"Pericolo se arriva sulla Terra". I sospetti di Mosca
Al Pentagono sono convinti di colpirlo al primo tentativo
L’odissea del satellite impazzito
E Bush ordinò: "Va abbattuto"
L’oggetto pesa oltre due tonnellate e ruota a 280 km dalla Terra
dal nostro inviato ALBERTO FLORES D’ARCAIS
NEW YORK - Al Pentagono é iniziato il conto alla rovescia. L’ora X é ancora tenuta segreta, ma tutto é pronto: in un giorno imprecisato da qui ad inizio marzo un missile verrà lanciato contro un satellite-spia finito fuori controllo. Un’operazione da "guerre stellari", resa necessaria per evitare che il satellite cada sul nostro pianeta, ma che ha inevitabilmente provocato una scia di polemiche.
"Intercettare e distruggere l’L-21". L’ordine lo ha dato Bush in persona, quando é apparso chiaro che niente era più possibile per riportare il satellite-spia a un corretto funzionamento. L’L-21 (conosciuto anche come Usa 193 o Nrol-21) era stato lanciato in orbita il 14 dicembre 2006 dalla Vanderberg Air Force Base, in California, per una missione top secret del National Reconnaissance Office (Nro); l’agenzia di intelligence che si occupa dello spionaggio dallo spazio. Già nel gennaio 2007 era entrato in panne e i tecnici della base avevano perso ogni contatto. Grande quanto un piccolo bus, con un peso che supera le due tonnellate, l’L-21 si trova adesso a circa 280 chilometri dal nostro pianeta (ha già perso quota per 70 chilometri) e secondo i calcoli dovrebbe raggiungere l’atmosfera la prima settimana di marzo. Non avendo mai acceso i propri razzi ha a bordo 450 chili di idrazina, un pericoloso carburante che potrebbe produrre gravi effetti tossici nell’impatto a terra.
La Casa Bianca ha riflettuto a lungo prima di dare il via libera all’operazione. Da valutare c’erano non solo gli aspetti tecnico militari, ma anche quelli diplomatici e l’impatto di un’operazione del genere sull’opinione pubblica interna e internazionale. Il rischio era quello di fare apparire l’America (agli occhi del mondo) come il solito cow boy pronto a premere il grilletto; inoltre lo scorso anno gli Stati Uniti avevano criticato duramente la Cina proprio perché aveva fatto esplodere con un missile un vecchio satellite nello spazio. "Ci sono grandi differenze", hanno spiegato Pentagono e Nasa.
In primo luogo la Casa Bianca ha avvertito per tempo tutta la comunità internazionale (cosa che la Cina non aveva fatto); secondo, il lancio del missile cinese (gennaio 2007) é avvenuto a 840 chilometri di distanza dalla Terra, a una quota assai più alta di quella a cui mira il Pentagono, e ha avuto come conseguenza quella di lasciare 150mila pericolosi frammenti nello spazio.
"E’ la prima volta che usiamo un missile tattico per colpire un oggetto spaziale", ha spiegato il generale James Cartwright, vicecomandante degli Stati Maggiori del Pentagono. Verrà infatti usato uno "Standard Missile 3", che sarà lanciato via mare da un incrociatore della classe Aegis. Le possibilità che il satellite cada su un’area popolata - ha spiegato James Jeffries, vice consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca - "sono molto piccole, ma se questo dovesse avvenire c’è il rischio che provochi morti o danni permanenti agli esseri umani". Al Pentagono non nascondono che dietro alla scelta ci sia anche la volontà di impedire che un satellite che fa parte di un programma segreto finisca "nelle mani sbagliate".
I generali Usa sono convinti di poter centrare il bersaglio con un solo missile e avranno a disposizione due giorni di tempo per verificare che tutto sia andato bene; qualora necessario sarà pronto un secondo missile. Se l’operazione dovesse fallire - cosa ritenuta altamente improbabile - il satellite cadrebbe sulla terra il 6 marzo, e l’area dell’impatto è stata definita i 58,5 gradi nord e i 58,5 gradi sud di latitudine. Si tratta di una fascia molto ampia, pari a circa la metà del nostro pianeta; un’area che va dai confini europei della Russia alla porzione di Oceano Pacifico tra la Nuova Zelanda e l’Antartide e che comprende Cina, India, il sud-est asiatico e l’Australia.
