Civiltà dell’amore??!!! Ri-pensare il cristianesimo!!! Al di là della tragedia del cattolicesimo-romano e della concezione edipica del tempo....

DANTE E L’ITALIA, OGGI. USCIRE DALLO STATO DI MINORITÀ: LA DIVINA COMMEDIA E L’ETA’ DELLO SPIRITO - IL "PADRE NOSTRO", L’AMORE ("CHARITAS"). Una proposta di ri-lettura e un contributo - di Federico La Sala.

Solo con Giuseppe, Maria è Maria e Gesù è Gesù. Questa la fine della "tragedia", e l’inizio della " Divina Commedia"!!! LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE "GIUSEPPE" E DELLO STESSO "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PRE-ISTORICO PREFERITO, "IL PADRINO"!!!
lunedì 3 marzo 2008.
 

Al di là della “concezione edipica del tempo”(Vattimo).

Sovranità e Sacerdotalità - universali. VIRGILIO, DANTE ... E IL ’CODICE’ DI MELCHISEDECH: DIO è AMORE ... in ‘volgare’ - E LE RADICI DELLA TERRA SONO “COSMI-COMICHE”!

Un’ipotesi di ri-lettura della DIVINA COMMEDIA, e un omaggio a Ennio Flaiano e a Italo Calvino

di Federico La Sala

L’amor che muove il sole e le altre stelle. Ecco un verso di Dante che vede oltre il telescopio di Galilei”, così scriveva Ennio Flaiano nella sua “Autobiografia del Blu di Prussia”. Una forte e bella illuminante idea! Ma, se è così, allora è altrettanto bello pensare che, quando dietro “il telescopio di Galilei”, c’era Galilei, lo sguardo era sempre lo sguardo di Dante ... e di Leopardi (e tantissimi altri e tantissime altre), a proiettarsi oltre: un oltre-uomo, un oltre-mondo, un oltre-dio conosciuto - con Nietzsche. Una sfida e una scommessa: oggi, forse, possiamo ancora riprendere questo ‘sguardo’ carico d’amore... e ri-guardare oltre, oltre la nostra ‘carta’ dell’Uomo, della Terra, e del Dio del passato!!!

L’ipotesi di ricerca e l’idea-guida, semplicemente, è questa: BEATRICE è Bella, la madre di Dante; LUCIA è Gemma, la sposa di Dante; e MARIA è la madre di Gesù. E, come Giuseppe è il padre di Gesù, così BERNARDO (il nuovo Virgilio, il fedele di Maria), è Alighiero II (il fedele di Beatrice) - il padre di Dante! E tutti e tutte, figli e figlie di "Dio", l’AMORE, il "Padre Nostro" - lo Spirito Santo.

Divina Commedia: Inferno, Canto II.

-  Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno
-  toglieva li animai che sono in terra
-  3 da le fatiche loro; e io sol uno
-  m’apparecchiava a sostener la guerra
-  sì del cammino e sì de la pietate,
-  6che ritrarrà la mente che non erra.
-  O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
-  o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
-  9 qui si parrà la tua nobilitate.

-  Io cominciai: «Poeta che mi guidi,
-  guarda la mia virtù s’ell’è possente,
-  12 prima ch’a l’alto passo tu mi fidi.
-  Tu dici che di Silvïo il parente,
-  corruttibile ancora, ad immortale
-  15 secolo andò, e fu sensibilmente.
-  Però, se l’avversario d’ogne male
-  cortese i fu, pensando l’alto effetto
-  18 ch’uscir dovea di lui, e ’l chi e ’l quale
-  non pare indegno ad omo d’intelletto;
-  ch’e’ fu de l’alma Roma e di suo impero
-  21 ne l’empireo ciel per padre eletto:
-  la quale e ’l quale, a voler dir lo vero,
-  fu stabilita per lo loco santo
-  24 u’ siede il successor del maggior Piero.
-  Per quest’andata onde li dai tu vanto,
-  intese cose che furon cagione
-  27 di sua vittoria e del papale ammanto.
-  Andovvi poi lo Vas d’elezïone,
-  per recarne conforto a quella fede
-  30 ch’è principio a la via di salvazione.
-  Ma io perché venirvi? o chi ’l concede?
-  Io non Enëa, io non Paulo sono:
-  33 me degno a ciò né io né altri ’l crede.
-  Per che, se del venire io m’abbandono,
-  temo che la venuta non sia folle.
-  36 Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono».

