25 Giugno: salviamo la Costituzione e la Repubblica che è in noi
di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)
Il 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti.
Salvo qualche ’battuta’ ambigua, come quando si scrive e si sostiene che “il baricentro dell’equilibrio resta il primato della persona umana di cui è matrice la cultura cattolica” - dove non si comprende se si parla della cultura universale, di tutto il genere umano o della cultura che si richiama alla particolare istituzione che si chiama Chiesa ’cattolica’ (un po’ come se si parlasse in nome dell’Italia e qualcuno chiedesse: scusa, ma parli come italiano o come esponente di un partito che si chiama “forza...Italia”!?), - il discorso è tuttavia, per lo più, accettabile...
Premesso questo, si può certamente condividere quanto viene sostenuto, alla fine dell’editoriale, relativamente al “diritto alla vita” (“esso sta in cima al catalogo ’aperto’ dell’articolo 2, sta in cima alla promessa irretrattabile dell’art. 3”) e alla necessità di una responsabile attenzione verso di essa (“Non declini mai la difesa della vita; senza di essa è la Repubblica che declina”).
Ma, detto questo, l’ambiguità immediatamente ritorna e sollecita a riporsi forti interrogativi su che cosa stia sostenendo chi ha scritto quanto ha scritto, e da dove e in nome di Chi parla?!
Parla un uomo che parla, con se stesso e con un altro cittadino o con un’altra cittadina, come un italiano comune (- universale, cattolico) o come un esponente del partito ’comune’ (’universale’, ’cattolico’)?
O, ancora, come un cittadino di un partito che dialoga col cittadino o con la cittadina di un altro partito per discutere e decidere su quali decisioni prendere per meglio seguire l’indicazione della Costituzione, della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ che ci ha fatti - e invita a volerci! - uomini liberi e donne libere, cittadini-sovrani e cittadine-sovrane?!
Nonostante tante sollecitazioni a sciogliere i nodi e chiarirsi le idee da ogni parte - dentro e fuori le istituzioni cattoliche, c’è ancora molta confusione nel cielo del partito ’cattolico’ italiano: non hanno affatto ben capito né la unità-distinzione tra la “Bibbia civile” e la “Bibbia religiosa”, né tantomeno la radicale differenza che corre tra “Dio” ["charitas"] e “Mammona” ["caritas"] o, che è lo stesso, tra la Legge del Faraone o del Vitello d’oro e la Legge di Mosè!!! E non hanno ancora ben-capito che Repubblica dentro di noi ... non significa affatto Monarchia o Repubblica ’cattolica’ né dentro né fuori di noi, e nemmeno Repubblica delle banane in noi o fuori di noi!!!
Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e del “grande fratello” ... che si spaccia per eterno Padre nostro e Sposo della Madre nostra: quale cecità e quanta zoppìa nella testa e nel cuore, e quale offesa nei confronti della nostra Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’- di tutti e tutte noi, e anche dei nostri cari italiani cattolici e delle nostre care italiane cattoliche!!!
Nel 60° Anniversario della nascita della Repubblica italiana, e della Assemblea dei nostri ’Padri e delle nostre ’Madri’ Costituenti, tutti i cittadini e tutte le cittadine di Italia non possono che essere memori, riconoscenti, e orgogliosi e orgogliose di essere cittadine italiane e cittadini italiani, e festeggiare con milioni di voci e con milioni di colori la Repubblica e la Costituzione di Italia, e cercare con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo, e con tutto il loro spirito, di agire in modo che sia per loro stessi e stesse sia per i loro figli e le loro figlie ... l’ “avvenire” sia più bello, degno di esseri umani liberi, giusti, e pacifici! Che l’Amore dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ illumini sempre il cammino di tutti gli italiani e di tutte le italiane...
Viva la Costituzione, Viva l’Italia!!!
Federico La Sala
Sul tema, nel sito e in rete, si cfr.:
COSTITUZIONE ED EDUCAZIONE CIVICA. LA LEZIONE DI GAETANO FILANGIERI, IL PARTITO DI "FORZA ITALIA" E IL COLPO DI STATO DI SILVIO BERLUSCONI (per leggere l’art., clicca sul rosso).
