Napoli, Amato scopre l’evasione dall’obbligo scolastico
E intanto Castellammare di Stabia acquista 2.100 copie del libro Gomorra di Saviano da donare agli istituti di scuola superiore della città, dove saranno attivati laboratori didattici sul testo
di Antonella Palermo (Liberazione, 15.11.2006)
Napoli, nostro servizio - La Calabria come Napoli. Un patto per la Calabria sicura come il Patto per Napoli Sicura. E’ l’idea che si esporta fuori regione. Ma come va all’ombra del Vesuvio a dieci giorni dalla firma del Patto? L’80% delle misure contenute nel patto per la sicurezza avrà un’immediata attuazione, mentre, il restante 20% sarà «cadenzato nel tempo», assicura il viceministro all’Interno, Marco Minniti, nel corso di una audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
Così la cronaca della giornata di ieri racconta subito di un omicidio mancato e di diversi arresti.
I carabinieri della Compagnia Napoli Centro hanno fermato per tentato omicidio, Gaetano Russo, 33 anni, ritenuto a capo dell’omonimo clan camorristico operante nei quartieri Spagnoli e un affiliato al clan, Vincenzo Melotti, 38 anni, dopo una sparatoria in pieno centro. Sullo sfondo, come sempre, il controllo del narcotraffico.
I due, per acquisire il controllo dello smercio di droga in un’area dei quartieri, avevano sparato dieci colpi di arma da fuoco contro un pregiudicato 39enne della zona che è riuscito, però, a sfuggire all’agguato. Nel corso delle prime indagini i carabinieri hanno già sequestrato nella casa di Melotti le due pistole semiautomatiche usate per compiere il raid.
Ancora in pieno centro, nella bella villa comunale, una pattuglia di poliziotti a cavallo, ha arrestato Rosario Villacidro, di 39 anni, per il reato di tentato furto aggravato. Gli agenti del reparto a cavallo hanno notato l’uomo mentre stava cercando di rubare un’auto parcheggiata alla Riviera di Chiaia.
Boss e ladruncoli, macro e microcriminalità per una Napoli sotto i riflettori della cronaca e della politica dopo l’ennesima escalation di violenza. Così è arrivato Prodi, e poi è arrivato Amato, e con loro il Patto per una città più sicura mentre non sono più sicuri i cittadini che, forse anche per questo, gradiscono, secondo i dati dell’Ipr Marketing, meno di un anno fa l’attuale classe dirigente.
«Obiettivo del piano - ha spiegato Minniti - è dare risposte organiche, strutturali e permanenti nel tempo e non legate all’emergenza». E così ora l’arrivo dei mille uomini in più lo vedi quasi ad ogni angolo di strada. Ma le risposte organiche, strutturali e permanenti non vanno né in gazzella né a cavallo, né sulle moto nuove acquistare per inseguire malviventi nei vicoli dei quartieri. Lo sa pure il ministro Giuliano Amato che, in commissione affari costituzionali, dice: «Il solo intervento delle forze dell’ordine a Napoli non basta pur essendo necessario». Ci vogliono le scuole, dice ancora l’inquilino del Viminale. E ci vuole lavoro.
A Napoli e nel suo hinterland, riferisce in commissione, «esiste a Napoli un problema di adempimento dell’obbligo scolastico», che pretenderebbe «un incremento delle ore di lezione per i bambini in modo da tenerli in un ambiente più idoneo a dare loro il senso di un’educazione collettiva che non trovi più nel camorrista il modello di riferimento». Poi, continua il ministro, «c’è una situazione del mercato del lavoro, in cui la criminalità è molto spesso nelle condizioni di offrire ciò che non si trova altrimenti». Sarà anche per questo che proprio l’altro ieri Romano Prodi ha firmato l’Unità per lo sviluppo di Napoli e della Campania, lavoro sinergico tra Stato ed Enti locali, che ha lo scopo «di incrementare il tasso di occupazione e dotare la città delle risorse infrastrutturali necessarie a garantirne lo sviluppo».
Le polemiche ci sono e non mancano mai. La riduzione dei commissariati e l’istituzione dei presidi, previste dal patto, hanno fatto storcere il naso dei sindacati.
A loro Amato manda a dire: «Bisogna saper accettare moduli organizzativi che comportano qualche sacrificio, evitando che venga dipinto come un sacrificio alla sicurezza. Abbiamo pensato che si potessero utilizzare meglio le articolazioni che avevamo in città con 20 commissariati, trasformandone una metà in presidi, il che permette di moltiplicare le pattuglie sulle strade, mantenendo il presidio che dà alla popolazione la certezza del luogo fisico dove incontrare la polizia».
Più poliziotti, più lavoro e più maestri, dunque. E intanto il Comune di Castellammare di Stabia ha acquistato 2.100 copie del libro Gomorra, di Roberto Saviano, da donare agli istituti di scuola superiore della città, dove saranno attivati laboratori didattici sul testo.
’CIENT’ANNE’, MEROLA PASSA IL TESTIMONE A GIGI D’ALESSIO *
Volto unico e leader di una citta’ ed una cultura, tanto calda quanto spaesata, la figura di Mario Merola restera’ scolpita nella memoria del popolo italiano come simbolo della cultura musicale partenopea, della sceneggiata, e di una tradizione artistica molto apprezzata anche all’estero.
Un pellegrinaggio e un affetto senza limiti di eta’ ha accompagnato lo spirare di questa grande icona, piu’ volte al confine tra il mito e la realta’.
Sempre in prima fila, subito accorso all’ospedale alla notizia della sua malattia, Gigi D’Alessio, ’leggittimo figlio d’arte’ di Merola. D’Alessio viene infatti lanciato alla ribalta dal maestro grazie al brano interpretato da entrambi, ’Cient’anne’: un successo strepitoso che segna il passaggio del giovane Gigi dal “dietro le quinte” alla platea nella veste di cantautore.