-  E qual è quei che disvuol ciò che volle
-  e per novi pensier cangia proposta,
-  39 sì che dal cominciar tutto si tolle,
-  tal mi fec’ïo ’n quella oscura costa,
-  perché, pensando, consumai la ’mpresa
-  42 che fu nel cominciar cotanto tosta.
-  «S’i’ ho ben la parola tua intesa»,
-  rispuose del magnanimo quell’ombra,
-  45 «l’anima tua è da viltade offesa;
-  la qual molte fïate l’omo ingombra
-  sì che d’onrata impresa lo rivolve,
-  48 come falso veder bestia quand’ombra.
-  Da questa tema acciò che tu ti solve,
-  dirotti perch’io venni e quel ch’io ’ntesi
-  51 nel primo punto che di te mi dolve.
-  Io era tra color che son sospesi,
-  e donna mi chiamò BEATA e BELLA,
-  54 tal che di comandare io la richiesi.
-  Lucevan li occhi suoi più che la stella;
-  e cominciommi a dir soave e piana,
-  57 con angelica voce, in sua favella:

-  "O anima cortese mantoana,
-  di cui la fama ancor nel mondo dura,
-  60 e durerà quanto ’l mondo lontana,
-  l’amico mio, e non de la ventura,
-  ne la diserta piaggia è impedito
-  63 sì nel cammin, che vòlt’è per paura;
-  e temo che non sia già sì smarrito,
-  ch’io mi sia tardi al soccorso levata,
-  66 per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito.
-  Or movi, e con la tua parola ornata,
-  e con ciò c’ha mestieri al suo campare,
-  69 l’aiuta, sì ch’i’ ne sia consolata.
-  I’ son BEATRICE che ti faccio andare;
-  vegno del loco ove tornar disio:
-  72 amor mi mosse, che mi fa parlare.
-  Quando sarò dinanzi al segnor mio,
-  di te mi loderò sovente a lui".

-  75 Tacette allora, e poi comincia’ io:
-  "O donna di virtù sola per cui
-  l’umana spezie eccede ogne contento
-  78 di quel ciel c’ha minor li cerchi sui,
-  tanto m’aggrada il tuo comandamento,
-  che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi;
-  81 più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.
-  Ma dimmi la cagion che non ti guardi
-  de lo scender qua giuso in questo centro
-  84 de l’ampio loco ove tornar tu ardi".
-  "Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro,
-  dirotti brievemente", mi rispuose,
-  87 "perch’i’ non temo di venir qua entro.
-  Temer si dee di sole quelle cose
-  c’hanno potenza di fare altrui male;
-  90 de l’altre no, ché non son paurose.
-  I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale,
-  che la vostra miseria non mi tange,
-  93 né fiamma d’esto ’ncendio non m’assale.
-  Donna è gentil nel ciel che si compiange
-  di questo ’mpedimento ov’io ti mando,
-  96 sì che duro giudicio là sù frange.
-  Questa chiese Lucia in suo dimando
-  e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele
-  99 di te, e io a te lo raccomando -.
-  Lucia, nimica di ciascun crudele,
-  si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
-  102 che mi sedea con l’antica Rachele.
-  Disse: - Beatrice, loda di Dio vera,
-  ché non soccorri quei che t’amò tanto,
-  105 ch’uscì per te de la volgare schiera?
-  Non odi tu la pieta del suo pianto,
-  non vedi tu la morte che ’l combatte
-  108 su la fiumana ove ’l mar non ha vanto? -
-  Al mondo non fur mai persone ratte
-  a far lor pro o a fuggir lor danno,
-  111 com’io, dopo cotai parole fatte,
-  venni qua giù del mio beato scanno,
-  fidandomi del tuo parlare onesto,
-  114 ch’onora te e quei ch’udito l’hanno".

