Guerra, e ancora guerra.....

ISRAELE E LA "SHOAH" DEI PALESTINESI. BOMBARDAMENTI SU GAZA. Il viceministro israeliano della Difesa, Matan Vilnai, ha minacciato "una shoah"!!! - a cura di pfls

Il presidente palestinese Mahmud Abbas ha espresso preoccupazione per quello che ha definito ’’il pericolo di una escalation israeliana’’
mercoledì 27 febbraio 2008.
 

-  Ancora rappresaglie israeliane contro il lancio dei razzi Qassam
-  Civili la metà delle vittime, tra i quali sette bambini

-  Gaza attaccata, uccisi 43 palestinesi
-  L’Anp minaccia: "Stop ai negoziati"
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GAZA - Almeno 43 palestinesi morti e oltre 100 feriti nei combattimenti in corso da questa mattina con le forze israeliane nel nord della Striscia di Gaza. Una situazione che ha indotto il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen a minacciare la sospensione dei negoziati di pace.

L’elenco dei morti comprende anche sette bambini e tre donne. Tra loro una madre che stava preparando la colazione ai figli, una ragazza di 12 anni e suo fratello di 11 colpiti dalle raffiche mentre dormivano dentro casa. Caccia israeliani hanno centrato con una bomba un’abitazione nella città di Gaza: i mezzi di soccorso giunti sul posto hanno finora estratto dalle macerie 3 morti. Nel parziale crollo della costruzione sarebbero rimasti feriti anche alcuni bambini. Si tratta del bilancio più pesante dai tempi del ritiro israeliano dalla Striscia, avvenuto nell’estate del 2005. Le vittime sono state 78 negli ultimi quattro giorni.

IL VIDEO

Dalla Striscia, da mesi controllata da Hamas, oggi sono stati lanciati 44 razzi contro il sud di Israele. Due persone sono rimaste ferite dai Qassam, quattro, che hanno colpito la città di Ashkelon.

L’operazione israeliana è iniziata poco dopo mezzanotte. Carri armati, con la copertura di elicotteri, hanno mosso sul campo profughi di Jalabiya e nella vicina Tufah, nel nord della Striscia di Gaza. A mezzogiorno di oggi, le Forze israeliane di difesa (Idf) si erano inoltrate di tre chilometri nella Striscia. Mentre infuriavano gli scontri tra israeliani e militanti di Hamas e della Jihad islamica, gli abitanti si barricavano in casa e gli imam recitavano versi del Corano dagli altoparlanti dei minareti. "Ci troviamo in mezzo a una guerra totale. Sentiamo sibili di razzi ed esplosioni ovunque", ha raccontato Abu Alaa, 40 anni, contattato telefonicamente dall’agenzia Afp.

Molti fotoreporter si sono trovati nel pieno della battaglia a Jabaliya e un fotografo palestinese è rimasto ferito dalle schegge di un proiettile israeliano. Christopher Gunnes, portavoce dell’agenzia Onu per i Profughi (Unrwa), ha invocato "un immediato cessate il fuoco e l’avvio di trattative politiche che mettano fine ai combattimenti che stanno compromettendo gli interventi umanitari". I responsabili "delle morti di tanti civili devono rendere conto delle loro azioni", ha aggiunto.

Secondo fonti mediche del servizio sanitario di Gaza, la maggior parte delle vittime sarebbero state colpite dal grande numero di razzi lanciati dai velivoli israeliani. Nell’operazione hanno perso la vita almeno 15 militanti di Hamas e della Jihad islamica. Tra loro c’è anche il figlio di un deputato di Hamas, Abdurahman Shihab, membro della brigate Ezzedin al Qassam. Mohammed Shihab era stato eletto parlamentare proprio a Jabaliya nel 2006 come rappresentante di Hamas. Due giorni fa a Gaza era stato ucciso anche il figlio del capogruppo parlamentare di Hamas, anch’egli arruolato nelle milizie Al Qassam.

Da parte israeliana è stato finora reso noto che nei combattimenti sono rimasti feriti in modo non grave cinque soldati. Ma fonti informate riferiscono che due militari sono stati uccisi. Secondo l’emittente araba Al Jazeera i morti tra i soldati israeliani sono cinque.

Si tratta della più sanguinosa operazione israeliana a Gaza dopo molti mesi e giunge dopo un’escalation che nei quattro giorni precedenti aveva causato almeno 66 morti.

Il presidente palestinese Abu Mazen minaccia di sospendere i negoziati di pace con Israele in seguito al deteriorarsi della crisi militare: lo ha riferito a Ramallah il capo dei negoziatori palestinesi Ahmed Qureia. Qureia ha aggiunto che la possibilità di sospendere i colloqui di pace è stata discussa oggi nel corso di un vertice al quale hanno partecipato i leader dell’Autorità nazionale palestinese, ma non ha precisato se sia stata adottata qualche decisione.

Ieri il viceministro israeliano della Difesa, Matan Vilnai, aveva minacciato i palestinesi assicurando che "quanto più aumenta il fuoco dei Qassam e s’allunga la loro gittata, tanto più (i palestinesi) attireranno una shoah più grande, perché useremo tutta la nostra forza per difenderci". L’uso del termine ’shoah’ ha sollevato molte polemiche, e un portavoce del ministro s’è poi affrettato a precisare che il termine era stato usato in senso moderno, di ’disastro’.

