Eu-ropa: Italia....

IL GOVERNO NON METTE LA FIDUCIA SULLA FINANZIARIA. DECIDERE SE FAR PREVALERE GLI INTERESSI DI PARTE SU QUELLI DEL PAESE. ITALIA O "FORZA ITALIA"?!!! PRODI INVITA MAGGIORANZA E L’INTERO PARLAMENTO A UN COMPORTAMENTO DIALOGANTE E LEALE - a cura di pfls

venerdì 26 ottobre 2007.
 
[...] "Il nostro governo - ha ricordato il premier - ha proposto all’approvazione del Parlamento una serie di importanti provvedimenti: il decreto fiscale, la legge finanziaria, misure per i ceti più poveri, l’aumento delle pensioni basse, le politiche per la casa, per i giovani e per combattere la precarietà. Il governo, contemporaneamente, ha svolto un’azione di stimolo verso il Parlamento per avviare una discussione sulle riforme istituzionali e della legge elettorale, per rilanciare l’economia e per restituire un po’ di equità alla società italiana" [...]

PRODI BACCHETTA GLI ALLEATI. GOVERNO NON METTE FIDUCIA SULLA FINANZIARIA *

ROMA - "Esigo che tutte le forze politiche della maggioranza rispettino gli impegni presi di fronte ai cittadini". Lo ha detto il premier Romano Prodi durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

"Il nostro governo - ha ricordato il premier - ha proposto all’approvazione del Parlamento una serie di importanti provvedimenti: il decreto fiscale, la legge finanziaria, misure per i ceti più poveri, l’aumento delle pensioni basse, le politiche per la casa, per i giovani e per combattere la precarietà. Il governo, contemporaneamente, ha svolto un’azione di stimolo verso il Parlamento per avviare una discussione sulle riforme istituzionali e della legge elettorale, per rilanciare l’economia e per restituire un po’ di equità alla società italiana".

"Oggi - ha aggiunto - la maggioranza che sostiene il governo si è divisa al momento del voto non sull’impianto di queste grandi proposte, ma su fatti particolari, mettendo a rischio la realizzazione delle indispensabili riforme. E’ giunto il momento che tutte le forze politiche della maggioranza dicano chiaramente se intendono continuare a sostenere il governo o se vogliano invece far prevalere gli interessi di parte su quelli del Paese". "Non pongo oggi il voto di fiducia - ha concluso Prodi - ma esigo che le forze della maggioranza rispettino gli impegni che hanno assunto di fronte ai cittadini. Questo è quanto comunicherò nelle prossime ore a tutti i partiti della maggioranza".

FINANZIARIA: GOVERNO NON METTE LA FIDUCIA

Il governo non mette la fiducia sul decreto che accompagna la Finanziaria e la seduta di oggi andrà avanti ad oltranza nelle votazioni. E’ quanto deciso dalle riunione dei capigruppo appena conclusa a Palazzo Madama.

Governo battuto due volte in aula al Senato: la prima su un emendamento proposto dall’Udeur sui dirigenti della giustizia. Il governo aveva espresso parere favorevole alla modifica mentre il relatore si era rimesso alla volontà del governo. Il voto dell’aula è stato di 155 pari, che al Senato equivale ad un no. Poi ancora un voto pari - 156 a 156 - e il governo viene nuovamente battuto. Questa volta a non passare e ’ l’emendamento della Commissione Bilancio sul digital divide.

SENATO: MAGGIORANZA SPACCATA, BATTUTA DUE VOLTE

Mattinata nera per la maggioranza al Senato, battuta due volte sul decreto collegato alla finanziaria: sull’emendamento che prevede lo scioglimento della società Stretto di Messina Spa e, dopo un paio di votazioni, sull’emendamento che prevede la cancellazione della Scuola superiore di Pubblica Amministrazione.

Entrambi gli emendamenti avevano l’appoggio della commissione Bilancio. Il governo, comunque, si è salvato nelle due votazioni perché si era rimesso al voto dell’Aula, senza esprimere un suo parere. La società istituita per la costruzione del Ponte rimane in vita grazie ai voti della Cdl a cui si sono aggiunti quelli dell’Italia dei Valori e di due senatori del Partito socialista. I voti contrari alla soppressione sono stati 160 quelli favorevoli 145, mentre sei senatori si sono astenuti.

Ma la maggioranza è andata in frantumi perché cinque suoi senatori hanno votato contro l’emendamento della commissione Bilancio mentre sei si sono astenuti. L’astensione al Senato vale come un voto contrario. I cinque senatori che hanno votato con la Cdl sono: Nello Formisano, Fabio Giambrone e Giuseppe Caforio dell’Italia dei Valori; Roberto Barbieri e Accursio Montalbano della Costituente Socialista. In questa votazione, però, il gruppo dell’Idv si è spaccato, perché la senatrice Franca Rame ha votato sì insieme alla maggioranza. Si è spaccato anche il gruppo socialista perché il senatore Gavino Angius ha votato con la maggioranza.

Dei sei senatori che si sono astenuti, a parte il senatore a vita Emilio Colombo (che però vota sempre con l’Unione), gli altri cinque sono: Lamberto Dini e Natale D’Amico dei Liberal Democratici e tre senatori del gruppo della Autonomie, Carlo Perrin, Manfred Pinzger ed Elda Tahler. Anche nell’astensione c’é stata una spaccatura nei Liberaldemocratici perché il diniano Giuseppe Scalera ha votato sì allo scioglimento della Stretto di Messina Spa. Tra i senatori che non hanno partecipato al voto spicca l’assenza del ministro della Giustizia Clemente Mastella che era presente in aula prima del voto ed ha anche preso la parola per commemorare brevemente la morte dello storico Pietro Scoppola.

