LINGUA E SOCIETA’. In principio era il Logos - la Costituzione, non il "logo" di un partito-azienda....

LA LINGUA DELLA COSTITUZIONE E IL FUTURO DELL’ITALIA. L’Unesco ci allerta, ma il prof. Tullio De Mauro preferisce l’ottimismo della ragione costituzionale - contro l’interessato e anticostituzionale "ottimismo" del presidente di "Forza Italia". Un’intervista di Paolo Salom - a cura di pfls

Mai, in tre millenni di storia ricostruibile, le popolazioni d’Italia hanno conosciuto un pari grado di convergenza verso una stessa lingua.
domenica 1 marzo 2009.
 


-  La questione della "Parola" e della "Lingua" ...
-  RILEGGERE SAUSSURE. UN "TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO" RIDOTTO A UN BANALE "CORSO DI LINGUISTICA GENERALE"!!! Un omaggio e un appello a Tullio De Mauro.

PRESIDENTE NAPOLITANO, PRESIDENTE AMIRANTE, IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno


In tremila anni di storia, nel nostro Paese non c’è mai stata una convergenza verso la stessa lingua forte come oggi

Statistiche. Il 60 per cento della popolazione conosce un dialetto, il 95 per cento parla abitualmente l’italiano

De Mauro: «Ma l’italiano ha vinto. E’ un bene»

di P. Sa. [Paolo Salom](Corriere della Sera, 01.03.2009)

Tullio De Mauro preferisce l’ottimismo della ragione: «Non dobbiamo attenderci una catastrofe», spiega l’ex ministro della Pubblica Istruzione, per decenni docente di linguistica generale.

Eppure, l’Unesco indica 2.500 idiomi in grave pericolo. Ha senso parlare di lingue a rischio di estinzione? «Il numero di lingue con una base demografica assai fragile è perfino superiore a 2.500. Da anni possiamo dirlo grazie al censimento delle lingue parlate nel mondo che venne avviato negli anni Cinquanta a Austin (Texas) da Barbara Grimes e collaboratori. Questo censimento è continuamente aggiornato e disponibile in rete nel sito Ethnologue. Quanto a profezie, certo, mediamente le lingue parlate da piccoli gruppi e prive di uso scritto (lingue bantu o idiomi amazzonici) rischiano molto sotto la pressione di consumismo, devastazioni in Africa e America Latina, migrazioni. Ma le profezie vanno fatte con cautela in questa materia. Cent’anni fa chi avrebbe scommesso sulla straordinaria reviviscenza dell’ebraico? A inizio del IV secolo avanti Cristo a chi sarebbe venuto in mente che il gallico, esteso dalle isole britanniche alla Crimea, si sarebbe ridotto a preziosi, isolati relitti, e la lingua di una cittaduzza di agricoltori sul Tevere saccheggiata per l’appunto da una banda di predoni gallici sarebbe diventata presto la lingua di un grande Impero destinata a durare per millenni in Europa?».

Cosa porta una lingua a scomparire? Sono in genere fatti umani (guerre, stermini, assimilazioni) o anche fatti naturali? «Giulio Cesare fa l’elenco puntuale degli Elvezi uccisi nei Commentarii sulla Guerra Gallica (De Bello Gallico): "238 mila elvezi sterminati...". Uomini, donne e bambini: la lingua degli elvezi è sparita con loro. Per fortuna, per quanto ne abbiamo combinate nella Storia umana, questo è un evento terribile ma secondario rispetto all’assimilazione di popolazioni a lingue egemoni. Nessuno ha eliminato dalla faccia della Terra i Goti o gli Etruschi: sono passati al latino. Buona o cattiva che sia, questa dinamica è meno cruenta dello sterminio. Ma così è successo molteplici volte».

L’Unesco elenca anche alcuni idiomi minori, i cui parlanti si trovano in Italia, come a rischio: sono il Griko (del Salento e della Calabria), il Gardiol, il croato del Molise, il Töitschu (tedesco) della Valle d’Aosta: come sono arrivate a noi queste lingue? Davvero sono in pericolo? «L’Italia, fin dall’antichità preromana, tra le Alpi e i mari ha accolto e poi ospitato stabilmente popolazioni della più diversa provenienza. Molte lingue sono scomparse perché le popolazioni si sono volte all’uso del latino e delle parlate romanze nate dal latino. Altre, dal serbo- croato al greco o all’albanese, hanno resistito all’assimilazione. Ma anche qui ci vuole cautela. Venti anni fa il Griko della Grecia salentina era stato dato per spacciato, e invece ha conosciuto una straordinaria rivitalizzazione. Del resto, anche i dialetti italiani sono stati dati per morti a partire dagli anni Cinquanta e invece sono vivi e in uso per il 60% della popolazione (dati Istat) accanto all’italiano».