“Cient’anne”
MARIO MEROLA
stasera t’aggia ricere na cosa
ca tanto tiempo te vuleve di
a ’napule aggiu fatte tutt’e cose
si ’marrapuose
nun a fa suffrì
miettele sempre rint’a na canzona
comme pe cinquant’anne aggie fatt’ ì
e quan’ ’ncontra a chi ne parle male
cantale sta canzona e po capi’
si ’o vere me prumiett’e fa sti cose’
pe nat’ e cinquantann’e a fai campa’
GIGI D’ALESSIO
No, senz’e te
fernesce Napule
sultante tu ta sai difennere
si sulu tu
si pari e sta citta’
stann’ emigranne a t’aspetta’
pe sunna’
no
sient’a me
nu po’ mai nascere
niscune te puo’ assumiglia’
l’e’ ritte sempe
Napule e mamma
ma ce vuo tu
pecche’ tu si papa’
MARIO MEROLA
si e vote pe fatiche mai luntane
n’a cartuline appriesso ti a purta
te serve spicialmente rind’a nuttata
quanne te siente sulo e vuo’ turna
fanne tesore e tutte sti cunsigli
pecche’ niscune mai
l’a rata ’mme
lasse pavata assai na cartuline
quann’ in da nebbia a forza era canta’
guaglio’
si o vere me prumiette e fa sti cose
pe nate e cinquant’anne a fai canta’
GIGI D’ALESSIO
No, senz’e te
fernesce Napule
sultante tu ta sai difennere
si sulu tu
si pari e sta citta’
stann’ emigranne a t’aspetta’
pe sunna’
no
sient’a me
nu po’ mai nascere
niscune te puo’ assumiglia’
l’e’ ritte sempe
napule e mamma
ma ce vuo tu
pecche’ tu si papa’
guaglione nun t’ho scurda’
quanne vai pe fore
na cartulina te li ’a purta’
rint’a nuttata
te viene a nostalgia vuo turna
nun t’o scurda’
mo puo’ parti va va.....
cient’anne..... cient’anne....cient’anne.
A immortalare inoltre il passaggio di testimone fra i due, la pellicola intitolata ’Cient’anne’, commedia di Nini’ Grassia in cui Merola, che interpreta se stesso, e’ il padre adottivo di D’Alessio. Nel cast anche Giorgio Mastrota: ’Merola a Napoli e’ trattato come un papa - ha detto l’attore milanese - ’quando cammina per le strade del centro gli chiedono di benedire i bambini’.
Cient’anne (1999)
Un film di Nini Grassia. Con George Hilton, Gigi D’Alessio, Mario Merola, Giorgio Mastrota, Cristina Parovel, Alessandra Monti, Angelo Maresca. Genere Drammatico, colore, 110 minuti. Produzione Italia 1999.
* ANSA (2006-11-13 12:05)
Riattivare la Memoria della Vita
(e la navigazione di "me" e "te"
nel gran mare
dell’essere e della verità)
A FRANZ KAFKA,
ALLA SUA MEMORIA, CHE VIVA IN ETERNO IN TUTTE LE GENERAZIONI PRESENTI E FUTURE DEL PIANETA TERRA... E DI TUTTE LE TERRE DELL’UNIVERSO.
(E al piccolo ELIAN e a ogni persona, disabile
nel corpo e nell’anima)
Mi sono ricordato di tanti, tanti, tanti esseri umani,
compagni e compagne, che, nel buio dei deserti,
delle miniere, delle ‘scuole’ di morte, e delle ‘tombe’
della vita, interno ed esterno, hanno scavato, scavato,
scavato con i trapani e le trivelle delle loro carni,
delle loro unghie, e dei loro denti.
Mi sono ricordato di Primo Levi
e ho considerato se questo è un uomo:
“Gregorio SaMSa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo”.
La metamorfosi...di noi stessi - un io senza memoria e senza istoria, una Legge senza vita, e un legame senza cuore - in miseri, poveri, neri, scarafaggi...
E, allora, infine, ho ritrovato il filo che mena, porta, e il porto, a Napoli, a casa mia.
Mi sono ricordato di mia mamma:
“ogni scarafone è bello per la mamma sua”.
E, allora, ho capito. A Nea-Polis, nella nuova Città, nella nuova Terra, tutti gli scarafoni sono belli
per il solo, Uno, Sole, Amore di tutti e due,
di mamma e papà - al di là del mare di sangue e della terra insanguinata.
Mi sono ricordato di Te, di Me, e di tutti e di tutte, compagni e compagne delle strade della vita
e del nostro mondo...
Ho incontrato "te" e ho ripreso a cantare:
O SOLE MIO...
Milano, 30.03.2000 d.C.
Federico La Sala
PAESE IMPAZZITO: "COGLIONI", DAVVERO!!!
Lupi, pecore, pastori?! Un NO per il REFERENDUM.
25 GIUGNO: SALVIAMO LA COSTITUZIONE E LA REPUBBLICA CHE E’ IN NOI
di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)
Il 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti.
Salvo qualche ’battuta’ ambigua, come quando si scrive e si sostiene che “il baricentro dell’equilibrio resta il primato della persona umana di cui è matrice la cultura cattolica” - dove non si comprende se si parla della cultura universale, di tutto il genere umano o della cultura che si richiama alla particolare istituzione che si chiama Chiesa ’cattolica’ (un po’ come se si parlasse in nome dell’Italia e qualcuno chiedesse: scusa, ma parli come italiano o come esponente di un partito che si chiama “forza...Italia”!?), - il discorso è tuttavia, per lo più, accettabile...
Premesso questo, si può certamente condividere quanto viene sostenuto, alla fine dell’editoriale, relativamente al “diritto alla vita” (“esso sta in cima al catalogo ’aperto’ dell’articolo 2, sta in cima alla promessa irretrattabile dell’art. 3”) e alla necessità di una responsabile attenzione verso di essa (“Non declini mai la difesa della vita; senza di essa è la Repubblica che declina”).
Ma, detto questo, l’ambiguità immediatamente ritorna e sollecita a riporsi forti interrogativi su che cosa stia sostenendo chi ha scritto quanto ha scritto, e da dove e in nome di Chi parla?!
