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KOSOVO, IL GIORNO DELL’INDIPENDENZA (SORVEGLIATA). I 27 paesi dell’Unione Europea hanno dato via libera alla missione civile Eulex - a cura di pfls

sabato 16 febbraio 2008.
 
[...] Thaci ha ribadito l’impegno ad avere "con tutti i Paesi confinanti ottime relazioni", alla fine anche con la Serbia. Ma secondo Belgrado, ’’la dichiarazione d’indipendenza è illegale’’: è quanto ha affermato giovedì il premier serbo Vojislav Kostunica. Inoltre, arriva la promessa fatta dal rieletto presidente serbo Boris Tadic nella cerimonia di giuramento al Parlamento. "Non arretrerò mai nella lotta per conservare il Kosovo". E ’’con tutta la mia forza lavorerò per fare della Serbia un membro dell’Unione europea" ha aggiunto. L’ambasciatore serbo all’Adnkronos: "L’Italia non si affretti a riconoscere l’indipendenza" [...]

Domenica Kosovo indipendente? L’Ue invia missione *

I 27 paesi dell’Unione Europea hanno dato via libera al dispiegamento in Kosovo della missione civile Eulex.

A quanto si è appreso alla mezzanotte di venerdì si è infatti conclusa senza novità la procedura di silenzio-assenso prevista per dare luce verde all’invio della missione.

Nell’imminenza della proclamazione dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, i 27 paesi dell’Ue hanno quindi deciso di mandare nella provincia un contingente composto da circa duemila uomini che avrà come compito principale quello di accompagnare in Kosovo nel processo di transizione verso una struttura amministrativa autonoma.

Del contingente della missione civile fanno parte anche 250 tra giudici e magistrati che saranno guidati dall’italiano Alberto Perduca.

Saranno inviati in Kosovo nel corso dei prossimi 120 giorni anche 1500 poliziotti e 250 tra doganieri e altro personale amministrativo.

Alla missione contribuiscono tutti i paesi dell’Unione salvo Malta in ragione di motivi logistici, oltre che Stati come la Turchia e gli Stati Uniti.

Eulex si affiancherà inizialmente alla missione Unmic delle Nazioni Unite e si aggiungerà come presenza sul territorio al contingente Nato della Kfor.

A quanto si è appreso un’avanguardia della missione Eulex dovrebbe raggiungere il Kosovo già entro le prossime due settimane per preparare il terreno all’arrivo del resto del contingente di quella che si annuncia come probabilmente la missione civile più importante inviata all’estero dall’Ue.

Conferme e smentite sull’indipendenza del Kosovo. La provincia proclamerà la separazione dalla Serbia domenica 17 febbraio alle 17:00, aveva annunciato il portavoce del premier kosovaro Hashim Thaci, dopo che il Parlamento kosovaro ha approvato una mozione che permette di adottare in 24 ore le leggi necessarie alla proclamazione dell’indipendenza sulla base delle raccomandazioni contenute nel piano del mediatore dell’Onu, Martti Ahtisaari.

Ma il premier Thaci si è rifiutato di annunciare la data ufficiale. Interpellato più volte dalla stampa internazionale durante la conferenza stampa, Thaci ha fatto muro: «Non risponderò a nessuna domanda su questo argomento», ha ripetuto.

L’associazione delle municipalità serbe del Kosovo ha invece bocciato la possibile indipendenza della provincia e «ha deciso di organizzare in coordinamento con Belgrado l’11 maggio le elezioni locali e regionali per votare il Parlamento del Kosovo». La riunione dell’assemblea si è svolta a Kosovska Mitrovica (nord del Kosovo).

Fumata nera intanto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato d’urgenza su richiesta di Belgrado e Mosca per discutere della provincia serba a maggioranza albanese. La riunione si è concluso con un nulla di fatto per le posizioni inconciliabili dei Paesi che ne fanno parte. Secondo fonti diplomatiche, citate a Belgrado dall’agenzia Tanjug, il rappresentante russo nel Consiglio, l’ambasciatore Vitaly Churkin, ha detto che solo cinque Paesi - Usa, Francia, Gran Bretagna, Belgio e Italia - dei quindici membri hanno appoggiato il piano proposto dall’ ex mediatore dell’Onu per il Kosovo, Martti Ahtisaari, che prevede l’indipendenza del Kosovo.