PIERO CALAMANDREI (Wikipedia)
ETICA E POLITICA.
CARO BERLUSCONI HAI STRAVINTO!!! ORA BASTA: DIMETTITI.
Ascolta (anche) le tue figlie!!! Sciogli il partito di "Forza Italia" e restituisci la parola "Italia" al Presidente della Repubblica e al Parlamento (per leggere l’art., clicca sul rosso).
UNIVERSITA’ "LA SAPIENZA". LE DOMANDE DEI CITTADINI E DELLE CITTADINE, DEGLI STUDENTI E DELLE STUDENTESSE E LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE NAPOLITANO.
DA PRIMO CITTADINO, UN BUON AUSPICIO E UNA GRANDE ESORTAZIONE: FORZA ITALIA!!! (per leggere l’art. clicca sul rosso).
TUTTO IL POTERE AL DENARO
di Mario Pancera
Fascismo e berlusconismo all’esame dei cattolici *
Affarismo ed egoismo sono i due elementi principali, o almeno i più vistosi, del berlusconismo come si è sviluppato nella politica italiana in questi ultimi dieci anni. Sono d’accordo sacerdoti, giornali e opinionisti cattolici. Per quanto appare da parole e azioni, si tratta di un egoismo individuale e di gruppo. Questo porta molti a considerare il berlusconismo una sorta di fascismo, ben diverso, naturalmente, da quello mussoliniano, che pur essendo dispotico agitava un’ideologia di grandeur nazionale, che nel secolo scorso incontrò molti consensi.
Il sociologo e psicanalista austriaco Wilhelm Reich, a differenza di quel che era il comune sentire, sosteneva nel 1933 che «”il fascismo” è l’atteggiamento emozionale fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine e della sua concezione meccanicistico mistica della vita». E aggiungeva: «Il carattere meccanicistico mistico degli uomini del nostro tempo crea i partiti fascisti e non viceversa». È un errore considerare il fascismo prodotto di una etnia o di un popolo o di «una piccola cricca reazionaria»: è un fenomeno «internazionale che corrode tutti i gruppi della società umana di tutte le nazioni».
Ben conscio della responsabilità di queste affermazioni, lo studioso sottolineava gli aggettivi «internazionale» e «tutte», affermando tra l’altro che il fascismo «non è un movimento puramente reazionario, ma costituisce un amalgama tra emozioni “ribelli” e idee sociali reazionarie». Lasciamo naturalmente al sociologo, che spiegava la sua teoria in «Psicologia di massa del fascismo», la sua intera responsabilità, ma alcuni elementi, anche in questo rapido riassunto, sono evidenti anche oggi.
Il fascismo mussoliniano aveva, in effetti, un Credo; si basava su giuramenti; propugnava una sua mistica; aveva parole d’ordine come credere, obbedire, combattere, ed aveva divise, emblemi e riti che colpivano l’immaginazione e i sentimenti popolari (ovvero quelle masse di individui che secondo Reich hanno già il fascismo dentro di sé: ribelli e reazionari insieme). Il berlusconismo è diverso? È un fatto che, negli ultimi decenni, a partire dagli anni in cui ancora non era movimento politico ma solo un insieme di società di affari, ha avuto ed ha ancor oggi copiosi consensi, ha ottenuto i voti di vere masse di elettori.
Può essere che abbia in sé ribellione (non rivoluzione, che è cosa diversa) e insieme idee sociali reazionarie? L’egoismo e l’affarismo - in pratica, tutto il potere al denaro - appaiono chiaramente attraverso i mass media, peraltro aggrediti ogni giorno con l’accusa di essere prezzolati, mentitori e pregiudizialmente ostili.
Le espressioni berlusconiane «Forza Italia» e «Popolo della libertà» non indicano due partiti o movimenti con una ideologia fondante, sia pure di tipo mussoliniano, ma sono slogan adattabili a realtà diverse che vanno dallo sport al qualunquismo ovvero al mercato. È sempre più usata la frase «favorire i consumi». Il cervello, l’intelligenza, lo studio sono ai margini: si lavora e si è pagati per consumare. Altro che figli di Dio. La vita è la vita del consumatore, non dell’uomo pensante oltre che consumante. Lo spirito non è nemmeno ai margini: non se ne parla affatto. Intendo lo spirito sia in senso laico, sia religioso.
