Quattrocento nuovi ingressi in tre anni tutti assunti senza concorso
Palermo, pagati per contare i tombini
Nelle ex municipalizzate mogli e figli
di ATTILIO BOLZONI (www.repubblica.it, 19.09.2006)
PALERMO - C’è anche chi viene pagato per contare, ogni giorno, i tombini di una città. E c’è chi prende lo stipendio per controllare, ogni giorno, quanti sono quei loro colleghi che contano i tombini. Tutti hanno la qualifica di ispettori ambientali. Sono una settantina solo a Palermo e guadagnano 800 euro al mese. Prima erano precari, adesso hanno un lavoro fisso. Come quei 397 assunti senza concorso nelle aziende comunali. I loro nomi sono stati tenuti segreti per un po’.
Gli interessati e i loro sponsor si erano appellati alla tutela della privacy, il presidente per la protezione dei dati personali però ha preferito renderli pubblici per la legge sulla trasparenza. Non è stata una gran sorpresa: sono tutti parenti di uomini politici.
Nella Sicilia degli sprechi e degli imbrogli, degli accordi sottobanco, della Regione idrovora con i suoi stellari costi sanitari e i suoi debiti miliardari, si continuano a buttare soldi e a moltiplicare poltrone e compensi e consulenze. È sempre festa a Palermo. Si cancellano 1700 posti letto negli ospedali pubblici, si chiudono guardie mediche, ma quando c’è da assumere figli e mogli e cognati non si bada a spese. L’ha fatto anche il neo presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Micciché. Nello stesso giorno in cui annunciava tagli a Palazzo dei Normanni - venerdì 15 settembre - ha chiesto anche due autisti in più: voleva uomini di fiducia per i suoi spostamenti nell’isola per i prossimi quattro anni. E siccome le auto blu della Regione le possono guidare solo i dipendenti, il presidente del parlamento siciliano prima o poi sarà accontentato.
Con 15mila e 500 dipendenti e quasi 100mila stipendi pagati ogni mesi, la bancarotta della Regione non ci sarà certo per i due prossimi fortunati autisti. È un circolo vizioso. Denaro investito per sperperare denaro. È il caso di quei settanta lavoratori di "Palermo Ambiente", azienda costituita tra la Provincia e i comuni di Palermo e Ustica per la gestione integrata dei rifiuti. Formati in un corso finanziato in parte dalla Comunità europea, per sette anni sono stati precari e poi - nove mesi fa - l’assunzione a tempo indeterminato. Una cinquantina di loro ogni mattina esce dall’ufficio, sale in auto e va verso un quartiere. Lì cominciano a contare i tombini e le feritoie sui marciapiedi, quelle per il deflusso delle acque piovane. Poi tornano in ufficio con un foglio zeppo di numeri: la lista dei tombini di Palermo.
A volte ricevono l’ordine di fotografarli, uno per uno, rione per rione. Fino a qualche mese fa gli ispettori ambientali andavano in giro per le vie della città a intervistare i palermitani. Dovevano fare solo una domanda, sempre la stessa: "Palermo è sporca o pulita?". Quell’altra ventina di ispettori ambientali è invece "distaccata" negli uffici con un compito specifico: controllare le presenze dei cinquanta che stanno fuori a contare tombini. L’amministratore delegato di "Palermo Ambiente" ha fatto sapere che "si tratta di una situazione temporanea e che le attività della società devono essere ancora delineate".
Molto tracciate invece le scelte di quelle che una volta erano chiamate le "municipalizzate", oggi società a partecipazione pubblica come l’Amg (azienda del gas), l’Amia (ambiente), l’Amat (trasporti), l’Amap (acquedotti) la Sispi (servizi informatici) e la Gesip (gestione dei lavoratori precari). Queste aziende hanno fatto 397 assunzioni negli ultimi tre anni, tutte per chiamata diretta. Lo scandalo (non c’è nulla di penalmente rilevante se non per quegli 11 reclutati senza titoli), era esploso una prima volta nell’agosto dell’anno scorso. In un’interrogazione al sindaco Diego Cammarata, il consigliere dei ds Diego Faraone voleva conoscere l’elenco dei lavoratori ingaggiati senza concorso. Dalle società era arrivato un secco rifiuto: "Per ragioni di privacy noi quei nomi non ve li diamo". E spiegava il vice sindaco Giampiero Cannella: "Io li renderei pubblici, ma si rischia la gogna mediatica, un clima da Unione Sovietica, mi sembra una violenza ingiusta verso chi era disoccupato e ora ha finalmente un posto di lavoro".
