Il Comune di Roma - Municipio IV insieme alla Heristal Entertainment S.r.l. indice il concorso musicale "RINOCANTANDO" aperto a tutti gli artisti, cantanti solisti e/o in gruppo senza esclusione di sesso o nazionalità purchè abbiano compiuto il 15° anno di età.
(Per tutti coloro non ancora maggiorenni accorrerà comunque l’autorizzazione alla partecipazione di un esercente la podestà).
L’idea di "Rinocantando" non è quella di rifare il cosiddetto "verso" all’inimitabile e indimenticabile Rino Gaetano con la stesura o la realizzazione di nuove canzoni che si richiamano al suo personalissimo stile, ma è quella di avvicinare in un certo qual modo le canzoni scritte e cantate da Rino Gaetano ai ventenni di oggi.
Tutta la produzione discografica di questo popolarissimo e allo stesso tempo particolare cantautore romano, malgrado la si descriva spesso come tale, crediamo non sia catalogabile come "non-sense", anzi, tutt’altro. Da "Mio fratello è figlio unico" a "E io ci sto", egli osserva l’attualità del suo tempo e del quotidiano vivere e ne traccia le anomalie, i drammi e i paradossi, le ipocrisie e le piccolezze con la stessa ironia e lo stesso sarcasmo che nel mondo tutti subito seppero riconoscere nel grande cinema della "commedia all’italiana".
Ecco, le canzoni di Rino Gaetano sono quel cinema italiano in musica e pertanto sono una sorta di specchio di quello che eravamo in quegli anni 70, incanalati a tutta velocità verso gli anni 80 "dell’Italia da bere...", ma se ascoltiamo bene scopriamo che sono lo specchio di quello che abbiamo attraversato e di quello che siamo diventati e che Gaetano aveva perfettamente già saputo vedere.
Possiamo e vogliamo quindi affermare che le sue canzoni sono, nella comunicazione multimediale, un pezzo della nostra storia.
Ma quanti sanno oggi cosa ispirò a Gaetano un brano come "Aida" (fu la pellicola di Bertolucci intitolata"Novecento"...altra storia!!), o "Nuntereggae più"... si lo scherzo, l’allegria, la spensieratezza dei motivi melodici e di certa ritmica... ma "non-sense" no!... proprio no!
Oggi le sue canzoni sono ristampate e riscoperte al punto da tornare ad essere un fenomeno "quasi cult" e da classifica per numero di vendite, c’è un premio a lui intitolato, molti reinterpretano le sue stesse canzoni, qualcuno pubblica anche dei brani inediti.
Le canzoni di Rino Gaetano sono di tutti proprio per quello che rappresentano.
Con questa iniziativa si vuole rifocalizzare il cosiddetto "fil-rouge" con le intenzioni e le aspettative che furono dell’autore Rino Gaetano cercando di trovare una "nuova linguistica musicale" per le generazioni appunto più giovani.
Tutto ciò affinché si delinei un evento che consenta a giovani talenti (conosciuti e sconosciuti), di cimentarsi in nuove e più attuali rivisitazioni, consentendogli di entrare nella rosa degli interpreti di un CD con le loro rispettive nuove interpretazioni.
Tutto questo per incentivare la maggiore conoscenza e diffusione delle canzoni scritte da Rino Gaetano oltre che spingere il più possibile a non dimenticare motivazioni e momenti a cui lo stesso Gaetano si è voluto richiamare per le sue composizioni.
Siamo sicuri che trovare un possibile nuovo comune denominatore, magari di genere e/o stile musicale o di nuova interpretazione, possa rappresentare un passo verso una ritrovata modernità delle canzoni di Gaetano (e della musica contemporanea italiana), l’attualità che ancora oggi rappresentano dieventerà più facile coglierla.
Lo spirito insomma di questa nostra iniziativa, vuole essere quello di portare a far rivivere Rino Gaetano per quello che anche tra le righe ci ha saputo dire e dipingere del mondo di oggi e della nostra vita di oggi, anche se lui, l’ha solo immaginata.