-  Poscia che m’ebbe ragionato questo,
-  li occhi lucenti lagrimando volse;
-  117 per che mi fece del venir più presto.
-  E venni a te così com’ella volse;
-  d’inanzi a quella fiera ti levai
-  120 che del bel monte il corto andar ti tolse.
-  Dunque: che è? perché, perché restai,
-  perché tanta viltà nel core allette,
-  123 perché ardire e franchezza non hai,
-  poscia che tai tre donne benedette
-  curan di te ne la corte del cielo,
-  126 e ’l mio parlar tanto ben ti promette?»
-  Quali fioretti, dal notturno gelo
-  chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca
-  129 si drizzan tutti aperti in loro stelo,
-  tal mi fec’io di mia virtude stanca,
-  e tanto buono ardire al cor mi corse,
-  132 ch’i’ cominciai come persona franca:

-  «Oh pietosa colei che mi soccorse!
-  e te cortese ch’ubidisti tosto
-  135 a le vere parole che ti porse!
-  Tu m’hai con disiderio il cor disposto
-  sì al venir con le parole tue,
-  138 ch’i’ son tornato nel primo proposto.
-  Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
-  tu duca, tu segnore, e tu maestro».
-  Così li dissi; e poi che mosso fue,
-  142 intrai per lo cammino alto e silvestro.

VIRGILIO - pur essendo un romano (“savio gentile che tutto seppe, mar di tutto il senno, virtù somma, sol che sani ogni vista”), è tuttavia come Giovanni Battista - è colui che accompagna Dante dalla “selva oscura” (senza negare l’intervento decisivo di Lucia per giungere in Purgatorio: "I’ son Lucia;/lasciatemi pigliar costui che dorme;/sì l’agevolerò per la sua via") alla “divina foresta spessa e viva” - alla soglia del “paradiso terrestre” e ... al Battistero della nuova città del Fiore, del nuovo e ver-giglio - Firenze (sulla connessione “paradiso terrestre” e Firenze, cfr. F. La Sala, “Dante. Alle origini del moderno”, www.ildialogo.org/filosofia, 08.07.2005).

Con Virgilio, Dante - come Ulisse - è giunto ai limiti delle sue possibilità e del suo orizzonte: è stato un grande discepolo, è diventato un “dio”, il sovrano di se stesso!!!

Dante, con acutezza incredibile e sorprendente, fa di Virgilio ciò che Marx farà - nella sua tesi di laurea - di Epicuro: il maestro della "scienza naturale dell’autocoscienza"!

E, così, Virgilio non può che assegnargli le meritate chiavi del potere temporale (corona) e del potere spirituale (mitria) della sua ‘casa’ (“libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare più a suo senno: per ch’io sovra te corono e mitrio”) e, nello stesso tempo, ri-affidarlo a Beatrice e salutarlo ... La divinità di se stesso è condizione necessaria, ma non sufficiente. Per conoscere se stessi, bisogna andare oltre, oltre se stessi... Oltre Kant, oltre Hegel, oltre Marx, oltre Nietzsche - oltre l’alleanza edipica (Freud)!!!

-  La domanda di Dante e
-  la risposta e la sollecitazione di Beatrice ad
-  uscire dallo stato di minorità.

Purgatorio, XXXIII, vv. 25-60:

-  Come a color che troppo reverenti
-  dinanzi a suo maggior parlando sono,
-  27 che non traggon la voce viva ai denti,
-  avvenne a me, che sanza intero suono
-  incominciai: “Madonna, mia bisogna
-  30 voi conoscete, e ciò ch’ad essa è buono".

