Il caso Nicola De Martino. Per la serie "Il potere della vagina"

Cosmo de La Fuente prosegue la sua battaglia critica contro l’imperante vaginismo
sabato 9 dicembre 2006.
 

Un padre disperato a cui è stato sottratto un figlio ha minacciato di darsi fuoco in diretta al tg2, Nicola De Martino, un’altra vittima del sistema che penalizza sempre il padre. Si può condannare chi, per motivi gravissimi come quello dell’allontanamento di un figlio, perde la testa? Credo che le responsabilità vadano equamente divise tra molti.

Qualcuno ha dato anche del ‘pezzo di merda’ a papà Nicola perché come al solito non riusciamo a comprendere un cuore di padre, ma solo quello di madre. Non teniamo conto che quest’uomo per tredici anni è stato un padre solo sulla carta perché non gli è stato permesso di vedere il proprio figlio grazie al menefreghismo dello stato italiano e di quello australiano. Proprio lo stato australiano, in campo di pari genitorialità, è fermo ai primi emigranti delle galere.

Come al solito è il potere della vagina a vincere. Si parla giustamente di quote rosa in tutti i campi, ma nel campo dell’amore di un genitore si rende necessario un incremento di quote azzurre, non solo per il padre ma soprattutto per i figli. Ringrazio Dio di aver sempre curato i miei interessi di padre e di avere la certezza che la mia bambina, ormai quattordicenne, non potrà portarmela via nessuno. Mia moglie, anch’essa australiana, sa perfettamente che sarei stato capace di qualsiasi cosa pur di non perdere mia figlia. Anche se Nicola si è lasciato andare alla disperazione, non posso condannarlo, assolutamente no, è un padre dal cuore d’oro. Migliaia sono i padri separati che hanno tentato, molti riuscendoci, il suicidio. Chi si occupa di questo? Nessuno. Il mobbing a danno del padre ha da finire, non si può continuare in questa maniera. Le finte leggi e le caramelle non possono riempire il vuoto lasciato in tutti quegli uomini a cui è stato negato essere padre. Le lacrime di un uomo valgono, almeno, quanto quelle di una donna. Ritorna, putroppo, attualissimo il pezzo: “La femminilizzazione del mondo”.

Il mondo diventa donna, si perde così l’altra metà del cielo. Ritorniamo ai cori femministi: “il corpo è mio e lo gestisco io”. Nel mondo di un genitore, però, questo non ha senso perché un figlio diventa figlio di mamma a anche di papà già al suo concepimento. Nel momento in cui viene escluso il padre, ritenendo che l’aborto sia roba da donne, torniamo a quel femminismo ormai superato. La pari genitorialità è anche pari opportunità. La pari opportunità richiesta a gran voce da molte donne ormai ha sforato diventando potere di famiglia. Siamo giunti alla femminilizzazione del mondo e della società. Parlando col mio amico Marco, anche lui padre, abbiamo concluso che non sono pochi i figli che stanno rimanendo senza la figura del padre. Tantissime le donne, anche separate, invece, che ritengono indispensabile la figura del padre. Quando una coppia di sposi decide di separarsi deve comprendere che la separazione tra coniugi non implica, in nessun caso, la separazione dai figli. Loro devono continuare il rapporto con la mamma e con il papà. Un padre ti ama in maniera diversa da come ti ama una mamma, è un equilibrio che nessuno deve spezzare, perché nessuno può arrogarsene il diritto e nemmeno può decidere sulla vita e sulla morte di un bambino. Recenti studi e indagini hanno evidenziato che l’avvicinamento alla droga da parte di bambini è aumentato moltissimo negli ultimi anni. La maggioranza di questi ragazzini sono figli di separati e, come se non bastasse, molti di loro non hanno più contatti con il padre. Ma ci rendiamo conto che manca qualcosa? La femminilizzazione del mondo sta portando a sentire la necessità di auto consolarci, magari facendo uso di droghe perché non abbiamo più un riferimento che ci aiuti a rialzarci, un sostegno basato certo sull’amore ma anche sulla certezza che la vita è fatta di amore dolcissimo e sentimenti teneri ma anche di lavoro e di responsabilità. Il bellissimo e insostituibile amore della mamma se unico diventa un bisogno essenziale, fintanto che siamo bimbi non ce ne accorgiamo ma entrando nella vita da adolescenti ed adulti ci rendiamo conto che siamo stati privati di un riferimento paterno. Non riusciamo a integrarci in maniera serena e ci affidiamo a quello che ci offre la strada, qualcosa che ci illuda che in nessun momento della nostra vita rimarremo senza la dipendenza di qualcosa o di qualcuno. Non cresceremo mai, gli uomini non saranno mai uomini e le donne rimarranno orfane della loro parte ‘maschile’ che è quella che naturalmente rinforza l’animo. La televisione propone un mondo di bellezza femminile, un sole che gira intorno ad occhi di donna e cuori di miele. Non abbiamo riferimenti e quest’allontanamento del padre e della figura maschile come relegata a un ruolo secondario se non nullo, non fa bene allo sviluppo psichico del bambino. Insieme alle unioni Gay, al WWF, bisognerebbe creare un organismo che si occupi della figura del padre ormai in estinzione. Se vogliamo ripristinare un equilibrio, lo dobbiamo anche ai nostri figli. Indispensabile per il corretto sviluppo del maschio e della femmina.

Cosmo de La Fuente

www.cosmodelafuente.com


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