La partecipazione è libera e gratuita e prevede l’accesso alle selezioni con le seguenti modalità:
l’invio di uno o due (massimo), brani musicali esclusivamente tra quelli editi e scritti da Rino Gaetano;
che si tratti di NUOVE RE-INTERPRETAZIONI (meglio se di brani tra quelli meno conosciuti di Rino Gaetano), non direttamente riconducibili nella forma degli arrangiamenti alle versioni originali già note e pubblicate;
i brani dovranno essere realizzati su supporto CD-audio (detto Master), "masterizzato" e di qualità tale da poter eventualmente essere pubblicato (le realizzazioni qualitativamente e tecnicamente non idonee non saranno valutate e saranno ritenute non ammissibili alla partecipazione);
i partecipanti alla selezioni dovranno essere liberi da vincoli contrattuali di qualsiasi natura salvo fornire, in allegato alla scheda di partecipazione, specifica lettera liberatoria;
i plichi e/o buste e/o pacchi che contengono il materiale registrato dovranno pervenire entro e non oltre il 30 luglio 2005 (farà fede la data del timbro postale), presso: HERISTAL ENTERTAINMENT SRL - Concorso "RINOCANTANDO" - Via Topino, 35 - 00199 ROMA;
unitamente alla/e eventuali registrazioni il o i partecipanti dovranno allegare, compilata in ogni sua voce, l’apposita scheda di partecipazione che può essere richiesta a: Comune di Roma - Municipio IV Ufficio Relazioni con il Pubblico Via Monte Rocchetta, 10 - 00139 Roma; oppure a: Heristal Entertainment Srl Via Topino 35, 00199 Roma, oppure scaricabile in "Internet" sui siti: www.heristalsrl.it o www.comune.roma.it/municipio/04/ ;
dalle valutazioni, che effettuerà una apposita commissione composta da tre membri autorevoli del mondo musicale e discografico nazionale, verranno selezionati ed individuati da un minimo di 9 ad un massimo di 15 interpreti che entreranno a far parte di una speciale edizione discografica (CD-Compilation) che si intitolerà "RINOCANTANDO" e che sarà promozionata presso tutti i media nazionali e locali e la stampa specializzata, consentendo così agli stessi selezionati di poter usufruire di una ribalta quanto mai interessante per vastità d’eco nonché istituzionale;
non sono previsti premi in denaro o in beni durevoli e i selezionati saranno di fatto considerati degli ex-equo ma meritevoli di essere conosciuti dal grande pubblico proprio attraverso lo strumento del CD - Compilation e quindi del loro inserimento nello stesso;
inoltre i selezionati saranno invitati a partecipare ad un evento dal vivo (che si svolgerà con ingresso libero non oltre il mese di settembre 2005 ma
la cui data precisa è ancora da individuare), che si terrà nell’ambito del territorio del Municipio IV di Roma alla presenza di un vasto pubblico, della stampa e di numerosi e qualificati operatori del settore musicale e discografico di caratura nazionale;
potranno essere eventualmente assegnati premi speciali da enti e/o istituzioni a sottolineatura di particolari esaltanti re-interpretazioni.
Il Presidente del Municipio IV
Benvenuto Salducco
INEDITI
L’indimenticato «figlio unico» della canzone italiana, scomparso in un incidente 25 anni fa, sarà presente a Sanremo con una composizione ancora attuale. E provocatoria
Rino Gaetano. Il ritorno
In un quaderno a righe datato 1967 ritrovati i pensieri di un ragazzo del Sud che con la sola arma della poesia tentava di contrastare i razzismi, le guerre, la solitudine e altre contraddizioni di una società malata
di Massimiliano Castellani (Avvenire, 22.02.2007)
Tenetevi forte; Rino Gaetano, l’indimenticato «figlio unico» della canzone d’autore italiana sta per tornare a Sanremo. Ma forse sarebbe meglio dire che quel ragazzo dal ricciolo e dallo spirito ribelle, che sotto un Cielo sempre più blu cantava il paradosso e lo sfascio dell’Italia a cavallo tra i plumbei anni ’70 e i vuoti ’80 (che fece solo in tempo a vedere), non se ne è mai andato, nonostante il destino crudele se lo sia portato via a soli trent’anni.
Torna in via virtuale, ma anche profondamente spirituale, su quel palco della «sublime banalità» canzonettara, come vuole il filosofo Giulio Giorello, dove nel 1978 salì per cantare Gianna. E come quando saliva sul «109» creò la rivoluzione. Quella fu la sua unica, ma memorabile e irriverente esibizione sanremese, con tanto di frac, cilindro, scarpe da tennis e una chitarrina, l’ukulele, autentico cimelio nel simbolismo di Gaetano, che sua sorella Anna 5 anni fa ha capitalizzato mettendolo all’asta: il ricavato è stato devoluto in favore dei bambini della Sierra Leone.
Torna dunque l’eterno Rino, al quale presta la voce un degno erede della dissacrazione, l’attore-comico Paolo Rossi che interpreterà la sua sconosciuta «eppure attualissima» - come conferma la produttrice del disco, Claudia Mori - In Italia si sta male. Una delle tante composizioni inedite di quel ragazzo, romano d’adozione come tutta la famiglia, ma fiero di essere arrivato dal Sud (era nato a Crotone il 29 ottobre 1950). I primi tentativi cantautoriali di Gaetano risalgono infatti agli anni dell’adolescenza, trascorsi in seminario in Umbria, alla Scuola apostolica Piccola Opera del Sacro Cuore di Gesù di Narni, dove era entrato nel 1961. Appena uscito da lì esattamente quarant’anni fa, nel 1967, Rino cominciò ad archiviare i suoi pensieri, che oggi sono gelosamente custoditi da Anna. In un quaderno a righe che reca quella data, compare il testo che può forse considerarsi una delle sue prime canzoni: «Mondo in re maggiore».