Dopo un anno di polemiche qualcuno aveva chiesto anche al difensore civico Antonino Tito un suo intervento, l’avvocato Tito però si è defilato: "Non ho il potere di fare questa richiesta". Si è scoperto poi che il figlio e la figlia del difensore civico erano anche loro in quell’elenco dei 397 assunti, il primo preso alla Sispi e la seconda alla Gesip. Il commento dell’avvocato a liste note: "È tutto regolare, i ragazzi hanno un lunghissimo curriculum".
Tutto regolare, tutto secondo legge. E per tutti assunzione assicurata da parente. Proprio per tutti. Qualche giorno fa il Garante della privacy si è pronunciato: "In nome della trasparenza, divulgate gli elenchi". E così ora i nomi della lista stanno per uscire, uno dopo l’altro. Non ce n’è uno solo che non sia parente di qualcuno. Tantissimi sono anche i personaggi minori della politica cittadina che si sono autosistemati, che hanno fatto in modo di essere assunti loro stessi nelle aziende finanziate per intero o per quote maggioritarie dal Comune di Palermo.
Ogni ex municipalizzata è un feudo. Per esempio all’azienda del gas ha trovato posto Cinzia Ficarra, moglie di Alberto Campagna, assessore comunale con la delega alle "risorse umane" e alle "risorse non contrattualizzate", cioè i precari che attendono un lavoro stabile. Gli altri favoriti dalla sorte all’Amg: Antonino D’Arrigo, figlio del consigliere comunale dell’Mpa Leonardo D’arrigo; Eva Benzi, che è la nuora del direttore dell’azienda; Stefano Mileci e Michele Avvinti, tutti e due candidati trombati alle ultime elezioni provinciali, il primo di Forza Italia e il secondo di An.
All’Amap è stato assunto Giovanni Puleri, genero dell’assessore regionale al Bilancio Guido Lo Porto di An. All’Amia sono entrati in organico Giuseppe Milazzo, presidente forzista della VI circoscrizione e il compagno di partito Giuseppe Federico, consigliere della II circoscrizione. E poi anche Debora Civello, cognata di Francesco Scoma, il primo degli eletti di Berlusconi alla Regione.
La Sispi ha un marchio molto Udc. Il primo degli assunti è stato Antonino Pisano, fedelissimo del governatore Cuffaro. E poi c’è Zaira Cintola, figlia dell’ex assessore regionale al Bilancio Salvatore. Alla Gesip altra infornata di Udc. Tra i figli fortunati di Palermo anche quello di un sindacalista. Si chiama Tiberio Cantafia, suo padre Francesco era il segretario della Camera del lavoro di Palermo fino a quando a giugno è stato eletto deputato per i Ds a Palazzo dei Normanni.
(19 settembre 2006)
Col governatore Lombardo continua il "banchetto" di Cuffaro
I casi di Schifani e Alfano. E ogni assessore ha 25 collaboratori...
La Parentopoli siciliana
tra assunzioni e gratifiche
di ATTILIO BOLZONI *
PALERMO - E’ anche peggio di quando Totò spartiva il bottino fra i suoi clienti. Duecento euro a chi allevava una capra "girgentana" (agrigentina) e 500 a chi accudiva in giardino un asino pantesco (di Pantelleria), un contributo "per la lotta mondiale contro l’inquinamento" a chi viaggiava in nave, 12 euro per ogni chilo di manna tirata giù dall’albero. L’ultimo assalto alla Regione è più sfacciato. Ci sono di mezzo i parenti.
Tanti. E’ così che don Raffaele sta già oscurando la fama del suo predecessore sopraffatto da una velenosa guantiera di cannoli.
E’ un arrembaggio. Più fratelli e cugini e più figli. E più nipoti e più compari. Non c’è più soltanto Palermo (dove Cuffaro ha il suo quartiere generale) ma c’è anche Catania (dove il boss dei boss è Lombardo) e - chissà come - in Sicilia ci saranno pure più soldi. Quelle che tecnicamente vengono definite le "risorse della nuova programmazione" sono in sostanza 6 miliardi e mezzo di euro che pioveranno sull’isola da qui alla primavera del 2013. Alla Regione si preparano a un altro grande banchetto. Con un condottiero che pubblicamente promette rigore e regole ma poi fa sempre finta di niente.
