SATIRA PREVENTIVA
Un popolo di eroi, navigatori e spioni
di Michele Serra *
L’emergenza spionaggio ha origini antiche, con agenti segreti che scoprono dossier su loro stessi e che mentre si chinano a raccogliere indizi vengono frugati da altri, fino a formare lunghe file come alla prima di Harry Potter Come fronteggiare l’emergenza spionaggio? È fallito il tentativo di formare una commissione parlamentare d’inchiesta. Un’ora dopo la sua istituzione, tutti i membri della commissione hanno scoperto di avere una cimice in tasca, il conto corrente riportato sui tabelloni luminosi delle autostrade e la moglie pedinata da una troupe tv della Guardia di Finanza.
In difficoltà anche il Garante della Privacy: il suo duro comunicato contro questa pratica intrusiva è stato corretto in automatico, via Internet, da un’impiegata delle Poste che nella pausa pranzo si diverte a ritoccare la Gazzetta Ufficiale e qualunque altro documento dello Stato per far ridere le amiche.
Ma com’è cominciato questo fenomeno, un tempo limitato a pochi professionisti e oggi divenuto una passione nazionale, al punto che non si trova più una lente d’ingrandimento in tutta Italia?
Chi ha cominciato a spiare chi, per primo? Impossibile saperlo. È una specie di catena di Sant’Antonio, con agenti segreti che frugando nei cassetti di un ministero scoprono dossier su loro stessi e le loro famiglie, spioni che mentre si chinano a raccogliere un indizio vengono a loro volta frugati nella tasca dei pantaloni da un secondo spione, ignaro del fatto che un terzo misterioso figuro, alle sue spalle, gli sta toccando il culo (i famosi servizi deviati), e così via fino a formare file lunghe come alla prima di Harry Potter. Proviamo, comunque, a ricostruire almeno alcuni dei principali casi di spionaggio.
Fiat La schedatura illegale degli operai è stata, per decenni, pratica abituale alla Fiat. Valletta aveva dato incarico alla vigilanza interna di scoprire chi erano i comunisti. La vigilanza si rivolse alla Cia e fu addestrata secondo un protocollo molto accurato. Se per esempio un operaio entrava in fabbrica con ’l’Unità’ in tasca, salutava con il pugno chiuso gridando ad alta voce "Salute compagni!" e a ogni fine turno saliva in piedi sulla scocca di una Seicento e arringava il reparto cercando di assumere la posizione di Lenin nelle foto più celebri, allora scattava il sospetto di una sua simpatia politica per la sinistra. La pratica della schedatura illegale è finita, alla Fiat, da pochi anni: da quando gli operai, quasi tutti berlusconiani, hanno cominciato a schedare i dirigenti sospettati di votare Ulivo.
Sifar Caso simile al precedente, ma su scala molto più vasta. Il servizio segreto militare, preoccupato dall’avvicinamento del Pci al governo, spiava e schedava politici e intellettuali di sinistra ritenuti pericolosi. Per esempio Giorgio Napolitano venne pedinato per oltre cinque anni, tutti i giorni, da uno stesso agente del Sifar lungo il tragitto casa-edicola-bar-Parlamento-casa, compreso il mese d’agosto nel quale Napolitano andava a controllare che il Parlamento fosse davvero chiuso e non ci fossero perdite d’acqua o fughe di gas. L’agente si tolse la vita per la noia prima di riuscire a stendere il suo rapporto. Le liste degli elementi sovversivi come Napolitano venivano poi consegnate a golpisti, repubblichini, neonazisti, generali pazzi, bombaroli, picchiatori neri e killer nevropatici affinché gli italiani dormissero sonni tranquilli.
Prodi I risparmi di Romano Prodi e di sua moglie Flavia, presso la filiale di Bebbio del Piccolo Credito Rurale e Artigiano di Bebbio, sono stati setacciati abusivamente da funzionari della Finanza. Penetrare nell’archivio della filiale non è stato facile: bisognava prima attraversare carponi il pollaio adiacente. Una volta all’interno dell’edificio, gli spioni hanno rovistato nel libretto di risparmio della coppia scoprendo che il celebre economista ha investito tutto in titoli di Stato del Mali ed è rovinato.
Gardini-Luxuria Un caso davvero incredibile di accanimento contro la privacy. La parlamentare di Forza Italia è stata in agguato per oltre un mese nei gabinetti della Camera pur di poter avvistare il pirolo di Vladimir Luxuria, fotografarlo e completare il suo dossier di profili di personaggi celebri.
