Ndranghetuzza magnifica

San Giovanni in Fiore è la capitale italiana delle raccomandazioni e della mafia silenziosa. Ora un concorso della Asl di Crotone merita l’intervento della magistratura

lunedì 23 aprile 2007.
 

Pubblicato su il Crotonese del 24 aprile 2007.

Il prossimo 7 maggio ci sarà a Crotone la prova scritta del concorso per infermieri a tempo determinato bandito l’anno passato dalla Asl di Crotone.

A San Giovanni in Fiore se ne parla con insistenza. Già si conoscono i membri della commissione d’esame: Caroleo, Spanò, Vrenna e tutta una lista con dettagli da ammiratori incalliti.

Sono giovani in lizza a riferire, gaudenti e imprudenti, di robusti appoggi politici per l’imminente selezione, disciplinata da regole di ferro.

Lungo i corridoi dell’azienda sanitaria, fra sigarette per battere l’alienazione e caffè bollenti contro l’abbiocco pomeridiano, si respira un’aria leggera, di primavera. Un funzionario dice che “nessuno sa come è fatta la commissione, d’altra parte sarebbe un controsenso, ma il signor Caroleo, qua accanto, ci sta dentro”.

Sulla bacheca aziendale, campeggia una graduatoria per infermieri a tempo determinato. Ai primi posti, figurano candidati di San Giovanni in Fiore, città che, a conti fatti, tra oss, infermieri e analoghi, conta più di cinquecento unità nello specifico ramo professionale, su diciottomila abitanti. Come dire, l’antica vocazione alla vita monastica della sua gente s’è presto trasformata in richiamo per la cura e l’assistenza dei malati. Ma in modo singolare, esagerato, curioso, patologico.

Ecco perché, forse, la maggioranza in comune intende dotare San Giovanni in Fiore di residenze per anziani e disabili, magari anche evitando il passaggio del liceo scientifico in sede propria, appena pagata dalla Provincia di Cosenza e ultimata. Nonostante che, in tempi recenti, l’Associazione per le famiglie dei disabili sia stata tenuta dalla giunta comunale in un luogo inidoneo e l’ufficio dell’Unione italiana ciechi sia stato levato col silenzioso beneplacito dell’allora assessore alle politiche sociali, Biagio Marra, di Rifondazione Comunista.

A conferma della predilezione della politica del luogo per la sanità e il sociale, o forse per mera dabbenaggine, qualcuno dei ragazzi che sosterrà la prova del 7 maggio nomina dei membri dell’attuale giunta comunale, lieto di scandire le sillabe del protettore. Una sorta di richiamo al mito, giusto per allontanare la sfiga, o forse c’è qualche verità, una promessa da parte di qualche politico? “Che cosa è la verità?”, dice nel Vangelo Pilato a Claudia. Da che cosa si può ricostruire la situazione reale di San Giovanni in Fiore? Non c’è lavoro, e l’emigrazione continua.

Lo spopolamento, però, è la conseguenza logica d’un sistema di raccomandazioni che ha raggiunto livelli inimmaginabili, nella città della Sila. Senza condanne. A quanto pare, gli infermieri di San Giovanni in Fiore sono anche particolarmente apprezzati fuori sede.

Salvatore Iaquinta lavora nella rianimazione di cardiochirurgia, all’Ospedale Niguarda di Milano. Si sbatte, corre come un razzo, indirizzato dal dottor Einaudi, anestesista esigente e ironico. Altri colleghi lavorano inarrestabili al San Raffaele di Milano, al Sant’Orsola di Bologna, a Pavia, al fiorentino Careggi, all’Umberto I di Roma.

Poi, ce ne sono a iosa, disseminati in Calabria e a San Giovanni in Fiore, diversi dei quali con esperienze da sindacalisti e militanti di partito.