Parole confermate, dopo la seduta del Consiglio, dal ministro degli esteri serbo Vuk Jeremic. La maggioranza dei membri del Consiglio, ha detto il capo della diplomazia serba, ha appoggiato la prosecuzione delle trattative sullo status finale per il Kosovo perché «sono convinti che solo tramite le trattative e in modo pacifico si può risolvere un problema cosi complicato».

Il Consiglio permanente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) si riunirà in seduta strordinaria martedì prossimo per discutere l’indipendenza del Kosovo. «Ci sarà una riunione straordinaria del Consiglio permanente davanti al quale parlerà il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic», ha annunciato il portavoce dell’organizzazione Susanna Loof. La delegazione serba presso l’Osce ha confermato l’arrivo del capo della diplomazia.

* l’Unità, Pubblicato il: 15.02.08, Modificato il: 16.02.08 alle ore 9.55


-  Thaci: ’’In un Paese indipendente nessuno si sentirà mai discriminato’’

-  Kosovo, domenica l’annuncio dell’indipendenza

-  Il premier kosovaro non conferma esplicitamente la data ma incontra il primo ministro macedone Nikola Gruevsky.
-  Al centro dei colloqui, la demarcazione dei confini settentrionali della Macedonia. Secondo Belgrado, ’’la dichiarazione è illegale’’

Skopje, 15 feb. (Adnkronos) - "Il Kosovo ha la sua agenda per la dichiarazione dell’indipendenza e rispetterà questa agenda". Così il primo ministro Hashim Thaci, in una conferenza stampa a Pristina, rispondendo alla domanda riguardo alla data dell’annuncio. Secondo quanto anticipato nei giorni scorsi, i leader kosovari avrebbero stabilito di dichiarare l’indipendenza domenica prossima. E, pur senza confermare esplicitamente la data di domenica, Thaci ha parlato già del dopo dichiarazione di indipendenza assicurando che nel Kosovo indipendente "nessuno si sentirà mai discriminato". Poi ha annunciato l’impegno di creare un "ufficio per le comunità" che si occupi proprio di mantenere "un continuo canale di comunicazione" con le minoranze, in particolare quelle serbe.

Thaci si è anche recato a sorpresa in Macedonia, dove ha incontrato il primo ministro Nikola Gruevsky. Al centro dei colloqui, ha reso noto l’ufficio stampa di Gruevsky, la demarcazione dei confini settentrionali macedoni con il Kosovo e la cooperazione in diversi campi. Riferendosi al colloquio con Gruevsky, Thaci ha ribadito l’impegno ad avere "con tutti i Paesi confinanti ottime relazioni", alla fine anche con la Serbia. Ma secondo Belgrado, ’’la dichiarazione d’indipendenza è illegale’’: è quanto ha affermato giovedì il premier serbo Vojislav Kostunica. Inoltre, arriva la promessa fatta dal rieletto presidente serbo Boris Tadic nella cerimonia di giuramento al Parlamento. "Non arretrerò mai nella lotta per conservare il Kosovo". E ’’con tutta la mia forza lavorerò per fare della Serbia un membro dell’Unione europea" ha aggiunto. L’ambasciatore serbo all’Adnkronos: "L’Italia non si affretti a riconoscere l’indipendenza".

Secondo quanto riferiscono fonti comunitarie, i ministri degli Esteri dell’Unione europea si limiteranno a ’’prendere atto" di una eventuale dichiarazione nel corso della riunione che li vedrà riuniti lunedì a Bruxelles. Le stesse fonti hanno aggiunto che Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna potrebbero tuttavia procedere a una "dichiarazione congiunta" di riconoscimento. "L’Ue - hanno precisato le fonti - non riconoscerà una eventuale dichiarazione di indipendenza anche perché il riconoscimento è una questione di competenza dei singoli Stati membri e l’Ue in quanto tale non ha ancora la personalità giuridica per poterlo fare".


Umberto Ranieri: «Ma Pristina avrà un’indipendenza sorvegliata»

di Umberto De Giovannangeli *

Umberto Ranieri, presidente della Commissione Esteri della Camera, domani dovrebbe essere il giorno della proclamazione dell’indipendenza del Kosovo. Che valutazione dare di questo evento?

