Inviare un messaggio

In risposta a:

DANTE E SAUSSURE: UNA SOLA TEORIA, QUELLA DEI "DUE SOLI". Ipotesi di lavoro

mercoledì 1 dicembre 2021
IPOTESI DI LAVORO.Materiali sul tema:
"DUE SOLI" IN TERRA. GENERE UMANO: I SOGGETTI SONO DUE, E TUTTO E’ DA RIPENSARE!!! NON SOLO SUL PIANO TEOLOGICO-POLITICO, MA ANCHE ... ANTROPOLOGICO!!!:
Per una rilettura del "De Vulgari Eloquentia" e della "Monarchia" - DANTE (E BACONE), ALLE ORIGINI DEL (...)

In risposta a:

> DANTE E SAUSSURE: UNA SOLA TEORIA, QUELLA DEI "DUE SOLI". --- Pensare il presente con Saussure. Intervista a Paolo Virno (di Francesco Raparelli).

mercoledì 10 agosto 2022

Pensare il presente con Saussure

Tre motivi dell’attualità del linguista ginevrino

Intervista a Paolo Virno, a cura di Francesco Raparelli

      • Sono trascorsi cento anni dalla morte di Ferdinand de Saussure, e da Ginevra a Parigi all’Italia si susseguono le commemorazioni. Lo sforzo che stiamo tentando di fare e che faremo, con il ciclo di incontri dal titolo "Istituzione e differenza", è afferrare l’attualità del grande linguista e filosofo del linguaggio ginevrino. Saussure è un laboratorio ancora aperto, fitto di strumenti utili per pensare il presente, o è ormai poco più di un oggetto da museo?

È noto che Saussure per molto tempo è stato una sorta di protettore della grande cultura europea, il padre dello strutturalismo, per cui non si riusciva a occuparsi dei costumi dei selvaggi di certe tribù dell’Amazzonia senza utilizzare le categorie coniate dal Cours. Poi - parlo dei decenni più recenti - Saussure è uscito di scena, le scienze cognitive hanno spensieratamente decretato il carattere cervellotico o museale della sua riflessione sul linguaggio, e di lui non si sa più bene cosa fare. Quindi è venuto il momento della sua piena attualità. Forse mai come oggi egli è diventato leggibile e costituisce uno straordinario strumento per pensare problemi tutt’altro che marginali. Saussure libero dallo strutturalismo, Saussure in rotta di collisione con alcune delle superstizioni predominanti negli ultimi decenni a proposito di come funziona la mente umana. Saussure e basta; Saussure e le sue idee non mediate da alcunché d’altro.
-  I motivi dell’attualità di Saussure, i motivi per cui lo si può considerare con un briciolo (e forse anche più di un briciolo) di provocatorietà l’ultimo grido in fatto di filosofia del linguaggio, li ridurrei a tre. Tre punti di importanza cardinale, che possono essere dichiarati con le parole stesse di Saussure. Il primo punto: la lingua è la principale istituzione umana, l’istituzione più originaria, quella che fa da matrice e modello a tutte le altre. Il secondo: nella lingua non vi è nulla di sostanziale, non ci sono che differenze, e - l’aspetto più importante - queste differenze non presuppongono termini positivi tra i quali si instaurano. Il terzo punto, infine, è il seguente: nella lingua tutto è storico, da un certo punto di vista, ma nella lingua - aggiunge Saussure - da un altro punto di vista, nulla è storico. L’incrocio dunque, all’interno di quel fatto che caratterizza tutti noi, che è il nostro parlare, tra il mutamento storico e un’invarianza che sembra sfuggire alla diacronia, al mutamento indotto da sistemi sociali, usi, costumi. Questa combinazione tra storia e metastoria, invariante e variabile, è il terzo motivo di interesse per questo personaggio malinconico e silenzioso (nel senso che ha passato gli ultimi due decenni della sua vita non scrivendo quasi più nulla), motivo che a miei occhi decreta il nostro presente come il tempo della piena attualità e leggibilità di Saussure.

      • Tanto negli Scritti inediti quanto nel Cours de linguistique générale Saussure definisce la lingua un’«istituzione pura», «sans analogues». Nel tentativo di pensare le istituzioni della moltitudine contro e oltre le istituzioni statali, hai più volte concentrato l’attenzione sui testi saussuriani, proponendo di pensare la lingua come istituzione matrice di tutte le altre. Istituzione del tutto singolare, matrice di tutte le altre, ma nello stesso tempo modello delle istituzioni poststatali: ci aiuti a capire meglio?