Perfino i colori dei seguaci di questi movimenti sono indicativi della mistica del berlusconismo: gli azzurri (che richiamano gli sport e quindi grandi masse di manovra) e la bandiera biancorossoverde attraversata dal loro slogan; ma anche il continuo riferimento alla «gente» in maniera indeterminata e l’inno «Forza Italia» cantato con la destra sul petto come in un rito religioso. Rari e d’occasione i richiami ai lavoratori, al popolo, ai cittadini, che erano invece d’obbligo nei partiti tradizionali, democristiano, socialista, comunista, repubblicano e liberale.
Il berlusconismo si manifesta quindi come ribelle e nello stesso tempo con idee sociali reazionarie? La spinta a spendere, non a lavorare per emanciparsi, cioè non a lavorare per essere ma a lavorare per consumare (che è un subdolo attacco ai valori del cristianesimo); le affermazioni del tipo «meno libertà in cambio di più sicurezza»; l’avversione per la democrazia parlamentare (lo notano anche eminenti politologi cattolici), il tentativo di restringere sempre più il numero dei partiti dell’opposizione, di limitare la libertà di cronaca dei mass media e di non concedere ai cittadini il diritto di scelta sulle schede elettorali: tutto questo è fascismo?
Mario Pancera
IL NUOVO PATTO CHIESA CATTOLICA E STATO "ITALIANO"
Forza Italia: una social card per tutti
Sinodo: una Bibbia in ogni casa - per leggere l’art., cliccare sul rosso.
Una nota sul documento finale del Sinodo dei Vescovi, 2008:
UN MESSAGGIO tutto VECCHIO!!! APRIRE LE PORTE... AL PASSATO!!!
Caro MARCO *
Le Sacre Scritture DEVONO entrare anche nelle scuole e negli ambiti culturali perché’ per secoli SONO STATE il riferimento capitale dell’arte, della letteratura, della musica, del pensiero e della stessa etica comune...
La solita musica: in nome del PASSATO (cosa assolutamente anti-cristiana: Io sono la Via, la Vita, la Verità) si teorizza e si giustifica l’OBBLIGO e il DOVERE di FAR ENTRARE dappertutto la LORO Bibbia (una nuova "crociata": L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE, il BUCO NERO per invadere le Istituzioni dell’ITALIA e distruggere il residuo di vitalità dello stesso messaggio evangelico!!!), quella della CHIESA CATTOLICO-ROMANA....
Ormai siamo veramente alla fine!!! I Vescovi hanno fatto un Sinodo per seguire pecorescamente la corrente e non chiedersi nemmeno se il loro Pastore era un Pastore del Dio AMORE ("CHARITAS") o del Dio MAMMONA ("CARITAS").
Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI (Deus caritas est, 2006) è per Mammona!!!
L’AMORE DELLA PAROLA - LA FILOLOGIA - E PER LA PAROLA E’ ormai MORTO.... nella CHIESA CATTOLICO-ROMANA.
OGGI LO SPIRITO SOFFIA DOVE VUOLE... Ma IN VATICANO - DOPO GIOVANNI PAOLO II - HANNO SPRANGATO PORTE E FINESTRE e NON vogliono sentire più nemmeno uno spiffero d’aria!!! E nemmeno volare una "mosca" - ricorda ancora e sempre lo SPIRITO che animava Wojtyla!!!
M. cordiali saluti, Federico La Sala
* La Stampa/SAN PIETRO E DINTORNI - scritto da Federico La Sala 24/10/2008 18:23
Incombe l’era della controriforma?
di Mario Pirani (la Repubblica, 27.10.2008)
Stiamo scivolando, pressoché senza accorgercene, verso l’era della Controriforma. Quasi un invisibile Concilio tridentino fosse tornato a riunirsi per escogitare nuovi strumenti per reprimere e prevenire insorgenti eresie e quali vie battere per ottenere che le prescrizioni ecclesiastiche siano osservate da tutti, non solo dai credenti. E cosa sostituire alla Inquisizione, alla Congregazione dell’Indice e soprattutto al ricorso al "braccio secolare" per ottenere obbedienza. Questa inquietante visione mi è venuta alla mente al termine di un dibattito da me diretto al Congresso della Società italiana di Chirurgia tra la sen. Paola Binetti e il sen. Ignazio Marino su «Etica e testamento biologico». Due senatori appartenenti allo stesso Partito democratico, ambedue cattolici, eppur di cultura antitetica, l’una convinta assertrice dell’ortodossia vaticana, l’altro interprete impegnato della libera scelta dell’individuo all’interruzione dei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico.