-  Ed ella [Beatrice] a me: "Da tema e da vergogna
-  voglio che tu omai ti disviluppe,

-  33 sì che non parli più com’om che sogna.
-  Sappi che ’l vaso che ’l serpente ruppe,
-  fu e non è; ma chi n’ha colpa, creda
-  36 che vendetta di Dio non teme suppe.
-  Non sarà tutto tempo sanza reda
-  l’aguglia che lasciò le penne al carro,
-  39 per che divenne mostro e poscia preda;
-  ch’io veggio certamente, e però il narro,
-  a darne tempo già stelle propinque,
-  42 secure d’ogn’intoppo e d’ogne sbarro,
-  nel quale un cinquecento diece e cinque,
-  messo di Dio, anciderà la fuia
-  45 con quel gigante che con lei delinque.
-  E forse che la mia narrazion buia,
-  qual Temi e Sfinge, men ti persuade,
-  48 perch’a lor modo lo ’ntelletto attuia;
-  ma tosto fier li fatti le Naiade [Laiades, Edipo, figlio di Laio],
-  che solveranno questo enigma forte
-  51 sanza danno di pecore o di biade.
-  Tu nota; e sì come da me son porte,
-  così queste parole segna a’ vivi
-  54 del viver ch’è un correre a la morte.
-  E aggi a mente, quando tu le scrivi,
-  di non celar qual hai vista la pianta
-  57 ch’è or due volte dirubata quivi.
-  Qualunque ruba quella o quella schianta,
-  con bestemmia di fatto offende a Dio,
-  60 che solo a l’uso suo la creò santa.

L’incontro con Matelda e la conseguente ri-nascita portano finalmente il neo-nato Dante alla vista dei “due luminari”, dei “due Soli” - il ‘padre’ e la ‘madre’ , al nuovo-incontro con BEATRICE, la ri-trovata madre Bella - e, poi, con san BERNARDO (il nuovo Virgilio), il ri-trovato padre Alighiero II, che - con le ali e la vista di aquila, date dalla preghiera e dalla contemplazione della giustizia - lo innalza e lo guida fino alla conoscenza diretta di “Dio” - “L’Amore che muove il Sole e le altre stelle” - da cui acquista virtù e conoscenza - nuove ..... che fanno di Dante - sulla scia Gesù, come di Francesco e di Chiara di Assisi - un Figlio di “Dio” e, così (come già era avvenuto per Francesco) un cristiano i-n-a-u-d-i-t-o - che ri-trova e ri-attiva (oltre la “corona” e il “mitrio” di Virgilio) l’incompreso e negato “ordine di Melchisedech” (sul tema, cfr. la nota - in occasione del FESTIVAL DI FILOSOFIA - su MELCHISEDECH A SAN GIOVANNI IN FIORE, TRA I LARICI “PISANI”).

Io non Enëa, io non Paulo sono. Per chi è diventato come Cristo, un nuovo re di giustizia e un nuovo sacerdote, non resta che denunciare tutta la falsità (con CATONE, "Cristo" del Logos antico - oltre: non della donazione, ma) delle fondamenta stesse dell’intera costruzione teologico-politica della Chiesa di Costantino - e ri-indicare la direzione eu-angélica a tutti gli esseri umani, a tutta l’umanità!!! Per tornare a casa, alla casa del "Padre Nostro", l’Amore - lo Spirito Santo.

Per sé e per tutti gli esseri umani, Dante ha ri-trovato la strada: ha saputo valicare Scilla e Cariddi, andare oltre le colonne d’Ercole ... e non restare all’inferno! La memoria del mondo (Italo Calvino) è stata ri-conquistata! In principio era il Logos - identità e differenza: ha ri-capito il cerchio della vita e delle generazioni e ha ri-trovato tutto e tutti, e Lucìa - Gemma! Maria Antonia, la figlia di Dante e Gemma, diviene suora: prende il nome di BEATRICE ...

E’ il tempo di Giovanni XXII, e del Cardinale Del Poggetto. Firenze ha condannato Dante all’esilio perpetuo, la Chiesa lo condanna a morte per eresia - si brucia la “Monarchia”, si vogliono bruciare le sue ossa ... Ma la memoria non si perde e il filo non si interrompe: “Amore è più forte di Morte” (Cantico dei cantici: 8.6 - trad. di G. Garbini)!!! Manzoni aveva intuito e, forse, sapeva; e - come Dante - si rimette in cammino e cerca di ritrovare la strada: Renzo e Lucia - I Promessi Sposi!!!