A parole annuncia rivoluzioni nella spaventosa macchina burocratica e intanto lascia i soliti noti ai loro posti, giura di ridurre da 26 a 12 le società regionali e invece non taglia mai nulla, in nome della trasparenza sceglie come assessori due noti magistrati e poi però il suo governo scivola ancora nella vergogna dei familiari più intimi assunti per chiamata diretta. Alla muta muta - zitto zitto come si dice in Sicilia - Raffaele Lombardo è in corsa per battere tutti i record nella Sicilia delle abbuffate.
Nella Regione che per la sua Sanità spende 8,5 miliardi di euro (il 30% in più della Finlandia, ha fatto notare a luglio la Corte dei Conti) tutto è come prima e più sconcio di prima. A pochi mesi dalla sua incoronazione il nuovo governatore sembra stia diventando un altro Cuffaro più smoderato di Cuffaro. Lo scandalo è diventato scandalo con Giuliana, la figlia di Giovanni Ilarda, il giudice che don Raffaele ha messo all’assessorato al Personale. Ma la lista di quei cognomi eccellenti assunti in Regione è infinita. Quelli che hanno una parentela molto stretta e gli altri, cognati, nuore, ex autisti, ex deputati "trombati".
Si comincia con Piero Cammarata, primogenito di Diego, sindaco di Palermo, e si finisce con una Misuraca (parlamentare di Forza Italia) e uno Scoma (assessore di Lombardo), con un Davola (ex autista di Gianfranco Micciché) e con un Mineo (figlio di un deputato regionale). Quasi tutti sono negli staff degli assessori. Come Rosanna Schifani, sorella di Renato, presidente del Senato della Repubblica. Era già dipendente della Regione, assunta per concorso nel ’91, poi è stata "chiamata" dall’assessore alla Famiglia Francesco Scoma. O come Viviana Buscaglia, cugina del ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano. La signora, un’"esterna", è nello staff dell’assessore all’Agricoltura Giovanni La Via. L’elenco di chi si piazza lì dentro con un cognome che conta mese dopo mese è sempre lungo.
Ogni assessore può avere 25 collaboratori fra segreteria particolare e segreteria tecnica, un terzo di loro arriva da fuori l’amministrazione. Così fan tutti. Pagando ciascuno degli 8 prescelti come dirigente 41.807 euro lordi più un’indennità di 7.747 euro e un’altra di 23.500. Come minimo, i fortunati che entrano in uno staff, portano a casa 70 mila euro. Gli uffici di gabinetto si trasformano in vere e proprie segreterie politiche.
Come quella dell’assessore ai Beni Culturali Antonello Antinoro dell’Udc. Ha chiamato vicino a sé: Giovanni Antinoro (non parente) che era l’autista di Cuffaro; Domenico Di Carlo, segretario del braccio destro di Cuffaro, Saverio Romano; Vito Raso, amico di Cuffaro; Gianni Borrelli, ex candidato Udc amico di Cuffaro e dello stesso assessore Antinoro. Lo chiamano staff ma è una tribù.
Rispetto a tutti gli altri 21 mila dipendenti regionali quelli degli staff non firmano il cartellino, hanno un rapporto solo con il loro capo - l’assessore - e tanto per gradire per gli interni un’altra indennità annua dai 7 ai 15 mila euro.
E se nei "felicissimi" di Totò Cuffaro sembrava che non ci fossero limiti al limite, l’esordio come governatore di don Raffaele è stato segnato da nuovi aumenti per 72 onorevoli su 90. Il parlamento ha voluto altre tre commissioni, altri "gettoni", altri incarichi e gratifiche da aggiungere ai 19 mila euro lordi di stipendio per ogni parlamentare. Totale delle spese in più per le tre nuove commissioni: 200 mila euro. Nelle stesse settimane del bonus per gli onorevoli, tutti i dirigenti dei vari assessorati sono stati valutati e promossi. Il minimo in "pagella" era un punteggio di 70, tutti sono andati oltre il 90. Dai 3 ai 15 mila euro in più per ogni burocrate.
