La "dura Lex" dell’ Occide(re)nte: "Deus caritas est"!!!

MALA SANITA’ U.S.A. "In God We Trust"("confidiamo in Dio" - così sul "dollaro"): tutto a "caro-prezzo"("caritas") astronomico!!! Se i "poveri" vanno a curarsi in India, figuriamoci gli altri!!! Sul tema il film di Michael Moore, "Sicko"!!! - a cura di pfls

sabato 19 maggio 2007.
 

America, i poveri si curano in India

di Cristiana Pulcinelli *

Un tempo, chi doveva sottoporsi ad un intervento chirurgico complesso andava negli Stati Uniti. Oggi sembra che il flusso si stia invertendo: dagli Stati Uniti i pazienti vanno a operarsi verso i paesi a basso reddito, come l’India e la Tailandia. Naturalmente, si tratta dei cittadini americani meno abbienti, quelli che non possono permettersi i costi astronomici della sanità statunitense. Il fenomeno sta diventando eclatante. Tanto che la prestigiosa rivista medica «New England Journal of Medicine» ha dedicato al tema un lungo articolo sul numero uscito il 19 ottobre scorso dal significativo titolo «I nuovi rifugiati d’America».

Gli autori, i medici americani Arnold Milstein e Mark Smith, cominciano raccontando due storie emblematiche. La prima è quella di Howard Staab, un carpentiere di mezza età che lavora in proprio nella Carolina del Nord. Staab non ha un’assicurazione sanitaria, ma è sempre stato bene. Un brutto giorno però scopre di avere un serio problema cardiaco: un prolasso della valvola mitralica. Il medico non ha dubbi: bisogna operare. Staab si rivolge all’ospedale regionale più vicino che gli presenta un preventivo di 200.000 dollari, la metà dei quali vanno versati prima dell’operazione. Staab decide di vendere la casa, ma il figlio, uno studente di medicina, entra in contatto con Naresh Trehan, un chirurgo del cuore che, dopo aver studiato alla New York University, è tornato nel suo paese natale, l’India, a lavorare in un nuovo ospedale privato di Nuova Delhi. Il carpentiere decide di farsi operare dal medico indiano e parte. Il costo complessivo (ospedale e chirurgo) è di 6.700 dollari. Tutto va bene e Staab ora è tornato al suo lavoro e alla sua casa che non ha più dovuto vendere.

La seconda storia riguarda invece i lavoratori di una cartiera della Carolina del Nord. L’industria stava fallendo, ma gli operai decidono di fondare una cooperativa e rilevare l’impresa. I vecchi proprietari pagavano agli operai l’assicurazione sanitaria, ma la cooperativa non può permettersi costi così alti, così i soci un’idea: offrire incentivi fino a 10.000 dollari per chi, dovendo sottoporsi a operazioni complesse, sceglie di andare in India.

Quante altre storie come queste ci sono? Dati dagli Stati Uniti non ci sono. Però, India e Tailandia riportano un aumento nel numero di pazienti americani. All’Ospedale Bumrungrad di Bangkok, ad esempio, l’anno scorso sono stati ricoverati 55.000 statunitensi, il 30% in più degli anni precedenti. E la maggior parte non si è sottoposta a trattamenti estetici.

A produrre la fuga dei «nuovi rifugiati» è il sistema sanitario americano, basato sulle assicurazioni private. «Se la spesa per la sanità continua a crescere più rapidamente del Prodotto Interno Lordo - scrivono gli autori - la copertura assicurativa diventerà insostenibile per un numero sempre più alto di lavoratori. La percentuale di persone senza assicurazione sta aumentando rapidamente tra le famiglie a reddito medio che non ricevono i sussidi destinati ai più poveri».

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www.unita.it, Pubblicato il: 23.10.06 Modificato il: 23.10.06 alle ore 6.36


-  Questa la lettera che il regista americano ha pubblicato sul suo blog
-  "L’amministrazione Bush ha già iniziato un’azione legale contro di me"

"Io e il mio film in fuga dal governo americano"

di MICHAEL MOORE *

IL mio nuovo film, "Sicko" è pronto e avrà la sua prima mondiale oggi a Cannes. La mia intenzione era di tenere "Sicko" nascosto, senza farlo vedere praticamente a nessuno fino alla prima di Cannes. E sono, quindi, rimasto rigorosamente in silenzio, sia perché lavoravo molto per completarlo, sia perché sapevo che l’industria della salute, un’industria che produce il 15 per cento del nostro prodotto interno lordo, non avrebbe gradito gran parte di quello che vedrà in questo film, e non pensavo che fosse il caso di farli arrabbiare prima di quanto necessario.

Bene, non tutto è andato come previsto. Per qualche strano motivo il 2 maggio l’amministrazione Bush ha iniziato un’azione legale contro di me per il modo in cui ho ottenuto parte dei contenuti che loro credono siano nel mio film. Dato che fino ad oggi nessuno di loro ha visto il film (o così io spero!), hanno deciso, a differenza di "Fahrenheit 9/11", di non aspettare l’uscita del film per iniziare il loro attacco.

Il ministro del tesoro Henry Paulson, ha aperto un’inchiesta su un viaggio che ho fatto a Cuba per filmare alcune scene. Queste scene coinvolgono un gruppo di lavoratori che si sono ammalati durante il lavoro a Ground Zero. Hanno avuto poco o nessun aiuto dall’assistenza medica pubblica o dal governo. Non voglio svelare quello che accade nel film perché non voglio rovinarvi la sorpresa. Resta certa una cosa: nessuna legge è stata violata. Ho violato solo una regola del giornalismo moderno che dice "non fare domande a chi comanda o il tuo permesso di partecipare al banchetto sarà revocato".

"Il ministro Paulson può sequestrare il film?", ho chiesto ai miei avvocati. "Sì", è stata la risposta. Chi vuole correre il rischio? Io no. Quindi ho fatto un duplicato del film e l’ho fatto uscire dal paese, in modo che nessuno del governo lo possa prendere... E’ incredibile? E’ solo un film! Cosa posso mai aver messo in celluloide che possa richiedere una simile azione priva di senso contro di me?

Bene, sto andando a Cannes, con una copia del film con me. Non vi preoccupate, starò una settimana nel sud della Francia. Poi tornerò a casa. E tutti potrete vedere il film. Non vedo l’ora che possiate farlo.

* la Repubblica, 19 maggio 2007


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