Resta comunque il timore - come ha spiegato Theresa Hitchens, direttore del Center for Defense Information - di irritare Russia e Cina: "Non credo che il nostro sistema di difesa missilistica venga sviluppato segretamente come un sistema di attacco, ma certo questa azione mostra che la tecnologia può essere usata in tutti e due i modi". Il Dipartimento di Stato ha quindi dato istruzioni a tutte le ambasciate americane di spiegare ai governi stranieri che l’azione non fa parte di alcuna sperimentazione militare e non è una prova di forza degli Usa. Anzi la Casa Bianca é pronta a rimborsare i paesi che dovessero essere colpiti dai detriti del satellite-spia. Per il momento il costo complessivo dell’operazione oscilla tra i 40 e i 60 milioni di dollari. Ma a Mosca non ci credono: il ministero della Difesa russo sospetta che si tratti di un test da guerre stellari e che gli americani vogliano in realtà provare nuovi tipi di armi.
* la Repubblica, 17.02.2008
Questa notte l’operazione da "guerre stellari". Il satellite stava cadendo sulla Terra
senza controllo. Avrebbe potuto produrre una nube tossica con il suo carburante
Missile da una portaerei Usa
colpito il satellite impazzito
di LUIGI BIGNAMI *
Hanno atteso l’atterraggio dello Shuttle e hanno dato il via al conto alla rovescia. E questa notte quando in Italia erano le 4 e 30 l’U. S. Navy, sfruttando una finestra di lancio di pochi secondi, ha fatto partire un razzo per distruggere il satellite spia che stava cadendo sulla Terra senza controllo. Potenzialmente, se fosse precipitato senza essere distrutto, avrebbe potuto rilasciare una nube tossica prodotta dal combustibile di bordo, l’idrazina.
Il missile è stato fatto partire dalla nave lanciamissili USS Lake Eire che si trova nell’Oceano Pacifico ad ovest delle Hawaii. Il razzo utilizzato fa parte della serie Standard Missile-3. Dopo pochi minuti dal lancio il Dipartimento della Difesa ha rilasciato un comunicato in cui si dice che: "Una rete di sensori terrestri, marini e spaziali confermano che il missile ha intercettato il satellite fuori rotta prima che questi iniziasse il suo rientro nell’atmosfera terrestre".
Stando alle prime indicazioni il missile ha intercettato il satellite quando si trovava a circa 247 km di quota sopra l’Oceano Pacifico e viaggiava a circa 27.200 chilometri all’ora. Lo Standard Missile-3 non portava alcun carico esplosivo in quanto era stato calcolato che sarebbe stato sufficiente l’energia dell’impatto per distruggere il satellite.
Al momento tuttavia, non è noto se il razzo distruttore ha colpito il serbatoio del satellite, vero obiettivo della missione. Ci vorranno circa 24 ore per capire se ciò è realmente avvenuto.
I pezzi del satellite e del missile andati in frantumi hanno iniziato immediatamente a cadere nell’atmosfera e nell’arco di 24-48 ore dovrebbero bruciare quasi completamente. Secondo il Dipartimento della Difesa tuttavia, ci vorranno circa 40 giorni perché tutti i rottami vadano bruciati. L’intera operazione sembra sia costata attorno ai 60 milioni di dollari.
Stando alle proiezioni fatte da più parti se il satellite non fosse stato abbattuto sarebbe potuto cadere nelle prime settimane di marzo in un punto non identificato del pianeta e quindi anche su un’area abitata. Il satellite tuttavia, del peso di poco meno di 3 tonnellate, sarebbe potuto bruciare anche precipitando intero come è già avvenuto per altri satelliti o parti di stazioni spaziali, come la Mir ad esempio.
Non è la prima volta tuttavia, che gli Stati Uniti abbattono un satellite ritenuto pericoloso. Già nel 1989 ne distrussero uno utilizzando però un razzo aria-aria lanciato da un aereo a 20.000 metri d’altezza.
Critiche tuttavia, sono state avanzate da vari Paesi, tra cui la Russia e la Cina che vedono in questa iniziativa una prova di "guerra stellare".
* la Repubblica, 21 febbraio 2008.