La discussione non ha trovato alcuna possibilità di accordo, soprattutto su un punto centrale che si riflette nella stesura di due contrapposti disegni di legge. Il discrimine riguarda la libertà del cittadino di decidere, quando è ancora nel pieno possesso delle sue facoltà, a quali cure e terapie vuole essere sottoposto nel caso in cui si trovi in coma irreversibile o in uno stadio finale di una malattia così invalidante e penosa da ridurlo ad una parvenza di vita del tutto inaccettabile (caso Welby). Non si tratta, quindi, di una legalizzazione dell’eutanasia (che, peraltro, personalmente auspico), poiché non si sancisce la possibilità di somministrare al malato sostanze che assicurino una «morte dolce», ma solo di interrompere o rifiutare trattamenti terapeutici che prolunghino, senza alcun elemento di regressione della sofferenza, un mantenimento artificiale della sopravvivenza. Su questo aspetto il non possumus pontificio, proclamato come principio indisponibile e immodificabile, ha trovato una formulazione cosiddetta tecnica nel progetto di legge teo-dem, firmato alla Camera dalla Binetti, Bobba, Carra, Lusetti ed altri Pd, mentre al Senato analogo disegno è firmato da un folto gruppo di ex Popolari e ex Margherita, oggi Pd, tra cui la Baio, la Garavaglia, Fioroni, Del Vecchio ed anche Follini e Tonini che, forse aspirando a una impossibile sintesi, hanno anche sottoscritto il progetto di legge che sostiene l’opposto, firmato da 110 senatori a partire da Ignazio Marino, Levi Montalcini, Veronesi, Finocchiaro, Zanda, Livi Bacci, Chiaromonte, Nicola Rossi, Latorre nonché numerosi dell’IdV e alcuni della CdL (Malan, Paravia, Saro, ecc.).
La linea di separazione è netta: i teo-dem (vedi art. 4 della legge Binetti) si sono inventati che l’idratazione e la alimentazione artificiale non sono terapie ma un atto equivalente alla somministrazione di pane ed acqua (l’evangelico «dar da bere agli assetati» e «nutrire gli affamati»). Quindi non ricade nell’accanimento terapeutico, per cui, se un individuo nel suo testamento biologico, peraltro revocabile in ogni momento, dichiarasse il contrario, la sua disposizione è nulla, non deve essere eseguita e chi vi ottemperasse commetterebbe un crimine penale. Ignazio Marino, Levi Montalcini, Veronesi e gli altri parlamentari laici e cattolici che sostengono il contrario, affermano «che nessuno può essere obbligato, contro la sua volontà, a introdurre nel proprio corpo, attraverso un sondino inserito chirurgicamente o no nello stomaco, sostanze come lipidi, elettroliti, proteine, ecc. elaborate chimicamente».
Ma il quesito va ben oltre ed è tutt’altro che tecnico. Esso tocca la libertà della persona umana, la disponibilità sul proprio corpo, il valore delle sue decisioni. In uno Stato di diritto i cattolici, così come i credenti di altre religioni, debbono godere del pieno diritto di uniformarsi, se lo ritengono giusto, ai dettami delle gerarchie ecclesiastiche. Per contro, solo in uno Stato integralista, dove la legge religiosa è anche legge civile e norma politica per tutti i sudditi, il diktat dei preti o degli ulema, del Papa o degli ayatollah ha forza d’imperio. Lo Stato italiano si colloca a metà: non c’è più l’Inquisizione o il «braccio secolare» per imporre i testi sacri, interpretati dal Sant’Uffizio, come obbligo generale. Essi sono stati sostituiti dalla precettistica invadente del Vaticano sostenuta da una Politica succube (teo-dem o neo-com che sia) oppure complice per convenienza strumentale, tipica della CdL. La Sinistra, infine, appare dilaniata e finge di non accorgersene. Per quanto tempo ancora?
