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Solo i padri uccidono? Una riflessione articolata e forte - di Cosmo de La Fuente

martedì 21 novembre 2006.
 

E’ sconcertante, ancora, come si possa penalizzare continuamente la figura del ‘padre’ in quanto uomo. Viviamo in una società dove si cerca, forse inconsciamente, di trovare sempre qualcosa che riscatti la ‘donna’, che mostri la ‘mamma’ senza colpe e, contemporaneamente, si rimane increduli quando un padre dimostra di essere un ottimo genitore in grado di allevare un figlio. Avvocati famosi ‘donne’ possono continuare a parlare fino a diventare blu in faccia, in realtà esiste un vera ingiustizia nei confronti dell’uomo. Andiamo a vedere un paio di casi importanti. Annamaria Franzoni, la donna sospettata di aver ucciso suo figlio, ha la possibilità di vivere libera partorendo altri bambini e di scrivere un libro utile alla sensibilizzazione del pubblico. Non sappiamo se sia lei l’assassina o meno, non sappiamo nemmeno se è vero che sia riuscita ad uccidere durante il sonno. La realtà è che le prove a suo carico ci sono ma nessuno riesce a convincersi che una madre possa arrivare ad uccidere il proprio figlio, eppure, i casi esistono. Un’altra mamma ‘particolare’ è sicuramente la ex hostess “Elena Romani” che ha ucciso la propria bambina di soli venti mesi. Ma non solo lei, quante ve ne ricordate? Io molte. Per quanto riguarda i padri, invece, le loro storie finiscono nel dimenticatoio generale. Ma non solo per casi drammatici come quello di Antonio Faccini, l’ex carabiniere che in un raptus di follia ha ucciso tre persone, ma parlo anche di fatti normalissimi come quello del bambino con due padri. Una donna miliardaria genovese ha fatto credere sia al marito che all’amante di essere i padri del bambino. Il caso è finito in tribunale, ovviamente, la donna denunciata dall’ex amante e il bambino finito in affidamento ai servizi sociali. Povero innocente, senza colpe e condannato a soffrire. Tornando alla storia di Antonio Faccini sarebbe anche giusto poter ascoltare cos’ha da dire, nel senso che anche ai condannati a morte si permette di parlare. Quando ha ucciso l’ha fatto perché diventato matto all’improvviso oppure qualcosa o qualcuno ha contribuito a sconvolgere la mente di Antonio? Quando mi ha scritto e gli ho dato spazio sul mio blog oltre a numerose lettere di comprensione, ne ho ricevute molte di tenore minaccioso. Mi si chiedeva, senza mezzi termini, di non parlare nemmeno di lui. Mi chiedo perché? In Italia si può forse parlare della Franzoni, della Romani e di altre madri assassine ma non si può nemmeno nominare un uomo considerato mostro? Credo che ci siano molti mostri, di entrambi i sessi, che si muovono dietro di noi e quando qualcosa di grave accade siamo noi a mettere la faccia, loro sono sempre ‘intoccabili’ eppure hanno sicuramente una partecipazione di colpa. Non so se riuscirò a terminare il libro che sto scrivendo, ma mi auguro che la gente normale voglia ascoltare anche l’altra campana, quella i cui rintocchi sono troppo distanti per essere uditi. Non mi interessa se i fatti di cui voglio parlare sono di tipo troppo duro per essere ben recepiti commercialmente, l’importante è che il fatto sia genuino. Antonio Faccini sa di essere colpevole, ma chiede di poter parlare. Si permette a tutti di parlare, anche a Saddam Hussein, perché non consentire anche a lui di dire la sua? Sto sbagliando?

Cosmo de La Fuente

www.familiafutura.blogspot.com

cosmo@cosmodelafuente.com


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