Ai tempi dell’Impero romano era il latino la lingua dominante del mondo, come l’inglese oggi. Da secoli è una lingua morta. Al suo posto, le lingue neolatine e, soprattutto, l’italiano: come si spiega questo fenomeno? «Latini diversificati nel parlato si erano affacciati già nei secoli dell’Impero romano. Con la caduta di Roma e con la frammentazione politica dell’Europa quelle diversità sono state il germe da cui si sono sviluppate le parlate dialettali e le lingue letterarie romanze. In condizioni ovviamente diverse qualcosa del genere è andata avvenendo per l’inglese dalle cui due varietà maggiori, britannica e americana, vanno sorgendo formazioni idiomatiche differenziate, come l’inglese indiano o della Namibia, e tanti altri: l’elenco è lungo».

Potrebbe accadere ancora? Il nostro italiano oggi non è considerato a rischio: potrebbe esserlo nel futuro? Insomma, i nostri pronipoti parleranno un’altra lingua? «L’italiano, a metà del Novecento, era parlato abitualmente da meno del 20% della popolazione, oggi lo è dal 95%. Mai, in tre millenni di storia ricostruibile, le popolazioni d’Italia hanno conosciuto un pari grado di convergenza verso una stessa lingua. Perché sessanta milioni di persone cambino idea ci vuole tempo».

In Israele, un’altra lingua morta, l’ebraico biblico, è tornata alla vita all’inizio del Novecento. Potrebbe mai accadere al latino o ad altre lingue scomparse? «La storia linguistica umana è piena di sorprese di vario tipo. Nel Vicino Oriente Antico il sumerico è sopravvissuto per millenni, come lingua scritta, alla scomparsa del popolo che l’aveva usato. L’ebraico era ridotto al rango di lingua sacrale e rituale già ai tempi di Cristo ed è rinato come lingua viva. Lingue parlate in grandi estensioni geografiche e con un incipiente tradizione scritta, come il gotico, sono scomparse e ne restano solo tracce in nomi di luogo come Sgurgola (dal gotico Sculx: Scolta, Guardia) a volte malamente italianizzati come Scorticata, ribattezzata Torriana per volere del Duce in età fascista. Nessuno è profeta nella mutevole patria delle lingue. Il latino continua a essere la lingua ufficiale della Città del Vaticano e, soprattutto, del Missale Romanum e della Chiesa. Non è stato abbandonato con il Concilio. Potrebbe tornare a essere una lingua praticata da intere popolazioni? E perché no, se i casi della Storia lo consentissero?».


SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:

-  LA LINGUA ITALIANA E L’ EUROPA.
-  Il Presidente NAPOLITANO: l’italiano "è una lingua di cultura, che può forse diventare una lingua franca".
-  MEDITERRANEO, IMMIGRAZIONE, E INTEGRAZIONE.UNA RICERCA SUL LAVORO DELLA "DANTE ALIGHIERI".

-  Palestina, Israele e la rinascita della lingua ebraica....
-  “Tante parole nuove dovranno essere inventate, e quando l’Ebraico non basterà, la lingua araba, sorella della nostra, ci fornirà i suoi suggerimenti. Che cos’è infatti un amico, se non quello che ti offre la parola mancante?”
-  Memoria di ELIEZER BEN-YEHUDA - di Massimo Leone.

-  LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM".
-  Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo.
-  Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

-  IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS - NON IL "LOGO". La questione della "Parola" e della "Lingua" ...
-  RILEGGERE SAUSSURE. UN "TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO" RIDOTTO A UN BANALE "CORSO DI LINGUISTICA GENERALE"!!! Un omaggio e un appello a Tullio De Mauro.

PRESIDENTE NAPOLITANO, PRESIDENTE AMIRANTE, IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno

Giuramento di Berlusconi, Bossi e tutti gli altri Ministri. In Parlamento un solo partito e un solo urlo: "Forza Italia"!!!

PER LA DIGNITA’ E IL NOME DELL’ITALIA, PER LA COSTITUZIONE .... LE DIMISSIONI IMMEDIATE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEL PARTITO "FORZA ITALIA".


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