Sanità

Dalla professionalità del reparto ’trapianto del fegato’ di Torino al giro del pronto soccorso italiano: viaggio obbligato attraverso la delinquenza sanitaria nazionale

Di Cosmo de La Fuente
sabato 19 maggio 2007.
 

Già pubblicato lo scorso 18 maggio

Amelia e Concettina sono sorelle, sulla sessantina entrambe, passeggiano nervosamente per i corridoi de ‘Le Molinette’ nel reparto del prof. Salizzone, dove si effettuano trapianti di fegato. Il figlio di Amelia, nipote di Concettina, è sotto i ferri e loro, dopo un lungo viaggio in treno dalla Sicilia, sono in apprensione per la vita del loro bambino quarantenne. Mi avvicino alle due donne, Amelia mi guarda con occhi disperati, si mostra contenta di poter parlare e condividere con qualcuno quei momenti terribili. Il suo accento siciliano mi fa pensare a quei paesini in provincia di Messina dove sono stato molte volte. Amelia e Concettina mi raccontano l’ultimo anno, mi dicono che è stato durissimo per Giovanni, improvvisamente si erano accorti che qualcosa non andava con il fegato e velocemente era arrivato al punto di essere iscritto nella lista dei trapiantandi. "Non è stato facile per noi accettare questa malattia, anche perché non sappiamo da cosa sia avvenuto il contagio, non ricordiamo nulla che possa aver portato il nostro figliolo fino ad ammalarsi di cirrosi epatica, è anche astemio" - dice Concettina mentre si asciuga una lacrima. Amelia continua: "Quando l’equipe del Professore ha deciso di mettere in lista Giovanni abbiamo pensato che Dio aveva ascoltato le nostre preghiere, perché, anche per entrare in lista di trapianto ci vuole fortuna, non solo si guarda la gravità della malattia e l’età del paziente, che è una cosa giusta ma (abbassando la voce e guardandosi intorno) c’è una specie di intrallazzamento fatto di conoscenze e altro". Non ha aggiunto molto di più ma mi ha lasciato intendere parecchio. Mi raccontano anche che circa sette giorni prima dell’intervento erano partiti d’urgenza dalla Sicilia perché Giacomo non stava bene per niente, perdeva la memoria e in casa si erano accorti dell’aggravamento. Arrivati al pronto soccorso dell’ospedale erano stati lasciati in attesa troppo tempo e quando avevano chiesto con insistenza il ricovero, il medico di turno, una dottoressa, li aveva anche maltrattati. Dopo aver discusso un po’ lo avevano ricoverato e con sgarbo la dottoressa aveva detto loro: ‘ve l’abbiamo ricoverato, siete contenti? Cosa volete ancora? Andate a casa’. Come se qualcuno si divertisse ad andare in ospedale, come si permette un medico a dare una risposta del genere? Se si fosse trattato di un suo parente sicuramente si sarebbe comportato diversamente. Se il paziente è stato poi sottoposto a trapianto urgente significa che ne aveva veramente bisogno e allora, la sciocca dottoressa ha chiesto scusa al paziente e ai suoi familiari? Nemmeno per sogno! Questo tipo di abuso di potere non solo è disdicevole come atteggiamento ma è molto più grave perché è in ballo la vita di una persona. Se paghiamo i nostri contributi e alla fine, in caso di malattie gravi, dobbiamo prima preoccuparci di non essere maltrattati ad un pronto soccorso, vuol dire che il nostro sistema sanitario è da equiparare al quello del quarto mondo, o peggio, perché in certi paesi è vero che mancano le strutture ma spesso si incontrano medici italiani e provenienti da ogni parte del mondo, che si comportano in maniera umana nei confronti degli ammalati. Un malato grave ha bisogno di dolcezza e comprensione, ha la necessità di sentirsi al sicuro e non di sentirsi vittima di un sistema che, ancora una volta, massacra chi si trova in una posizione di debolezza. Ho parlato con molte persone in attesa di trapianto, non dirò il nome di nessuno per ovvi motivi, hanno bisogno e non possono rischiare nulla. Spesso mi sono trovato a parlare di pronti soccorso, tra cui quello di Rivoli in provincia di Torino o quello di Messina, dove l’indifferenza dei medici di fronte al dolore della gente non è ammissibile. Anziani lasciati tra i dolori di pancreatiti acute e parenti maltrattati e cacciati, responsabili e infermiere scorbutiche, assistenti incapaci e assoluto menefreghismo. Sono conscio del fatto che non bisogna generalizzare, ma