"Il mio governo è già impegnato a tagliare gli sprechi", aveva solennemente giurato don Raffaele nel giorno del suo insediamento.
Numeri e nomi raccontano come sono andate le cose. A giugno il governatore aveva proclamato che avrebbe finalmente messo mano alle 25 società collegate alla Regione, 3.546 precari poi stabilizzati e in pratica tutti amici di amici, un bel po’ di altri parenti di eccellenti siciliani, tutti entrati senza concorso. A luglio e a settembre ha ripetuto il proclama. Le 25 società sono sempre lì, una dependance della Regione Sicilia che conta quasi gli stessi impiegati che ha la Regione Lombardia.
Sulla carta si occupano di tutto. Trasporti. Informatizzazione. Patrimonio artistico. Qualche mese fa una società ha pubblicato un avviso per comunicare l’assunzione da parte di un’altra società di 38 ingegneri. Il nome dell’altra società è stato tenuto segreto "per motivi di privacy". Poi si è scoperto che era la Sicilia e-innovazione, una struttura che gestisce almeno 300 milioni di fondi europei e statali. Ma Lombardo non prende decisioni. Parla, parla ma non si mette mai contro nessuno. Immobile come una statua, assiste alle scorrerie nel gorgo di Palermo.
* la Repubblica, 24 settembre 2008
L’ex magistrato Ilarda attaccato dai sindacati: "Una leggerezza"
La donna, 27 anni, assunta con chiamata diretta come dirigente per cinque anni
Assunta figlia dell’assessore,
lite in Sicilia. Poi la rinuncia
di EMANUELE LAURIA *
PALERMO - Il Brunetta di Sicilia scivola sull’assunzione della figlia. Non vedevano l’ora, i sindacati, di vendicarsi dell’assessore-sceriffo che un giorno sì e l’altro pure addita i fannulloni all’interno della Regione. E hanno presentato un perfido conto a Giovanni Ilarda, l’ex magistrato che ha annunciato una cura dimagrante per un ente pachiderma (21 mila dipendenti) e che si picca di aver ridotto in cinque mesi l’assenteismo del 57 per cento. Cobas, Sadirs, Siad e Ugl - sigle che rappresentano il 65 per cento dei dipendenti - hanno fatto sapere attraverso centinaia di volantini che nelle dorate stanze della Regione è entrata da poco anche Giuliana Ilarda, 27 anni.
Proprio la figlia del "grande moralizzatore". Nominata dirigente, con contratto quinquennale, nell’ufficio di gabinetto di un collega di Ilarda senior, ovvero l’assessore ai Beni culturali Antonello Antinoro. Un incarico da 75 mila euro lordi annui, affidato per chiamata diretta. "Il governatore Lombardo ponga fine alla contraddizione fra la politica del rigore vantata davanti all’opinione pubblica e questi scandalosi privilegi della politica", dicono i sindacati autonomi.
Anche il Pd è sceso in campo con il vicesegretario regionale Tonino Russo: "Ma l’assessore non prova neanche un po’ di imbarazzo?".
Una bufera che ha costretto la giovane, in serata, a dare le dimissioni dall’incarico. Ne ha dato notizia lo stesso assessore, confessando di aver commesso "una leggerezza" nel far assumere la figlia, "che pure può vantare una laurea con 110 e lode in discipline artistiche, parla due lingue ed è un’esperta di informatica".
Gesto "apprezzato" dal governatore Raffaele Lombardo: "Risposta chiara. Il governo non offre il fianco alle pressioni di chi sta provando a rallentare l’opera di risanamento avviata".
Ma il caso Ilarda squarcia il velo di una nuova parentopoli siciliana. I sindacati segnalano un’altra assunzione "eccellenti", fatta senza concorso: quella del figlio del sindaco di Palermo Diego Cammarata, entrato in una società partecipata dalla Regione. Ma l’elenco è lungo e riguarda soprattutto le nomine negli staff dei neo assessori: lo stesso Ilarda ha aperto le porte del proprio ufficio di gabinetto ad Antonella Scoma, sorella di Francesco (altro assessore di Lombardo). Il quale, a sua volta, ha fatto firmare un contratto da dirigente "esterna" a Danila Misuraca, sorella del deputato forzista Dore Misuraca.