«Il governo italiano si è adoperato a lungo affinché si giungesse ad una decisione sullo status del Kosovo sulla base di una intesa tra Belgrado e Pristina. Non è mancato mai il nostro sostegno al negoziato tra le parti. La verità è che a prevalere sono state reciproche pregiudiziali che hanno impedito il raggiungimento di una intesa: da un lato l’irremovibile opposizione del governo serbo a discutere dell’indipendenza, e dall’altro lato la posizione delle autorità kosovare che ritenevano che l’indipendenza costituisse una rivendicazione non negoziabile, mentre per Belgrado ciò era del tutto inaccettabile. Quindi non è stato possibile raggiungere quel compromesso tra le parti per il quale si era fortemente adoperato il nostro Paese che ha mantenuto buoni rapporti con Belgrado e con Pristina. Io penso che non abbia favorito l’affermarsi di un compromesso anche la condotta tenuta sia dalla Russia che dagli Stati Uniti nel corso del negoziato».

Su che base fonda questa valutazione?

«Mosca ha sostenuto la posizione irriducibile di Belgrado e Washington ha fatto lo stesso con Pristina. Gli Stati Uniti hanno continuato a dire agli albanesi del Kosovo che avrebbero potuto contare su una rapida indipendenza, senza concessioni alla Serbia e questo ha indebolito qualunque eventualità di ulteriori trattative. La ricerca di una soluzione più equilibrata e di compromesso è stata resa vana dal sostegno pregiudiziale che ai contendenti è venuto da Stati Uniti da una parte e Russia dall’altra. Il mio rammarico è che una questione squisitamente europea è stata invece condizionata nella ricerca di una soluzione dalle posizioni americana e russa».

Da Belgrado giunge un monito: difenderemo la nostra sovranità.

«Sono sicuro che Belgrado manterrà l’impegno assunto nel corso di questi mesi ad affrontare le questioni scongiurando in ogni caso il rischio che la situazione possa degenerare nella violenza. Io penso che l’elezione di Tadic a presidente della Repubblica serba la scorsa settimana, abbia chiamato ad assolvere a questo compito così delicato una personalità aperta alla prospettiva dell’integrazione della Serbia nell’Unione Europea, disponibile alla cooperazione con la comunità internazionale e con l’Europa in particolare. Spero che anche in questo momento particolarmente delicato nella storia serba, Belgrado mantenga questa impostazione. D’altro canto, credo che debbano anche essere considerate le ragioni che portano gli albanesi del Kosovo ad aspirare all’indipendenza. Nessuno può sottovalutare che tra serbi e albanesi del Kosovo si sia creato un abisso di inimicizia, di odio, di rancori. E nessuno può ignorare che gli albanesi hanno pagato un prezzo elevato a quella sorta di apartheid contro di loro, i cui primi segni si ebbero già negli anni di Tito per poi dispiegarsi compiutamente con Milosevic. Vanno comprese le ragioni che portano gli albanesi kosovari a porre la questione dell’indipendenza. Inoltre, questa prospettiva è apparsa inevitabile alla comunità albanese del Kosovo di fronte al dissolversi della ex Jugoslavia: hanno ottenuto l’indipendenza la Slovenia, la Croazia, la Bosnia, il Montenegro, la Macedonia; la comunità albanese che rappresenta oltre il 90% della popolazione dell’intero Kosovo, aspirava a una prospettiva di questo tipo con ragioni. La mia opinione è che sarebbe stato necessario un processo diverso per giungere a questo esito. Un tempo l’impostazione della comunità internazionale era prima gli standard e poi lo status: vale a dire prima fare in modo che lo stato di diritto si affermi del tutto in Kosovo, garantendo una legislazione capace di imporre il rispetto delle minoranze e impegnando le autorità kosovare in una lotta alla criminalità e alla corruzione, e poi in un contesto profondamente rinnovato e più affidabile, affrontare anche il tema dello status, nel senso di riconoscere l’indipendenza. Così purtroppo non è stato».

Che indipendenza sarà quella del Kosovo?

«Sarà una indipendenza sorvegliata dalla comunità internazionale. In Kosovo resteranno migliaia di soldati della Nato e una missione civile della Ue sarà lì dispiegata per sostenere il processo di stabilizzazione e di democratizzazione di quel Paese».

* l’Unità, Pubblicato il: 16.02.08, Modificato il: 16.02.08 alle ore 8.28


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