a mio avviso, non è ammissibile che esista il 50% di malasanità. Anche questo tipo di comportamento va catalogato come mala sanità perché parliamo della salute delle persone, del bene più grande che ogni uomo ha. Non mi interessa che si effettuino gratis i cambi di sesso o chirurgie estetiche, cosa che, prendendo ad imitazione da alcuni paesi sudamericani, già si pensa di fare anche in Italia. Occorre fare in modo che i nostri ospedali vengano ripuliti da chi fa il medico solo per guadagnare molto e chi ha la responsabilità di ambulatori e pronti soccorsi che, approfittando della posizione di debolezza o dell’incapacità di parlare e di difendersi di molti italiani, infieriscono e maltrattano psicologicamente. Qualche anno fa fece scandalo un mio articolo che parlava di ‘Villa Serena’, un centro in provincia di Torino dove all’accettazione una folle isterica trattava tutti a pesci in faccia. Segnalai il fatto ad un superiore che rispose: ‘ sa com’è...c’è tanto lavoro e bisogna comprenderla’, la stupidissima risposta m’indispose e quindi scrissi un pezzo per un giornale della zona. Divenne un caso e credo che ora la signora che si occupava della mala accoglienza dei pazienti starà svolgendo altro tipo di lavoro. Il centro venne ribattezzato ‘Villa Nervosa’. Stessa cosa avvenne quando qualcuno, conoscendo la mia rabbia contro gli abusi di questo tipo, mi chiamò perché al pronto soccorso di Rivoli (Torino) venivano lasciati sulle barelle a gridare dal dolore ammalati senza curarsi di dare loro in qualche modo sollievo. Anche quella volta ne parlarono i giornali e spero di aver contribuito anch’io, in qualche maniera, a migliorare il servizio. Il cameratismo medico è qualcosa di veramente forte, non si pestano i piedi tra di loro e pur quando uno si rende conto delle male fatto da un altro, viene coperto in una sorta di omertà viscida e inaccettabile. Capisco che tra colleghi esista questo tipo di atteggiamento, ma, in certi casi, vorrei ricordare che potrebbe anche tradursi in associazione a delinquere. Quei medici (la minor parte per fortuna) che usano il loro potere psicologico su pazienti inermi e spaventati dalla morte, sono dei delinquenti e molta attenzione devono fare perché dietro il viso insignificante della gente ci potrebbe essere chi,come me, memorizza , non accetta,non si piega e poi, in qualche maniera rende pubblica la cosa, attraverso i media. Sarà per questo che vengo contattato regolarmente da chi riceve questo tipo di sopruso e spero che siano in molti ora a farlo. E’ ora che insieme alle varie associazioni del malato esista un vera e propria agenzia del malato, uno dei ruoli del centro per cui collaboro, la Media Contact, è proprio questo. Non dobbiamo per forza stipulare polizze assicurative per poter stare tranquilli in caso di necessità, dobbiamo garantire non solo efficienza e professionalità sanitaria, ma anche la serenità di tutti, soprattutto di chi non è famoso, di chi non è ricco e di chi è debole. Voi medici e addetti sanitari che vi comportate in questa maniera dovreste solo vergognarvi e pensare che potrebbe anche accadere che un vostro parente non abbia bisogno del vostro reparto, e, malgrado le vostre conoscenze e intrallazzi, debba rivolgersi ad altro ospedale dove potrebbe essere trattato, manipolato e malamente assistito come voi normalmente usate fare con quei poveracci che vi capitano sotto tiro. Ho spesso parlato dei padri separati e ho chiesto a quelli ‘degni’ di essere i primi a denunciare i tanti ‘indegni’. La stessa cosa dovrebbero fare i molti medici ‘giusti’ nei confronti dei troppi ‘ingiusti’. Nel campo della sanità non dovrebbero nemmeno esistere casi di questo tipo, questa non è altro che delinquenza sanitaria. Allo stesso tempo dobbiamo anche constatare che esistono medici e strutture che svolgono il loro dovere, ma questa dovrebbe essere la normalità non l’eccezione. Chiunque abbia un caso simile può segnalarmelo e, attraverso la Media Contact, cercheremo di rendere pubblico il male operato sanitario. Ribellatevi a questo, non accettate in silenzio, parliamone insieme.

info@mediacontact.it

Alla prossima.

Cosmo de La Fuente

www.familiafutura.blogspot.com


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