Mentre Ernesto Davola, già autista del sottosegretario Gianfranco Micciché, ha avuto un posto nel gabinetto dell’assessore al Bilancio Michele Cimino. E negli uffici della Regione hanno trovato sistemazione anche ex consiglieri regionali "trombati" alle elezioni di aprile: gli Udc Decio Terrana (anche lui prescelto da Ilarda) e Francesco Regina, assoldato dall’assessore all’Industria Pippo Gianni. Un rapporto di mutuo soccorso, attendendo il prossimo appuntamento con le urne.
* la Repubblica, 23 settembre 2008
Scusate per il ritardo!!!! Oltre a 70 persone che contano tombini ci sono 70 amm.tvi della gesip palermo spa all’interno degli uffici comunali che svolgono le stesse mansioni di un dipendente pubblico con una piccola differenza....hanno semplicemente un ccnl delle pulizie!!!! Il comune paga circa 2.600,000 euro per avere questo personale.Come possiamo pretendere di combattere il lavoro nero se il primo soggetto che non rispetta le regole è lo stato stesso. Inoltre queste persone non hanno neanche le nomine, da parte della amministrazione, per trattare i dati personali come obbliga la legge sulla privacy!!!!!
Mi piacerebbe contattare Attilio Bolzoni freedomfinder2005@libero.it
La Regione ha debiti fino al 2022, ma spende come negli "anni felicissimi" 162 milioni per l’esercito di prima fila. Buste paga dai 50mila ai 200mila euro
Sicilia, il boom degli stipendi d’oro Burocrate record 1553 euro al giorno
Megaretribuzione per un fedelissimo del governatore Cuffaro al direttore dell’agenzia acque in busta più di mezzo milione
di ATTILIO BOLZONI(www.repubblica.it, 23.10.2006)
PER agguantare stipendi da favola sono imbattibili. E anche in tempi duri come questi, di manovre finanziarie e di tasse e di tagli, quelli della Regione siciliana fanno sempre bingo. Sono riusciti persino a sfondare il record del mezzo milione di euro, ancora una volta a Palermo si sono mirabilmente superati. In cima alla lista degli uomini d’oro c’è oggi un burocrate che ogni giorno di euro ne intasca 1553. A fine anno ne porterà a casa 567 mila e 300, lordi e comprensivi di tutte le indennità. È un primato assoluto anche nella Sicilia dei suoi califfi.
Ci sono i conti che fanno acqua da tutte le parti, il deficit della Sanità è salito a quasi 1 miliardo e 300 mila, la Regione ha debiti che deve onorare a cambiali sino al 2022 o al 2027, intanto però spende e spande come nei suoi anni "felicissimi". Anzi, di più. Molto di più.
Fino all’ottobre del 2005 la più pagata della burocrazia siciliana era Patrizia Bitetti, quella signora - in pensione dal dicembre scorso - che avrebbe dovuto far quadrare gli sgangherati bilanci di Asl e ospedali. Servizio delegato per un compenso di 480 mila euro. Nel 2006 la Bitetti è stata raggiunta e sorpassata da un fedelissimo del governatore Totò Cuffaro.
Si chiama Felice Crosta l’ultimo favorito dalla sorte, il numero uno dei super stipendiati di quella macchina mangia soldi che è la Regione. E’ il direttore generale della neonata Agenzia per le acque e i rifiuti, 120 dipendenti di una struttura voluta e coccolata dal presidente in persona.
Crosta è vicino a Cuffaro da quando lui era assessore all’Agricoltura nel primo governo di centro sinistra a Palazzo d’Orleans: da quel momento i due non si sono mai più separati. Il beneficiario della busta paga al top delle retribuzioni regionali è andato praticamente a sostituire per un incarico - dopo un interregno dello stesso governatore - quell’alto commissario all’"emergenza idrica" nominato dalla Presidenza del Consiglio a cavallo tra il 2000 e il 2001. Era l’ex comandante generale dell’Arma dei carabinieri Roberto Jucci.
Nonostante avesse cominciato a far arrivare più acqua districandosi fra gli interessi e le competenze di 556 enti e consorzi, il generale è stato mandato via dopo quasi un anno. Jucci dormiva in prefettura e aveva accettato la nomina a costo zero.