Parla un uomo che parla, con se stesso e con un altro cittadino o con un’altra cittadina, come un italiano comune (- universale, cattolico) o come un esponente del partito ’comune’ (’universale’, ’cattolico’)? O, ancora, come un cittadino di un partito che dialoga col cittadino o con la cittadina di un altro partito per discutere e decidere su quali decisioni prendere per meglio seguire l’indicazione della Costituzione, della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ che ci ha fatti - e invita a volerci! - uomini liberi e donne libere, cittadini-sovrani e cittadine-sovrane?!
Nonostante tante sollecitazioni a sciogliere i nodi e chiarirsi le idee da ogni parte - dentro e fuori le istituzioni cattoliche, c’è ancora molta confusione nel cielo del partito ’cattolico’ italiano: non hanno affatto ben capito né la unità-distinzione tra la “Bibbia civile” e la “Bibbia religiosa”, né tantomeno la radicale differenza che corre tra “Dio” e “Mammona” o, che è lo stesso, tra la Legge del Faraone o del Vitello d’oro e la Legge di Mosè!!! E non hanno ancora ben-capito che Repubblica dentro di noi ... non significa affatto Monarchia o Repubblica ’cattolica’ né dentro né fuori di noi, e nemmeno Repubblica delle banane in noi o fuori di noi!!!
Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e del “grande fratello” ... che si spaccia per eterno Padre nostro e Sposo della Madre nostra: quale cecità e quanta zoppìa nella testa e nel cuore, e quale offesa nei confronti della nostra Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’- di tutti e tutte noi, e anche dei nostri cari italiani cattolici e delle nostre care italiane cattoliche!!!
Nel 60° Anniversario della nascita della Repubblica italiana, e della Assemblea dei nostri ’Padri e delle nostre ’Madri’ Costituenti, tutti i cittadini e tutte le cittadine di Italia non possono che essere memori, riconoscenti, e orgogliosi e orgogliose di essere cittadine italiane e cittadini italiani, e festeggiare con milioni di voci e con milioni di colori la Repubblica e la Costituzione di Italia, e cercare con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo, e con tutto il loro spirito, di agire in modo che sia per loro stessi e stesse sia per i loro figli e le loro figlie ... l’ “avvenire” sia più bello, degno di esseri umani liberi, giusti, e pacifici! Che l’Amore dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ illumini sempre il cammino di tutti gli italiani e di tutte le italiane...
Viva la Costituzione, Viva l’Italia!!!
Federico La Sala
Sul tema, e sul sito, vedere anche
LA LEZIONE DI PIERO CALAMANDREI del 1955.
I portatori ribelli portano il santo a omaggiare il boss
di Antonio Salvati (La Stampa, 20 gennaio 2012)
Gli è bastato alzare un dito per bloccare la processione proprio sotto casa sua. Pochi istanti, il tempo di lanciare un bacio a San Catello, patrono di Castellammare di Stabia. Con la stessa mano, poi, ha ordinato al corteo di muoversi ringraziando con un cenno chi gli aveva tributato quell’omaggio.
Eccolo lì, malfermo ma in piedi sul balcone. Renato Raffone, 78 anni, consuocero del defunto padrino Michele D’Alessandro, guarda quel fiume di persone proseguire e nota, con la coda dell’occhio, il sindaco della città, l’ex pm dell’Antimafia Luigi Bobbio, sfilarsi la fascia tricolore, ammainare il gonfalone e abbandonare la processione. Esattamente come un anno fa.
La tradizione vuole, spiegano i portatori del patrono, che la statua di San Catello, all’uscita dello stabilimento della Fincantieri, sosti per alcuni minuti davanti alla cappella di Santa Fara, nel quartiere antico dell’Acqua della Madonna. Ma quella cappella si trova proprio sotto il balcone di Raffone e la stessa chiesetta è luogo di culto di cui si cura personalmente la famiglia del boss. «La cosa era preordinata - ha detto il sindaco - la città e la Chiesa non possono continuare a restare ostaggi di questa cultura che prevede la sottomissione ad un boss. E per questo chiedo una verifica sui portatori che si sono di fatto “impossessati” della statua anche violando le disposizioni del vescovo».
Eppure un tentativo per evitare tutto questo era stato fatto. Bobbio aveva chiesto alle forze dell’ordine e alla Curia la convocazione di una riunione «allo scopo di concordare ogni idonea iniziativa volta a disciplinare lo svolgimento della processione». Inoltre era stato chiesto un elenco completo dei portatori della statua e dei componenti dell’eventuale comitato organizzatore della processione, proprio per «effettuare le necessarie verifiche». Richieste che avevano provocato la piccata replica della Curia che aveva accusato il sindaco di soffiare sul fuoco di una «polemica infondata» pur dicendosi disponibili «a collaborare con tutte le istituzioni presenti sul territorio, per cercare il vero bene della città».
Sarà, ma la sosta del santo sotto casa del boss c’è stata. L’arcivescovo, monsignor Felice Cece, non si è accorto di quanto stava accadendo visto che era in testa al corteo. «Nessuna intenzione di mancare di rispetto al santo o al vescovo, che stimo profondamente - ha detto Bobbio -. La procedura, dopo l’incontro che avevamo avuto in Curia nei giorni scorsi, era ben chiara, ai portatori monsignor Cece aveva dato istruzioni di non fermarsi. Ora, - conclude - gli chiederò al più presto un incontro perché si possa insieme risolvere il problema».
Così mentre il vescovo, prima che la statua ritornasse in cattedrale, chiedeva dal sagrato di ringraziare proprio i portatori che dimostrano la loro fede portando a spalla il santo, Bobbio si avviava in Comune, insultato da non meglio identificati «fedeli». C’è pure chi gli ha urlato: «Non sei neanche stabiese». Non un devoto, visto che San Catello è proprio il patrono dei forestieri.
“L’agitazione è cominciata”
intervista ad Andrea Gallo
a cura di Sandra Amurri (il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2011)
Di fronte alla crisi che ha travolto i cantieri navali di Genova e di Castellammare di Stabia, ai dati Inps che forniscono un quadro a tinte fosche della povertà che al Meridione diventa rivolta, il presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, monsignor Giancarlo Bregantini parla di esplosione della povertà: “Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri”. E aggiunge: “La forza della rivolta al Sud accompagnata dalla violenza è il simbolo di una rabbia che c’è nel cuore della gente e che non è più contenibile”.