Anche il cardinale Roncalli sicuramente ricordava: divenuto papa, prenderà il nome di Giovanni XXIII ... e cercherà di correre ai ripari. Una nuova Chiesa, per credenti e non-credenti, che sappia essere finalmente, “Mater et Magistra” ... come la Maria di Gesù e la Beatrice di Dante! “Pacem in terris”: un nuovo Concilio, subito!!!

Tuttavia, dentro la Chiesa, si capisce e non si capisce, si vuole e non si vuole camminare sulla diritta via!!! Le tentazioni sono molte: ma “Maria-Beatrice” rimprovera e sollecita. Il cuore di Wojtyla risponde - Assisi, 1986!!! - ma subito la sua testa viene ‘imprigionata’ da tutta la gerarchia del ‘sacro romano impero’!. Tuttavia, dall’inizio alla fine ha lottato, come un leone. Basta: “lasciatemi andare”!!! Egli sapeva dell’Italia - il giardino dell’ Impero, della “Monarchia” di Dante. Non a caso, grande è stata la sua amicizia con Carlo Azeglio Ciampi, il nostro Presidente della Repubblica - egli sapeva che la Costituzione della Repubblica Italiana era ed è la nostra “Bibbia civile”. Pater et Magister!

W o ITALY ... Dopo di lui, in Vaticano, è tornata la confusione, la paura, e la volontà di potenza e di dominio. Un delirio grande, al di qua e al di là del Tevere, ma La Legge dei nostri ‘Padri’ e delle nostre ‘Madri’ Costituenti è sana e robusta ... Dante è riascoltato a Firenze, come in tutta Italia - e nel mondo. Anche nel Pakistan - memori del “Poema Celeste” (Mohammed Iqbal) - la Commedia non è stata dimenticata!!!

*

Questa è la proposta di lavoro - una indicazione ’comica’: un ‘piccolo’ lavoro di spostamento delle relazioni dei ‘pezzi’ - e l’intero mosaico dell’opera, forse, porterà alla luce significati sorprendenti. Una Vita Nuova, per l’Italia e per la Terra? Boh?! Nel frattempo, e già, non possiamo che cominciare a pensarci e a ri-prendere la ‘relazione’ del viaggio dantesco, per ri-considerare di nuovo e meglio le nostre amorose radici ... cosmicomiche - non cosmitragiche! Italo Calvino aveva perfettamente ragione, contro tutti i fondamentalismi terrestri - e celesti!!! Via, ri-prendiamo: ri-iniziamo ... Oh! La Commedia, finalmente! (12.09.2006).

Federico La Sala



Se anche parlerò le lingue degli uomini e degli angeli, e non avrò l’Amore (Agape - Charitas), sarò simile ad echeggiante bronzo.... cfr., sul sito e in rete:

LA VITA, L’ETICA E LA VERITA’, E IL LORO FONDAMENTO NASCOSTO, L’AMORE (DEUS CHARITAS). Come un "padre" diventa "figlio del suo figlio" - e il figlio "padre del suo padre"... Una parabola per riflettervi

-  RETTIFICARE I NOMI,

-  RIPARTIRE DAL "PRESEPE".

-  CON KANT E FREUD, OLTRE. Un nuovo paradigma antropologico: la decisiva indicazione di Fachinelli.

A FREUD, GLORIA ETERNA!!!

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO ... DEI "DUE SOLI".

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO"...

-  DONNE, UOMINI, E TEOLOGIA POLITICA. IL VERO GENITORE E’ LA MADRE, IL PADRE, O L’AMORE ("CHARITAS") DI "MARIA" E DI "GIUSEPPE"? CONOSCI TE STESSO, CONOSCI TE STESSA ...
-  PER SALVARE LA COSTITUZIONE, COSTRUIRE DELLE ALTALENE! IL "BUON-MESSAGGIO" DELL’ORACOLO DI APOLLO PER ATENE, RICORDATO DA ESCHILO NELL’ORESTEA. Una nota di Eva Cantarella


-  Lupi, pecore, pastori?! Un NO per il REFERENDUM.
-  25 GIUGNO: SALVIAMO LA COSTITUZIONE E LA REPUBBLICA CHE E’ IN NOI

-  di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)

Nel 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti.