* la Repubblica, 1 marzo 2008.


LA CRISI IN MEDIORIENTE

Ancora bombardamenti su Gaza: ucciso un civile, feriti due bimbi. Cortei contro i raid. Pioggia di razzi sul sud del territorio ebraico. Gerusalemme non esclude un’offensiva di terra nella Striscia

Minaccia choc da Israele: «Shoah per i palestinesi»

DI BARBARA UGLIETTI (Avvenire, 01.03.2008, p. 15)

-  «Gaffe» del vice­ministro della Difesa Vilnay
-  Hamas: «Abbiamo a che fare con dei neo-nazisti»

« Più razzi Qassam spareranno, più potente sarà la loro gittata, mag­giore sarà la shoah che dovranno subire». Lo ha detto il vice-ministro israeliano della Difesa Matan Vilnay che, in un’intervista alla Radio militare, minacciando una «inevita­bile » offensiva in grande stile nella Striscia di Gaza, ha utilizzato proprio il termine «shoah» per indicare le conseguenze cui andrà incon­tro il popolo palestinese se i miliziani non ces­seranno di tirare sullo Stato ebraico.

«Shoah», in ebraico, non significa necessaria­mente olocausto: indica anche rovina, distru­zione, catastrofe. Ed è probabilmente a questo che ha voluto fare riferimento Vilnay. Ma quel­la parola, difficilmente pronunciata senza rife­rimenti diretti al genocidio nazista, ha fatto il gi­ro dei media arabi. Gli stessi che da mercoledì mostrano le foto degli otto bambini palestine­si uccisi negli ultimi due giorni dai soldati i­sraeliani (insieme ad altre 23 persone). Vilnay ha cercato di rimediare affidando un «chiari­mento» al suo portavoce, Eitan Ginzburg: «L’e­spressione che il vice-ministro ha scelto viene usata con il significato di “attirare su di sé la ca­tastrofe” », ha spiegato. E pa­zienza se «catastrofe» rimanda alla «naqba» con la quale i pa­lestinesi indicano il loro esodo da Israele avvenuto nel 1948. A Gaza ormai quelli di Hamas, di fronte a migliaia di palestinesi scesi in piazza per manifestare contro i raid degli ultimi gior­ni, già dicevano di «avere a che fare con dei neo-nazisti che vo­gliono ammazzare e distruggere il popolo pa­lestinese ».

Restassero solo sparate inopportune, quelle del­l’una e dell’altra parta. Non fosse che ormai si respira un’aria di guerra nella Striscia. Il vice-mi­nistro Vilnay ha detto, insieme a tutto il resto, che l’esercito israeliano «è pronto a fare ricor­so a tutta la sua potenza, pur di fermare il lan­cio di Qassam». E in Israele si fanno sempre più pressanti le richieste dei vari deputati, della de­stra e della sinistra, per un’operazione militare su larga scala che possa rove­sciare i governo di Hamas. Il ministro della Difesa Ehud Ba­rack l’altro ieri l’ha definita «probabile». E il premier Ehud Olmert, che sta cercando di rafforzare la sua credibilità do­po la sconfitta in Libano con­tro Hezbollah, ci potrebbe pen­sare. Ne discuterà questo fine settimana con Barack e con il ministro degli Esteri Tzipi Livni. Da Gaza il lea­der di Hamas, l’ex premier Ismail Haniyeh, ha detto di non temere un’invasione da parte del­l’esercito israeliano. «Non hanno forse tenuto sotto occupazione militare la Striscia per 38 an­ni? », ha chiesto laconicamente. Haniyeh ha an­che detto che i razzi «sono solo un pretesto» e che «lo scopo degli israeliani è di costringere i palestinesi a cessare di esigere i propri diritti e a piegarsi alle pretese israeliane».

Di razzi ieri ne sono piovuti ancora molti sul sud di Israele, terrorizzando la popolazione ci­vile. Non solo Qassam, ma anche Katyusha, più potenti, che hanno raggiunto Ashkelon. Nella cittadina di 120mila abitanti sono state predi­sposte delle sirene di allarme che avviseranno con venti secondi di preavviso dell’arrivo dei missili. Mentre a Sderot, “bersaglio” più facile per i miliziani, un Qassam è caduto vicino alla delegazione dell’ex ministro per le questioni strategiche Avugdor Lieberman, in visita in zo­na. Nessun ferito.

A Gaza, invece, ancora morti. Un tecnico della compagnia elettrica è rimasto ucciso a Khan Yunis (sud della Striscia) in un attacco aereo i­sraeliano. Altri tre raid, a Jabalyia e Beit Lahya, (nel nord), hanno causato il ferimento di altri quattro civili. Tra questi, due bambini.


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Sul tema. nel sito, si cfr.:

ISRAELE E PALESTINA... LA TERRA PROMESSA. UN’INDICAZIONE (1930) DI SIGMUND FREUD.

PENSARE UN ALTRO ABRAMO: GUARIRE LA NOSTRA TERRA. Una lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla),di Federico La Sala
-  (...) Ciò che è successo in Sudafrica. Può succedere anche a Gerusalemme... Se l’ho persuasa, e ritiene che nelle cose dette ci sia un granellino di verità, agisca, agisca subito (...)


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