La disuguaglianza sociale aumenta a dismisura: sempre più persone vivono con 16 euro al giorno, quanto offrono le pensioni sociali, cioè 500 euro al mese. L’80 per cento delle pensioni non raggiunge i mille euro. Poveri e impoveriti che resistono per esistere. Come direbbe Jean de La Fontaine: “Uno stomaco affamato non ha orecchie per sentire”.
Don Gallo lei è un prete che vede Dio soprattutto negli uomini che soffrono. Di chi è la responsabilità di questa Italia che il cardinale Tettamanzi definisce “malata come lo era Milano ai tempi di San Carlo e della peste”?
Ieri hanno parlato Confindustria e la Chiesa. Cioè i responsabili di questa miseria che ha sempre gli stessi volti: lavoratori e le loro famiglie, i loro figli, gli anziani, i diversi. Perché non fate i vostri nomi e cognomi e non dite quali pensioni avete? Io, don Andrea Gallo vivo con meno di mille euro al mese. Ecco qua! La Chiesa ha le sue responsabilità, da 20 anni sostiene Berlusconi, il berlusconismo, il ciellismo ecc. La Compagnia delle Opere fattura 74 miliardi l’anno. È stata la rovina dei servizi sociali con la pretesa di avere la tutela del cittadino. La tutela del cittadino è pubblica, dice la Costituzione.
E dunque?
La diga sta per crollare nella deriva della depressione che si accompagna alla povertà e all’emarginazione. Questa, per dirla con il mio amico Marco Revelli, si chiama “Guerra orizzontale”: scontro di poveri contro i poveri. L’impoverimento produce rancore, l’intolleranza fa crescere la criminalità. Basterebbe scrivere all’apice dell’agenda politica: redistribuzione delle ricchezze. Ma non c’è traccia nell’agenda della maggioranza e neppure in quella di tanti parlamentari di centrosinistra. A Piazza De Ferrari, uno dei luoghi simbolo di Genova, ieri a mezzanotte c’erano 2 o 3 mila giovani che tenevano un cartello: “Mamma stasera dormo fuori”. Un bel messaggio! Sessanta mila laureati all’anno vanno via dall’Italia. Ma sento che sta nascendo una nuova cultura, un nuovo stile di vita e di pensiero. I cuori, le menti si stanno agitando. A Milano il vento soffia forte.
Un vento che fa agitare le coscienze come foglie sugli alberi...
“Agitatevi!”, fu il grido di Antonio Gramsci nel 1919. Giovani, organizzatevi perché i cortei non finiscono al tramonto. Abbiamo bisogno della vostra forza. Studiate, abbiamo bisogno di cultura sul tema dell’acqua, del nucleare, dei migranti. Agitatevi! Abbiamo bisogno del vostro entusiasmo e non di persone “inattive”, come dice Revelli. La politica ha paura dell’autogestione. A Schio la giunta di centro-sinistra ha assegnato ai giovani un magazzino a 1.000 euro al mese, pensa che roba!
“Agitatevi!”. Un grido che è soprattutto per la mia Chiesa che deve finirla con l’arroganza. La Chiesa deve solo accogliere, ascoltare il dialogo, non giudicare. La Chiesa deve essere in prima fila, dare la parola ai diversi, al precario. Dare voce ai disoccupati, ai pensionati, ai migranti.
A un alto prelato che le chiese “Quanti sono i vizi capitali?” rispose 8, perché si deve aggiungere l’indifferenza. Occorre dismettere quell’espressione di disincanto che si legge negli occhi?
Bisogna lottare contro l’indifferenza. Non è veramente un’eccellenza un cantiere navale come quello di Genova che ha oltre cent’anni? Arriva questo schiaffo dei licenziamenti e ti aspetti di ascoltare e vedere la rabbia di 200 mila persone. Invece eravamo in mille a protestare. In questi ultimi 20 anni è nata la società delle spettanze dell’apparire, dell’appropriarsi. I nostri cuori si sono addormentati e le nostre coscienze disgregate. Siamo diventati tutti “berlusconiati ciellinati”. Stanno distruggendo la Costituzione. E la gente è indifferente. Nel 1994 Dossetti lascia l’eremo e gira l’Italia per ricostruire i comitati in difesa della Costituzione. La crisi non è politica, è una crisi di sistema di lunga durata.
Luigi Tommasino, 42 anni, del Pd, era in auto con il figlio tredicenne rimasto illeso
Commerciante di abbigliamento, fratello di un ex assessore. In azione il pool anticamorra
Agguato a Castellammare
Ucciso consigliere comunale
NAPOLI - Agguato a Castellammare di Stabia. Davanti al figlio di 13 anni, i killer hanno ucciso il consigliere comunale del Partito democratico Luigi Tommasino. Quarantadue anni, titolare di una boutique, Tommasino era in macchina, una Lancia Musa, insieme al figlio. Due sicari, a bordo di uno scooter Beverly di colore scuro, con il volto coperto dal casco integrale, si sono affiancati all’auto che procedeva lungo Viale Europa, una strada molto trafficata. Hanno sparato almeno sette colpi; la vittima si è accasciata sul volante e la vettura è finita contro la vetrata del negozio Unieuro, a pochi metri dall’abitazione della vittima. Illeso il ragazzo.
"Era un uomo incensurato, senza macchia", è stato il primo commento del procuratore capo della Repubblica di Torre Annunziata, Diego Marmo. La procura ha però trasmesso immediatamente gli atti all’Antimafia. Gli inquirenti sospettano che l’omicidio sia maturato in ambienti di camorra.
Sul luogo dell’agguato si è radunata una folla. Tra i tanti, anche il sindaco Salvatore Vozza che è scoppiato a piangere.
Tommasino gestiva un negozio di camice e cravatte; la moglie è titolare di un altro esercizio commerciale. Il fratello del consigliere ucciso è un medico all’ospedale di Castellammare di Stabia, Giovanni Tommasino, già assessore all’urbanistica con la giunta guidata da Ersilia Salvato nel 2001. Luigi era stato eletto per la prima volta in consiglio comunale nel 2005, prendendo il posto del fratello medico. Prima di confluire nel Pd, Luigi - per gli amici Gino - era stato segretario cittadino della Margherita. In consiglio comunale era componente della commissione politiche sociali.