L’Espresso, 09.11.2006
Tutte le strane coincidenze della notte dell’11 aprile
di Oreste Pivetta *
Hanno ucciso la democrazia? Probabilmente no, anche se si dovrebbe discutere a lungo sui limiti, sulla sostanza... La democrazia, magari in forme traballanti, è viva. Ma che muoia non si può escludere. Con le armi, con i botti, con i proclami radiofonici? No. Inquieta nel film di Beppe Cremagnani e di Enrico Deaglio, regia di Ruben Oliva, l’idea che possa accadere senza che nessuno ci avverta, nel pieno rispetto delle forme, silenziosamente, con grazia tecnologica. Uccidete la democrazia. Memorandum sulle elezioni di aprile (che non vedrete in tv, ma il dvd con il libro che l’ha ispirato, Il broglio di un anonimo Agente italiano lo troverete in edicola da venerdì 24 novembre) è la storia di una ipotesi che potrebbe essere realtà. Con un cadavere, l’arma del delitto, il movente. Nessuno però che si penta. Il cadavere sta appunto all’inizio del film, appena dopo le immagini di una corte di giustizia americana dove un cittadino qualunque, tal Clinton Curtis, programmatore elettronico della Florida, il 13 dicembre 2004, appena chiuse le presidenziali, racconta come un voto lo si possa manipolare. «Non se ne sarebbero mai accorti», confessa Curtis. Che aggiunge, rispondendo a un giudice circa l’eventualità di brogli: «Sì, quando gli exit polls differiscono in maniera sostanziale dal risultato finale, vuol che l’elezione è stata truccata..».
Chi guarda questa scena ripiomba tra gli incubi dell’11 aprile, quando, dopo aver ascoltato exit polls che offrivano garanzie di vittoria al centrosinistra, era stato costretto a subire l’onda di ritorno del centro destra, numeri su numeri che chiudevano la forbice delle ore 15 e allineavano sugli stessi destra e sinistra. Il film rende le emozioni di quelle ore, quasi scandite dalle mosse degli uomini del potere in corso: il via vai dei Cicchitto e dei Bondi, persino di Previti, il volo su Roma dell’uomo di Arcore, il battere dei tacchi anche di un ministro degli Interni che non sente il dovere di respingere la convocazione di Berlusconi a Palazzo Grazioli, invece di rimanere a sorvegliare il Viminale. Il controcanto è di una folla inquieta che si sente tradita. La prima domanda, il primo dubbio sono del conduttore di Popolare Network, Massimo Rebotti, quando Pisanu annuncia il calo delle schede bianche: «A questo punto il sospetto di brogli è legittimo».
La seconda parte del film è la spiegazione: la campagna elettorale e il nuovo sistema elettorale, l’informatizzazione del voto (grazie al figlio di Pisanu e a una società americanam, Accenture, che lavorava in Florida e che Clinton conosce bene), il comizio di Berlusconi a Roma, i guai giudiziari di Previti, quelli con la mafia di Dell’Utri, quelli futuri dell’azienda Mediaset, la "scena" che obbliga il capo della destra a cercar di vincere, ad ogni costo.
Il sospetto che qualcosa di strano sia accaduto viene dal crollo delle schede bianche: in 5 anni da un 1.600.000 a 445 mila, dal 4,2% all’1,1%. Crollo che conduce a un percentuale uniforme: la Calabria ad esempio da 157 mila a 53 mila. Le schede bianche che finiranno in una busta sigillata insieme con le schede nulle, che diventano, «fantasmi, numeri senza proprietari...».
Torna in scena il nostro programmatore americano, Curtis Clinton. Deaglio lo raggiunge. E lì davanti a un computer portatile imbastisce in pochi minuti un programmino che si mangia le schede bianche e le risputa colorate, esattamente come il "mandante" pretende. Da schede bianche a voti della coalizione tal dei tali. Possibile: basta risolvere qualche problemino di matematica, poi le macchine consentono tutto, basta un bravo programmatore e qualche aiuto, qualcuno che inserisca il programma nel sistema, al centro, e non è detto che debba conoscere il significato dell’operazione. Ma restano i voti sulle schede... Una volta che i voti li hai trasmessi non li vedi più. E le procedure si possono chiudere? In qualsiasi momento.
Il film si chiude con il solito Berlusconi che grida allo scandalo dei brogli e un vecchio proverbio... «La gallina che canta...». Però, perché Berlusconi non ha vinto? Perché Pisanu non lo ha seguito fino alla fine? Vecchio fiuto democristiano, spiega Gola profonda il bravissimo Elio De Capitani): Pisanu ha capito che il gatto s’agitava, ma era un gatto morto.
* www.unita.it Pubblicato il: 17.11.06 Modificato il: 17.11.06 alle ore 8.53