«Quando un bambino chiede alla sua mamma l’amore che non ha/ è un soldato che chiede alla nazione un poco di libertà...». Sono i versi di un diciassettenne in rivolta che avverte la spinta liberatoria di un Sessantotto alle porte, un figlio dei fiori che cerca nello scontro con il passato e le vecchie e obsolete convenzioni la ristabilizzazione di un’armonia e una modernità che sappia di «sale negli occhi» e in zucca, ma soprattutto di pace. È l’appello disperato di un ragazzo triste, che rimarrà tale fino alla fine, avvertendo su di sé il peso dell’«emarginazione» di un popolo, quello meridionale, quei 5 milioni di emigranti saliti verso Nord, che ai suoi occhi diventano metafora della solitudine universale dell’uomo contemporaneo.
Un uomo che Rino Gaetano osserva con disincanto, con l’ironia sferzante che gli deriva da quello che considera un «maestro», Enzo Jannacci. Ma nelle sue prime composizioni si avverte anche la rabbia civile di De André e la protesta pacifista americana di Bob Dylan. Sente nella sua musica la necessità del rock di Adriano Celentano, ma pure l’artigianato naif di Ricky Gianco, dei «Gufi», di Gian Pieretti, e l’irregolarità poetica di un maledetto come Piero Ciampi.
La poesia è l’unica arma che fin da ragazzo lo sottrae all’accerchiamento di un mondo corrotto, avvelenato da marchiane contraddizioni e umilianti differenze di classe, dalla violenza gratuita e soprattutto dalla minaccia imperante della guerra. Così, per difendersi nella stanza del «figlio unico» e solitario, Gaetano chiama a rinforzo i suoi miti, i comandanti ideali di un esercito pacifista. Ne L’umidità che manca la dedica è per Louis Armstrong che «vuol suonare la tromba e non la bomba». I meridionali d’America per lui sono i neri, e il più grande è stato Martin Luther King che nel suo Spiritual ha una missione divina da compiere: «Il Signore ha scelto un negro/ gli affidò la pace/ lo mandò in un Paese dove non c’è pace ». La morte di King non interrompe il processo di pace, così come l’ultimo sorriso tra la folla di Dallas per lui non deve segnare la fine del New Deal, il sogno di J.F.Kennedy. «La vita non è tutta qui/ lui lavora anche lassù/ e come un fiume bagnerà qua, il suo fantasma inspirerà».
Ma quel sogno, con la tragica fine del presidente più amato e che ne fu l’artefice, Rino sente che si è spezzato; è con un certo malessere che condanna la guerra in Vietnam in Ah! Quanto è bella l’Usa e con fastidio annota: «E presto vedremo sul nostro mercato/ un biofucile che fa il bucato/ e compreremo quello più grosso/ di quel fucile che lava più rosso». Canta già con il sorriso amaro quel ragazzo che non vuole arrendersi ai mali della società, o meglio di quella che lui chiama l’«Associazione antropologica mondiale». Una società malata, ferita in quegli anni di terrore in cui c’era - e forse c’è ancora - chi «tira la bomba e chi nasconde la mano». I suoi occhi vivi, sempre vigili, vedono un’Italia e un universo con un Sud povero, pieno di gente «che vive in baracca» e un Nord sempre più ricco, ma anche più inquinato, per il quale si sente in diritto di scomodare i santi: «Contro lo smog cittadino S. Ambrogio ci è vicino/ per aiutare Celentano S. Ambrogio da Milano».
Sono ancora lontani gli anni della censura pretestuosa nei suoi confronti e rispetto ai colleghi cantautori del romano Folk Studio (De Gregori e Venditti) Gaetano per tutta la sua breve vita ha continuato a nutrirsi di utopia, portandosi dietro il fardello dell’idealista-puro, arrivato alla melanconica e assurda verità che «oggi l’uomo è solo emarginato, estromesso, figlio unico». Tutti i trent’anni del suo passaggio su questa terra, anche se in forma talvolta acerba, come è normale che siano gli scritti giovanili di ogni poeta, sono già abbozzati in quei quaderni.
Persino quella precoce sbandata all’alba, in solitudine come sempre, su quell’ultima curva della vita, il 4 giugno 1981, è descritta nell’inedita Quando Renzo morì io ero al bar. «Era già tutto previsto», canta l’amico Riccardo Cocciante. È andata proprio così, come Rino aveva scritto su quel quaderno. Nel Paese da sempre offeso dalla malasanità, tre dei 5 ospedali che quella notte dell’incidente rifiutarono il suo ricovero compaiono nel testo, che va letto forse non solo come il testamento del più grande cantautore italiano, ma di un’intera generazione: «È morto in un giorno di festa/ leggeva il giornale agli amici del bar/ amava la vita di tutti/ ustionata dalla pubblicità».