Inchiesta

Calabria, San Giovanni in Fiore (Cs): l’ospedale galleggia, la politica borseggia

sabato 14 marzo 2009.
 

Padre Pio da Pietralcina sorveglia l’Ospedale di San Giovanni in Fiore, fucina di monaci e politici. La statua del santo, che guarda il Crocifisso, precede l’entrata, priva d’accesso per disabili.

Di recente, Giovanni Guzzo, segretario locale dei Comunisti italiani, ha occupato l’atrio del nosocomio. Vi ha dormito per giorni senza alimentarsi. “Da semplice cittadino, ho iniziato lo sciopero della fame per difendere l’ospedale”, ci dice. “I reparti di Pediatria e Ginecologia-Ostetricia - prosegue - sono di fatto chiusi perché non operano di notte. Non sono stati nominati i primari, anche per Radiologia. Un bambino con broncopolmonite è andato a Cosenza per le cure, date le circostanze. Ho finito la protesta il 9 marzo, in tarda serata, dopo l’incontro coi vertici dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza (Asp, ndr)”.

Lo scorso 9 marzo, infatti, s’è tenuto un consiglio comunale aperto nella direzione dell’Asp di Cosenza, davanti al direttore generale, Franco Petramala. Presenti anche don Emilio Salatino, parroco di Santa Lucia, Mario Oliverio (Pd), governatore della Provincia di Cosenza, e Franco Laratta deputato e segretario cittadino del Pd. Hanno partecipato pure alcuni interessati. L’atipica convocazione del consiglio è avvenuta dopo una lettera di chiarimento del sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Nicoletti (Sdi), indirizzata a Petramala, il quale ci ha escluso che l’ospedale possa chiudere.

Il consiglio è terminato con la stesura d’un documento in cui si chiede all’Asp di indicare le scelte aziendali. Antonio Barile (Forza Italia) e Angelo Gentile (Socialisti di Zavattieri) - in tema di sanità già critico, sulla stampa locale, verso Nicoletti - hanno rifiutato di firmarlo. “C’è stato un giochino dietro”, sottolinea Barile, aggiungendo d’aver rilevato “vizi di forma sullo svolgimento”. “Non c’era il segretario comunale”, evidenzia, raccontando d’un colloquio, nelle scorse settimane, tra Nicoletti, Oliverio, Laratta e Petramala. Per Barile, “sindaco, presidente e parlamentare dovevano formulare allora le debite questioni all’Asp”.

Dall’incontro del 9 marzo, l’Asp di Cosenza, dichiara Petramala, “ha assunto l’impegno di individuare medici per i turni in Pediatria, sì da permetterne l’apertura per l’intero giorno, con l’effettiva possibilità, quindi, di partorire a tutte le ore”. Il direttore generale annuncia: “Due pediatri sono già stati reperiti, ne servirebbe un terzo. Ma è anche vero che non si può proseguire a oltranza con le convenzioni, che ci costano 720 euro al giorno”.

Guzzo, con cui “da giovedì 5 marzo ha protestato il consigliere comunale Salvatore Frijo (Pd)”, definisce il consiglio comunale aperto “un perfetto insuccesso, il solito rimedio tampone”. Sostiene che il consigliere comunale Salvatore Lopez (Sdi), rimastogli “vicino solo per la prima notte di protesta, è stato poi richiamato dal partito”. Propone di non chiudere i reparti di Pediatria e Ginecologia-Ostetricia e auspica dei posti letto cardiologici”. Petramala, che si mostra attento all’Ospedale di San Giovanni in Fiore, spiega: “Lavoriamo intensamente. Abbiamo portato la tele-radiologia, un oncologo per visite ambulatoriali e due nuovi cardiologi. Abbiamo migliorato Chirurgia, oggi anche vascolare, e Gastroenterologia. Inoltre, siamo riusciti ad avere grandi risultati con l’Adi (Assistenza domiciliare per gli invalidi), che è tra le migliori”.

In seguito alla protesta di Guzzo, è sorto un comitato civico che si prefigge di preservare l’ospedale dalla chiusura; priva di riscontri, secondo Petramala. Chi, perché e come vorrebbe imporla? È certo, però, che viene ventilata a ridosso delle provinciali di giugno, come avvenne nel 2004. “All’epoca - espone Barile - ci fu una manifestazione organizzata dal centrosinistra”. Un amministratore, che ci prega ripetutamente di rimanere anonimo, denuncia: “I problemi di Pediatria e Ginecologia-Ostetricia sono legati alla salvaguardia di posti di lavoro a San Giovanni in Fiore. Tra i manifestanti ci sono parenti di addetti che potrebbero essere trasferiti, se ci fosse un razionale ridimensionamento. Ma nessuno di noi si assume la responsabilità di affermarlo in pubblico. Come classe politica, non abbiamo avuto la capacità di presentare una nostra proposta alla direzione generale dell’Asp di Cosenza”.

Su Facebook, è nato un gruppo, fondato da Manuel Mascaro, che dichiara di “lottare per un ospedale efficiente”. Le manifestazioni di protesta, persino di studenti, si susseguono a ritmo incalzante. Mentre l’Abbazia florense, i cui lavori di consolidamento sono fermi dal 7 settembre 2007, resta vittima d’un assurdo silenzio; tra “interferenze delle Soprintendenze” presunte dal Comune, dubbie procedure amministrative e il rischio d’un risarcimento milionario all’appaltatore.

Intanto, la Corte dei conti ha segnalato al municipio mancati pagamenti per 2,5 milioni di euro relativi all’acqua potabile e per oltre 800.000 euro sullo smaltimento dei rifiuti. Franco Scigliano, responsabile della Ragioneria, ci delucida: “Per l’acqua, abbiamo ottenuto una rateizzazione decennale, da 250.000 euro all’anno. Ma il Comune rischia l’anticipo di cassa, perché è imminente un esborso sugli 1,6 milioni di euro per le cause perse contro operai dell’ex Fondo sollievo”. “Tuttavia - rassicura il tecnico -, siamo ancora lontani da una situazione buia. Anche perché abbiamo beni da vendere, eventualmente”.

Venerdì 13 marzo, è previsto un consiglio comunale sui conti pubblici. Ricorrerebbe l’anniversario della fine dei Templari. Tra leggende e leggerezze, s’alza la voce del consigliere regionale Antonio Acri (Pd): “Senza polemica, dobbiamo smetterla di finirci da soli, altrimenti ci finiscono. L’ospedale è salvo da tempo, mi impegnai personalmente, in proposito, con l’allora assessore regionale Doris Lo Moro (Pd). Permangono, nel merito, situazioni di cui si deve discutere, per risposte responsabili. Ma i problemi più urgenti della città stanno altrove, e si sanno”.

Alla nostra domanda su come dovrebbe essere l’ospedale locale, “il presidente Mario Oliverio non può rispondere perché è chiuso in stanza dal mattino”, riferisce l’addetto stampa Mariuccia De Vincenti, più volte interpellata per e-mail e cellulare. Al telefono, il sindaco Nicoletti ci rinvia, per impegni istituzionali.

Emiliano Morrone

Già su "il Crotonese" del 13 marzo 2009



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