Poco in vista, descritto come una personalità non forte, il consigliere ucciso sosteneva l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Vozza, della Sinistra democratica, appoggiata da una parte del Pd, e dall’Udeur. Venerdì scorso, quando al Comune di Castellammare di Stabia stava per aprirsi la crisi politica, Tommasino era stato tra i firmatari, con altri 17 consiglieri, di un documento di appoggio al sindaco Vozza.
* la Repubblica, 3 febbraio 2009
Ratzinger a Napoli il 21 ottobre
Sarà all’apertura dell’incontro di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. L’ha annunciato lo stesso Papa ieri all’Angelus
Da Napoli Valeria Chianese (Avvenire, 30.06.2007)
Ora sarà solo attesa amorevole fino al 21 ottobre, quando Benedetto XVI sarà a Napoli nel giorno che apre la Giornata mondiale di preghiera per la pace. Lo ha detto ieri all’Angelus lo stesso Pontefice: «Sono lieto di annunciare che, accogliendo l’invito dell’arcivescovo, il cardinale Crescenzio Sepe, domenica 21 ottobre prossimo mi recherò in visita pastorale a Napoli. Saluto con affetto la cara comunità napoletana che invito a preparare l’incontro nella preghiera e nella carità operosa».
Sepe: «Segno d’affetto»
Per i napoletani era più d’una speranza - assecondata e sorretta con eguale spirito da Sepe - quella che Ratzinger potesse partecipare all’evento. Il 21 ottobre - la prima delle tre giornate dell’incontro di preghiera - vedrà la presenza di numerosi leader religiosi e di capi di Stato, fra cui il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Nella diocesi di Napoli e nelle Chiese della Campania l’annuncio della visita del Papa ha subito suscitato grande gioia. Il cardinale Sepe ha particolarmente gradito il fatto che il Papa abbia voluto dare l’annuncio di persona, a dimostrazione dell’affetto e dell’attenzione verso Napoli e la Campania.
La bella novità intanto dà ulteriore entusiasmo all’impegno della "macchina organizzativa" dell’evento promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che tiene vivo e diffonde quello «Spirito di Assisi» legato all’incontro interreligioso del 1986 voluto da Giovanni Paolo II. Da allora Sant’Egidio porta avanti un vero e proprio «pellegrinaggio di pace» che ha toccato diverse città d’Europa e dell’area mediterranea, fino a giungere a Napoli «crocevia di mondi differenti, centro dove convergono religioni, culture, civiltà e problemi del Mediterraneo», osserva Andrea Riccardi, fondatore della Comunità. Per Sepe, Napoli «è città aperta» dove affrontare col dialogo, nella specificità di ciascuno, le insidie contro la pace: «Non siamo condannati al pessimismo e alla violenza - ribadisce - e Napoli può farsi interprete di questo messaggio».
Un «grazie» corale
I rappresentanti delle istituzioni campane hanno subito dato voce alla gioia delle loro comunità. «È davvero una bella notizia - commenta il presidente della Giunta regionale, Antonio Bassolino -; sarà l’occasione per i cittadini campani per esprimergli tutta la loro vicinanza, la loro fede e il loro affetto. Siamo certi che Napoli e la Campania sapranno accoglierlo nel modo migliore». Un «grazie di cuore» al Papa «per l’attenzione che dedica alla nostra terra» arriva dal presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, che afferma: la sua visita è «un forte segnale di affetto e vicinanza al nostro territorio e va preparata con coscienza e impegno da parte di noi tutti, cittadini e istituzioni».
Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, ha appreso la notizia «con grande gioia. Una lieta circostanza che onora profondamente la città». Ieri sera in Cattedrale, Sepe ha ringraziato il Papa durante la Messa della festa dei santi Pietro e Paolo, per la quale aveva già invitato a pregare per il Pontefice. Domani si compie il primo anno di ministero pastorale nella Chiesa partenopea del cardinale Sepe: un anniversario allietato ulteriormente dalla notizia della visita di Ratzinger.
NAPOLITANO: ’LASCIO NAPOLI CON PIU’ SPERANZA E FIDUCIA’ *
NAPOLI - Giorgio Napolitano ha concluso la visita a Napoli alla Università Federico II assistendo alla cerimonia di inaugurazione dell’ Anno Accademico. Congedandosi ha fatto con i giornalisti un bilancio di questi quattro giorni dicendo che riparte con "motivi rafforzarti di speranza e di fiducia" nelle possibilità della città. Ha anche confermato l’ impegno suo e di tutte le istituzioni per risolvere i gravi problemi del capoluogo partenopeo. "Ringrazio tutti i napoletani - ha detto il presidente della Repubblica - che mi hanno accolto così affettuosamente in questi giorni. Da questa esperienza e dalle iniziative con le quali sono entrato in contatto traggo motivi rafforzati di speranza e di fiducia e naturalmente anche di impegno per quanto riguarda me stesso ed anche il complesso delle istituzioni".
Anche la signora Clio ha manifestato entusiasmo dichiarandosi "emozionata" da queste giornate e non ha escluso di trascorrere il prossimo Capodanno a Napoli. Il bilancio del soggiorno partenopeo per la moglie del presidente della Repubblica Clio Napolitano è così positivo da lasciare aperta la possibilità di un Capodanno a Napoli. La coppia presidenziale lascia la Facoltà di Economia e commercio di Napoli e Clio commenta: "Questi quattro giorni sono stati molto emozionanti". A chi domanda a come ha trovato la Napoli bistrattata dai media, la signora risponde: "Quella che ho visto io ha soltanto molti aspetti positivi. Capisco però che per chi ci vive ci siano anche altri elementi". In conclusione, quindi, il Capodanno 2007 vedrà la coppia presidenziale di nuovo a Napoli? "Forse", risponde con un sorriso.
IERVOLINO, C’E’ CITTA’ CHE RISORGE CON FORZA
Adesso tocca a loro, alle amministrazioni locali, "realizzare di corsa" quanto reso possibile dall’esecutivo centrale e dalla presenza del Capo dello Stato a Napoli. Il sindaco Rosa Russo Iervolino è più che soddisfatta dei quattro giorni che Giorgio Napolitano ha trascorso nel capoluogo partenopeo. "Adesso dobbiamo andare di corsa, per cercare di realizzare le possibilità che ci sono state date", risponde a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico 2006-2007 dell’ateneo Federico II. E mette tutto assieme: le parole di Riccardo Muti e il pallone d’oro a Fabio Cannavaro, le risorse per le scuole aperte e l’arresto del boss Mazzarella. I fondi ottenuti dal ministro Fioroni: "quando mai abbiamo avuto un po’ di risorse per aprire le scuole nel pomeriggio?" Il pallone d’oro che ha premiato Fabio Cannavaro, che potrebbe portarlo il 23 dicembre ai bambini di Forcella: dimostrazione che "un ragazzo di Napoli ce la può fare, e una volta che ce la fa, torna nella sua città". L’arresto del boss Mazzarella: "e nei prossimi giorni qualche altra cosa dalle forze dell’ordine". Il tutto nella cornice fornita dalla panoramica sulla Napoli positiva e competitiva che ha ricevuto in questi giorni Giorgio Napolitano. "C’é una Napoli che risorge con forza: se la gente é in buona fede dovrà registrarlo - ha detto lasciando la Facoltà di Economia della Federico II, dove oggi il capo dello Stato ha inaugurato l’anno accademico - mi riferisco a quelli che costruiscono certe trasmissioni televisive".
"Quattro giorni di esperienze positive", sintetizza. E poi elenca: il Cnr, e i ricercatori, il tavolo della legalità.Il Presidente ha visto già consolidate e quelle che stanno per consolidarsi, tutte realtà di speranza. E poi: l’omaggio che Riccardo Muti ha reso, ieri al teatro San Carlo, alla sua città: "Muti che ha ricordato di essere nato a Napoli, in via Cavallerizza a Chiaia al civico 14, e di incavolarsi quando si parla male della sua citta". Oggi, aggiunge il sindaco, ci sarà una riunione con il sovrintendente del teatro "per vedere se le scarse finanze del San Carlo ci permettono di averlo ancora una volta".
* ANSA » 2006-11-28 11:53
NAPOLITANO: POLITICA OPERI PER EVITARE CHE RAGAZZI SI PERDANO
"La politica deve fare la sua parte per evitare che voi ragazzi siate costretti ad andare via o a perdersi". Il monito viene dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dialoga via internet, inaugurando il primo centro multimediale in una parrocchia di Napoli, con i ragazzi riuniti nella postazione del rione Salicelle ad Afragola. Napolitano, collegato con loro dalla parrocchia del popolare quartiere Sanita’ risponde alla domanda di Gaetano che gli ha raccontato come insieme ad altri li’ al rione Salicelle abbia deciso di rimanere "e di costruire qualcosa. E’ della politica il compito di darci una mano?", lo interroga. "Non dobbiamo mai perdere la speranza di recuperare anche chi ha preso una strada malsana e pericolosa", aggiunge Napolitano, facendo riferimento poi alle "bande spietate che imperversano sul nostro territorio". "Guai se si assumessero modelli e modi di comportamento della criminalita’ organizzata", sottolinea. "La politica ha le sue responsabilita’ - ribadisce - ma questi sono segni effettivi di impegno della politica", dice alludendo al progetto inaugurato. "Altri devono venire dalle istituzioni locali, regione, comune e provincia, e dalle realta’ associative dei cittadini che devono dare risposte". "Senza nulla togliere alle responsabilita’ della politica, il futuro e’ nelle vostre mani - conclude il Capo dello Stato rivolgendosi ai giovani - nelle vostre e nelle nostre mani. Non siamo due cose diverse; siamo insieme, giovani, Stato e Chiesa, nella stessa battaglia. E sono sicuro che questa battaglia anche in quartieri cosi’ difficili la vinceremo".
Napoli, 19:01. la Repubblica, 27.11.2006
Napolitano: "Stato e Chiesa una comune missione educativa"
NAPOLI - Lo Stato e la Chiesa hanno "una comune missione educativa" e sono "chiamati a servire gli stessi valori di moralità e di eticità", soprattutto nelle situazioni sociali più difficili. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Napoli, nella basilica di Santa Maria della Pietà, nel rione Sanità, dove ha preso la parola dopo il cardinal Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli. Collegato in videoconferenza con i giovani della parrocchia di Salicelle, uno dei quartieri della città considerati "problematici", il capo dello Stato ha ribadito: "Il futuro è nelle vostre mani, nelle vostre e nelle nostre. Non siamo due cose differenti, i giovani, i ragazzi, e lo Stato e la Chiesa. Siamo impegnati nella stessa battaglia. E sono convinto che la vinceremo, anche in un quartiere in condizioni così difficili come il vostro".
(la Repubblica, 27-11-2006)
Visita di 4 giorni del capo dello Stato nel capoluogo campano. "Ho l’impressione che si stia trovando la via per alleggerire la situazione delle Fs"
Napolitano: "Mai perso la fiducia in Napoli. Ho dato la scossa, il governo si è mosso"
NAPOLI - "La mia fiducia nel destino di Napoli non è mai venuta meno", annuncia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul treno ad alta velocità che, stamattina, lo ha portato a Napoli. Il capo dello Stato, che sarà per 4 giorni nella sua città, fa riferimento all’emergenza criminalità e dice: "Ho dato una scossa e il governo ha preso impegni".
"Non sto facendo l’elogio del governo - continua il Capo dello Stato rivolgendosi ad una platea di studenti e di insegnanti delle scuole di Bagnoli - ma registro la promessa rappresentata dall’impegno del ministro degli Interni a venire qui ogni mese".
Il presidente, però, pur non nascondendo "i punti critici che permangono" se la prende con chi vuole dare un’immagine negativa a senso unico della città: "Giornali e tv ne parlano poco e spesso danno una rappresentazione ingiusta e tendenziosa. Questa cosa ci ferisce. Reagiamo".
Davvero tanta la gente che ha accolto il capo dello Stato nella sua città natale e Napolitano ha salutato la folla che si era radunata ad attenderlo. I rappresentanti della sigla "Napoli è viva" gli hanno consegnato la maglia a lui dedicata con su scritto "Mi chiamo Giorgio e sono nato a Napoli". Il capo dello Stato, poi, si è avvicinato alle transenne disposte dal servizio d’ordine e non ha deluso le aspettative di chi gli gridava "Napoli è viva, Napoli è con te".
Ferrovie. Napolitano, che era accompagnato dal presidente delle Fs Innocenzo Cipolletta, ha poi commentato la difficile crisi che stanno attraversando le Ferrovie: "Ho l’impressione che si stia obiettivamente trovando la via per alleggerire la situazione, altrimenti insostenibile".
Dissaporti con Bassolino. E a proposito dei presunti dissapori nel recente passato con il presidente campano Antonio Bassolino (dopo la dichiarazione del capo dello Stato su "i giorni peggiori che Napoli ricordi"), Napolitano ha replicato secco ai giornalisti: "Lo avete inventato tutto voi".
La protesta dei fotografi. Da registrare la protesta dei fotografi che hanno abbandonato Castel Capuano, prima tappa del viaggio presidenziale, lamentandosi di essere stati piazzati in un posto da dove era praticamente impossibile vedere e fotografare Napolitano.
Visita di 4 giorni del capo dello Stato nel capoluogo campano. "Ho l’impressione che si stia trovando la via per alleggerire la situazione delle Fs"
Napolitano: "Mai perso la fiducia in Napoli. La crisi delle Fs? In via di soluzione"
NAPOLI - "La mia fiducia nel destino di Napoli non è mai venuta meno", annuncia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul treno ad alta velocità che lo ha portato a Napoli. Il capo dello Stato, che sarà per 4 giorni nella sua città, chiede di "fare leva" sulle risorse di cui la città dispone e sulle esperienze significative di governo locale.
Certo, la fiducia "non è mai stata separata dalla consapevolezza dei punti critici che permangono". E allora "è essenziale sapere fare leva sulle risorse importanti che esistono e sulle esperienze significative che si sono fatte nel governo della città e della Regione per trarne la forza di volontà e l’impegno operativo indispensabili al fine di risolvere i nodi che ancora ostacolano la vita civile e la crescita economica e sociale nella città".
Un bagno di accolto il capo dello Stato e Napolitano ha salutato la folla che si era radunata ad attenderlo. I rappresentanti della sigla "Napoli è viva" gli hanno consegnato la maglia a lui dedicata con su scritto "Mi chiamo Giorgio e sono nato a Napoli". Il capo dello Stato, poi, si è avvicinato alle transenne disposte dal servizio d’ordine e non ha deluso le aspettative di chi gli gridava "Napoli è viva, Napoli è con te".
Napolitano, che era accompagnato dal presidente delle Fs Innocenzo Cipolletta, ha commentato la difficile crisi che stanno attraversando le Ferrovie: "Ho l’impressione che si stia obiettivamente trovando la via per alleggerire la situazione, altrimenti insostenibile".
E a proposito dei presunti dissapori nel recente passato con il presidente campano Antonio Bassolino (dopo la dichiarazione del capo dello Stato su "i giorni peggiori che Napoli ricordi"), Napolitano ha replicato secco ai giornalisti: "Lo avete inventato tutto voi".
Da registrare la protesta dei fotografi che hanno abbandonato Castel Capuano, prima tappa del viaggio presidenziale, lamentandosi di essere stati piazzati in un posto da dove era praticamente impossibile vedere e fotografare Napolitano.
T-shirt per l’arrivo di Napolitano: "La città è viva"
"Mi chiamo Giorgio e sono nato a Napoli", questa la scritta sulle maglie dei rappresentanti dell’associazione "Napoli è viva" che raccoglie sei associazioni di volontariato. Dopo la manifestazione di piazza Carità dove hanno distribuito delle t-shirt con su scritto "Napoli è viva ed io la difendo", i volontari di alcune associazioni napoletane si sono presentati alla stazione di Piazza Garibaldi per salutare il presidente Napolitano al suo arrivo e consegnargli la maglia a lui dedicata
Napolitano in visita a Napoli: «Mai persa la fiducia nella citta»
Il Presidente della Repubblica interviene anche sulla crisi delle ferrovie: «Una soluzione è vicina»
NAPOLI - Una soluzione per la crisi delle Ferrovie dello Stato è vicina. Ne è convinto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, parlando con i vertici delle FS, il presidente Innocenzo Cipolletta e l’amministratore delegato Mauro Moretti, a bordo del treno Eurostar ad alta velocità che lo ha condotto da Roma a Napoli, dove oggi inizia la sua visita di quattro giorni, ha affermato che si sta trovando una soluzione per «alleggerire la situazione altrimenti insostenibile del gruppo Ferrovie dello Stato». Napolitano che, per la terza volta nello spazio di pochi mesi dall’inizio del suo settennato, ha scelto il treno per raggiungere una città italiana, ha spiegato che «in questi giorni si è discusso molto delle condizioni finanziarie delle Ferrovie dello Stato e - sottolinea - abbiamo letto anche recenti interventi del presidente Cipolletta giustamente preoccupato. Io ho l’impressione - ha rilanciato il capo dello Stato - che si sta obiettivamente trovando la via per alleggerire la situazione altrimenti insostenibile del gruppo Ferrovie dello Stato. Mi auguro che di qui a poco il presidente Cipolletta possa fare una nuova intervista più rassicurante».
Napolitano ha quindi lodato il «particolare sforzo» che le Ferrovie dello Stato stanno facendo per dotare le regioni del Mezzogiorno d’Italia di un sistema infrastrutturale funzionante. Uno sforzo che «ha davvero un valore strategico per il Mezzogiorno e per Napoli» e per lo sviluppo del Sud del Paese.
Il Capo dello Stato si è soffermato poi su Napoli mostrando ottimismo sul futuro della città, che sta attraversando una difficile emergenza criminale, ma anche ambientale e sociale: «La fiducia non è mai venuta meno, la fiducia nel destino di Napoli, nel suo futuro, nella sua capacità di sviluppo». Napolitano ha spiegato che la sua è una fiducia ragionata e non un ottimismo di maniera perché «in me questa fiducia non è mai stata separata dalla consapevolezza dai punti critici che permangono». Ma «l’essenziale - ha proseguito - è saper fare leva sulle risorse importanti che esistono e sulle esperienze significative che si sono fatte nel governo della città e della regione per trarne la forza di volontà e l’impegno operativo indispensabili al fine di risolvere i nodi che ancora ostacolano la vita civile e la crescita economica e sociale di Napoli».
* La Stampa, 25.11.2006
«Facciamo emergere la speranza, rimbocchiamoci le maniche» *
«Coraggio, resta poco della notte». È questo l’incoraggiamento dell’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, in un messaggio agli Stati generali dell’antimafia, organizzati da "Libera", l’associazione presieduta da don Luigi Ciotti. A Napoli e nei territori segnati dalla presenza della malavita, «nel buio della notte è necessario far emergere la forza della speranza», afferma il cardinale, evocando «la forza del potere dei segni» che può ergersi contro «la logica dei segni del potere». Essi sono infatti «un modo concreto ed evangelico per ridonare la piena giustizia, la speranza di riuscire in questa lotta contro il male».
Nel messaggio, Sepe esorta i credenti a collaborare «mano nella mano, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà». «Di fronte a questa notte - scrive - dobbiamo sentirci come la sentinella che aspetta l’aurora con animo fiducioso: potremo dire a noi stessi e perfino ai carnefici di avere coraggio perché resta poco della notte. Un messaggio di speranza che ci sollecita a denunc iare inerzie e ritardi e a rimboccarci le maniche perché la mafia non va soltanto combattuta: deve essere sconfitta».
Commentando la lettera del cardinale Sepe, don Ciotti ha sottolineato il punto in cui «sollecita ad essere ancora più vicini alle vittime ma nello stesso tempo a denunciare inerzie e ritardi e a rimboccarci le maniche perché la mafia non va soltanto combattuta: deve essere sconfitta».
* Avvenire, 18.11.2006
Sul convegno di "LIBERA", cfr, sul sito, "CONTROMAFIE": GLI STATI GENERALI
APPELLO ALLA COMUNITÀ CIVILE
CONTRO LE MAFIE UN PATTO EDUCATIVO
di Giuseppe Savagnone (Avvenire, 18.11.2006)
Gli Stati Generali dell’Antimafia, convocati a Roma, ripropongono il problema scottante della piaga della criminalità organizzata nel nostro Paese. Per la prima volta, forse, si riuniscono intorno a un unico tavolo tutti i principali protagonisti della lotta contro le mafie - il plurale ormai è d’obbligo -, dai rappresentanti delle istituzioni a quelli della società civile e del mondo della cultura e dell’informazione, per confrontarsi e per inaugurare uno stile di sempre maggiore cooperazione.
La novità è forse in questo coinvolgimento plenario di tutte le componenti della realtà italiana. Non è solo lo Stato a muoversi, con il suo apparato e i suoi organi preposti alla pubblica sicurezza e all’amministrazione della giustizia: è la comunità civile, in tutte le sue variegate espressioni, che prende un solenne impegno e mette le proprie energie al servizio di questa battaglia. Del resto, lo aveva detto qualche giorno fa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: senza il contributo della società civile, la criminalità organizzata non sarà mai sconfitta. In questa logica si ponevano già da tempo anche le denunzie del capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso, quando indicava nelle collusioni e nei silenzi di tanti che mafiosi, propriamente parlando, non sono, la forza della mafia. C’è una cultura dietro l’organizzazione militare di Cosa nostra o della Camorra; c’è una mentalità, un universo relazionale distorto, e finché non verranno rimosse queste cause remote, i successi delle forze dell’ordine e le condanne della magistratura avranno sicuramente un peso, ma non saranno decisivi. Gli ultimi eventi - in particolare quelli verificatisi in Campania - confermano questa diagnosi. Siamo davanti a un tessuto sociale che dev’essere profondamente trasformato. A Napoli, come a Palermo, lo Stato non riesce a controllare adeguatamente il territorio perché non può contare sull’appoggio incondizionato degli abitanti, che spesso lo sentono estrane o ed ostile. Il bene comune, nei quartieri popolari di queste città, è una formula incomprensibile o solo un concetto astratto, retorico, come lo sono i principi e le regole della legalità.
Per sconfiggere questa barriera invisibile, contro cui si infrangono i discorsi ufficiali, le denunzie morali, le prese di posizione istituzionali, è necessario un lavoro lungo, lento, capillare, volto ad educare più che a reprimere, a far capire, più che a promettere o minacciare, ad aprire prospettive nuove più che a dissertare su misure straordinarie. Nel nostro Paese sono sempre sopravvissute alcune sacche di incultura, almeno dal punto di vista della maturità civile e politica. Non ci pare di poter dire che nel corso degli anni si siano progressivamente ridotte. Al contrario, lo stesso scenario della vita pubblica, in troppe occasioni, ha incrementato gli scetticismi se non favorito talune violazioni delle più elementari regole della convivenza. Si è avuta l’impressione, a volte, che avesse ragione Sciascia, quando diceva che la Sicilia stava diventando la metafora dell’Italia intera e che lo stile mafioso era stato con successo esportato, al punto da essere ormai diffuso su tutto il territorio nazionale.
Per battere le mafie bisogna educare la gente, e per educare la gente bisogna essere convincenti. In famiglia, a scuola, in parrocchia, dev’essere possibile accompagnare le parole con l’indicazione di esempi efficaci; bisogna poter additare uomini e donne rappresentanti di una classe dirigente che non si ripiega su se stessa e sui propri interessi, lasciando il popolo al proprio destino, ma condivide davvero i problemi di tutti. Solo così il bene comune cesserà di essere un’elegante astrazione, buona per abbellire i discorsi di circostanza, e diventerà un valore condiviso anche dalla gente comune. E la criminalità organizzata quel giorno avrà davvero perduto la sua triste battaglia.