A RISCHIO SCUOLE MATERNE ED ELEMENTARI
Perché quel taglio ammazza-paritarie?
Se 720mila bambini e 40mila insegnanti vi sembran pochi, fate pure finta che il problema non ci sia. Ma i numeri parlano chiaro, e dicono che il problema c’è: le scuole materne ed elementari paritarie rischiano di non sopravvivere al ’ taglio’ di 133 milioni di euro che si abbatterà su di loro il prossimo anno e che nel triennio 2009- 2011 raggiungerà in totale i 485 milioni. Praticamente un quarto dei fondi dirottato altrove. A rendere più paradossale la situazione è che al ’ taglio’ inferto dal governo ai sostegni per le scuole non statali (al 60% di matrice cattolica) che operano in regime di parità fa da contraltare, nello stesso triennio, un cospicuo aumento ( oltre 650 milioni di euro) degli stanziamenti per l’istruzione statale ( primaria e secondaria). Per carità, niente da dire sull’accresciuto sostegno a tali scuole, ma - viene da chiedersi - i cittadini italiani non sono tutti uguali? Il risultato di questa sbalorditiva operazione - raccontata, peraltro, esattamente al contrario nel corso delle proteste di queste settimane - è, infatti, che il 32% dei piccoli che frequentano le materne e il 7% dei bambini delle elementari potrebbero veder sparire la loro scuola. Che offre il suo essenziale servizio proprio là dove lo Stato non c’è o, comunque, non arriva. Ancora una volta, insomma, le ragioni del più forte prevalgono. In Italia la parità scolastica continua a restare sempre più solo sulla carta. E con essa la parità di diritti tra i cittadini e tra le famiglie. Esiste, sì, un’effettiva parità giuridica tra scuole statali e non statali, ma la piena libertà di scelta educativa dei genitori rimane un sogno e la parità economica un miraggio che sembra allontanarsi. A causa delle scelte di un governo espresso da una maggioranza che tra le sue bandiere alza puntualmente anche quella della libertà scolastica. Ma i numeri sono numeri: e il taglio ammazza- paritarie è, a tutt’oggi, ingiustificabile e amarissima realtà.
* Avvenire, 29.10.2008
Berlusconi: «Soldi alla scuola privata». E Gelmini va alla Luiss *
«Vorrei e sono deciso a mantenere la finanziaria così com’è, ma ciò non vieta che ci siano dei margini» per alcune modifiche «per esempio nella distribuzione delle risorse dei vari ministeri ho colto delle cose nella scuola privata che vanno corrette». Il premier Silvio Berlusconi durante un incontro a Confcommercio, presenta così il suo progetto di istruzione: scuola sempre più a pagamento, meno soldi alla pubblica.
Ma l’idea di scuola di Berlusconi è condivisa da tutto il governo di destra. E lo dimostra il fatto che mentre giovedì tutta Italia scenderà in piazza contro il decreto Gelmini e i tagli alla scuola pubblica, il ministra se ne andrà in visita a un’università privata, forse a riferire che Berlusconi per loro i soldi li aumenterà. «È sconcertante il disinteresse di questo governo verso la protesta della scuola pubblica - dice Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd -: dalle elementari, all’università. Non conosciamo l’agenda della Gelmini, ma le suggeriamo di utilizzare la mattinata di domani per aprire un confronto con gli studenti, i genitori, gli insegnanti, i ricercatori e i sindacati che scendono in piazza contro una politica di tagli e impoverimento della scuola di tutti».
* l’Unità, Pubblicato il: 29.10.08, Modificato il: 29.10.08 alle ore 13.40
LA SCUOLA NELLA BUFERA
Famiglie nei guai se chiudono le paritarie
In molte zone sono l’unica realtà educativa
Da Nord a Sud sono migliaia i piccoli Comuni nei quali
le materne o le elementari non statali sono il solo luogo formativo
-DA MILANO ENRICO LENZI (Avvenire, 30.10.2008)
Con il taglio di 133 milioni di euro alle scuole paritarie, per i piccoli della monosezione della materna di Vione, in Alta Vallecamonica nel Bresciano, potrebbe aprirsi la via del pendolarismo verso Temù, Comune a una decina di chilometri da Ponte di Legno. Un viaggio di parecchi chilometri lungo la tortuosa via che risale la Vallecamonica. E la stessa sorte potrebbe capitare ai loro amici di Marmertino in Val Trompia, che avrebbero come meta Tavernole sul Mella, scendendo di oltre 400 metri di altitudine. Ma lo scenario montano potrebbe ripetersi tranquillamente anche nella pianura dove si trova la ma- terna di Martignana vicino Empoli: anche in questo caso la chiusura dell’attività costringerebbe le famiglie o a rinunciare al servizio o a trasportare i propri figli in altri Comuni. Già, perché in molti centri abitati di piccole dimensioni la materna paritaria è l’unico centro educativo presente e non ha alternative.
Sono soltanto tre delle centinaia di esempi che si potrebbero fare. Sono scuole, ma anche volti, storie, famiglie reali, che rischiano di veder sparire un servizio pubblico oggi garantito anche dalle ottomila materne aderenti alla Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) e alle centinaia di scuole elementari che aderiscono alla Fidae, la Federazione che riunisce le scuole cattoliche dalle elementari alle superiori. «Troppo spesso pensiamo alle grandi città - sottolinea Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism -, dove l’alternativa di un’altra scuola esiste. Ma le nostre materne sono spesso sorte là dove lo Stato non ha un proprio istituto scolastico e dove magari il Comune, viste le proprie finanze, preferisce sostenere con un piccolo contributo la nostra scuola paritaria», il tutto in un’ottica non solo di sana sussidiarietà, ma anche nel principio sancito con la legge 62 del 2000, quella nota come legge sulla parità, in cui si parla di un unico sistema scolastico pubblico, a cui partecipano scuole di diversi gestori, compreso lo Stato. «E non dimentichiamo - rivendica Morgano - che il sostegno degli Enti locali nasce anche dall’apprezzamento della qualità delle nostre scuole».
Un principio importante che riceve, però, dallo Stato solo 534 milioni di euro, che la Finanziaria 2009 potrebbe ridurre di un quarto. Legittimo allora domandarsi cosa accadrà alle sezioni delle materne di Trecchina, Senise, Maratea, Castelluccio Superiore, Oppido Lucano, o San Costantino Albanese in provincia di Potenza, ma anche a quelle di Bagnoli di Sopra o Rio di Ponte San Nicolò nel Padovano. O, per restare nel Nord-Est, la «San Giovanni Bosco» di Piano di Riva vicino ad Ariano Polesine, o la «San Gottardo » di Bagnolo di Po, entrambi Comune in provincia di Rovigo, dove sono presenti soltanto le sezioni di scuola materna paritaria della Fism.
«Ma anche nelle grandi città - aggiunge don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae - le nostre scuole sono spesso sorte e sono ancora presenti nei quartieri periferici o popolari dei capoluoghi». Ora arriva «questo taglio indiscriminato e grande nelle proporzioni, visto il nostro punto di partenza, che è fermo da ben sei anni» ricorda il presidente Fidae. Insomma una decisione che fanno apparire lontane le parole pronunciate dal presidente Napolitano all’apertura dell’anno scolastico, quando, rammenta don Macrì, «ha auspicato che la scuola sia collocata tra le priorità per l’avvenire del Paese, tanto da meritare - sono ancora parole di Napolitano - una speciale considerazione quando si affronta il problema della riduzione della spesa pubblica ».
Preoccupazione condivisa anche da Vincenzo Silvano, presidente della Federazione Opere Educative (Foe), le scuole che fanno riferimento alla Compagnia delle Opere. «Diminuire ulteriormente gli esigui fondi alle scuole paritarie - commenta - è un colpo alle famiglie che già sopportano oneri economici per garantirsi la propria libertà di scelta in campo educativo. Tra le scuole nostre associate circa un quarto restano aperte grazie proprio all’impegno delle famiglie che sono subentrati alle Congregazioni religiose nella gestione diretta delle scuole paritarie. Un impegno accettato e sostenuto, ma se ci saranno questi tagli per loro diventerà ancora più difficile». E alle famiglie va il pensiero anche di Luigi Morgano della Fism: «Le nostre scuole con meno fondi si troverebbero davanti al bivio: interrompere il servizio o alzare le rette, con un ulteriore aggravio di spesa». Uno scenario rifiutato pure da don Francesco Macrì della Fidae. Insomma ritirare quel taglio ai fondi permetterebbe ai bambini della materna di Vione (e a tutte le altre migliaia di sparse in tutto il Paese) di continuare la loro formazione nella comunità in cui sono nati.