Ritengo che la riflessione linguistica di Saussure sulle istituzioni si presti oggi, senza troppe forzature, a una lettura in termini di teoria politica, laddove le istituzioni del vecchio mondo, che in parte è ancora il nostro mondo, sono solo un ricordo sbiadito, anche quando continuano a funzionare. Conviene per prima cosa prendere atto di ciò che Saussure dice sulla lingua come istituzione. Anzitutto perché una lingua sarebbe un’istituzione, anzi l’«istituzione pura», quella che fa da matrice a tutte le altre.
-  La lingua ha una vita preindividuale e sovrapersonale. Concerne il singolo animale umano solo in quanto costui fa parte di una «massa di parlanti». Proprio come la libertà o il potere, essa esiste unicamente nella relazione tra i membri di una comunità. La vista bifocale, autonomo patrimonio di ogni uomo isolato, può essere considerata poi, a buon diritto, una prerogativa condivisa della specie. Non così la lingua: nel suo caso è la condivisione a creare la prerogativa; è il tra della relazione interpsichica a determinare poi, per riverbero, un patrimonio intrapsichico.
-  La lingua storico-naturale attesta la priorità del «noi» sull’«io», della mente collettiva sulla mente individuale. Per questo, non si stanca di ripetere Saussure, la lingua è un’istituzione. Per questo, anzi, essa è l’«istituzione pura», matrice e pietra di paragone di tutte le altre.

Un giudizio siffatto non sarebbe pienamente giustificato, tuttavia, se la lingua, oltre a essere sovrapersonale, non svolgesse anche una funzione integrativa e protettiva. Ogni autentica istituzione, infatti, stabilizza e ripara. Ma quale carenza deve colmare la lingua storico-naturale? E da quale rischio deve proteggere? Sia la carenza che il rischio hanno un nome preciso: facoltà di linguaggio. La facoltà, ossia la disposizione biologica a parlare del singolo individuo, è semplice potenzialità ancora priva di realtà effettuale, fin troppo simile a uno stato di afasia.

La lingua, fatto sociale o istituzione pura, pone rimedio all’infanzia individuale, ossia a quella condizione in cui non si parla pur avendone la capacità. Essa protegge dal primo e più grave pericolo cui è esposto l’animale neotenico: una potenza che resta tale, priva di atti corrispondenti.
-  La differenza tra facoltà di linguaggio e lingue storicamente determinate - differenza che, lungi dal rimarginarsi, persiste anche in età adulta, facendosi valere ogni volta che si produce un enunciato - conferisce una tonalità istituzionale alla vita naturale della nostra specie. Proprio questa differenza implica un nesso strettissimo tra biologia e politica, tra zoón lógon ékon e zoón politikón.
-  La lingua è l’istituzione che rende possibili tutte le altre istituzioni: moda, matrimonio, diritto, Stato e via enumerando. Ma la matrice si distingue radicalmente dai suoi derivati.

Secondo Saussure il funzionamento della lingua è incomparabile a quello del diritto e dello Stato. Le indubbie analogie si rivelano però ingannevoli. La trasformazione nel tempo del codice civile non ha niente da spartire con il mutamento consonantico e l’alterazione di certi valori lessicali. Lo scarto che separa l’«istituzione pura» dagli apparati socio-politici con cui abbiamo dimestichezza è, forse, non poco istruttiva. Si potrebbe dire che soltanto la lingua è un’istituzione effettivamente mondana, tale cioè da riflettere nel suo stesso modo di essere la sovrabbondanza di stimoli non finalizzati biologicamente, nonché il cronico distacco dell’animale umano nei confronti del proprio contesto vitale.

Ancora. La lingua è, insieme, più naturale e più storica di qualsiasi altra istituzione umana. Più naturale: a differenza della moda o dello Stato, essa ha il suo fondamento in un «organo speciale preparato dalla natura», ossia in quella disposizione biologica innata che è la facoltà di linguaggio. Più storica: mentre il matrimonio e il diritto si attagliano a certi dati di fatto naturali (desiderio sessuale e allevamento della prole, il primo; simmetria degli scambi e proporzionalità tra danno e risarcimento, il secondo), la lingua non è mai vincolata all’uno o all’altro ambito oggettuale, ma concerne l’intera esperienza dell’animale aperto al mondo, dunque il possibile non meno del reale, l’ignoto proprio come l’abituale. La moda non è localizzabile in un’area cerebrale, e però deve sempre rispettare le proporzioni del corpo umano. Tutt’al contrario, la lingua dipende da certe condizioni genetiche, ma ha un campo di applicazione illimitato.

È concepibile un’istituzione politica, nell’accezione più rigorosa di questo aggettivo, che mutui la propria forma e il proprio funzionamento dalla lingua? È verosimile una repubblica che protegga e stabilizzi l’animale umano nello stesso modo in cui la lingua svolge il suo ruolo protettivo e stabilizzatore rispetto alla facoltà di linguaggio, cioè alla neotenia? Queste sono le domande che, nell’epoca della crisi economica globale e dell’evaporazione della sovranità statale, con Saussure possiamo provare a porci.

* Fonte: alfabeta2.28 (Aprile 2013).


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: