[...] E’ quanto emerge dalla ricerca ’Il disagio mentale professionale negli insegnanti: dalla gestione alla prevenzione’, presentata oggi a Roma dall’Anp (Associazione nazionale presidi), che analizza il comportamento e la percezione da parte dei dirigenti scolastici di fronte al disagio mentale professionale del corpo docente.
L’indagine è stata svolta su un campione di 1.412 soggetti (1.124 dirigenti scolastici e 288 collaboratori): il 61% dei dirigenti scolastici con oltre 10 anni di servizio ha affrontato direttamente casi di disagio mentale professionale nel corso della propria carriera [...]
Professione docente a rischio psichiatrico
Alla base il quotidiano logorìo, la scarsa considerazione di cui gode, il senso di frustrazione per la mancata realizzazione delle proprie aspettative. Un fenomeno di difficile gestione tanto che nemmeno l’1% dei dirigenti scolastici sa come affrontarlo
Roma, 21 mag. - (Adnkronos) - Il quotidiano logorìo, la scarsa considerazione di cui gode, il senso di frustrazione per la mancata realizzazione delle proprie aspettative sono i motivi che inducono un docente ad avere un rischio di patologia psichiatrica doppio rispetto a quello presente negli altri dipendenti pubblici.
E’ quanto emerge dalla ricerca ’Il disagio mentale professionale negli insegnanti: dalla gestione alla prevenzione’, presentata oggi a Roma dall’Anp (Associazione nazionale presidi), che analizza il comportamento e la percezione da parte dei dirigenti scolastici di fronte al disagio mentale professionale del corpo docente.
L’indagine è stata svolta su un campione di 1.412 soggetti (1.124 dirigenti scolastici e 288 collaboratori): il 61% dei dirigenti scolastici con oltre 10 anni di servizio ha affrontato direttamente casi di disagio mentale professionale nel corso della propria carriera. Al 17% di presidi è rimasto il dubbio di essersi trovati di fronte a docenti con disturbi patologici. Solo il 12% del campione non ha mai incontrato, né sentito parlare, di insegnanti con problemi psichici. E ancora, meno di un dirigente scolastico su 4 (24%) "è a conoscenza dei rischi di salute di origine professionale negli insegnanti. La gran parte si limita a riconoscere un malessere rifiutando di pensare che questo malessere possa evolvere in patologia psichiatrica.
Meno dell’1% del campione, infatti, risponde correttamente a tutte le domande.
I presidi chiedono quindi all’unanimità una formazione e supporto specialistico nell’affrontare la materia. Per quanto riguarda la valutazione sul sostegno esterno delle istituzioni preposte, come ad esempio l’Ufficio scolastico provinciale o regionale, i presidi si sentono quasi del tutto abbandonati.
Secondo Valentina Aprea, sottosegretario all’Istruzione del governo Berlusconi, l’unica soluzione è ridare alla scuola la sua valenza educativa, restituendo autorevolezza ai docenti.
Allarme nelle scuole: «Disagi psichici per diecimila prof»
di Giulio Benedetti (Corriere della Sera, 22.05.2008)
ROMA - Il disagio psichico avanza tra i prof e i dirigenti scolastici del tutto impreparati lanciano un sos. Uno studio condotto dalla Fondazione Iard in collaborazione con l’Anp (Associazione nazionale presidi) getta luce su una realtà ancora poco nota. Dal 1992 al 2006 la percentuale di docenti lombardi che si sono sottoposti a visita collegiale per lasciare il lavoro dichiarando un disturbo di natura psichica è salita dal 35 al 70 per cento. Il doppio rispetto agli altri dipendenti della pubblica amministrazione. La presenza nella scuola di almeno un prof un po’ «fuori di testa» viene confermata da 6 presidi su 10.
Famiglie che non collaborano, bullismo, una riforma dietro l’altra, concorrenza aggressiva di altre agenzie educative tipo tv e Internet, scarsa autostima, luoghi comuni contro il docente subiti passivamente: sotto questo peso i prof più vulnerabili rischiano di contrarre la sindrome del burnout. Per Vincenzo Lodolo D’Oria, della Fondazione Iard, il disagio psichico nei casi più gravi si manifesta con stati ansioso depressi, disturbi di adattamento che possono tradursi in assenze, atteggiamenti abulici e aggressività verso colleghi, famiglie e ragazzi, con gravi contraccolpi nella vita della scuola. Come ci confermano tanti casi di cronaca. Secondo una proiezione dello studioso i docenti con disturbi di natura psichica, tra istituti statali e non, potrebbero aggirarsi sui 10 mila.
Diecimila casi, spiega il ricercatore, che la scuola «non è in grado di gestire». «Tutto si risolve - ricorda il preside del liceo Newton di Roma, Mario Rusconi, alle prese con due "burnout" - col dirigente denunciato per mobbing e l’insegnante che si sposta, con tutti i suoi problemi irrisolti, in un’altro istituto».
I presidi non sanno cosa fare. Spesso, per non sbagliare, non fanno nulla, sottovalutando così i rischi per i ragazzi. Meno dell’1 per cento è in grado indirizzare il prof alla visita collegiale. Chiedono più formazione e, per i prof, un orientamento in grado di prevenire lo stress. Per Valentina Aprea, Pdl, in corsa per la presidenza della commissione Cultura, bisogna restituire autorevolezza agli insegnanti: «Negli anni ai docenti sono stati tolti tutti i mezzi per educare e oggi il professore è "nudo" davanti alla classe, non ha potere. Così crescono disagio e demotivazione».
Uno studio Anp dimostra che i problemi psichiatrici rappresentano
il 70 per cento delle cause dell’abbandono scolastico dei docenti
’Burnout’, se l’insegnante scoppia
è il disagio psichico il male dei prof
Una percentuale che, negli ultimi anni continua a salire
La difficoltà di affrontare un mondo giovanile sempre più complesso e difficile
di SALVO INTRAVAIA *
Il "male" degli insegnanti è in rapida crescita e i dirigenti scolastici non sanno come affrontarlo. Ma, secondo gli stessi presidi, neppure i medici sono consapevoli delle patologie psichiatriche cui gli insegnanti vanno incontro nel corso della carriera e le sottovalutano. Il quadro, per nulla confortante, emerge da uno studio, condotto dall’Anp (l’Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola) in collaborazione con la fondazione Iard, presentato questa mattina.
In Francia, dopo gli ultimi allarmanti dati sui suicidi tra i docenti, il governo è corso ai ripari affiancando uno psichiatra di supporto ogni 300 insegnanti. "In Italia - dichiara Vittorio Lodolo Doria, medico e responsabile dell’area Studio e tutela del benessere psicofisico degli operatori scolastici dello Iard - nessuno si preoccupa di un fenomeno che è soggetto ad un rapido aumento".
Nel 2004, un articolo dello stesso Doria (ed altri) pubblicato sulla Medicina del Lavoro, dimostrava come gli insegnanti del Bel Paese rappresentino una delle categorie maggiormente soggette a malattie psichiatriche. Su 774 richieste di inabilità al lavoro presentate da maestre e prof, metà (49,8 per cento) era causata da patologia psichiatrica. Tra gli impiegati, l’incidenza dello stesso tipo di disturbo si attestava al 37 per cento per scendere al 17 per cento fra gli operai. Oggi, secondo le ultime rilevazioni, la percentuale di "psicopatie" tra le richieste di inabilità al lavoro nei docenti è al 70 per cento. "Segno che il problema va affrontato subito e non è più possibile aspettare", spiega Lodolo Doria.
Di fronte ad alunni sempre più "vivaci" e ad una scuola complessa e stressante, un numero crescente di insegnanti annaspa. E i dirigenti scolastici, di fronte ai casi limite sempre più frequenti, non sanno che pesci prendere. L’indagine Anp-Iard ha preso in considerazione oltre 1.400 questionari compilati da dirigenti scolastici o stretti collaboratori all’opera in 11 regioni italiane. Due su tre hanno dichiarato di avere "dovuto affrontare, almeno una volta in prima persona, casi di disagio mentale professionale". Meno di un dirigente scolastico su 4 "è a conoscenza dei rischi di salute di origine professionale negli insegnanti: la gran parte si limita a riconoscere un malessere (il "burnout", letteralmente la "fusione") rifiutando di pensare che questo malessere possa evolvere in patologia psichiatrica".
Ma non solo. Solo 3 presidi su 10 di fronte agli insegnanti "scoppiati" si "sentono professionalmente all’altezza della situazione". Coloro che non hanno mai affrontato direttamente casi di disagio mentale degli prof "sottovalutano i rischi di incolumità dell’utenza" e 2 dirigenti su 3 confessano di non sentirsi "opportunamente appoggiati dagli uffici competenti": Uffici scolastici provinciali (gli ex provveditorati) e regionali.
Il grido di aiuto lanciato dai presidi, che chiedono sul tema maggiore formazione, si trasforma in atto d’accusa nei confronti dei medici. Il 40 per cento dichiara, infatti, che i medici "come l’opinione pubblica non sono informati" e "nutrono gli stessi stereotipi dell’opinione pubblica. Anche secondo i medici fare l’insegnate sarebbe un lavoro leggero. "Da quando - dichiara Giorgio Rembado, presidente dell’Anp - sono venuti in superficie i numerosi contrasti che il confronto intergenerazionale provoca dentro le aule l’opinione pubblica sta scoprendo una realtà tanto dissimile dall’idea di scuola che si era fatta da far gridare, anche a ragione, all’esplosione di un’emergenza educativa".
Emergenza che richiede "un approccio più ragionato attraverso l’utilizzo degli strumenti che l’analisi scientifica mette a disposizione". "Il malessere di cui si parla - spiega Rembado - affligge in primo luogo gli insegnanti" ma non dobbiamo dimenticare "il dovere di tutelare gli studenti di fronte a docenti colpiti da sindrome di disagio mentale professionale". Insomma, "non si può girare la testa dall’altra parte".
* la Repubblica, 21 maggio 2008.