Solo un rimborso spese. Ci aveva raccontato l’ex comandante, durante i suoi mesi a caccia d’acqua fra le Madonie e le terre arse dell’agrigentino: "Ho una certa età, mangio una volta al giorno e acquisto due vestiti l’anno, quando il governo mi ha chiesto di scendere in Sicilia mi è sembrato corretto non farmi pagare".
Da 0 a 567 mila e 300 euro per il direttore generale che sovrintende alle acque. E fino a 162 milioni di euro per tutti i dirigenti. Un esercito: alla Regione sono 2220. Nei giorni scorsi qualcuno, a Palermo, ha esaminato alcune tabelle e poi ha confrontato i numeri della Regione Lombardia e quelli della Regione Sicilia. La prima paga i suoi dirigenti poco più di 19 milioni di euro, la seconda arriva appunto a 162. Quasi nove volte di più. A Milano c’è in Regione un dirigente ogni 60 dipendenti, a Palermo un dirigente ogni 6 dipendenti e un capoufficio ogni 2. Sono le performance dell’Anonima che spadroneggia alla Regione.
Gli stipendi dei dirigenti variano dai 50 mila euro fino ai 200 mila dei capoccia dei dipartimenti o di quelle che vengono chiamate "strutture temporanee", che però sopravvivono da anni e anni. I più remunerati naturalmente sono i capi di quei 32 dipartimenti e di quegli uffici speciali "assimilati" ai dipartimenti. La sede di rappresentanza della Regione a Bruxelles, per esempio, è stata appena "elevata" al rango di dipartimento.
Dal 2003 al 2005 sono passate da 375 a 539 le "aree" o i "servizi" o le "unità operative" della Regione, un aumento del 43 per cento. Su ciascuna area o servizio o unità operativa è seduto un dirigente che percepisce un’indennità gallonata. I posti più ambiti sono 600. Chi ce la fa a entrare in un ufficio di gabinetto ed è "in diretta collaborazione" con qualche assessore, è messo in condizione di guadagnare anche il doppio di un pari grado. Quei 600 baciati dalla fortuna costano circa 10 milioni di euro alle casse regionali.
Ma sopra tutto e tutti ci sono loro, i 9 nuovi uomini d’oro. Capi del Fondo sanitario. Capi della Programmazione. Il Capo della burocrazia di Palazzo d’Orleans. E sopra di loro quel Felice Crosta con i suoi 1553 euro al giorno. E’ di queste settimane l’ultima "rivoluzione" nei palazzi della Regione. Nuove nomine, trasferimenti, rotazioni. Per alcuni è stata come una tombola.
Rafforzato l’asse fra l’Udc e Forza Italia e l’Mpa dell’autonomista catanese Raffaele Lombardo, il governatore Cuffaro e i suoi alleati hanno piazzato - ai margini della spartizione questa volta è rimasta solo Alleanza nazionale - tutti i loro uomini nei posti chiave dell’alta amministrazione. Ai Beni Culturali. All’Agricoltura. Alla Sanità. Promozioni di manager tutti "targati" ai vertici e sistemazioni più laterali per gli altri: Corpo delle miniere; Istituto Vite e Vino; Istituto Olio e Olivo.
Ma non contenti di tanto scialo, avevano provato anche a ripescare una "leggina" votata dal parlamento regionale nel 2003. Una delle tante vergogne dell’Ars. In sostanza la "leggina" prevedeva la riassunzione a tempo determinato di alti burocrati della Regione, gente che se ne andava a casa con pensioni da nababbo ma veniva richiamato dall’amico politico di turno come capo gabinetto, direttore generale di qualche struttura o commissario di qualche ente. Un ritorno con tripla indennità: oltre la pensione 50 mila euro annui e anche una gratifica di 35 mila euro, proprio come quella intascata dai dirigenti regionali in servizio permanente effettivo.
Un "ripescaggio" di burocrati in pensione che ha perfino fatto scandalizzare qualcuno all’Ars. Così nel nuovo contratto in scadenza già dalla fine del 2002, la Regione ha ipotizzato tagli a quelle laute indennità elargite ai pensionati con incarichi dirigenziali. Evento clamoroso. Una simile rinuncia - a memoria d’uomo - non si era mai verificata prima all’Ars, l’assemblea regionale siciliana.
(23 ottobre 2006)