o toccavamo il fondo e cominciavamo a scavare o ci davamo una scossa. La scossa è arrivata».
Con Franceschini? «Sta dando lo stimolo necessario e, cosa importantissima, sta dettando l’agenda. Abbiamo finito di rincorrere Berlusconi. Io francamente iniziavo ad avere il fiatone. Adesso è lui che deve dare delle risposte a noi».
Lei ha detto all’assemblea dei circoli che finora è anche mancata la sintesi, una linea politica. «È chiaro che ci sono delle diversità all’interno del partito. A me è piaciuto molto Franceschini quando ha detto discutiamo anche accanitamente, ma poi venga fuori una voce sola».
Un’altra norma per le europee: almeno il 40% di candidature femminili.«Non sono d’accordo con le quote rosa, mi sembra sempre di parlare di un animale in via d’estinzione. Però mi rendo anche conto che finché i tempi della politica non si adegueranno ai tempi delle donne saremo costretti a ricorrervi».
scollini@unita.it
* l’Unità, 24 marzo 2009