Il sindaco Antonio Nicoletti - che da poco s’è trasferito, sottolinea, per “mere esigenze professionali”, dopo aver condotto una battaglia per la reperibilità dei nefrologi dell’ospedale civile - viene dall’ambiente sanitario. Così Angelo Gentile, dei Socialisti di Zavattieri, eletto in consiglio comunale con oltre quattrocento preferenze. Il presidente del consiglio comunale, Franca Migliarese Caputi, primo eletto dei Ds con più di duecento consensi, arriva indirettamente dalla sanità. Agostino Audia, ex presidente del consiglio comunale, lavorava all’ospedale civile. L’ex assessore alla Salute della giunta Nicoletti, Tonino Perri, sta nella Asl 5, come suo fratello Gino, consigliere comunale. Nella Asl cosentina il capogruppo in consiglio della Margherita, Giovanni Mancina. Nella sanità un po’ tutti, insomma: dal responsabile distrettuale dell’Assistenza domiciliare per gli invalidi, della Margherita, ai capi storici del Partito socialista, all’ex segretario dei Comunisti italiani di San Giovanni in Fiore, a Francesco Scarcelli, del movimento “Vattimo per la città”, che uscì dalle urne con appena cinquantasei voti. Non che questo quadro indichi, per carità, l’esistenza d’un rapporto meccanico, cogli elettori, di tipo clientelare.

In ogni caso, il dato degli operatori sanitari rapportato ai residenti è sorprendente. E per certo non si può sottrarre a una valutazione oggettiva dei risultati elettorali, comunali, provinciali, regionali e nazionali. Specie in un contesto in cui i diritti della salute vengono confusi per ignoranza, come se fossero subordinati alla luna o alla benevolenza di qualche addetto, medico o infermiere. In questa melma di moralità per certo compromesse, perenni campagne elettorali e accaparramenti di voti anche sulla salute dei cittadini, da sempre provata, nel centro silano, dall’annunciata chiusura dell’ospedale, la questione dei concorsi nella sanità pubblica diventa scottante e richiede puntuali verifiche della magistratura.

Nella “capitale italiana dell’assistenzialismo”, l’espressione è di Gian Antonio Stella, del Corriere della Sera, i contatti e le trame sono risaputi, alla vigilia di concorsi pubblici.

Giovanna, pseudonimo d’una giovane interessata, ci fa notare, per la graduatoria della Asl 5 relativa ad assunzioni di infermieri a tempo determinato, che l’espressione “titolo di carriera”, adottata dall’ente, annuncia una serie di ambiguità. “Quello si è laureato e basta, non mi risulta che abbia altri titoli, che dovevano essere contemplati nel bando, per l’assegnazione di ulteriori punti”.

Che genere di controllo esiste sullo scritto e sull’orale? Qual è la serietà della Asl, che fissa la prima prova a distanza d’un anno dalla pubblicazione del bando di concorso in questione, in un periodo difficile per l’esecutivo regionale, caratterizzato dalla riedizione di vecchi nepotismi, dall’instabilità della giunta e da scossoni in fatto di sistema sanitario e nomina dei direttori generali?

Esiste, a proposito, lo stesso disegno della graduatoria della Sial, per cui atti amministrativi sono stati ritardati, sembra, per generare confusione e puro assistenzialismo? Queste domande debbono trovare risposta.

Per ora, sul concorso del 7 maggio si sa che a San Giovanni in Fiore diversi candidati la prendono con comodo, dichiarando che “tanto ci pensa l’amico”.

Il loro è un atteggiamento spocchioso, che potrebbe spiegarsi come uno scherzaccio, simile a quelli catalogati in molte intercettazioni riportate dalla cronaca nazionale.

Oppure, potrebbe esserci davvero la mano lunga e rapace di qualcuno, data l’asfissiante presenza di politici di San Giovanni in Fiore in contesti sanitari.

A questo punto, il direttore generale della Asl di Crotone, Thomas Schael, dovrà fare anche da segugio, oltre che da pastore tedesco.

Emiliano Morrone


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