Non ha partecipato al voto anche il presidente della commissione Affari Costituzionali Enzo Bianco (Ulivo). Anche i senatori a vita presenti si sono divisi al momento del voto: Emilio Colombo si è astenuto mentre Rita Levi Montalcini ha votato con la maggioranza. Sull’emendamento che prevede la cancellazione della Scuola di Pubblica Amministrazione, la maggioranza è stata battuta con 160 no, 149 sì e un astenuto: Hanno votato con la Cdl i Liberaldemocratici Lamberto Dini, Natale D’Amico e Giuseppe Scalera (questa volta uniti); e Domenico Fisichella. Si è astenuto il sottosegretario Franco Danieli.


IL SENATO DICE NO ALLO SCIOGLIMENTO DELLA STRETTO SPA

di Corrado Chiominto *

ROMA - Il Ponte sullo Stretto non si fa, la decisione è già stata presa. Ma la società "Stretto di Messina spa" rimane, non viene cancellata. L’Aula del Senato ha bocciato l’emendamento che proponeva lo scioglimento della società guidata da Pietro Ciucci creata per seguire i lavori del Ponte per unire Calabria e Sicilia. Si trattava di una proposta nata sull’onda della riduzione degli sprechi legati ai "costi della politica" alimentati da strutture pubbliche oramai senza una missione precisa, come la Stretto di Messina che costa 34 milioni l’anno.

Ma il Senato ha detto no anche ad un’altra proposta che si proponeva di ridurre i costi esponenziali delle amministrazioni, quella che estendeva la cancellazione della Scuola della Pubblica Amministrazione (soppressione che rimane), ad altre strutture pubbliche per la formazione del personale: dall’Istituto diplomatico alla Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno fino alla la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze. Per risparmiare si proponeva di fonderle in una sola "Agenzia per la Formazione".

Come dire, stessi scopi, meno poltrone. Ma l’Aula del Senato non ha approvato l’emendamento che aveva già ottenuto il via libera dalla Commissione Bilancio. Così non sono passati due emendamenti che si proponevano risparmi, sui quali il governo alla fine non ha espresso il proprio parere, rimettendosi alla valutazione dell’Aula. La società "Stretto di Messina" è stata al centro negli ultimi giorni di polemiche all’interno della maggioranza.

L’emendamento proposto dal relatore del decreto collegato, il verde Natale Ripamonti, era stato approvato dalla maggioranza in commissione Bilancio. Era quindi arrivato all’aula come proposta della Commissione sulla quale il governo, presagendo maretta per l’annuncio del capogruppo Idv Formisano di votare contro, si è rimesso all’aula. Il nodo politico interno alla maggioranza nasce anche da una diversa valutazione tecnica sulla cancellazione della società. La proposta del relatore (diventata poi di tutta la Commissione dopo l’approvazione da parte della Bilancio) puntava alla cancellazione della "Stretto di Messina" con l’utilizzo del personale in una neo-Agenzia col compito di promuovere le infrastrutture in Calabria e Sicilia.

Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro aveva però espresso nei giorni scorsi la sua contrarietà sulla soppressione della società, definendo i promotori "talebani" animati da "puro furore antagonista". Il rischio, aveva spiegato il ministro, è quella di vedersi recapitare una penale di 500 milioni di euro da parte delle società private già impegnate per i contratti sul ponte. Ecco quindi la proposta del ministro: far confluire la "Stretto di Messina" nell’Anas, che tra l’altro è guidata dallo stesso presidente Pietro Ciucci.

Per molti senatori dell’Unione del Senato l’ipotesi non era però percorribile. Il potere sarebbe rimasto allo stesso Ciucci che in una recente interrogazione dell’Unione (firmata da Brutti della Sd, dalla Donati dei Verdi, da Casson dell’Ulivo e anche da Sodano che è del Prc ed è presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama) viene invece accusato di aver fatto moltiplicare le spese della società - soprattutto quelle per la propaganda e pubblicità e quelle degli ’stipendi’ degli amministratori - nell’ultimo quinquennio, tra il 2002 e il 2006. "Le spese di propaganda e pubblicità - spiegavano i senatori - sono passate da 110.000 euro nel 2002 a 1.480.000 euro nel 2004" e inoltre "particolarmente rilevante è stato l’aumento della voce ’emolumenti e gettoni di presenza amministratori’, stabilita in 526.000 euro nel 2002 con un picco di 1.616.000 euro nel 2006".

Prima del voto si era anche tentata una mediazione tecnica per smontare contrapposizioni politiche: far confluire la "Stretto di Messina" nella Rfi (la società delle Ferrovie che gestisce le strutture) oppure in Fintecna. Ma l’accordo non è stato raggiunto. E il voto ha confermato la spaccatura, con alcuni senatori del partito di Di Pietro, l’Idv, e alcuni della costituente socialista che hanno votato contro, insieme alla Casa della Libertà, mentre altri sono stati notati per la loro assenza, come il ministro guardasigilli, Clemente Mastella.

* ANSA» 2007-10-25 19:20


Sul tema, nel sito, si cfr.:

IL TUTTO E LA PARTE: FORZA ITALIA!!!

LA REPUBBLICA DELLA "PENISOLA DEI FAMOSI"


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