***
Il premier: correggeremo la manovra sui tagli
Emendamenti presentati da Pd e dall’Udc Casini:
la libertà di istruzione vale anche per le «non statali»
Appello al governo
DA MILANO ENRICO LENZI (Avvenire, 30.10.2007)*
«Vorrei mantenere la Finanziaria così com’è. Ciò non vieta che all’interno della manovra ci siano margini di correzione. Penso per esempio alla scuola privata » . All’indomani del grido dall’allarme lanciato dalle associazioni del mondo della scuola paritaria per i 133 milioni di euro tagliati nella Finanziaria in discussione in Parlamento, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annuncia la disponibilità ad apportare « qualche modifica al testo » , citando espressamente il caso della scuola paritaria. Lo fa a margine dell’incontro con la Confcommercio. Promessa che ora deve trasformarsi in un atto concreto. Se lo augura l’Udc, il cui leader nazionale Pierferdinando Casini ha sottolineato che « nel triennio 2008- 2011 sono previsti 500 milioni di tagli per le scuole paritarie » . Per questo, prosegue Casini « noi solleviamo in Parlamento e nel Paese una grande questione: la libertà nell’istruzione vale per tutti, anche per le scuole libere » . Un secco «no» a questi «inaccettabili tagli». E per questo, con i deputati Antonio De Poli, Amedeo Ciccanti e Gian Luca Galletti, l’Udc ha presentato un proprio emendamento affinché «siano ripristinati i 133 milioni di tagli, anche perché la scuola paritaria oggi sta vivendo una crisi profonda, grazie al fatto che i contributi pubblici sono minimi. Le scuole non statali sono da sempre impegnate a promuovere l’educazione del bambino, secondo una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita. È necessario sollecitare il governo affinché anche questo tipo di insegnamento sia sostenuto ».
Anche dal Partito Democratico arriva «la solidarietà alla scuole paritarie che a causa dei tagli previsti nella Finanziaria stanno manifestando la loro impossibilità di proseguire nell’erogazione dei servizi scolastici » . E con la deputata del Pd, Rosa De Pasquale, componente della commissione Istruzione, annuncia la presentazione « di un emendamento che ripristini i 113 milioni per le scuole paritarie, perché questi sono tagli gravissimi, che ledono il sistema pubblico dell’istruzione, colpendo in particolare le scuole dell’infanzia e quelle primarie ».
E poi, commenta monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, rispondendo a una precisa domanda dei giornalisti, «ribadisco che le scuole cattoliche sono una ricchezza e non un peso per lo Stato».
Insomma le opposizioni incalzano il governo affinché accolga questi emendamenti che eliminano i tagli al capitolo di spesa per la scuola paritaria. Ma anche dall’interno della stessa maggioranza di centrodestra si sono levate in più occasioni voci contro questa misura della Finanziaria. Già in occasione del passaggio del testo in commissione Istruzione di Montecitorio, il testo venne approvato con la richiesta di modificare proprio la decisione del taglio alle paritarie. Tra i sostenitori di tale posizione lo stesso presidente della commissione, Valentina Aprea. Anche al Senato l’esame del testo si è concluso con un analogo invito all’esecutivo, con una esplicita richiesta da parte anche del capogruppo del Pd in commissione Istruzione, il senatore Andrea Rusconi.
La palla torna dunque nel campo del governo che nelle prossime settimane, in fase di votazione della manovra finanziaria dovrà dare attuazione a quanto promesso ieri dal presidente del Consiglio. Del resto le sollecitazioni per un ripristino completo dei 534 milioni di euro previsti dal capitolo di bilancio sono davvero bipartisan.
Enrico Lenzi