Salvo qualche ’battuta’ ambigua, come quando si scrive e si sostiene che “il baricentro dell’equilibrio resta il primato della persona umana di cui è matrice la cultura cattolica” - dove non si comprende se si parla della cultura universale, di tutto il genere umano o della cultura che si richiama alla particolare istituzione che si chiama Chiesa ’cattolica’ (un po’ come se si parlasse in nome dell’Italia e qualcuno chiedesse: scusa, ma parli come italiano o come esponente di un partito che si chiama “forza ...Italia”!?), - il discorso è tuttavia, per lo più, accettabile...

Premesso questo, si può certamente condividere quanto viene sostenuto, alla fine dell’editoriale, relativamente al “diritto alla vita” (“esso sta in cima al catalogo ’aperto’ dell’articolo 2, sta in cima alla promessa irretrattabile dell’art. 3”) e alla necessità di una responsabile attenzione verso di essa (“Non declini mai la difesa della vita; senza di essa è la Repubblica che declina”).

Ma, detto questo, l’ambiguità immediatamente ritorna e sollecita a riporsi forti interrogativi su che cosa stia sostenendo chi ha scritto quanto ha scritto, e da dove e in nome di Chi parla?!

Parla un uomo che parla, con se stesso e con un altro cittadino o con un’altra cittadina, come un italiano comune (- universale, cattolico) o come un esponente del partito ’comune’ (’universale’, ’cattolico’)? O, ancora, come un cittadino di un partito che dialoga col cittadino o con la cittadina di un altro partito per discutere e decidere su quali decisioni prendere per meglio seguire l’indicazione della Costituzione, della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ che ci ha fatti - e invita a volerci! - uomini liberi e donne libere, cittadini-sovrani e cittadine-sovrane?!

Nonostante tante sollecitazioni a sciogliere i nodi e chiarirsi le idee da ogni parte - dentro e fuori le istituzioni cattoliche, c’è ancora molta confusione nel cielo del partito ’cattolico’ italiano: non hanno affatto ben capito né la unità-distinzione tra la “Bibbia civile” e la “Bibbia religiosa”, né tantomeno la radicale differenza che corre tra “Dio” ["charitas"] e “Mammona” ["Deus caritas est", 2006] o, che è lo stesso, tra la Legge del Faraone o del Vitello d’oro e la Legge di Mosè!!! E non hanno ancora ben-capito che Repubblica dentro di noi ... non significa affatto Monarchia o Repubblica ’cattolica’ né dentro né fuori di noi, e nemmeno Repubblica delle banane in noi o fuori di noi!!!

Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ... e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e del “grande fratello” ... che si spaccia per eterno Padre nostro e Sposo della Madre nostra: quale cecità e quanta zoppìa nella testa e nel cuore, e quale offesa nei confronti della nostra Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’- di tutti e tutte noi, e anche dei nostri cari italiani cattolici e delle nostre care italiane cattoliche!!!

Nel 60° Anniversario della nascita della Repubblica italiana, e della Assemblea dei nostri ’Padri e delle nostre ’Madri’ Costituenti, tutti i cittadini e tutte le cittadine di Italia non possono che essere memori, riconoscenti, e orgogliosi e orgogliose di essere cittadine italiane e cittadini italiani, e festeggiare con milioni di voci e con milioni di colori la Repubblica e la Costituzione di Italia, e cercare con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo, e con tutto il loro spirito, di agire in modo che sia per loro stessi e stesse sia per i loro figli e le loro figlie ... l’ “avvenire” sia più bello, degno di esseri umani liberi, giusti, e pacifici! Che l’Amore dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ illumini sempre il cammino di tutti gli italiani e di tutte le italiane...

Viva la Costituzione, Viva l’Italia!!!

Federico La Sala


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